Linguaggio e Conoscenza
a cura di Diego Fusaro

La scoperta dei paradossi relativi alle classi portò Russell a riconsiderare il proprio originario platonismo, cioè l'assunzione dell'esistenza oggettiva di una molteplicità di entità; un problema particolarmente spinoso era dato dai cosiddetti oggetti non esistenti, di cui aveva parlato a suo tempo Meinong, come, ad esempio, il 'quadrato rotondo' . Sappiamo che oggi non esiste un re di Francia, ma é possibile interpretare una frase del tipo 'l'attuale re di Francia é calvo' senza riferirsi ad un'entità? A questi problemi Russell tentò di rispondere con un articolo di fondamentale importanza, intitolato Sul denotare , pubblicato nel 1905 su Mind , una delle più famose riviste inglesi di filosofia: in esso, Russell costruì quella che é nota come teoria delle descrizioni . Esempi di frasi denotanti sono 'un uomo' , 'ogni uomo' , 'l'attuale re di Inghilterra' , 'l'attuale re di Francia', e così via. Esse possono avere la funzione di soggetti grammaticali in una proposizione, ma bisogna per questo ammettere che esse si riferiscano ad entità? Per Russell se si possono riformulare in enunciati, che non contengono più frasi denotanti, non é più necessario supporre che tali frasi siano nomi che denotano entità. Diventa cioè possibile introdurre un principio di economia, una specie di rasoio di Ockham, nell'universo sovrappopolato di oggetti, di cui avevano parlato Meinong e Russell in persona, e non é più necessario assumere l'esistenza oggettiva di classi, punti, istanti, particelle. Così, ad esempio, una descrizione del tipo 'ogni x é y' é riformulabile in 'per tutti i valori di x, x é y é vero': in questo modo viene estirpato 'ogni' e non é più necessario assumere che esista una misteriosa entità il cui nome sarebbe 'ogni'. La forma logica di questi enunciati viene perciò spiegata e chiarificata tramite una parafrasi in cui la descrizione viene abolita. Più complesse sono le descrizioni definite, precedute dall'articolo determinativo, ma anch'esse sono sottoponibili allo stesso tipo di analisi. Così, ad esempio, 'l'autore di Ivanhoe é scozzese' non predica una proprietà di una particolare entità, cioè non implica l'esistenza di un'entità, il cui nome sarebbe 'l'autore di Ivanhoe' . Tale frase infatti é parafrasabile come la congiunzione di tre proposizioni: 1 ) almeno una persona ha scritto Ivanhoe ; 2 ) al massimo una persona scrisse Ivanhoe; 3 ) chiunque abbia scritto Ivanhoe é scozzese. Come é evidente, qui non si assume più l'esistenza di un'entità chiamata 'l'autore di Ivanhoe' ; si può dire in modo comprensibile 'l'autore di Ivanhoe é scozzese' , anche se Ivanhoe non avesse autore; in tal caso l'enunciato risulterebbe falso. Allo stesso modo 'l'attuale re di Francia é calvo' ha senso, senza che per questo motivo si debba assumere l'esistenza di un'entità così denominata. La teoria delle descrizioni permette a Russell di affrontare il problema della conoscenza , riprendendo e sviluppando una distinzione tra due tipi di conoscenza, già presente in William James. La prima é la conoscenza diretta ( in inglese by acquaintance ), la quale ha come oggetto qualsiasi cosa di cui si sia consapevoli direttamente, senza che ci siano ragionamenti o conoscenze acquisite per altra via a far da intermediari. Questi oggetti sono i dati della percezione sensibile, ma anche gli universali, come la bianchezza, la somiglianza, ecc; essi sono i materiali in base ai quali si perviene con un lavoro costruttivo ad una seconda forma di conoscenza, la conoscenza per descrizione , la quale permette il superamento dei limiti dell'esperienza strettamente personale e la conoscenza delle proprietà di una cosa, anche senza avere esperienza diretta della medesima. Di questo tipo é per Russell la conoscenza degli stessi oggetti fisici, i quali, come diceva Moore, non ci sono noti per esperienza diretta, ma solo tramite un processo di inferenza a partire dai dati della nostra percezione: così perveniamo alla descrizione di un oggetto fisico come di quell'oggetto che causa determinati nostri dati percettivi. In questo senso, l'oggetto fisico detto tavolo, ad esempio, é una costruzione logica elaborata a partire dall'esperienza sensibile. Con questa teoria Russell vuole difendere non solo il senso comune, come faceva Moore, ma anche e specialmente la validità della conoscenza scientifica . La conoscenza della verità si articola su due livelli, la conoscenza immediata di proposizioni riguardanti dati di senso e relazioni logiche, la quale é dotata di certezza, e la conoscenza derivata da queste, la quale é suscettibile di errore. In particolare, si pone il problema della relazione tra i dati sensibili e le nozioni di spazio, tempo, materia, quali sono non solo usate, ma costruire una fisica matematizzata. A questo scopo Russell introduce il concetto di sensibilia , nell'opera intitolata La nostra conoscenza del mondo esterno (1914): i 'sensibilia' sono oggetti con lo stesso status ontologico e fisico dei dati sensibili, ma che di fatto nessuno percepisce. I dati sensibili, infatti, per Russell non sono stati mentali o costituenti di stati mentali e, quindi, nulla impedisce di supporre che esistano sensibilia come costituenti ultimi del mondo fisico. Sia le cose del senso comune, sia gli oggetti delle scienze fisiche risultano pertanto essere costruzioni a partire dai sensibilia: in particolare, una cosa del senso comune é solo la classe delle sue apparenze attuali o possibili. Questo vuol dire che quel che é reale di una cosa sono tutti i suoi aspetti, mentre la cosa stessa é solo una costruzione logica di riunificazione di questi aspetti. Gli oggetti fisici sono allora definibili come serie di dati sensibili, legati insieme da sensibilia, e la scienza fisica non necessita di ipotizzare oggetti fisici, come qualcosa di distinto dai nostri dati sensibili. Anche sotto questo profilo, Russell metteva in atto il principio di economia del rasoio di Ockham: quanto più é ridotto al minimo il numero delle entità necessarie, tanto minori sono i rischi di errore che si possono correre nell'enunciare le proprie teorie. Anche in altre opere, come Analisi della materia (1927) e La conoscenza umana (1948) , Russell tentò di dimostrare la continuità delle conoscenze acquisite dalla fisica con i dati percettivi dell'esperienza comune; fu sempre convinto che le conoscenze scientifiche dovessero essere accettate proprio perchè implicano un minor rischio di errori, ma riconobbe che, in generale, ' tutta la conoscenza umana é incerta, inesatta e parziale ' . Le discussioni con l'allievo Wittgenstein portarono Russell nel primo dopoguerra a rielaborare le proprie concezioni precedenti, dando luogo a quella che lui stesso definì la filosofia dell' atomismo logico ; egli parte dall'assunto che la totalità del mondo é costituita da fatti atomici , i cui ingredienti sono i dati sensibili e gli universali: fatti atomici sono ad esempio che Socrate é morto o che A sta prima di B, dove A e B sono dati sensibili. Ai fatti atomici corrispondono, sul piatto linguistico, le proposizioni atomiche : di questo genere sono ad esempio 'questo é rosso' , cioè l'attribuzione di una proprietà universale semplice (rosso) a una particolare semplice (questo) o 'Garibaldi fu il marito di Anita' , cioè l'asserzione che determinati oggetti stanno fra loro in una determinata relazione. I fatti possono essere particolari o universali e trovano dunque espressione compiuta in proposizioni del tipo 'questo é rosso' o 'tutti gli uomini sono mortali' , ma i fatti di per sè non sono nè veri nè falsi, mentre vere o false sono le proposizioni che ne parlano, a seconda che corrispondano o meno ai fatti stessi. In questo modo Russell fa propria la teoria della verità come corrispondenza delle proposizioni ai fatti; tramite l'uso dei connettivi, cioè di quelle che aveva un tempo chiamato costanti logiche, si costruiscono a partire dalle proposizioni atomiche le proposizioni molecolari. La verità delle proposizioni molecolari dipende dalla verità delle sue componenti atomiche, cosicchè ad esempio 'P é Q' é vera se sono vere le proposizioni atomiche P e Q. Al centro della filosofia dell'atomismo logico c'é dunque lo studio delle connessioni tra il linguaggio e il mondo, al fine di raggiungere una conoscenza del mondo. Russell fu del parere che la domanda centrale dell'epistemologia fosse: perchè si deve credere a questo piuttosto che a quello? La risposta a questa domanda può essere fornita, a suo avviso, solo facendo riferimento alle conoscenze di base date dall'esperienza immediata. In questo senso Russell si sarebbe opposto ai tentativi di ridurre le questioni epistemologiche a questioni meramente linguistiche e a considerare la verità delle teorie scientifiche in termini di pura coerenza interna fra le proposizioni costitutive di una scienza. Allo stesso modo, Russell avrebbe aborrito come futile gioco o semplice contributo alla lessicografia l'analisi del linguaggio comune, sulla quale insisteva Wittgenstein e molti filosofi di Oxford di quegli anni.

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