Alessandra Garusi Intervista Thich Nhat Hanh (2005)

[Dal mensile "Jesus", n. 7, luglio 2005, col titolo "A lezione di
compassione" e il sommario "Molti lo chiamano Thay, 'maestro'. Anche in
Europa, infatti, questo piccolo monaco buddhista e' considerato una guida
spirituale. Che da 40 anni predica la pace e il dialogo"]

"Potrei morire ora, perche' ho fatto cio' che volevo". Thich Nhat Hanh, 79
anni, pronuncia queste parole in un soffio. E poi si apre nel piu'
disarmante dei sorrisi. Gli occhi neri, vivacissimi sotto la testa rasata, e
i movimenti lenti di chi e' in perenne stato contemplativo, confermano: non
c'e' niente di piu' vero per questo monaco buddhista che da mezzo secolo si
batte contro la guerra, al di la' delle ideologie e nel nome della
compassione. Thay (che sta per maestro) e' infatti appena rientrato dal
Vietnam dopo 39 anni di esilio: alla fine del 2004 il governo ha sospeso il
bando, concedendogli un visto di tre mesi. Cosi' quest'uomo dal fisico
minuto, ma dal coraggio straordinario, e' tornato a casa. A insegnare.
E la lezione e' quella di sempre: "L'unica medicina che puo' guarire la
rabbia, la violenza, e' la compassione. Come la pioggia che spegne il
fuoco...". Nel Vietnam devastato dalla guerra, i "Piccoli corpi di pace"
creati da Thich Nhat Hanh soccorrevano le vittime di entrambi i fronti: era
il 1964, quando alcuni dei suoi monaci caddero vittime dei bombardamenti.
Allora Thay penso' che quella tragedia dovesse finire e volo' a New York.
Qui incontro' il sottosegretario alla Difesa Robert McNamara, che alla fine
si disse "molto turbato" (si dimise poche settimane dopo). Ma incontro'
anche Martin Luther King che, nel '67, lo candido' al Nobel per la pace.
Intanto, pero', in Vietnam si continuava a morire. Il monaco creo' allora
una Delegazione buddhista per la pace e la guido' ai negoziati di Parigi
fino agli accordi del '73; e, dopo la caduta di Saigon (1975), si impegno' a
favore delle vittime dei nuovi padroni comunisti. Costoro non gradirono; e
quindi fu l'esilio e i suoi libri furono vietati in patria.
Nei pressi di Bordeaux, in Francia, nasce cosi' il centro di "Plum Village",
dove Thay prosegue il suo impegno che in realta' non conosce confini.
Dopo l'11 settembre, agli americani che gremivano la Riverside Church di
Manhattan, rivolgera' il suo invito a non cedere alla rabbia: "Quando stiamo
male, non facciamo niente, non diciamo niente; dovremmo tornare a casa
nostra e praticare il respiro consapevole e la meditazione camminata, in
modo da comprendere le vere radici della nostra sofferenza e della
sofferenza del mondo. La compassione puo' nascere solo dall'averle comprese.
L'America puo' essere una nazione davvero grande, se sa agire con
compassione, invece che con l'intento di punire. Puo' offrire la pace, puo'
offrire il sollievo della trasformazione e della guarigione. Tutti noi lo
possiamo fare".
Thich Nhat Hanh e' uno dei maggiori maestri buddhisti del nostro tempo. In
Italia viene ogni due anni. L'ultima occasione e' stata il ritiro dal titolo
"Non c'e' una via per la pace, la pace e' la via", che ha avuto luogo a
Castelfusano (Roma), dal 22 al 27 aprile 2005.
Nel pomeriggio del 28 Thay ha guidato una meditazione-camminata dal
Colosseo, attraverso i Fori imperiali, al Campidoglio; e, in serata, ha
tenuto una conferenza all'Auditorium Parco della Musica.
A margine di questi eventi, lo abbiamo intervistato.
*
- Alessandra Garusi: Sia Wojtyla che Ratzinger hanno definito il buddhismo
"la religione del nulla", con la quale "il dialogo risulta molto difficile".
Qual e' la sua opinione in proposito?
- Thich Nhat Hanh: Penso che il dialogo fra due diverse tradizioni debba
avvenire nel contesto della pratica, e non basarsi su idee astratte come il
"vuoto". Deve affrontare questioni come la poverta', la violenza, l'aborto,
gli abusi sessuali da parte dei preti, o la liberazione. Questioni
universali che stanno nel cuore della gente. Questioni con cui sia il
cattolicesimo che il buddhismo hanno dovuto confrontarsi. Dunque, il dialogo
e' sempre possibile quando riguarda il "come". Dire che il buddhismo e' "la
religione del nulla", significa che chi parla non capisce che cosa sia il
"nulla". Il nulla non vuol dire "non esistere", ma "non avere entita'
separate". Significa che "siamo interdipendenti", o meglio "inter-siamo".
*
- Alessandra Garusi: Come affrontare il problema degli abusi sessuali da
parte dei religiosi, di ogni credo religioso, nei confronti di minori?
- Thich Nhat Hanh: Il punto non e' quello di essere o meno tolleranti, di
punire o non punire, ma di come aiutare. Abbiamo bisogno di saggezza,
comprensione e compassione. Dobbiamo avere soprattutto molta compassione nei
loro confronti, perche' anche loro hanno sofferto. A questo proposito, il
dialogo puo' essere davvero la carta vincente. Perche' ogni tradizione ha
una sua modalita' di affrontare i problemi. Anche nella tradizione buddhista
i monaci osservano il celibato. Ogni tanto c'e' una violazione, ma il
problema puo' diventare estremamente grave. Lo abbiamo visto negli Stati
Uniti e in Gran Bretagna. Compete alla Chiesa, ai leader spirituali,
l'analisi della situazione e la ricerca del perche'. Nel buddhismo, come
prima causa di un male, viene indicata la sofferenza. La seconda Nobile
Verita' consiste nell'individuare le radici del problema. Dopo averle
individuate, queste vanno recise. Cosi' il male viene meno.
La quarta Nobile Verita' sta nel percorso, cioe' nel modo in cui e'
opportuno estirpare le radici. Nella nostra tradizione, c'e' un insegnamento
che forse puo' aiutare anche i preti cattolici a vivere bene il loro
celibato: i monaci buddhisti non mangiano carne e non bevono alcolici. Poi
non girano mai da soli, ma sempre assieme ad altri loro confratelli e,
quindi, il sangha (la comunita') li protegge.
*
- Alessandra Garusi: Cos'e' la "liberazione" per i cattolici e per i
buddhisti?
- Thich Nhat Hanh: I cristiani sono sempre stati molto impegnati sul fronte
dell'ingiustizia sociale. Ma la liberazione non e' solo da situazioni di
poverta', oppressione. E' innanzitutto liberazione dalle proprie paure,
dalle discriminazioni, dall'ignoranza, dalle percezioni sbagliate. Soltanto
una persona libera puo' essere una persona felice. Il suo livello di
felicita' dipende dal livello di liberta' che ha nel cuore. Quindi non e'
tanto una questione di lottare "per" qualcosa, ma di liberarsi "dentro".
*
- Alessandra Garusi: Lei ha detto: "Il Regno di Dio e' disponibile
ventiquattr'ore al giorno. E' ora o mai piu'". Può spiegarci meglio?
- Thich Nhat Hanh: Che la Terra Pura di Buddha (il Regno di Dio) non sia
qui, ma altrove, che sia un luogo al quale si possa accedere soltanto dopo
la morte, e' qualcosa di difficile da credere e da accettare per molte
persone, cattoliche come buddhiste. Me compreso. Cosi' cerchiamo di
penetrare gli insegnamenti dei nostri antenati. Essi sostenevano che la
Terra Pura di Buddha non e' la' fuori, ma nel proprio cuore. Anche il
Vangelo dice questo: uno e' davvero libero, se ha abbastanza amore,
comprensione e compassione. Allora sara' in grado di vivere il Regno di Dio
qui e ora. Dovremmo rileggere la storia di quel contadino che scopre un
tesoro in un campo; e quindi va a casa e vende tutto quello che ha per
comprare quel pezzo di terra. Lo stesso vale per il Regno di Dio: quelli che
saranno capaci di vederlo, di toccarlo nel qui e ora, potranno fare a meno
dei soldi, del successo, del sesso, perche' saranno gia' abbastanza felici.
Nel buddhismo, cerchiamo di trasmettere il medesimo insegnamento: che la
vita e' piena di meraviglie. Se uno non e' attaccato al passato o
preoccupato di correre verso il futuro, ma se ha la capacita' di rimanere in
contatto con il cielo, le montagne, gli uccelli, i fiumi (tutte cose che
appartengono al Regno di Dio), allora sa come nutrirsi, come godere di tutto
cio'. E dunque e' gia' nel Regno di Dio.
*
- Alessandra Garusi: Se lei potesse incontrare Benedetto XVI, che cosa gli
direbbe?
- Thich Nhat Hanh: Se i giovani oggi stanno lasciando la Chiesa in massa, e'
perche' l'insegnamento e la pratica non rispondono piu' ai loro bisogni. Non
hanno la sensazione di essere capiti. Stanno soffrendo, e i loro problemi
non vengono affrontati. Non ricevono l'amore e la comprensione, di cui
sentono la necessita'. E quindi molti altri ragazzi e ragazze ancora se ne
andranno, se non ci sara' da parte della Chiesa alcuno sforzo. Papa
Ratzinger dovrebbe essere consapevole di questo: il cristianesimo ha bisogno
di un rinnovamento molto radicale. La stessa urgenza si avverte nel
buddhismo. I nostri leader devono parlare il linguaggio delle nuove
generazioni. E devono proporre loro un genere di pratiche che li aiutino a
trasformare le proprie sofferenze. Perche' fra i giovani e giovanissimi c'e'
molta disperazione.
*
- Alessandra Garusi: L'America sembra aver dimenticato la lezione di Martin
Luther King, che lei ha conosciuto bene. E' davvero cosi'?
- Thich Nhat Hanh: No, non e' cosi'. Certo, nella gente c'e' molta paura e
molta rabbia; e i politici stanno strumentalizzando queste emozioni
negative, per poter condurre una leadership violenta e disumana. Tuttavia,
la comprensione e la compassione sono potenzialmente presenti, sotto forma
di piccoli semi, in ogni singolo individuo; servono pero' dei capi
spirituali capaci di farli germogliare. Solo cosi' si potra' ricreare
l'energia collettiva della compassione che potra' controbilanciare quella
dell'odio e della paura. Negli Stati Uniti vi sono dei bodhisattva (cioe'
degli "illuminati", degli uomini e delle donne compassionevoli che fanno
tutto quello che possono per proteggere l'umanita'). Ma, fino a oggi, non
sono stati in grado di dimostrare al popolo americano che esiste un'altra
via, decisamente migliore: quella della compassione e del dialogo.
*
- Alessandra Garusi: Dopo la rielezione di George Bush, lei disse: "Nothing
is lost" (Niente e' perduto). Che cosa intendeva dire esattamente? E' ancora
di questa opinione?
- Thich Nhat Hanh: Il 49% che ha votato per Kerry vive ancora in America.
Costoro devono restare uniti. Devono usare la loro comprensione e
compassione per sostenere i leader che scelgono la strada della nonviolenza.
Non devono mollare nemmeno per un attimo la pressione su Bush. Perche'
quando uno e' presidente, lo e' di un intero Paese, non soltanto del 51% che
lo ha eletto. Quindi, quel 49% puo' essere decisivo. A volte un governo di
destra realizza il programma della sinistra. Per questa ragione mi sento di
ripetere: niente e' perduto. Se uno si scoraggia, poi resta paralizzato
dalla paura e allora si' che perde davvero tutto. Mentre restare in allerta,
calmi, conservando la propria energia e determinazione, significa che la
partita e' ancora aperta.
*
- Alessandra Garusi: Ha un sogno, qualcosa che vorrebbe realizzare prima di
morire?
- Thich Nhat Hanh: Il poter fare ogni giorno cio' che uno desidera davvero
fare e' di per se' una grande felicita'. Essere compassionevole, insegnare
qualcosa che possa in concreto aiutare la gente: e' sempre stato questo il
mio sogno. Ed e' un sogno che si avvera in ogni momento. Non ho alcun
rimpianto. Potrei morire ora, perche' ho fatto cio' che volevo.


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