Le Pagine Conclusive de "Il Bene Comune della Terra"
di Vandana Shiva

Da "Information guerrilla" (www.informationguerrilla.org), che la pubblica
per gentile concessione della casa editrice, riprendiamo la Conclusione (pp.
202-205) dell'ultimo libro di Vandana Shiva, Il bene comune della Terra,
Feltrinelli, Milano 2006. Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana,
direttrice di importanti istituti di ricerca e docente nelle istituzioni
universitarie delle Nazioni Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa dell'ambiente e delle culture native, e' oggi
tra i principali punti di riferimento dei movimenti ecologisti, femministi,
di liberazione dei popoli, di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e
distruttivi, e di denuncia di operazioni e programmi scientifico-industriali
dagli esiti pericolosissimi. Tra le opere di Vandana Shiva: Sopravvivere
allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati
Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche
sacre e mucche pazze, DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino
2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto
brevetto, Feltrinelli, Milano 2002. Le guerre dell'acqua, Feltrinelli,
Milano 2003; Le nuove guerre della globalizzazione, Utet, Torino 2005; Il
bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano 2006]


David Pearce, un economista della Banca mondiale che considera la
mercificazione del nostro patrimonio naturale ormai precario come un rimedio per garantirne la conservazione, ha ammesso in un recente dibattito che la crisi ecologica che stiamo attraversando e' profonda, e che continua ad
aggravarsi. Eppure, Pearce continua a difendere la privatizzazione
dell'acqua, la mercificazione della vita e la globalizzazione
dell'agricoltura. "I problemi di ampio raggio," ha dichiarato, "si risolvono
con soluzioni altrettanto globali" (1).
Al contrario, come ci insegna l'esempio di Gandhi e come conferma la nostra
esperienza all'interno del movimento democratico emergente, i regimi
totalitari e dittatoriali si combattono a partire dalle realta' locali,
perche' i processi e le istituzioni su larga scala sono controllati dal
potere dominante. I piccoli successi sono invece alla portata di milioni di
individui, che insieme possono dare vita a nuovi spazi di democrazia e
liberta'. Su larga scala, le alternative che ci vengono concesse sono ben
poche. Per converso, la realta' quotidiana ci offre mille occasioni per
mettere a buon frutto le nostre energie.
Gandhi non sconfisse l'Impero britannico con un esercito delle stesse
dimensioni, bensi' con una presa di sale e un arcolaio. Quando gli inglesi
decisero di tassare il sale, il popolo indiano marcio' su Dandi, raccolse il
sale e disse: "E' un dono della natura, una risorsa necessaria per la nostra
sopravvivenza. Continueremo a produrre il nostro sale. Disobbediremo alla
legge britannica". E quando gli inglesi smantellarono l'industria tessile
indiana, Gandhi non cerco' di convincerli a ritornare sui loro passi.
Mostrando un arcolaio, egli si rivolse al popolo indiano e disse: "Ogni
azione diventa potente se a compierla sono milioni di persone". L'arcolaio
e' diventato un simbolo di questo potere della collettivita'.
I semi, i fiumi, il cibo quotidiano costituiscono un punto di partenza
imprescindibile per riconquistare le nostre liberta' politiche, economiche e
culturali, perche' e' proprio impadronendosi di questi ambiti che le grandi
imprese esercitano il loro monopolio sulla vita. Siamo pienamente
consapevoli del fatto che lo sviluppo di economie alternative autogestite e
forme di organizzazione democratica, che rivendicano un'autonomia
decisionale, e' una scelta che richiede impegno e coraggio, perche' si
tratta di resistere e disobbedire alle leggi inique che vietano ogni forma
di governo, approvvigionamento e sostentamento autonomo. Proibire la
conservazione dei semi significa assoggettare i contadini al giogo delle
multinazionali. Con i contratti di privatizzazione, anche l'acqua dei poveri
si trasforma in merce. Infine, le leggi che distruggono la produzione
alimentare locale impongono una dittatura del cibo che opprime l'umanita'
intera. Accettare questi vincoli, queste normative e procedure illegali,
significa rinunciare ai nostri diritti democratici, alle nostre culture di
vita e alla nostra liberta'. Come ci insegna Gandhi, la liberta' si
riconquista rifiutando di sottoporsi a leggi ingiuste e immorali. La lotta
per la verita', perseguita attraverso i principi della disobbedienza civile,
della nonviolenza e della noncooperazione, e' al tempo stesso un diritto che
ci appartiene in quanto liberi cittadini di societa' libere, e un nostro
fondamentale dovere come abitanti della Terra.
*
La globalizzazione economica e il militarismo procedono di pari passo,
propagandati da una retorica che occulta la verita' e li trasforma in
fautori di benessere e sicurezza sociale. Per poter vendere le sue sementi
geneticamente modificate, che sono inutili e dannose, Monsanto non puo' fare
altro che ricorrere alla menzogna. E con altre menzogne Coca-Cola si
appropria della nostra acqua, il governo americano ci depriva dei nostri
diritti civili in nome della "sicurezza della madre patria" e la Banca
mondiale continua a incrementare il debito dei paesi e dei cittadini piu'
poveri. Si tratta di una vera e propria guerra condotta ai danni della
verita'. La nomina di Paul Wolfowitz a presidente della Banca mondiale non
fa che rendere piu' evidente il nesso tra interessi economici e militari.
In un'epoca in cui la schiavitu' ci viene imposta attraverso varie forme di
propaganda mistificatoria, il nostro satyagraha, la lotta per la verita',
dovra' estendersi anche a queste strategie di colonizzazione della mente.
Una visione democratica della globalita' ci offre nuove opportunita' di
agire liberamente, ma anche di coltivare la nostra liberta' di pensiero.
Possiamo dunque ridefinire il concetto di sicurezza nazionale in funzione
della nostra vera patria, che e' l'intero pianeta, e della nostra sicurezza
reale, ovvero di una sicurezza ecologica che soltanto il pianeta puo'
offrire e di una sicurezza sociale che soltanto la comunita', le pubbliche
istituzioni e la tutela dei beni comuni possono assicurare. L'esperienza del
movimento democratico emergente insegna a guardare oltre la logica del
mercato e delle guerre, delle monoculture e del riduzionismo meccanicista,
per concepire il mondo come un insieme di forme di vita diverse e correlate
che si concreano e che coevolvono pacificamente.
La mercificazione della vita - imposta da un'economia che al tempo stesso
genera poverta' - e la strategia del terrore - frutto di una politica che fa
leva sulle insicurezze e sulle divisioni - sono strategie di potere
complementari. Per contrastarne l'effetto, la diffusione di una poverta'
indotta e di paure frutto di manipolazioni e menzogne, dobbiamo dunque
evidenziare le connivenze tra politica ed economia: le responsabilita' dei
governi al servizio delle multinazionali e le connessioni tra interessi
economici e militari, tra i profitti delle grandi imprese e la poverta' dei
popoli, tra la globalizzazione economica e il fondamentalismo religioso. Per
converso, analizzando queste connivenze scopriamo anche il legame profondo
che ci unisce gli uni agli altri e che ci correla alla Terra. Denunciando le
responsabilita' dei gruppi di potere dominanti riusciamo anche a sviluppare
la nostra coscienza democratica e a rinvigorire le nostre deboli democrazie.
La nostra capacita' di correlare gli ambiti dell'ecologico e del sociale ci
permette di intraprendere dei progetti economici e culturali che
salvaguardano il pianeta e i suoi abitanti, e al tempo stesso di formare una
rete di solidarieta' che puo' sconfiggere le alleanze del potere globale. Se
ci sentiamo poveri, insicuri e impotenti e' soltanto perche' ancora non
siamo riusciti a rifiutare una logica di potere che ci divide, che ci
intrappola in una realta' atomizzata e ci rende ciechi di fronte alle
infinite potenzialita' che abbiamo in quanto cittadini del mondo. In
realta', ognuno di noi puo' contribuire creativamente a costruire delle
alternative a un sistema che mira soltanto al controllo totale e a profitti
senza limiti.
*
Il progetto democratico che ci unisce ci aiuta dunque a liberarci dei nostri
paraocchi, a immaginare delle alternative possibili e a concretizzarle nella
realta'. Per converso, la globalizzazione perpetrata dalle multinazionali
annienta i nostri diritti fondamentali e minaccia di compromettere la
sopravvivenza stessa di buona parte degli esseri umani e delle specie che
popolano il pianeta. In un'epoca segnata dai genocidi, liberarsi significa
innanzitutto rivendicare la liberta' di rimanere in vita. E' un conflitto di
dimensioni epiche, in cui le varie forze schierate in difesa della vita
combattono contro i fautori di morte. Il movimento democratico globale
prende forma da una rete di realta' variegate e attive in molti ambiti,
dalla sfera del politico e del sociale a quella ecologista. Ma ogni
contributo e' importante, nella sua specificita', e fa parte di un'unica
battaglia per conseguire giustizia, sul piano economico e sociale,
sostenibilita' ecologica, pace, democrazia e liberta' d'espressione per le
diverse culture. Nella nostra epoca la dittatura tende a globalizzarsi, a
controllare ogni aspetto della vita economica, politica e culturale di ogni
nazione o societa'. Conseguentemente, anche la liberta' deve essere
perseguita e difesa su scala globale. Impegnarsi per realizzare i propri
specifici obiettivi all'interno di un progetto democratico globale permette
di unire le forze per rivendicare i propri specifici diritti, insieme a
quelli dell'intera comunita' terrena. L'imperialismo si esprime da sempre
attraverso un'ottica globale. Il movimento democratico emergente e' ancora
agli inizi, comincia appena a prendere coscienza delle proprie potenzialita'
liberatorie e trasformatrici, ma ha gia' raggiunto una portata e una rete di
collegamenti di importanza mondiale. Non siamo giunti alla fine della
storia, bensi' agli albori di una nuova era.
*
Note
1. David Pearce, The Future of the Earth, European Academy of Otzenhausen,
Germania, marzo 2005.

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