Rachel Corrie
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Rachel Corrie (10 aprile 1979 - 16 marzo 2003) era un membro dell'International Solidarity Movement (ISM) e, come tale, aveva deciso di andare a Rafah, nella striscia di Gaza, durante l'Intifada di Al Aqsa. Fu ferita a morte mentre protestava contro l'occupazione israeliana, nel tentativo di impedire ad un bulldozer dell'esercito israeliano di distruggere alcune case palestinesi.
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Brevi cenni biografici

Rachel viveva ad Olympia, nello stato di Washington, dove aveva frequentato la "Capitol High School" e, in seguito l'"Evergreen State College", dove studiava arte e relazioni internazionali. Era molto conosciuta nel locale movimento per la pace e lavorava attivamente per il Movimento per la Pace e la Giustizia nella sua città. Durante l'ultimo anno di college, fece richiesta di un permesso per recarsi in Palestina e partecipare attivamente alla resistenza nei confronti dell'esercito israeliano, come membro dell'ISM della sua città.


L'arrivo a Gaza

Rachel Corrie sorridente

Rachel partì dagli Stati Uniti il 18 gennaio 2003, per recarsi nella striscia di Gaza. Dopo il suo arrivo, frequentò per due giorni un corso di addestramento in filosofia e tecniche di resistenza non-violenta, prima di unirsi agli altri attivisti dell'ISM, per partecipare ad azioni dirette. Nei mesi di febbraio e marzo partecipò a diverse azioni:

* Un processo-farsa al presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, per i crimini commessi nei confronti della gente di Gaza;
* Una dimostrazione, parte della protesta globale del 15 febbraio contro la guerra in Iraq, durante la quale bruciò una bandiera di carta degli Stati Uniti, dopo che si era rifiutata di bruciare una bandiera israeliana;
* L'occupazione delle aree circostanti i pozzi d'acqua locali. L'ISM afferma che queste operazioni come "scudi umani" sono dirette a proteggere i pozzi ed i lavoratori palestinesi dall'esercito israeliano.


Rachel, oltre a partecipare attivamente, si definiva un "osservatore dei diritti umani", per quanto riguardava le azioni dei militari israeliani nell'area. Documentò la distruzione di 25 serre e lo smantellamento della strada per la città di Gaza. Riuscì anche a documentare la sparatoria contro gli operai dell'acquedotto municipale di Rafah che cercavano di ricostruire i pozzi Canada e El Iskan, pozzi che erano stati distrutti dai bulldozer dei militari israeliani il 30 gennaio. Durante la sua permanenza comunicava tramite e-mail con "Danny", un sergente riservista dell'esercito israeliano, che la incoraggiava a "documentare più che poteva, senza abbellire ed edulcorare con la scrittura creativa".

Trascorse anche molto tempo a parlare con i palestinesi del posto. Fu ospitata a dormire molte volte, in diverse famiglie, a Rafah. In alcune e-mail a sua madre raccontava anche di altre sue attività, dei "Gummi Bears" doppiati in arabo alla TV, di come aiutava un ragazzino palestinese con i compiti di inglese. Era anche coinvolta in un progetto di corrispondenza tra bambini della striscia di Gaza e degli Stati Uniti. Le sarebbe piaciuto che Rafah ed Olympia venissero un giorno gemellate.


La morte, a Rafah

Il 16 marzo 2003, Rachel, insieme ad altri sei attivisti dell'ISM (tre britannici ed altri tre americani) stava cercando di impedire le operazioni di demolizione a Rafah, in base alle quali dei bulldozer corazzati venivano usati per spianare gli edifici e la vegetazione vicino al confine, lungo la strada tra Gaza e l'Egitto. Secondo l'esercito israeliano le demolizioni servirebbero a portare alla luce ordigni esplosivi ed a distruggere i tunnel dei contrabbandieri. I Palestinesi vengono a volte uccisi durante le operazioni di demolizione, che vengono spesso percepite come una forma di punizione collettiva.

Quel giorno in particolare, due bulldozer, appoggiati da un veicolo da combattimento Nagmachon (CEV), stavano estirpando sterpaglie (secondo le autorità israeliane) o demolendo case (secondo i dimostranti). Rachel indossava un giubbetto fluorescente, rosso. Sebbene ore prima avesse usato un megafono, non lo stava usando al momento in cui fu investita. Rachel stava di fronte alla casa di un amico, Samir Masri (alcuni dicono il suo nome fosse Samir Nasrallah), un medico palestinese.

Prima dell'incidente, quel giorno, per circa due ore, il gruppo aveva cercato di ostacolare i due bulldozer. Questi tentativi consistevano in posizionarsi fisicamente sulla loro traiettoria e nel gridare ai manovratori delle macchine con il megafono. Circa un'ora prima dell'incidente fatale, i militari hanno sparato dei gas lacrimogeni di avvertimento per disperdere i dimostranti dell'ISM, che poi si raggrupparono di nuovo.

Quando i bulldozer avanzano, spingono e accatastano un mucchio di terra di fronte a loro. Una tecnica standard di boicottaggio da parte dell'ISM è quella di far sì che un dimostrante salga in cima al mucchio e si ponga così al di sopra del livello della lama del bulldozer, facendosi vedere chiaramente dall'operatore della macchina. A volte gli operatori si fermano o cambiano direzione, a volte sono i dimostranti a buttarsi giù dal cumulo di terra e farsi da parte.

Secondo i testimoni oculari, Rachel aveva seguito questa tecnica, prima si era seduta o inginocchiata, poi si era alzata in piedi, in cima al cumulo di detriti, di fronte al bulldozer. È rimasta così per un po', guardando l'operatore. Ad un certo punto, Rachel cadde dal cumulo, forse era scivolata e non è riuscita più a rialzarsi. Il bulldozer è avanzato e la lama l'ha colpita e le è passata sopra. I testimoni dicono che dopo averla coperta di terra, il bulldozer abbia fatto marcia indietro e le sia, così passato sopra una seconda volta. Secondo la versione ufficiale dell'esercito israeliano l'autista della ruspa non l'avrebbe vista a causa del suo essere scivolata fuori della sua visuale.

Un mese dopo, verso la metà di aprile, una versione ufficiale dell'esercito israeliano scagionerà completamente il proprio operatore, individuando la responsabilità dell'accaduto nel comportamento "illegale, irresponsabile e pericoloso" dei dimostranti.