Libertà sociale e liberazione religiosa
di Aldo Capitini

Elementi di un'esperienza religiosa, in Scritti filosofici e religiosi,
Aldo Capitini, Protagon, Perugia 1994, p.15.
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Le organizzazioni umane più sono vaste, e più corrono il pericolo di appesantirsi; non per questo bisogna disperderle e tornare all'individuo isolato. Associazione è la parola specialmente di oggi e di domani; il mito dell'individuo atomistico va dileguando; un senso di ampiezza, di compenetrazione, di scambio, apre l'individuo chiuso. Non si è lieti soltanto di leggere un libro, ma che anche altri lo leggano. La vera unità non schiaccia le singole individualità, ma le alimenta; e perciò dentro le organizzazioni bisogna suscitare continuamente il senso della vera unità intima, donde vengono tutte le altre forme: i vasti organismi debbono tendere non a irrigidirsi e chiudersi, ma ad aprirsi a nuovi fermenti, a nuove esigenze, debbono favorire la libertà.
Le correnti politiche hanno piuttosto guardato alla libertà esteriore di spostamento, e muovevano, il più delle volte, dall'individuo concepito come un essere che ha per natura diritto all'espansione in mezzo agli altri quando non li urti nell'eguale loro diritto. L'inglese sente che questa è la sua casa e il suo giardino, e quella la casa e il giardino di chiunque sia. Io qui, lui là: c'è la separazione, il rispetto. Ma dal punto di vista religioso questo non è sufficiente. Io voglio interiorizzare a me anche l'altro, gli altri: voglio vivere un principio che è già, in me, superiore a me stesso e mi fa sentire vivamente la vicinanza, la presenza degli altri. Ecco l'universalismo di oggi, il ricorso religioso. Allora il massimo valore l'acquista questo intimo religioso di ogni atto, e affermarlo è aprirsi, liberarsi dall'individualismo, sottoporsi a qualche cosa di superiore, a una disciplina intima. Da questa liberazione intima sorge l'esigenza della libertà sociale, non come un diritto (come se qualcuno ce la dovesse dare), ma come u dovere: come è dovere l'esercitarla in sé cercando strenuamente il meglio, così in mezzo agli altri, parlando e ascoltando; chi vuol fare solamente una di queste cose, parlare, o ascoltare, tenta cosa folle.
L'esigenza della libertà è, dunque, la diretta conseguenza dello sforzo di liberazione intima: chi vuol soffocare quella, ecco che si dà a distogliere da questa, dicendo che il più al mondo è stato già fatto, che pensare non crea che dolori, che il mondo è quello che è; quando non aggiunga a queste ingannevoli teorie la sollecitazione degli istinti più bassi che, come è noto da tanto tempo, sono tra gli ostacoli più notevoli della liberazione intima, chiedente limpidezza e attivissima buona volontà. Qualsiasi individuo, gruppo o società anche vastissima. che non attiva in sé la libertà, che è il suo respiro, si cristallizza e si avvia alla morte. Non c'è istituto che possa sigillare in sé per sempre l'anima. Il ritenere che possa avvenire ciò è ripetere in altra forma il concetto che la natura sia un blocco assoluto; e ciò ha dato origine alle Chiese ed agli Stati assoluti che hanno fatto sforzi enormi per nullificare ad oltranza l'anima, quasi che i morti possano rapire i vivi.

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