Giuliano Pontara: A Sostegno del Referendum in Brasile

Il referendum sul commercio delle armi leggere e delle munizioni che si
terra' in Brasile il 23 ottobre, il primo referendum nell'intera storia del
paese, e' un'iniziativa senza precedenti nel mondo, presa nel paese che, a
stare ai dati forniti dai brasiliani stessi, conta il maggior numero di
morti del mondo dovuto ad armi da fuoco in possesso e usate da cittadini
privati contro cittadini privati (e anche contro se stessi): 180 al giorno
(dato riguardante il 2003), con un tasso assai elevato di morti tra i
giovani. In Brasile, ci dicono sempre i brasiliani, circolano circa diciotto
milioni di armi leggere, di cui solo il 10% e' in dotazione della polizia e
dell'esercito, mentre il 90% e' in mano di privati; negli ultimi anni sono
state in media vendute ogni anno legalmente intorno a 50.000 armi leggere e
relative munizioni, in gran parte prodotte in Brasile, dove l'arma con cui
si uccide di piu', un revolver calibro 38, e' prodotto dalla societa'
brasiliana Taurus.
Come era da aspettarsi, le potenti lobby delle societa' produttrici di armi
da fuoco e dei mercanti di armi, che fanno soldi a non finire, hanno
scatenato la loro propaganda, divulgando favole sulla necessita' dei
cittadini privati di essere armati al fine dell'autodifesa personale. Fatto
sta che in vari paesi in cui la vendita di armi da fuoco ai cittadini
privati e' stata severamente regolata, il numero di omicidi perpetrati con
armi da fuoco e' fortemente calato: in Australia, per citare un solo
esempio, nel giro di cinque anni e' diminuito del 50%.
Va anche sfatato il mito, pure diffuso dalle lobby delle potenti societa'
produttrici di armi, per cui una riconversione delle industrie degli
armamenti non sia possibile: la questione e' quantomeno controversa, come
sta a dimostrare la gran copia di studi scientifici prodotti su tale
problematica negli ultimi cinquant'anni.
Nessuna persona razionale si aspetta che una vittoria del "si'" in Brasile
metta da un giorno all'altro fine alla catena di violenze dentro la societa'
brasiliana, in cui la violenza piu' cospicua, del resto, e' dovuta alle
strutture economiche che condanno milioni di cittadini alla miseria piu'
abietta e dentro la quale poi nascono anche le violenze dirette. Contro
questa violenza strutturale occorrono ben altre misure.
Ma il referendum e' importante, e non solo per la societa' brasiliana che
attraverso di esso mette concretamente alla prova la sua vocazione
democratica.
La vittoria del "si'" puo' contribuire a rafforzare i movimenti contro le
multinazionali produttrici di armamenti e il commercio delle armi attivi in
altri paesi dell'America latina, specie in Colombia devastata da
quarant'anni di guerra civile, e negli Stati Uniti, che non solo e' il paese
con la maggior spesa militare e con l'esercito piu' armato del mondo, ma e'
anche il paese i cui cittadini privati sono i piu' armati del pianeta
(secondo dati del National Institute of Justice, nel 1998 negli Stati Uniti
il numero totale delle armi da fuoco in mano di cittadini privati assommava
alla cifra di 192 milioni, il che significa in media un'arma per abitante).
Una vittoria del "si'" e l'abolizione del commercio delle armi dentro la
societa' brasiliana costituirebbe anche un importante passo nella lotta
contro il commercio internazionale delle armi e i paesi maggiormente
responsabili della loro produzione in massa, a cominciare dagli Usa e non
dimenticando che l'Italia e' il secondo paese produttore di armi leggere al
mondo, produce da piu' di mezzo secolo, e vende sempre meglio, il tipo di
pistola con cui fu assassinato Gandhi: una Beretta.
Se fossi brasiliano voterei senza alcun dubbio per il si'.
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