A confronto con Gandhi. Nel quarantesimo della morte
di David Maria Turoldo

Pregare, David Maria Turoldo, Mondadori, Milano, 2004
http://palabre.altervista.org

David Maria Turoldo, nato a Coderno, in Friuli, nel 1916, fu frate dei Servi di Maria. Poeta, saggista e regista cinematografico sensibile ai temi della pace e della nonviolenza, partecipò alla resistenza antifascista ed ebbe un ruolo importante dal punto di vista politico e sociale, soprattutto nella sua città d’elezione, Milano.

Signore, devo riconoscere ogni giorno che tu sei libero e non ti vendi a nessuno e il tuo Spirito continua a operare meraviglie; il Padre può trarre figli suoi anche dalle pietre.1
[…]ogni uomo può diventare tuo servo e un tuo testimone. Sono le stesse beatitudini a stabilirne le condizioni, al di là di ogni etichetta e di ogni esclusione. Ogni povero in spirito, dunque, è un candidato al regno tuo, ogni operatore di pace può essere chiamato tuo figlio, ognuno che sia mite e paziente…

Un uomo ha riempito i nostri tempi e a stupito le nazioni per la sua mitezza, per la sua opera amorosa, per la sua predicazione semplice. E dunque pure lui è proprietario del regno. Gli basta aver dato libertà al suo popolo con la sua mitezza così disarmata e sconcertante. Di quale terra saranno proprietari i mansueti?
È legge umana: che al rapace tutti rapiscono, al violento tutti rispondono con violenza e all’armato si oppongono armi ancora più forti. Ma è la legge della giungla, la via che ci porta alla catastrofe.
Mentre a colui che a tutto rinuncia, tutto sarà dato. E il profeta disarmato sarà sempre vittorioso: del mansueto è il possesso della pace e la signoria sulle cose. Nessuno riuscirà mai a sconfiggere mai il mansueto. Tu stesso hai detto: “Confidate in me perché ho vinto il mondo”.2 Pure sapendo che saresti stato ucciso.

Anche lui è passato come te, consolando e beneficando, facendosi uguale agli umili, sevo di tutti e perciò libero e signore di un popolo intero.
Anch’egli è stato ucciso come te, mentre pregava. Il mansueto è sincero, una presenza che turba e scatena l’inferno. E la sua parabola deve passare attraverso il sacrificio e la morte, deve consumarsi nell’amore per giungere a vittoria.

Gandhi ha detto: "La nonviolenza nella sua forma attiva consiste nella benevolenza verso tutto ciò che vive. Essa si estende anche agli esseri inferiori alla specie umana, senza eccettuare gli insetti e le bestie nocive. La nonviolenza è uno stato perfetto, lo scopo verso il quale tende, benché a sua insaputa l’umanità. La nonviolenza è la legge della specie umana, come la violenza è la legge dei bruti . lo spirito nei bruti è assopito, così essi non conoscono altra legge che la forza fisica; la dignità dell’uomo richiede da lui un’obbedienza ad una legge superiore: quella dello spirito"(La giovane India)

Egli ha detto: "credo fermamente che l’uomo non avendo ricevuto il potere di creare, non ha il diritto di distruggere neppure la più infima delle creature. […] L’ahimsa, il non uccidere, è non soltanto uno stato negativo consistente nel non fare il male, ma uno stato positivo consistente nell’amare, fare il bene, anche a colui che fa il male" (ibid.)

Egli ha detto: "Il potere e la fortuna sono delitti sotto un potere ingiusto. La povertà in questo caso è una virtù. Dobbiamo combattere il male, cessando di aiutare colui che fa il male. Quando un padre commette ingiustizia, il dovere dei figli è abbandonare il tetto paterno. […] In ognuno di questi casi c’è un elemento di sofferenza fisica e morale. La libertà non può essere acquistata che a questo prezzo" (Ibid.).
[…]

Gandhi ha ancora detto: "Credo che tutti possiamo diventare messaggeri di Dio, se cessiamo di temere gli uomini e non cerchiamo altro che la verità. Ho fede assoluta che Dio si riveli ogni giorno ad ogni essere umano, ma che noi siamo sordi alla sua piccola e silenziosa voce" (Ibid.).

Signore, perché noi cristiani siamo così diversi?


Note
1 Matteo 3, 9.
2 Giovanni 16, 33.

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