Introduzione a "Fare La Pace" di Alexander Langer
di Mao Valpiana

Tratto da La Nonviolenza e’ in Cammino

[Da Alexander Langer, Fare la pace. Scritti su "Azione nonviolenta" 1984-1995, Cierre - Movimento Nonviolento, Verona 2005, riprendiamo l'introduzione di Mao Valpiana (curatore del libro) dal titolo "Laboratorio di nonviolenza", alle pp. 7-17. Per richiedere il libro (pp. 198, euro 11,50) agli editori: Cierre Edizioni, e-mail: edizioni@cierrenet.it, sito: www.cierrenet.it; Movimento Nonviolento, e-mail: an@nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org Mao (Massimo) Valpiana (per contatti: mao@sis.it, e anche presso la redazione di "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax 0458009212, e-mail: an@nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per
la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nello scorso mese di giugno ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 di questo notiziario. Alexander Langer e' nato a Sterzing (Vipiteno, Bz) nel 1946, e si e' tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di infinite iniziative per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per una sommaria descrizione della vita cosi' intensa e delle scelte cosi' generose di Langer rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che e' stata pubblicata col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel 1986 (poi ripresa in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer: Vie di pace. Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992; dopo la sua scomparsa sono state pubblicate alcune belle raccolte di interventi: La scelta della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore leggero. Scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo 1996; Scritti sul Sudtirolo, Alpha&Beta, Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten, Wagenbach, Berlin 1996; Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi, suppl. a "Notizie Verdi", Roma 1998; The Importance of Mediators, Bridge Builders, Wall Vaulters and Frontier Crossers, Fondazione Alexander Langer Stiftung - Una Citta', Bolzano-Forli' 2005; Fare la pace. Scritti su "Azione nonviolenta" 1984-1995, Cierre - Movimento Nonviolento, Verona, 2005; Lettere dall'Italia, Editoriale Diario, Milano 2005. Opere su Alexander Langer: Roberto Dall'Olio, Entro il limite. La resistenza mite di Alex Langer, La meridiana, Molfetta 2000; AA. VV., Una vita piu' semplice. Biografia e parole di Alexander Langer, Terre di mezzo - Altreconomia, Milano 2005. Si sta ancora procedendo alla raccolta di tutti gli scritti e gli interventi (Langer non fu scrittore da tavolino, ma generoso suscitatore di iniziative e quindi la grandissima parte dei suoi interventi e' assai variamente dispersa). Si vedano comunque almeno i fascicoli monografici di "Azione nonviolenta" di luglio-agosto 1996, e di giugno 2005; l'opuscolo di presentazione de La Fondazione Alexander Langer - Stiftung, suppl. a "Una citta'", Forli' (per richieste: tel. 054321422; fax 054330421, e-mail: unacitta@unacitta.it, sito: www.unacitta.it), ed il nuovo fascicolo edito dalla Fondazione nel maggio 2000; una nuova edizione ancora e' del 2004 (per richieste: tel. e fax 00390471977691, e-mail: info@alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org); la Casa per la nonviolenza di Verona ha pubblicato un cd-rom su Alex Langer (per informazioni: tel. 0458009803; fax 0458009212; e-mail: azionenonviolenta@sis.it, sito: www.nonviolenti.org). Indirizzi utili: Fondazione Alexander Langer Stiftung, via Portici 49 Lauben, 39100 Bolzano-Bozen, tel. e fax 00390471977691; e-mail: info@alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org]

Alex e' stato un caro amico del Movimento Nonviolento. Gli siamo riconoscenti per i tanti stimoli che ci ha dato, per la disponibilita' generosa, per il contributo di analisi, proposte e iniziative. Abbiamo pensato di rendergli omaggio predisponendo l'edizione di questo libro che contiene alcuni dei suoi molti articoli pubblicati in "Azione nonviolenta" dal 1984 al 1995, raccolti in quattro filoni: dal pacifismo alla nonviolenza, nonviolenza e riconciliazione, nonviolenza per la decrescita, nonviolenza e' politica. Alcuni articoli sono nati espressamente per "Azione nonviolenta"; altri li scriveva e poi li diffondeva in copia a riviste amiche; qualche volta sono stati ripresi da altre pubblicazioni, ci sono anche trascrizioni da interventi registrati, ma sempre Alex ci ha fatto pervenire la sua gratitudine per l'ospitalita' trovata nella rivista, di cui era un attento lettore. Ogni volta che veniva a trovarci alla Casa per la Nonviolenza di Verona, non se ne andava senza aver acquistato un testo di Capitini, di Gandhi o l'ultima novita' di letteratura o saggistica nonviolenta. Vorace lettore e prolifico scrittore. Anche questo era Alex. Nessuno e' legittimato a servirsi dei suoi scritti di anni fa per utilizzarli politicamente nella realta' di oggi. Alex ha deciso di non dire piu' nulla dal 3 luglio del 1995, e va rispettato anche in questa scelta. Non ci interessa sostenere, sarebbe arbitrario, che tutte le sue scelte pubbliche furono improntate alla nonviolenza, ne' vogliamo iscriverlo d'ufficio postumo al Movimento Nonviolento (anche se per alcuni anni scelse di esserlo). Vogliamo semplicemente mettere in luce che dietro le sue prese di posizione, anche le piu' difficili e discutibili, c'era una conoscenza e un'adesione profonda ed esplicita alla nonviolenza specifica, incarnata nella sua particolare ed originale esperienza personale. C'erano in lui una vocazione innata e una naturale dimestichezza con i principi base di una personalita' nonviolenta (istinto di giustizia, capacita' di indignarsi, ricerca della verita', volonta' di dialogo) e non a caso nel 1961 (a soli 15 anni) scelse come nome per il suo primo giornalino scolastico "Parola aperta", un titolo che oggi ci richiama con forza quell'idea religiosa di "apertura" che e' alla base del pensiero nonviolento di Capitini, il quale in quello stesso anno dava vita alla prima Marcia Perugia-Assisi. Anche il secondo periodico fondato da Langer nel 1967, "Il Ponte", portava un nome che si rifa' alla cultura nonviolenta dell'incontro e del dialogo. La scelta nonviolenta (laica e religiosa insieme) e' decisiva nella biografia di Alex, non ideologica, ma sempre messa alla prova del confronto con la realta' piu' complessa e contraddittoria. In un suo scritto Alex ha auspicato lo sviluppo del settore "ricerca e sviluppo" della nonviolenza: i laboratori nei quali ha lavorato sono stati molti, dal Sudtirolo, nel 1968, fino alla Bosnia, nel 1995. Lui si e' descritto come un "portatore di speranza". Per noi e' sempre stato semplicemente un amico della nonviolenza. Anzi, si puo' dire che Alexander Langer abbia dato corpo all'idea capitiniana del "potere di tutti", riuscendo ad applicare la nonviolenza, forse piu' di ogni altro, in alcuni degli ambiti piu' difficili per farlo: la politica e le istituzioni. E' stato detto, giustamente, che Alex era il piu' impolitico dei politici, eppure e' stato il rappresentante istituzionale di un vasto movimento ecologista e pacifista, che insieme a tante sconfitte ha raggiunto anche straordinari risultati concreti. Ha saputo attraversare cariche prestigiose senza rimanere invischiato nelle sabbie mobili del potere; ha trattato alla pari con capi di stato senza mai tradire la sua vocazione francescana. "Posso dire che rifuggendo drasticamente dai salotti e dalle persone che mi cercano in funzione di qualche mio ruolo, vivo come una delle mie maggiori ricchezze gli incontri, gia' familiari o nuovi che siano, che la vita mi dona. Vorrei continuare ad apprezzare gli altri ed esserne apprezzato senza secondi fini. Forse anche per questo converra' tenersi lontani da ogni esercizio di potere" (1).
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Non e' ancora ventenne quando con un gruppo di amici - i piu' di provenienza cristiana, qualche non credente, ragazze e ragazzi, di madrelingua tedesca, italiana, ladina - vuole farsi un'idea di come potrebbero andare le cose in Sudtirolo per un futuro di convivenza e rispetto, nella conoscenza reciproca di lingue e culture. E' nel corso di questa ricerca che Alexander Langer (1946-1995), con una solida formazione cristiana alle spalle ("leggo, rifletto, prego, mi impegno") inizia ad entrare in contatto con le realta' organizzate della nonviolenza italiana. Nella sua autobiografia, raccontando degli anni giovanili (1967), scrive: "Comincia a far riferimento al nostro gruppo - tuttora piuttosto impolitico, e senza legami con alcun partito - anche Lidia Menapace (2), allora assessore provinciale (Dc) alla sanita', una delle poche persone di madrelingua italiana pienamente convinte della necessita' di una riforma coraggiosamente autonomistica dello statuto sudtirolese. Insieme a Lidia in autunno faccio una tournee di buona volonta' a Roma, a Innsbruck, a Vienna. Aiutati dal Mir (Movimento internazionale della riconciliazione) teniamo conferenze sull'Alto Adige, ed abbiamo qualche incontro con personalita' di rilievo, tra cui il card. Koenig di Vienna (3). Sia al Liceo che all'Universita' sente la necessita' di fondare due giornalini (prima "Offenes Wort", parola aperta, 1961-1963, e poi "Die Bruecke", il ponte, 1967-1969) in cui comincia ad elaborare la sua visione di "nuova sinistra" (1967) per arrivare all'organizzazione plurietnica nella politica sudtirolese (1968). Tra gli interlocutori piu' solidali e disponibili di questa esperienza, dice Alex, "troviamo l'avv. Sandro Canestrini (4), uomo di sinistra che ha saputo capire e distinguere tra i 'dinamitardi' tirolesi e il bacillo neonazista" (5). Si trasferisce a Firenze per gli studi universitari dal 1964 al 1967, ed e' un momento formativo di grande rinnovamento ed apertura: "Incontro Giorgio La Pira, mio professore; Ernesto Balducci, che ogni settimana tiene una lezione sul Concilio, al cenacolo. Entro in contatto con 'Il Ponte' di Enriques Agnoletti (pubblichera' nel 1967 un mio lungo articolo sul Sudtirolo), con 'Testimonianze' (che anche mi invita a scrivere). L'incontro piu' profondo e' con don Milani e la sua scuola di Barbiana, per la quale insieme ad una vecchia ebrea austro-boema, Marianne Andre, tradurro' in tedesco Lettera ad una professoressa (pubblicata nel 1970)" (6). E' in quel periodo che, pur essendo in Germania per un dottorato, prende contatto diretto con il Movimento Nonviolento "per poter avere maggiori indicazioni sulla esatta situazione degli obiettori di coscienza in Italia, sia qui per gli amici che se ne interessano, sia per me personalmente, in quanto il problema di anno in anno diventa piu' scottante ed a un certo punto non sara' piu' rinviabile" (7). Riceve materiale di documentazione e copie di "Azione nonviolenta" da distribuire; ricambia con un primo contributo in denaro. Gli effetti di questo contatto non si fanno attendere e nello stesso anno Alex organizza a Bolzano, contro le celebrazioni del 4 novembre 1968 che ricordano il cinquantesimo anniversario della "vittoria" della prima guerra mondiale, una dimostrazione pacifista (per la quale verra' fermato e identificato in questura) e il periodico "Die Bruecke" pubblica un articolo per il quale Langer verra' denunciato dai Carabinieri per vilipendio alle Forze armate, alle istituzioni costituzionali e istigazione a disobbedire alla legge (8). Nel testo, in tedesco, intitolato "Fuenzing Jahre Sieg 1918-1968" (a cinquant'anni dalla guerra) si legge: "E' necessario che l'opinione pubblica dell'Alto Adige sia educata fin da ora... a ripudiare ogni celebrazione di vittoria poiche' questi tipi di vittorie sono state ottenute attraverso la brutale forza delle armi, e non hanno nessun significato morale. Il fatto della 'vittoria' o della 'sconfitta' che la guerra comporta, non ci dice nulla, poiche' e' provocata da motivi privi di un senso morale o addirittura da motivi che bisogna ripudiare. Le celebrazioni della 'vittoria' e gli atteggiamenti contrari da parte del gruppo sudtirolese, hanno ben precisi significati: si vuole esaltare il potere e l'apparato del potere... Un importante passo da intraprendere sarebbe quindi la diffusione della verita' per giungere all'opposizione del militarismo che regna ancora nell'apparato democratico dello Stato. Il fine ultimo resta l'eliminazione dell'esercito..." (9). Alex non tralascia di inviare alla sede del Movimento Nonviolento a Perugia copia degli articoli di stampa che riportano la notizia della manifestazione e della denuncia (10). Il suo percorso politico lo porta, nel 1970, ad aderire a Lotta Continua ed e' probabilmente per questa scelta che alla fine non si dichiara obiettore ma parte per il servizio militare: "Svolgo il servizio militare tardi (a oltre 27 anni), dopo aver sperato tanto di evitarlo (grazie ai due fratelli chiamati prima di me) ed aver studiato tutte le possibilita' alternative (obiezione e carcere; servizio all'estero con la legge Pedini). Quando ci vado, penso alla caserma come ad un luogo di lotta di classe e di ricomposizione del proletariato, ed in quel senso mi propongo di agire, tra i 'proletari in divisa'. Parto con alle spalle una recentissima assoluzione per insufficienza di prove per vilipendio alle forze armate, e finisco cosi' in una caserma punitiva dell'artiglieria di montagna, a Saluzzo, con i muli, una disciplina rigida e una speciale e dichiarata sorveglianza a mio carico. E' il periodo della mia vita in cui sopporto la maggiore fatica fisica e mi trovo tra contadini ed operai non per aver scelto di 'andare tra il popolo', ma per esserci stato mandato, mio malgrado, su un piede di perfetta parita'. Mi da' una grande soddisfazione che pochi giorni dopo il congedo (settembre 1973, dopo il golpe di Pinochet) un buon nucleo del nostro contingente si ritrovi davanti alla caserma per una manifestazione. Saluzzo ci guarda con stupore" (11). L'esperienza nazionale con Lotta Continua sfocia in un rapporto ravvicinato con il Partito Radicale (campagna referendaria del 1977) e si conclude nell'estate del 1978; da li' riprendera' il suo lavoro politico principale "in provincia" con due impegni elettorali con "Neue Linke - Nuova sinistra"
(1978) e poi con una piu' ampia "Lista alternativa per l'altro Sudtirolo" (1983).
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Incuriosito ed ammirato da quanto sentivo stesse accadendo in Alto Adige, proprio grazie al laboratorio politico della lista interetnica alternativa, ho frequentato alcuni incontri e convegni a Trento e Bolzano, e li', dopo averne tanto sentito parlare anche come primo obiettore al censimento etnico, ho conosciuto personalmente Alexander Langer e mi e' venuta la voglia di intervistarlo per la prima volta. Il tema era il movimento pacifista tedesco, all'epoca il piu' forte in un'Europa ancora divisa. Durante quel colloquio Alex ha voluto essere informato con precisione sulle persone e le iniziative del Movimento Nonviolento, ed era felice di aver "ritrovato" "Azione nonviolenta". Proprio in quei mesi anche in Italia iniziava il percorso verso la nascita del movimento verde e Alex insisteva e parteggiava per un coinvolgimento diretto degli amici della nonviolenza nel progetto che gli piaceva chiamare "ecopax", che doveva camminare sulle gambe dell'ambientalismo e del pacifismo. "Nel 1984 vengo invitato a tenere la relazione introduttiva alla prima assemblea italiana di comitati e gruppi promotori di liste verdi, che si svolge a Firenze: mi trovo cosi' investito di una funzione di battistrada e di punto d'equilibrio che svolgo volentieri, nella prospettiva di passare velocemente il testimone ad altri, ma che mi preoccuperebbe, se si perpetuasse nel tempo e se prolungasse ed accentuasse troppo la mia condizione di ostaggio. E' la primavera del 1985, le elezioni amministrative sono imminenti, in molte citta' e regioni ci saranno 'liste verdi'. Sulla terza pagina di un quotidiano romano mi trovo apostrofato come 'profeta verde'. Io mi trovo a girare l'Italia per contribuire a questa semina verde. Cerco di farlo con argomenti ed intenti poco elettorali e molto riflessivi. Anche in questo
caso non sono stato io a 'candidarmi'. Anzi, piu' che mai mi sono sentito ostaggio di un'accelerazione nata dalla combinazione di molte circostanze. E' difficile far credere che Bolzano non e' la locomotiva verde d'Italia. Si vede che la realta' inventata dai mass-media e' piu' convincente di quella vera. Non resta che darsi da fare per non deludere troppo" (12). Alex si da' davvero da fare, piu' e meglio di ogni altro. In questa sua arte di creare reti e rapporti, immette sempre anche gli amici e le amiche della nonviolenza. Ed e' cosi' che con lui abbiamo fatto una lungo cammino insieme, durato gli ultimi dieci anni della sua vita. Molte tappe di questo cammino sono descritte negli articoli raccolti in questo volume, dalla campagna Nord/Sud del 1988, al convegno "Sviluppo? Basta! A tutto c'e' un limite" del 1990, dalla Carovana Trieste-Sarajevo del 1991, al VeronaForum del 1993, e in mezzo la lunga avventura verde, dalle speranze della nascita di un grande movimento trasversale (1985), fino alle delusioni della trasformazione in piccolo partito schierato (1995). Alex e' stato anche, dal 1982, un attivo compagno di strada nella campagna di obiezione fiscale alle spese militari, solidale con gli imputati ai processi per istigazione ("sono molto contento del nostro grande successo sulla obiezione di coscienza alle spese militari") (13), e ha partecipato personalmente all'acquisto dei terreni della Verde Vigna a Comiso per impedire l'espansione della base militare che doveva ospitare i missili nucleari Cruise. Per un'Europa libera dal nucleare, nel 1984 abbiamo organizzato insieme una manifestazione sul Ponte Europa/Europabruecke: un treno speciale partito da Verona raccoglieva manifestanti a Rovereto, Trento, Bolzano, fino a Innsbruck, per chiedere la smilitarizzazione e la denuclearizzazione. Riprendera' gli stessi temi qualche anno dopo per proporre un manifesto comune di verdi europei "Per la costruzione di un'Europa ecologica, pacifica, democratica, nonviolenta, solidale, libertaria, giusta e fraterna..." (bozza purtroppo mai approvata per divergenti valutazioni in seno al gruppo parlamentare riunito a Berlino) (14). Nel 1988 abbiamo partecipato insieme a un convegno in Brasile, a Manaus, sui temi della missione, dell'ambiente, degli indios. Ci interessava capire quella realta' per riportare in Italia elementi utili alla Campagna Nord-Sud che voleva far conoscere all'opinione pubblica il dramma ambientale e sociale che stava vivendo l'Amazzonia: "L'ecologia non e' un lusso dei ricchi, ma una necessita' dei poveri" fu il messaggio centrale del suo intervento. Da quel convegno prese avvio anche l'idea per la campagna del 1992 "Il Sud del mondo, nostro creditore" in occasione delle celebrazioni dei 500 anni dello sbarco degli europei in America, con un'altra sua intuizione: "Dare voce ai conquistati e dare voce agli obiettori di coscienza e disertori nelle file dei conquistatori". Aveva la capacita' di offrire sempre un punto di vista inusuale, per comprendere meglio la realta'. Voglio ricordare anche la sua presenza alle varie edizioni della marcia Perugia-Assisi e la partecipazione generosa alla campagna "un mattone per la pace" per acquistare la Casa per la Nonviolenza di Verona, nella quale Alex diceva "mi sento a casa" e non dimenticava mai di rinnovare con puntualita' l'abbonamento ad "Azione nonviolenta". E' stato un "motorino d'avviamento" (sua l'espressione) per tante iniziative di pace, sempre attento alla soluzioni concrete e praticabili da proporre. "Mi sento profondamente pacifista (facitore di pace: almeno negli intenti), e mi capita con una certa frequenza di partecipare a iniziative e incontri per la pace. Spesso ho l'impressione che si tratti di una pace astratta, e di un pacifismo privo di strumenti per raggiungere i suoi obiettivi. Al momento della guerra delle Falkland-Malvine penso: se questo fosse un conflitto italo-tedesco (-austriaco, ecc.), saprei da che parte cominciare per contribuire a una pace concreta. Il 'gruppo misto', il ponte, il 'traditore' della propria parte che pero' non diventa un transfuga, e che si mette insieme ai 'traditori' dell'altra parte... 'la logica dei blocchi blocca la logica', c'e' scritto su uno striscione della manifestazione pacifista internazionale che teniamo il lunedi' di Pasqua del 1984, sul
'ponte Europa' vicino a Innsbruck. Contro la logica dei blocchi: penso di avere qualche esperienza in proposito grazie alla vicenda sudtirolese, e mi piacerebbe renderla piu' fruttuosa" (15). Poi, dopo la stagione del 1989, con la caduta del Muro di Berlino, vennero gli anni difficili della prima guerra del Golfo nel 1990-'91, i fatti d'Albania, e poi la crisi jugoslava, in una tragica catena dalla Croazia, alla Serbia, alla Bosnia, fino all'assedio di Sarajevo e la strage di Tuzla. Fu difficile per Alex coniugare tensione ideale ("La spaventosa guerra in corso non deve farci fare tutti quanti un salto indietro, riammettendo la guerra tra i protagonisti della storia e tra gli strumenti – seppur estremi - della convivenza tra i popoli. Con il livello odierno di armamenti, di affollamento demografico del mondo e di precarieta' ecologica del pianeta comunque non ci puo' piu' essere 'guerra giusta', se mai ne potevano esistere in passato") (16) e realismo politico ("Oggi penso che davvero occorra un uso misurato e mirato della forza internazionale, e quindi nel quadro dell'Onu. Per fare cosa? Non certo per appoggiare alcuni dei contendenti contro altri, ma per fermare alcune azioni particolarmente intollerabili e far capire che c'e' un limite, che la logica della forza non paga") (17). La nonviolenza ha bisogno sia di profeti che di politici. Ma essere insieme profeti e politici e' davvero molto, molto complesso ("troppa la distanza tra cio' che si proclama e cio' che si riesce a compiere") (18). Alex era una bella persona. E' stato un privilegio averlo come amico.
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Note
1. Dall'autobiografia Minima personalia, pubblicata nel marzo 1986 sulla rivista "Belfagor. Rassegna di varia umanita'".
2. Lidia Menapace oggi e' portavoce della Convenzione permanente di donne contro la guerra.
3. Minima personalia, op. cit.
4. Sandro Canestrini oggi e' presidente onorario del Movimento Nonviolento.
5. Minima personalia, op. cit.
6. Minima personalia, op. cit.
7. Da una lettera del 25 gennaio 1968 a Pietro Pinna, allora co-responsabile con Aldo Capitini del Movimento Nonviolento.
8. Articoli 290 e 415 del Codice Penale, reati per i quali verra' prosciolto.
9. Apparso sul n. 12 di "Die Bruecke", ottobre 1968.
10. Quotidiano "Alto Adige", del 7 e del 12 novembre 1968.
11. Minima personalia, op. cit.
12. Minima personalia, op. cit.
13. Da una lettera del 16 dicembre 1989 a Sandro Canestrini, avvocato difensore degli obiettori di coscienza.
14. Per un manifesto dei Verdi europei, marzo 1990, in Vie di pace – Frieden Schliessen, Edizioni Arcobaleno, 1992.
15. Minima personalia, op. cit.
16. Nonviolenza obsoleta?, scritto per "Azione nonviolenta",
gennaio-febbraio 1991.
17. E' giusto intervenire militarmente?, Archivio Langer, primo aprile 1993.
18. Addio, Petra Kelly, pubblicato su "Il manifesto" del 21 ottobre 1992.

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