Francesco d'Assisi Patrono d'Italia
di Mao Valpiana


Francesco, figlio di Pietro Bernardone, ha conosciuto l'orrore della guerra, vi ha partecipato come soldato, ha sentito l'odore del sangue, ha visto i morti, e' stato fatto prigioniero. Forse proprio per questa sua esperienza diretta dopo la scelta di fede si e' dedicato anima e corpo all'apostolato per la pace. Pace fra gli uomini e pace con la natura. Dopo la conversione frate Francesco e' tornato in guerra, ma questa volta senza spada. Ha voluto seguire una crociata, disarmato, per incontrare il Sultano e cercare la via del dialogo. C'e' riuscito. Tornato in Italia ebbe un'intuizione; l'indulgenza allora era riservata ai crociati che andavano a combattere, ma lui chiese al Papa l'indulgenza plenaria per tutti coloro che, disarmati, fossero andati a pregare alla Porziuncola: la ottenne.
Che il lupo fosse un vero lupo o un brigante che portava quel nome, poco importa. Cio' che conta e' l'indicazione francescana che i conflitti si debbono e si possono risolvere con la nonviolenza. Francesco e' andato incontro al lupo, gli ha parlato, l'ha aiutato a riconoscere le proprie colpe e poi l'ha affidato alle cure della comunita' di Gubbio, che cosi' e' stata coinvolta nel processo di riconciliazione.
Insomma, in San Francesco abbiamo uno straordinario esempio di strategia nonviolenta. Da questo punto di vista Francesco e' un ponte fra la nonviolenza salvifica di Gesu' e la nonviolenza politica di Gandhi. Una nonviolenza solidale che ha portato Francesco in mezzo ai lebbrosi e Gandhi in mezzo agli intoccabili. Una nonviolenza attiva che non accetta la guerra, perche' essa e' il piu' grande crimine contro l'umanita'.
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Francesco d'Assisi e' un santo che piace a tutti. Religiosi e laici, bigotti e atei davanti al "poverello di Assisi" si commuovono. Piace cosi' tanto che e' stato nominato Patrono d'Italia.
Il Santo patrono e' colui che protegge e al quale ci si affida nei momenti difficili. E qual e' il momento piu' difficile, per una nazione, se non quello in cui soffiano i venti di guerra?
La Costituzione italiana, che "ripudia" la guerra e' dunque in armonia con la volonta' del Santo patrono. Ma l'Italia e' coinvolta nel grande crimine della guerra, partecipandovi direttamente in Afghanistan e diffondendola nel mondo con la produzione ed il commercio di armi. Il paese oggi e' indegno del suo patrono, fino a che non si convertira' ad un nuovo ruolo nel mondo: "dov'e' guerra, fa che io porti la pace".
 

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