La Domenica della Nonviolenza Numero 236 del 4 ottobre 2009
2. MAESTRI.
Alcuni Estratti da "Roma, Due del Mattino. Lettere dal Concilio Vaticano II" di Helder Camara

[Dal mensile "Jesus", n. 4, aprile 2008, col titolo "Anticipazioni. Dom
Helder Camara. Lettere dal Concilio" e il sommario "Arriva in libreria il
volume Roma, due del mattino di Helder Camara, edito da San Paolo, che
raccoglie una scelta delle lettere che il grande vescovo brasiliano scrisse
a collaboratori e amici durante il Concilio. Di seguito pubblichiamo
l'introduzione al volume e una piccola ma significativa selezione delle
lettere"]


"Il Concilio sara' difficilissimo..."
Roma, 13/14 ottobre 1962
Alla cara famiglia del Sao Joaquim (e' il gruppo di amici e collaboratori
che si riunivano con dom Helder alla residenza episcopale di Rio de Janeiro,
il Palazzo di Sao Joaquim - ndr).
Mandare impressioni sulle solennita' del Concilio e' facile. Difficile e',
soprattutto nei primi giorni, definire le impressioni sullo spirito del
Concilio: le sue tendenze, le sue prospettive, i suoi orientamenti. [...]
1. Il Concilio sara' difficilissimo. Le Sacre Congregazioni credevano che
sarebbe stato facile pensare per i vescovi e decidere al posto loro. Succede
pero' che, ad esempio, a molti vescovi del mondo intero lo schema della
parte teologica sembra parecchio in dissonanza con lo spirito del Concilio
cosi' come e' stato annunciato dal Papa. Oggi, quando si e' trattato di
eleggere 16 vescovi per ciascuna delle 10 commissioni conciliari,
l'episcopato ha dato un primo assaggio del proprio modo di decidere: si e'
rifiutato di votare frettolosamente o di accettare l'imposizione di liste.
E' stato deciso che le varie conferenze episcopali avrebbero indicato dei
nomi e, collegialmente, si sarebbe cercato di giungere a un accordo. Cio'
significa che i vescovi sceglieranno i loro rappresentanti.
E questo e' solo l'inizio dell'inizio. Probabilmente sara' abbandonato il
latino come lingua ufficiale: un gran numero di vescovi non riesce a
capirlo, soprattutto quando lo parlano i francesi e i tedeschi...
Le battaglie essenziali per la modifica degli schemi verranno in seguito.
2. Mondo sviluppato e mondo sottosviluppato. Cosi' come alle Nazioni Unite,
anche al Concilio sono presenti il mondo sviluppato e quello
sottosviluppato. L'Asia e l'Africa non sono ancora abbastanza vicine
all'America Latina. Ci intenderemo a distanza, nell'attesa di un maggior
avvicinamento. In comune abbiamo il desiderio di universalizzare la visione
della chiesa e la decisione di evitare che i problemi di continenti cosi'
diversi e distanti siano trattati con parametri europei. Il nostro numero e
il senso dei nostri interventi provocano forti inquietudini. Solo questo
dialogo gia' varrebbe il Concilio. [...]
Benedizioni affettuose dal dom
*
"Cardinal Ottaviani, il suo tempo e' finito"
Roma, 31.10.1962
(I periodo del Concilio)

Stiamo ancora discutendo il II capitolo dello schema sulla liturgia. Si sono
ormai definite due posizioni: quella pastorale (maggioranza assoluta) e la
minoranza reazionaria. Il gruppo pastorale, pensando di facilitare il
cammino dell'unita', si batte per il mantenimento della possibilita' della
comunione sotto le due specie e per l'estensione del diritto di
concelebrare.
Chiaramente sappiamo bene che Nostro Signore e' tutto sotto qualunque
specie. Ma se vedere che ammettiamo i laici alla comunione sotto le due
specie puo' facilitare ai protestanti l'avvicinamento, allora desideriamo
tutto cio' che, essendo dottrinalmente giusto e capace di aiutare la vita
cristiana, renda piu' larga la strada di accesso e faciliti l'incontro.
Fra quelli che si allarmano per questa possibilita', non manca chi produca
argomenti circa i pericoli di contaminazioni, di malattie o persino sul
fatto che un calice sporco di rossetto sarebbe una mancanza di rispetto
[...]. Non sanno che, nel caso, la comunione si farebbe con il sacerdote che
offre la Santa Ostia dopo averla intinta nel preziosissimo Sangue [...].
La fila interminabile di quelli che vogliono assolutamente parlare
(ripetendo quello che ormai e' stato piu' che detto) stanca, e qualche
vescovo si irrita. Ma il Santo Padre considera fondamentale - soprattutto
pensando agli osservatori non cattolici - la piu' totale liberta' dei Padri
conciliari.
E ora arriva un episodio narrato unicamente al fine di farvi percepire lo
spirito del Concilio. Quindi vi raccomando discrezione e carita'.
Il cardinal Ottaviani (Sant'Uffizio) ha preso nuovamente la parola. Se
avesse detto: "Padri Conciliari: e' evidente che nel Concilio, oltre allo
Spirito Santo che guida noi tutti, ci sono solo il Papa e i Padri
Conciliari. E basta. Qui io non sono altro che uno di voi. Sia quindi
permesso a un vostro fratello...", vi garantisco che sarebbe stato ascoltato
e forse anche seguito. Invece si e' alzato, al solito, come se fosse
l'Inquisitore, distribuendo censure, indicando eresie, sollevando allarmi.
E' stato ascoltato in un silenzio sepolcrale.
All'improvviso il presidente della sessione (il cardinal J. Bernard Alfrink,
arcivescovo di Utrecht, Olanda) ha detto: "Reverendissimo Padre. Mi voglia
perdonare, ma il suo tempo e' terminato". Lui ha voluto insistere. Il
presidente e' stato irremovibile nel togliergli la parola e il plenario ha
applaudito vigorosamente.
Questo e' lo spirito del Concilio. I Padri sono consapevoli di essere
portatori della responsabilita' di chi, in unione con Pietro e sotto la
guida dello Spirito Santo, partecipa dell'infallibilita'. [...] Che i santi
del cielo e del purgatorio ci assistano!
*
Una Chiesa povera e serva dei poveri
Roma, 7.11.1962
(I periodo del Concilio)

Il nostro Concilio non e' anti-niente. Il Papa e i Vescovi lo vogliono
aperto e largo, costruttivo, positivo. Chi si e' messo a percorrere altre
strade non ha ottenuto il benche' minimo seguito. [...]
*
Roma, 10.10.63
(nel II periodo del Concilio)

Se Dio vorra', alla riunione del Gruppo della Poverta' di domani sottoporro'
alla firma dei miei fratelli la seguente petizione da dirigere al Papa:
Santo Padre,
1) Le grandi cerimonie nella Basilica di San Pietro hanno sempre, come
invitati d'onore, i membri del patriziato romano e il corpo diplomatico.
2) Per una volta, ci concediamo la liberta' filiale di proporre come
invitati d'onore alla chiusura della II Sessione del Concilio gli Operai e i
Poveri di Roma, in rappresentanza degli Operai e dei Poveri di tutto il
mondo. Questa petizione non ha bisogno di giustificazioni con il Vicario di
Cristo e vecchio Arcivescovo di Milano. Comprenderete come nessun altro la
portata di questo gesto quale simbolo della decisione da parte della Santa
Chiesa di essere sempre piu' povera e serva.
3) Se qualche dettaglio della cerimonia corresse il rischio eventuale di non
essere ben interpretato dai nostri invitati d'onore, il Santo Padre sara' il
primo a far introdurre le opportune modifiche.
4) Tenendo ben presenti i nostri ospiti cosi' speciali, dedicheremo le
attenzioni necessarie affinche' si ottenga, come auspichiamo, una loro
partecipazione consapevole e fruttuosa agli atti liturgici.
Oggi nella mia Veglia aggiornero' il piano triennale per la conquista dei
vescovi alla poverta': ve lo mandero' quanto prima. [...]
*
Marie Therese la diaconessa
Roma, 13.10.63
(nel II periodo del Concilio)

Oggi, mentre aspettavamo l'arrivo di dom Manuelito (monsignor Larrain), sono arrivati padre Paul Gauthier e Marie Therese, raggianti. Sapevo che lui il
19 agosto aveva scritto al Santo Padre un appello angosciato in favore della
Chiesa povera e serva. Senza che si fossero messi d'accordo, nello stesso
periodo monsignor Mercier faceva lo stesso dal Sahara.
Sapevo che Mercier, durante un'udienza collettiva del Santo Padre a Castel
Gandolfo, quando si era presentato come il vescovo del Sahara aveva avuto la
sorpresa di sentirsi dire dal Papa: "Ho ricevuto la sua lettera. Benedico
con tutto il cuore il lavoro del Gruppo della Poverta'. Lo dica ai suoi
amici".
Oggi Paul Gauthier e' stato convocato dal cardinal Lercaro. Sua Eminenza gli
ha fatto vedere una lettera con cui il Papa gli aveva inoltrato la missiva
di Gauthier; accompagnata da una copia di Jesus, l'Eglise et les Pauvres,
dal riassunto di tutte le nostre riunioni durante la I Sessione e dalle 4
Circolari inviate fra le due sessioni (compreso il mio "Piano triennale di
conquista dei Vescovi alla poverta'").
Il Santo Padre ha affidato al cardinal Lercaro la missione di vigilare
affinche' gli schemi del Concilio si imbevano dell'idea di Chiesa Povera e
Serva. [...]
Mentre conversavo con Paul Gauthier e Marie Therese, e' arrivato mons.
McGrath (amico dilettissimo) che aveva accompagnato mons. Queen a prendere degli accordi sugli Usa.
Ho detto a Gauthier: "Desideravi tanto incontrare qualcuno della commissione teologica del Concilio: eccolo qui. E ha il vantaggio di essere mio
fratello. Puoi parlargli a cuore aperto". I due - Gauthier e Marie Therese -
si sono lasciati andare. Solo un assaggio: alla fine del capitolo sui laici,
si dice che e' necessario che i laici non si vergognino del Vangelo.
Chiedendo scusa di quanto stavano per dire, hanno affermato che non sono i
laici a vergognarsi del Vangelo, ma i vescovi. Piu' tardi, McGrath ha
commentato: "Sarei disposto a pagare per portare quei due alla Commissione
teologica. Solo che il presidente li sbatterebbe fuori" (il card.
Ottaviani).
Ho chiesto a Marie Therese di confidare a McGrath il suo segreto. Ha esitato
un po' (lui fa parte della commissione conciliare di teologia!), ma alla
fine glielo ha raccontato.
Prima ha ricordato che i vescovi d'Oriente si sono mantenuti piu' prossimi
alla Chiesa primitiva. Poi che, dopo aver lavorato 4 anni a Betlemme di
Giuda in mezzo ai poveri e agli operai, il vescovo le ha imposto le mani. Ha
aggiunto: "Non so se era un sacramento o un sacramentale. Non so se sono
ancora laica o sono diventata una diaconessa. Forse potra' dirlo il
Concilio. So che ho ricevuto lo Spirito Santo e che questo ricordo mi e'
decisivo nei momenti piu' difficili e duri".
McGrath era commosso e incantato. Le ha domandato che spiegazioni aveva dato il vescovo. "Ha detto solo che avrebbe fatto come negli Atti degli Apostoli.
Sarei partita per una missione difficile, e lui mi imponeva le mani".
Vedete quanto e' meraviglioso un Concilio in cui accadono fatti del genere.
Vedete perche', in seno a tanta debolezza e tanta mediocrita', Dio risparmia
la sua Chiesa e si riconcilia con l'umanita'. [...]
*
Padre Bevilacqua e la collegialita'
Roma, 4.10.1964
(nel III periodo del Concilio)

Ieri ero alla libreria dei Paolini. I Padri mi conoscono e sono molto
affettuosi con me. Mi tengono da parte il meglio di cio' che esce. Mi
suggeriscono libri e riviste. Ieri e' arrivato di corsa a chiamarmi uno di
loro: voleva presentarmi "al confessore del Papa". E all'improvviso mi sono
trovato davanti padre Bevilacqua. Solo in quel momento ha realizzato che il
Bispinho di ieri era l'arcivescovo di Recife: "Che felicita', che gioia! Il
Papa le vuole tanto bene. Seguiamo tutte le notizie che la riguardano".
E' chiaro che non potevo perdere l'opportunita' che Dio mi dava. L'ho
chiamato da parte e gli ho detto: "Per favore, dica al Santo Padre che ho
vegliato e pregato tutti i giorni nella Santa Messa per aiutarlo, perche'
sento che sta subendo una pressione tremenda e che e' dilacerato". Il
vecchietto ha aperto il suo cuore. Era vero. Una pressione tremenda. "Ma io
gli dico sempre che vacillare davanti alla Voce di Dio che si manifesta
indiscutibilmente nelle votazioni della Basilica e' una tentazione del
demonio".
Quindi si e' messo a parlare senza sosta della sacramentalita' episcopale,
della collegialita' dei vescovi e dei diaconi con un calore e un entusiasmo
da ventenne. [...] A un certo punto padre Bevilacqua ha detto: "I vescovi di
qui pensavano che dall'America Latina non sarebbe venuto niente di valido
per il Concilio. Oggi sono spaventati dai latino-americani. Se dipendesse da
me, se la collegialita' funzionasse davvero, mi piacerebbe vedere qualche
diocesi italiana affidata a vescovi dell'America Latina".
Non gli ho nascosto la mia gioia nel constatare che il Santo Padre aveva
come confidente e confessore un uomo del puro lignaggio di Giovanni XXIII. E lui ha concluso: "E' vero. Ma e' importante anche che i vescovi parlino,
scrivano al Papa. Perche' Lei, di cui ha tanta stima, non gli scrive?".
Ho preso al volo l'opportunita' che Dio mi mandava. Sono rimasto d'accordo
che preparero' una lettera che lui stesso si incarichera' di consegnare
direttamente nelle mani del Santo Padre. [...]
*
Paolo VI torna alla Casti connubii
Amsterdam, 26/27.11.1965
(IV e ultimo periodo del Concilio)
Riservata

Quando sono arrivato alla Domus la sera della conferenza alla Doc, dom
Eugenio prima e padre Miguel subito dopo al telefono mi hanno dato un grave
annuncio: il Santo Padre, dopo aver proibito che il Concilio discutesse il
problema della regolazione delle nascite e aver affidato l'argomento a una
pontificia commissione di periti, per mezzo del cardinale segretario ha
inviato 4 raccomandazioni che, nella pratica, chiudono la questione e ci
ancorano alla Casti Connubii, a Pio XI e a Pio XII.
Doppia gravita':
- di fondo: della cosa in se'. Milioni di famiglie cattoliche, non certo le
peggiori, e non per egoismo, ma le migliori, desiderose di poter vivere in
pace con la propria coscienza, aspettano quanto meno che il Concilio non
chiuda loro le porte. E' evidente che se dipendesse da me e da molti altri
Padri conciliari, ci saremmo spinti molto piu' lontano [...].
- di forma: se il Santo Padre, in tutta coscienza e facendo uso della
propria autorita', vuole chiudere la questione, e' evidente che lo puo'
fare. Cio' che non puo' fare senza calpestare la dichiarazione sulla
liberta' religiosa che lui stesso proclamera' fra poco, e' imporre ai Padri
conciliari che la pensano in modo completamente diverso da Lui di presentare
come decisione del Concilio quella che e' solo una decisione del Papa.
Se si tratta di obbedire, noi tutti siamo disposti a farlo, per grazia
divina. Ma che il Santo Padre si assuma le sue responsabilita'. E' o no
convinto di quello che intende fare? Allora non usi noi come copertura, come
scudo. [...]
Il pomeriggio e la serata sono stati impiegati per mettere in allerta il
Santo Padre. L'Ecumenico ha fatto in modo che tutti i cardinali dotati di
capacita' di visione, prestigio e coraggio cercassero il Santo Padre o gli
mandassero delle lettere.
Ieri, prima della mia partenza (alle 11 dovevo andarmene: l'aereo era alle
12 e 40), abbiamo vissuto la mattinata piu' tenebrosa del Concilio. E' stata
aperta la sessione. Dei 40 membri ufficiali della commissione mista, ne
erano presenti 37 con diritto di voto (ci sono vescovi che esercitano solo
la funzione di periti, compreso lo stesso mons. Colombo). Ho avuto
l'impressione che dei 200 periti non mancasse nessuno. Tutti convinti di
vivere il momento piu' grave del Concilio.
Il cardinal Ottaviani ha protestato contro il fatto che i giornali italiani
avessero gia' riferito con precisione l'invio delle 4 raccomandazioni a nome
del Santo Padre. Lui stesso, Ottaviani, aveva proibito che la lettera del
Santo Padre fosse pubblicata, proprio per evitare di dare l'impressione che
il Papa fa pressioni sul Concilio [...].
E' lo stile tipico della curia romana: agisce, senza il coraggio di agire.
Agisce, e farisaicamente fa risultare che ufficialmente non ha agito. [...]
Cosa succedera'? Lucifero e i suoi Angeli perturberanno il Concilio?
Butteranno a perdere il caro Vaticano II? Ho chiesto l'intervento di Dio per
intercessione di Papa Giovanni. E in questa veglia piena d'angustia (proprio
quando Amsterdam mi apre tante speranze!) mi appello agli Angeli e alla
Regina degli Angeli! Che facciano loro cio' che gli uomini non possono
fare... Veni, Sancte Spiritus...




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