Voci e Volti della Nonviolenza Numero 378 del 29 settembre 2009
Aloisio Lorscheider Ricorda Helder Camara (1999)

[Dal mensile "Jesus", n. 10, ottobre 1999, col titolo "Dom Helder Camara. Un
uomo del Vangelo"]


La notizia della morte di dom Helder Camara, il 27 agosto scorso, ha
rapidamente fatto il giro del mondo. I giornali le hanno dedicato grandi
titoli nel tentativo di sintetizzare la figura e il ruolo del vescovo
scomparso: "Muore il fratello dei poveri", "Scompare un gigante della storia
della Chiesa", "Il suo coraggio era grande quanto il mondo", "Una figura
chiave di una Chiesa povera e libera".
Sono tutte sfaccettature della personalita' di un uomo che sfugge a
qualsiasi definizione per la grandezza della sua anima, imprigionata
nell'involucro di un corpo piccolo ed esile. E oggi, che non e' piu' tra
noi, ci si chiede quale fosse il segreto di questo "povero di Dio" che e'
riuscito a raggiungere ricchi e poveri con la sola forza del Vangelo.
Nel 1962 monsignor Helder Camara, allora vescovo ausiliare di Rio de Janeiro
e dirigente nazionale dell'Azione cattolica brasiliana, fu tra i fondatori e
la vera anima della Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani (Cnbb).
Coronava cosi' un progetto che si proponeva di coordinare meglio l'azione
pastorale di un episcopato che andava facendosi sempre piu' numeroso. Dom
Camara riteneva fosse indispensabile creare un "luogo" nel quale potessero
far sentire la loro voce non soltanto i vescovi delle grandi metropoli, ma
anche quelli le cui frontiere missionarie erano sperdute nell'immensa
Amazzonia o in altri Stati enormi e fino ad allora dimenticati, come il
Para' o il Mato Grosso. Il suo fu indubbiamente un gesto coraggioso.
Della Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani dom Camara fu il primo
segretario, incarico che occupo' fino al 1964, alla vigilia della
conclusione del Concilio Vaticano II. E se l'episcopato brasiliano ha avuto
un ruolo attivo nell'assise conciliare, lo si deve in gran parte proprio a
lui. Era un uomo infaticabile. La' dove c'era la Chiesa, la' c'era lui.
Ricordo il Congresso eucaristico internazionale celebrato a Rio de Janeiro
nel settembre del 1955. L'anima dell'organizzazione erano lo stesso dom
Camara e l'altro vescovo ausiliare di Rio, monsignor Tavora. All'improvviso
i due si ammalarono. Fu il panico. Ma il Congresso risulto' un grande
successo. Nonostante la malattia, dom Helder riusci' a pilotare la complessa
organizzazione fino al traguardo. E la gente incomincio' a parlare dei
"miracoli" di questo vescovo che non conosceva la parola "impossibile".
Per la verita', dom Helder non era un grande organizzatore, ma sapeva
contagiare con il suo carisma le persone che con lui collaboravano,
trasmetteva loro la passione che aveva dentro. Esercitava uno fascino
straordinario. Fu cosi' che riusci' a portare a compimento il progetto della
Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani. Ed era stato cosi' anche per la
nascita del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam).
Il Celam nacque proprio in occasione del Congresso eucaristico di Rio. Anche
in questa circostanza, a muovere dom Camara fu l'amore per l'unita'. Era
convinto che solo riscoprendo questa unita' interna, la Chiesa avrebbe
potuto cambiare il volto dell'America latina. Del Celam dom Helder fu
vicepresidente. Ed e' stata questa un'altra delle sue caratteristiche. Non
occupava mai il primo posto: lavorava perche' altri fossero i "primi". Non
era fatto per comandare, ma per servire. Lui aveva un'altra dote: sapeva
"convincere" con la parola e con l'esempio. In questo era un trascinatore.
Lavorare con lui era affascinante: ti faceva sentire importante,
indispensabile. E non aveva pregiudizi: era un uomo aperto al dialogo, con
il cuore spalancato sul mondo.
Visse la stagione del Concilio con grande entusiasmo. Nel 1962 io era appena
stato nominato vescovo nel Sud del Brasile e mi chiese di aiutarlo
nell'ambito della Commissione teologica del Consiglio nazionale dei vescovi
brasiliani. Eravamo in tre: lui ci riuniva e ci spingeva a lavorare con
entusiasmo. Non interveniva molto: ci lasciava lavorare ed era felice quando
tutto procedeva per il meglio. Non era invadente: ma la sua presenza la
sentivamo sempre addosso, come uno stimolo a camminare con gioia e tenacia
verso l'appuntamento conciliare. E fu cosi' anche a Roma. Lui, naturalmente,
faceva parte di una delle commissioni conciliari, ma di fatto la sua
presenza si avvertiva in tutte. Per lui il Concilio era una grande occasione
per rinnovare la Chiesa e metterla in condizione di annunciare in modo
sempre piu' adeguato il Vangelo a un mondo in rapido cambiamento.
Fu lui, durante il periodo conciliare, a spingere i vescovi brasiliani a
preparare il "Primo piano quinquennale di pastorale d'insieme".
Anche in questo caso, all'origine dell'iniziativa c'era quella sua continua
"ossessione" per il "lavorare insieme".
L'unita' e' stata sempre il suo sogno. Ed e' questa anche la chiave di
lettura del suo impegno per l'unita' di tutte le Chiese cristiane. Dom
Camara, infatti, e' stato un uomo dell'ecumenismo. Forse si tratta di uno
degli aspetti meno conosciuti della sua vita, ma non per questo meno
straordinari.
Ma dom Helder e' stato soprattutto un apostolo dell'amore, impegnato sulla
frontiera di un mondo piu' giusto. Non a caso fu lui il protagonista dietro
le quinte di un appuntamento ecclesiale decisivo in questa direzione, la
seconda Conferenza generale dell'episcopato latinoamericano di Medellin del
1968. Fu in quella occasione che la Chiesa del nostro continente fece del
sottosviluppo un'emergenza pastorale. L'anno prima Paolo VI aveva affrontato
il tema di uno sviluppo dal volto umano nell'enciclica Populorum progressio.
Dom Camara era rimasto entusiasta del documento di papa Montini. E a
Medellin, pur non avendo piu' incarichi ufficiali nel Celam, fu uno dei piu'
attivi. I suoi occhi brillavano di soddisfazione quando nei documenti finali
fu sancita la scelta preferenziale per i poveri.
Dom Helder Camara non e' stato un teologo, ma un profeta, un predicatore, un
missionario, un uomo piccolo, per il quale pero' il mondo non era tanto
grande che lui non potesse abbracciarlo per intero. E' stato un uomo del
Vangelo. Questo era dom Helder Camara.
*
Postilla
Dom Helder Camara, morto il 27 agosto scorso, aveva 90 anni. Era nato a
Fortaleza il 7 febbraio del 1909. Ordinato sacerdote nel 1931, nel 1952 era
diventato vescovo ausiliare di Rio de Janeiro. Nel 1964 era stato chiamato a
guidare la diocesi di Olinda-Recife. Ritiratosi nell'aprile del 1985, aveva
pero' continuato a vivere a Recife. Piu' volte candidato al premio Nobel per
la pace, era stato tra i fondatori della Conferenza episcopale brasiliana e
del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam).
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