Intervista Impossibile a John Lennon nel Settantesimo Anniversario della Nascita.
Buon Compleanno, John! Pace, Nonviolenza, Musica
di Mao Valpiana



E' nato 70 anni fa a Liverpool nel Maternity Hospital in Oxford Street mentre sulla città era in corso un raid tedesco della seconda guerra mondiale.
Nome di battesimo: John Winston; cognome: Lennon. Il 9 ottobre del 1940 i genitori, Julia Stanley e Alfred Lennon, che si erano sposati due anni prima, erano gia' separati. Il padre Alfred, marinaio sempre in viaggio, fa ritorno nel 1945 con l'intenzione di riprendersi il figlio e di portarlo con se' in Nuova Zelanda. John, invece, preferisce restare con sua madre che lo affida alle cure di sua sorella Mimi'. L'educazione impartita dalla zia e' molto severa, pur improntata ad un sostanziale affetto e rispetto; lo spirito di John e' gia' di indole ribelle, avido di liberta' e di nuove esperienze. In una sua intervista, John, ricorda che "in quel periodo i miei svaghi principali consistevano nell'andare al cinema o nel partecipare ogni estate al grande Galden Party che si teneva nella locale sede dell'Esercito della Salvezza Strawberry Fields". "A scuola con la mia banda mi divertivo a rubacchiare qualche mela, poi ci arrampicavamo sui sostegni esterni dei tram che passavano per Penny Lane e ci facevamo dei lunghi viaggi per le vie di Liverpool". Nel 1952 John si iscrive alla Quarry Bank High School. La madre Julia gli insegna i primi accordi su un banjo. John si appassiona alla chitarra che suona insieme agli amici di scuola. Famosa e' la raccomandazione che gli fa la zia Mimi': "Studia, perche' con quella chitarra non ti guadagnerai mai da vivere!".
Sappiamo come e' andata la storia. Le sue canzoni sono ancora la colonna sonora del nostro tempo, ma lui stesso sembra aver sempre qualcosa di nuovo da dirci.
L'ho intervistato proprio nel giorno del suo settantesimo compleanno (1).
*
- Arriviamo subito al dunque e al motivo del nostro incontro. Cos'e' per te, oggi, la nonviolenza?
- John Lennon: Per me vale ancora quello che ho scritto piu' di trentacinque anni fa in "Revolution", quelle parole esprimono bene cio' che provo tutt'ora nei confronti della politica. Non contate su di me se di mezzo c'e' la violenza. Non aspettatevi che salga sulle barricata se non con un fiore. E per quanto riguarda rovesciare qualcosa in nome di qualche ideologia, voglio sapere cosa si fara' dopo averla abbattuta. Intendo dire: non si potrebbe tenere buono qualcosa? A cosa serve mettere le bombe a Wall Street? Se vuoi cambiare il sistema, cambia il sistema, non serve a niente ammazzare la gente. Se vuoi la pace non la otterrai mai con la violenza. Ditemi quale rivoluzione violenta ha funzionato. Certo, qualcuna ha conquistato il potere, ma dopo cosa e' successo? Lo status quo. La storia di abbattere il sistema va avanti da sempre. L'hanno fatto gli irlandesi, i russi, i francesi, i cinesi, e questo dove li ha portati? Da nessuna parte. E' sempre lo stesso vecchio gioco. Chi guidera' il crollo? Chi prendera' il potere? I peggiori distruttori. Sono sempre loro ad arrivare primi. Quello che ho detto in molte mie canzoni e': cambiate la vostra testa. Se pensiamo a chi ha il potere, dobbiamo ricordarci che sono loro i malati. E, se hai un bambino malato in famiglia, non lo butti fuori di casa: cerchi di prenderti cura di lui e gli porgi la mano. Quindi prima o poi si deve trovare un punto di incontro con ciascuno, anche con i potenti. Se davvero noi siamo la generazione consapevole, dobbiamo stendere la mano al bambino ritardato e non dargli un calcio sui denti. L'unico sistema per assicurare una pace durevole e' cambiare la nostra mentalita': non c'e' altro metodo. I fini non giustificano i mezzi. Dobbiamo imparare dai metodi utilizzati da Gandhi e da Martin Luther King. La gente ha gia' il potere; tutto quello che noi dobbiamo fare e' prenderne coscienza. Alla fine accadra', deve accadere. Potrebbe essere adesso o fra cento anni, ma accadra'.
*
- Molte tue canzoni hanno affrontato il tema religioso. Come parleresti oggi ai giovani della fede e della morte, della tua morte?
- John Lennon: Ho sempre sospettato che ci fosse un Dio anche quando pensavo di essere ateo. Sono credente e mi sento pieno di compassione. Lui e' il potere supremo, Lui non e' ne' buono ne' cattivo, ne' bianco ne' nero: e' e basta.
Dovesse accadere qualcosa a me o a Yoko in questo periodo non sara' un incidente, ma non ho paura di morire. Sono preparato alla morte perche' non ci credo. Penso che sia solo uscire da un'auto per salire su un'altra.
*
- Una domanda banale, ma inevitabile: cosa resta vivo dei Beatles? Riguardando il tuo album fotografico, senti della nostalgia?
- John Lennon: Non rimpiango niente di quello che ho fatto, davvero, a parte forse aver ferito altre persone. Non rinnego niente. Ho sempre avuto l'idea della pace: si poteva gia' intuire dalle nostre prime canzoni. Noi siamo stati insieme molto piu' a lungo di quanto il pubblico sappia. E' impegnativo vivere insieme in quattro per anni e anni, ed e' questo che abbiamo fatto. Tutti i miei amici comunque erano i Beatles. C'erano i Beatles e forse altri tre con i quali ero veramente intimo. Penso che i Beatles fossero una sorta di religione. I Beatles sono finiti, ma io voglio ancora bene a quei ragazzi... Oggi non sono piu' alla ricerca di un guru. Non sto cercando niente. Le cose sono semplicemente cosi' come sono.
*
- Dopo i Beatles, dopo la tua carriere solista, ora che sei arrivato ai 70 anni, cosa puoi dire di aver imparato da tutte queste esperienze?
- John Lennon: La mia filosofia di vita e' piuttosto semplice: pace, nonviolenza, e tutto in armonia con il resto del mondo. E' ovvio che in tutti noi c'e' della violenza, pero' si deve essere capaci di incanalarla o di gestirla in qualche modo. Se voglio un mondo in pace mi limitero' a proporre al prossimo questa visione, non forzero' nessuno a volere la pace come me. D'altra parte bisogna essere consapevoli che o ci si sforza di combattere per la pace, oppure si e' destinati a morire in maniera violenta.
*
- Qual e' l'ultimo messaggio per i giovani di oggi?
- John Lennon: Credo che gli anni sessanta siano stati un grande decennio. I grandi raduni di giovani furono per alcuni solo un concerto pop, ma sono stati ben di piu'. Sono stati la gioventu' che si e' riunita e ha detto: crediamo in Dio, crediamo nella speranza e nella verita', ed eccoci tutti insieme in pace. I giovani hanno speranze perche' sperano nel futuro e se sono depressi per il loro futuro allora siamo nei guai. Noi dobbiamo tenere viva la speranza tenendola viva fra i giovani. Io ho grandi speranze per il futuro.
*
L'intervista e' finita. John Lennon mi saluta e se ne va sorridente. Quarant'anni fa ha infiammato la mia generazione; oggi e' un signore saggio, dai modi gentili, che riflette sulla nonviolenza unica salvezza per l'umanita'. Resta il nostro fratello maggiore.
Verona, 9 ottobre 2010
*
Note
1. Testi tratti dalla biografia ufficiale autorizzata da Yoko Ono e Paul Mc Cartney
"The Beatles Anthology".

top