Italia e India
di M. K. Gandhi

Hind Swaraj, in La forza della verità, M. K. Gandhi, Sonda, Torino 1991, pp. 229-231
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È bene che abbia fatto l'esempio dell'Italia. Mazzini fu un uomo grande e giusto; Garibaldi fu un grande guerriero. Entrambi sono ammirevoli; possiamo apprendere molto dalle loro vita. Ma la condizione dell'Italia era diversa dalla nostra. In primo luogo, è utile considerare la differenza tra Mazzini e Garibaldi. L'ambizione di Mazzini per l'Italia non fu e non è stata ancora realizzata. Mazzini ha mostrato nei suo scritti, circa il dovere dell'uomo, che ogni uomo deve imparare come autogovernarsi. Questo non è successo in Italia. Garibaldi non aveva le stesse idee di Mazzini. Garibaldi diede armi e tutti gli italiani le presero. L'Italia e l'Austria avevano lo stesso tipo di civiltà; erano cugine sotto questo aspetto. Era questione di rendere pan per focaccia. Garibaldi voleva semplicemente che l'Italia fosse libera dal giogo austriaco. Le macchinazioni del ministro Cavour gettano nella vergogna quel momento della storia italiana. E qual è stato il risultato? Se lei crede che, essendo gli italiani a governare l'Italia, essi siano felici, brancola nel buio. Mazzini ha dimostrato, in fondo, che l'Italia non diventò libera. Vittorio Emanuele [II] diede un senso a questa espressione; Mazzini ne diede un'altra. Secondo Vittorio Emanuele, Cavour e persino Garibaldi, l'Italia voleva dire il re d'Italia e i suoi seguaci. Secondo Mazzini significava l'intero popolo italiano, ossia i suoi agricoltori. Vittorio Emanuele era solo il loro servo. L'Italia di Mazzini è tuttora in uno stato di schiavitù. Al tempo delle cosiddette guerre d'indipendenza, era come una partita a scacchi tra due rivali e gli italiani erano le pedine. Le classi lavoratrici sono tuttora infelici in quel paese, commettono assassinii, insorgono e ci si aspetta una ribellione da parte loro. Quale effettivo guadagno ha ottenuto l'Italia con il ritiro delle truppe austriache? Il guadagno fu solo nominale. Le riforme per le quali si supponeva fosse stata intrapresa la guerra non sono state ancora accordate. La condizione del popolo in generale rimane ancora la stessa.
Sono certo che lei non desidera riprodurre una tale condizione in India. Credo che desideri la felicità per milioni di indiani e non le redini del governo nelle sue mani. Se è così, dobbiamo considerare una sola cosa: come possono milioni di persone ottenere l'autogoverno? Deve ammettere che la gente è stata sfruttata da diversi principi indiani. Questi li schiacciano senza pietà. La loro tirannia è maggiore di quella inglese e se lei si desidera una tale tirannia, allora non saremo mai d'accordo. Il mio patriottismo non mi insegna che devo permettere che la gente sia schiacciata dal tacco dei principi indiani dopo il ritiro degli inglesi. Se ne avrò la forza, mi opporrò alla tirannia del principi indiani tanto quanto a quella inglese. Per patriottismo intendo il benessere di tutta la gente, e se potessi trovarlo nelle mani degli inglesi, mi inchinerei davanti a loro. Se un inglese dedicasse la sua vita per assicurare la libertà dell'India, rifiutando la tirannia e servendo il paese, lo accoglierei come un indiano.
D'altra parte, l'India può combattere come l'Italia solo con le armi. Lei non ha affatto considerato questo problema. Gli inglesi sono armati al meglio; non che questo mi spaventi, ma è chiaro che, per opporci, milioni di indiani devono essere armati. Se fosse possibile, quanti anni ci vorranno? Inoltre, armare l'India su larga scala vuol dire europeizzarla. La sua condizione diventerà allora pietosa quanto quella dell'Europa. In breve, l'India dovrebbe accettare la civiltà europea, e se questo è ciò che vogliamo, la cosa migliore è di avere dalla nostra chi è preparato a quella civiltà. Combatteremo allora per poche leggi, otterremo ciò che potremo e così trascorreremo i nostri giorni. Ma il fatto è che la nazione indiana non adotterà le armi, ed è bene che sia così.

Lei sta gonfiando i fatti. Non tutti dovranno essere armati. All'inizio uccideremo pochi inglesi e semineremo il terrore; poi quei pochi uomini armati combatteranno apertamente. Perderemo più o meno un quarto di milione di uomini, ma riconquisteremo la nostra terra. Intraprenderemo azioni di guerriglia e sconfiggeremo gli inglesi.

Questo significa dissacrare la sacra terra dell'India. Non trema al pensiero di liberare l'India con l'assassinio? Ciò che dobbiamo fare è sacrificare noi stessi. È da codardi pensare di uccidere gli altri. Chi crede di liberare uccidendo? Il popolo indiano non lo desidera. Solo coloro che sono intossicati dall'orrenda civiltà moderna pensano certe cose. Coloro che arriveranno al potere con l'assassinio non renderanno felice la nazione. Chi crede che l'India abbia guadagnato con l'atto di Dhingra e atti simili, commette un grave errore. Dhingra era un patriota, ma il suo era un amore cieco. Diede la sua vita nel modo sbagliato; il risultato finale non può che essere dannoso.


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