Il Sole 24Ore
I consigli per la lettura di Fernanda Pivano
di Stefano Biolchini


23 dicembre 2005

Quattro anni anni fa, in vista del Natale, dall'incontro con Nanda scaturì questa intervista. Le sue recensioni, ancora una volta, furono lungimiranti. Vogliamo ricordarla così ai nostri lettori, riproponendovi i suoi consigli di lettura. (stefano.biolchini@ilsole24ore.com)

Un braccio fratturato per una caduta, la voce stanca ma sempre ferma, a conclusione di un anno di recensioni abbiamo chiesto a Fernanda Pivano, di segnalare ai nostri lettori i libri imperdibili dell'anno, gli scrittori da tenere d'occhio, i cantautori più significativi. La scrittrice e saggista, oltre che traduttrice fra gli altri di Fitzgerald, Hemingway, Faulkner e degli autori della beat generation (che frequentò ed ebbe come amici), reduce dalle sue ultime fatiche (Pagine americane. Narrativa e poesia 1943-2005 edito da Frassinelli e I miei amici cantautori di Mondadori) con il fiuto di sempre non si è sottratta all'incombenza.

Cominciamo con la domanda più difficile: qual è il libro che consiglia per primo per questo 2005?

Direi Lunar Park di Est Breton Ellis (edito da Einaudi). Non c'è dubbio che insieme a Jay McInerney questo autore resta fra i più interessanti della sua generazione, cosa che ha confermato con questo suo ultimo libro, in cui per altro scrive proprio del suo amico e collega McInerney. Entrambi però fanno già parte della storia della letteratura americana.

Guardiamo allora alla generazione successiva. Chi segnalerebbe?

Tra i giovanissimi sicuramente Jonathan Safran Foer e Nick McDonnell.

Parliamo di Foer e del suo Molto forte, incredibilmente vicino,edito daGuanda

Si tratta davvero di un autore particolarmente interessante, che, come nel bellissimo Ogni cosa è illuminata, - sempre per le edizioni Guanda - presenta personaggi e storie al confine tra la realtà e il fantastico, gioca sulla consistenza e la veridicità dei fatti. Foer ha poi una caratteristica stilistica eccezionale per la letteratura americana: accompagna le sue affermazioni ad un forse, cosa piuttosto insolita per per gli scrittori statunitensi, sempre solidi e sicuri di quanto dicono. Questo dubbio che mette nelle cose che scrive è una cifra davvero molto interessante.

Poi c'è il giovanissimo Nick McDonnell (è nato il 18 febbraio 1984)...

È venuto in Italia, accompagnato dalla madre, per presentare il suo magnifico Twelve (pubblicato in italiano dalla Bompiani). McDonnell rappresenta bene questa nuova generazione: a diciassette anni ha scritto Twelve, libro su una droga immaginaria che ha per protagonista un ragazzo giovane e insoddisfatto, White Mike. Ebbene trovo interessantissimo il fatto che questo giovane scrittore dica: "Non mi piacciono le persone che si drogano, e nel mio libro ho fatto in modo che si uccidessero tra loro" È un po' primitivo, ma per un ragazzo di 18 anni va davvero bene. Sia lui sia Foer appartengono all'alta società colta (Foer è cresciuto in una famiglia fortemente impegnata nell’attivismo culturale, mentre Nick McDonnell è figlio di una scrittrice e di un influente editore, ndr) e questo la dice lunga sul loro coraggio di pubblicare da giovanissimi, con i rispettivi genitori che li hanno incoraggiati in ogni modo. Questi giovanissimi rispecchiano la realtà dei loro coetanei statunitensi che non hanno alcuna voglia di aspettare. E questo a differenza di quanto avviene da noi, con scrittori impegnati ad ottenere l'insegnamento in un liceo prima di poter pubblicare qualcosa.

Non vorrà dire che il panorama italiano è desolante, ci sarà pure anche da noi qualche giovane autore degno del suo acclarato fiuto?

Senza dubbio Ivan Cotroneo. Lo trovo straordinario. Ha inventato un nuovo linguaggio che rispecchia molto il modo di parlare dei ragazzi italiani d'oggi.

Vuole smentire chi è convinto del vuoto generazionale in cui versa la nostra letteratura...

I vecchi, ed io lo posso dire, sono invidiosi: ecco perché parlano così dei giovani autori. Proprio il libro di Cotroneo, che trovo bellissimo, sta a dimostrare che non è così. Il suo Cronaca di un disamore, edito da Bompiani, è costruito molto bene, con tutti i sentimenti, i valori, e le gioie dosati in misura perfetta per non farli prevalere uno sull'altro.

Non sarà l'unico italiano che si sente di segnalare...

Oggi è davvero l'unico scrittore italiano che mi sento consigliare, l'unico scrittore che abbiamo, e dico ciò ben conscia di quanto affermo.

Andrà meglio dal fronte della poesia...

Per quanto riguarda la poesia italiana non siamo messi per niente meglio: a parte i vecchi maestri come Edoardo Sanguineti, ebbene di poeti nuovi non vedo alcuna traccia. E questo nonostante esamini diverse raccolte al giorno: non trovo una personalità, una voce italiana che possa rappresentare questo periodo.

Va un po' meglio sul fronte dei cantautori?

Da tener presente in modo assoluto c'è Vasco Rossi, il miglior cantautore che abbiamo. È al contempo un poeta e un uomo civile, sostiene idee molto moderne, è una persona straordinaria. Anche se lui non è più un ragazzo. Tra i giovani mi convince Pino Marino (pinomarino): scrive canzoni davvero molto belle.

Lunar Park
Est Breton Ellis
Bret Easton Ellis si è fatto attendere sette anni. L'autore di Meno di zero, Le regole dell'attrazione, Glamorama e American Psyco è nuovamente in libreria, per i tipi di Einaudi, con Lunar Park (332 pagine, 18 euro).
Questa sua ultima fatica, lontana dalla forza dirompente dell'esordio con Meno di Zero, ci consegna un inedito autoritratto dello stesso scrittore (un'autobiografia immaginaria dall'iconfondibile stile minimal) . Bret Eston Ellis è infatti uno dei protagonisti di questo romanzo, alle prese con un controverso e doloroso rapporto con il padre; il tutto inserito in un mondo ancora glamour e borghese, dalla finta normalità in perfetto stile americano, che degrada invariabilmente nella costrizione, nella droga e nell'autodistruzione (temi che hanno avuto gran parte nella sua letteratura e che l'autore maneggia con grande sicurezza). Immancabile poi, per lo scrittore di American Psyco ,il risvolto thriller, con i protagonisti del romanzo in balia di forze maligne e fantasmi del passato.
Nel libro incontriamo lo stesso autore, giovane, ricco e famoso, che viene a sapere della morte improvvisa di un padre violento proprio mentre la sua carriera naufraga in un mare di degradazione e di droga. Una decina di anni più tardi ritroviamo lo scrittore in un elegante quartiere residenziale con moglie, figli e governante. C'è poi il Bret Easton Ellis figlio di Robert Ellis sr, ossessionato dal fantasma del genitore. E ancora il Bret Easton Ellis padre di Robert Ellis jr, che tenta disperatamente di evitare il perpetuarsi di un modello distruttivo. E c'è anche uno scrittore senza nome, che è la voce interiore del nuovo Bret Easton Ellis.
L'autore giura sulla verità autobiografica dei fatti narrati (sarà vero?): veniamo così a sapere cosa succedeva dietro le quinte del forsennato tour promozionale per Glamorama, ma anche di un invito alla Casa Bianca di Jeb e George W. Bush, suoi grandi fan, nonché di una tormentata storia d'amore con l'attrice Jayne Dennis da cui è nato il piccolo Robby, mai riconosciuto...
È per amore del figlio ormai dodicenne, oltre che per condurre una vita più sobria, che lo scrittore decide di sposare Jayne e andare a vivere lontano dalla città. Ma l'idilliaca scena suburbana - padre, madre e due bambini, perché nel frattempo Jayne ha avuto una figlia - è funestata da fatti terrorizzanti quanto inspiegabili: a cominciare da un party di Halloween, per dodici lunghi giorni, gli abitanti della casa di Elsinore Lane sono in balia di forze misteriose, perseguitati da presenze maligne. Mentre il lettore si dibatte nell'incubo ipnotico creato dalla scrittura di Ellis, i figli maschi delle coppie ricche, famose e felici della zona cominciano a scomparire nel nulla...

Molto forte, incredibilmente vicino
Jonathan Safran Foer
Protagonista del libro è un bimbo newyorchese, Oskar, triste perché suo padre, un gioielliere di origine ebraica, è morto durante l’attacco alle Torri Gemelle. Per far fronte al dolore e all'assenza del padre e compagno di giochi, il sensibile Oskar - che ha anche inventato un sistema di tubi collegato ai cuscini di tutti i letti di New York per raccogliere le lacrime di chi piange prima di dormire e riversarle nel laghetto del Central Park per mostrare ogni giorno il livello di sofferenza della sua città - ricorre alla fantasia e si fa forza con la curiosità. Una curiosità che lo porterà a indagare sul destino del padre fino a trovare, tra gli oggetti a lui appartenuti, una busta che contiene una chiave e un’enigmatica scritta: Black. Oskar a questo punto intraprende un’indagine che lo porterà a scoprire i segreti della sua famiglia d'origine , segreti che affondano in uno dei momenti più drammatici della storia d’Europa: la Seconda guerra mondiale.

Twelve
Nick McDonnell
White Mike indossa dei jeans, una felpa e un cappotto blu scuro. White Mike è pulito. Mai bevuto. Mai fatto una canna. White Mike andava bene a scuola. Eppure White Mike è diventato un pusher. Senza farne alcun uso, in maniera fredda e distaccata White Mike vende un nuovo tipo di droga, la Twelve , da cui il romanzo dallo scritto asciutto ed essenziale prende il nome

Cronaca di un disamore
Ivan Cotroneo
"I telefoni squillavano impazziti, e la gente urlava e bussava alla porta per entrare, e qualcuno mandava degli elicotteri, ma loro continuavano a restare così, a non esserci per nessuno, dietro la porta chiusa, nell'abbagliante luce del loro amore". La trama del libro, come la stessa Pivano ha scritto è così legata alla realtà segreta di Cotroneo da ridursi in poche parole: due uomini si incontrano, si amano, si separano, gettandosi nella disperazione. Il tutto con una misura, immediatezza e padronanza tali da rendere delicatamente struggenti anche le descrizioni più forti
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