Una comunità in cammino... Incontro con Peppe Sini
di Andrea. P


Lo scorso gennaio a conclusione di un’esperienza di 4 giorni, il clan Antares del gruppo scout Bracciano 1 ha avuto il piacere di incontrare Peppe e fare con lui una interessante chiacchierata. A seguito di tale incontro sono sorte riflessioni e pensieri che abbiamo deciso di mettere per iscritto.
Queste sono le parole e le testimonianze del confronto di una comunità in crescita e in continuo viaggio.
Governare un gran regno è come friggere pesciolini
E’ bello fermarsi a riflettere sulla complessità delle cose, anche quelle che ci portano a dare un giudizio frettoloso. In questa complessità è racchiusa e l’importanza dello stare insieme davvero, non per “divertirsi” (nel senso “pascaliano” di allontanarsi, distrarsi), ma al contrario per concentrarsi, per conoscersi e riconoscersi.
L’atto del pensiero che rende unici, diversi e che ci apre agli altri.
Vederci in cerchio, curiosi di ascoltare il pensiero degli altri è stata una vera lezione di nonviolenza.
In un periodo in cui è sempre più facile vedere le persone trincerarsi dietro un pensiero unico, “forte”, infrangibile e impenetrabile, è sorprendente scoprire il meccanismo della condivisione in un semplice cerchio di persone.
Ciascuno ha semplicemente espresso il proprio pensiero, accolto ed elaborato dagli altri. Senza timore né ambizione, semplicemente con la fresca curiosità di chi si apre alla conoscenza dell’altro.
Ascoltare e riconoscere la verità o le parti di verità nelle parole di ognuno, non averne paura ma lasciarsi impregnare di tutte le idee e tutte le parole. Ripensandoci non so davvero più distinguere la mia interpretazione dalle altre così come non ricordo l’interpretazione “ufficiale” della frase.
E’ una ricchezza che spero sapremo portarci dietro ancora a lungo.
L’incontro ha portato una quantità di spunti di riflessione che alla luce di questo primo scambio si moltiplica all’infinito. Ed è bello, perché sono troppi gli errori che si commettono, quando si pensa, anche solo per un istante, di essere arrivati. La bellezza sta nel trovare qualcuno in grado di mostrarti l’errore. Di più, qualcuno capace di farti vivere quanto l’errore porti lontano dal poter apprezzare la verità che vi è in ciascuno, e quanto invece impoverisca, inaridendosi, la mente che si astiene dal confronto o dalla condivisione.
Spunti personali e riflessioni sui “tempi che corrono” si sovrappongono, ma è chiaro che ogni concetto che si espone ha tante interpretazioni quante sono le persone che con esso si confrontano.

Ilaria
Cambiamento di prospettiva
Punto fondamentale del percorso scout è insegnare la criticità, capacità di ogni persona di osservare le numerose tessere che compongono l'intricato mosaico della realtà che ci circonda da più punti di vista, di non accontentarsi di dare per vera la più scontata. Credo che il nostro incontro con Peppe sia un eccellente esempio di come sia possibile cambiare prospettiva. Innanzitutto, quando si partecipa ad una "chiacchierata" del genere l'ospite ha quasi sempre una posizione di rilievo, questa volta ho invece avuto la piacevole sensazione di essere lì perché era importante che io contribuissi con il mio personale bagaglio di esperienze, questo perché era stato creato da subito un rapporto paritario fra tutti i presenti.
Quando si parla di criticità spesso ci si riferisce ai massimi sistemi e non ci si rende conto che, invece, è molto importante utilizzarla anche nell'osservare ciò che ci è più prossimo; un esempio è il fatto che tutti -o quasi- constatiamo che la società nella quale viviamo è maschilista e in questo concordiamo, ma che dire del cinema, della letteratura e del mondo musicale?
Parlando la nostra chiacchierata è giunta anche all'antico testamento: chi di voi, leggendo di non guardare la pagliuzza nell'occhio del vicino quando non si vede la trave che è nel proprio non si è chiesto come fosse possibile andare in giro con un così grande pezzo di legno nell'occhio senza accorgersene? Questo è legato ad un problema di traduzione, in quanto dovrebbe essere tradotto come non guardare il ramoscello che è nella cisterna che raccoglie l'acqua piovana del tuo vicino, quando non vedi il ramo più grande che è nel tuo.
Dulcis in fundo una bella chiacchierata sul tema vita/morte durante la preparazione del pranzo, ascoltare la posizione di Peppe mi ha fatto capire come io abbia dei forti pregiudizi, i quali -ovviamente- pregiudicano la mia obiettività: credevo che in Italia fossero esclusivamente i cattolici ferventi ad essere contrari all'eutanasia, così per scagliarmi contro il loro essere bigotti avevo perso di vista il vero problema e non avevo pensato che l'amore per la vita non appartiene a nessun sistema ideologico...
Sara
La crescita, il ricordo
Una pazza disse che gli esseri umani che dimenticano la loro esperienza sono obbligati a ripercorrere la stessa strada con gli stessi errori per poterne cogliere le “lezioni di vita”. Forse è la ragione per la quale ci ritroviamo in un mondo, direi più in una realtà in fase di “crescita illusoria”. Così è bello riscoprire come in un pomeriggio passato seduti ad ascoltare, a parlare e a sentirsi ascoltati(essenziale per il nostro vivere) si riesca a viaggiare nel mondo della crescita. Quando ci ritroviamo sui banchi di scuola a studiare (o fare finta) storia, scienza, matematica o qualsiasi altra materia, apprendiamo sogni ed esperienze di esseri umani che hanno vissuto prima di noi e che ci hanno lasciato un messaggio ben chiaro: la loro vita. Il progresso e la crescita quindi si basano sul ricordo. Immaginiamo un oceano enorme, quasi infinito. Immaginiamo una pazza e un pazzo che decidono di costruire un ponte per raggiungere l’ignoto, per scoprire ciò che si cela oltre l’orizzonte. Essendo esseri umani il loro arco vitale sarà molto breve rispetto al tempo impiegato per la costruzione del loro sogno. Di conseguenza scriveranno sui libri, lasceranno testimonianze di come disporre una trave a nord piuttosto che a sud o come comportarsi in caso di uragano. La struttura potrebbe crollare se gli “architetti successivi” dimenticassero le direttive e i consigli lasciati, così come potrebbe andare avanti, non senza problemi, se si tenesse conto del passato. Siamo creature che per “natura” hanno bisogno di sentirsi parte di una “comunità”. Per questo motivo costruendo un ponte non dobbiamo calpestare i ricordi passati ma tuffarci in essi e carpirne i lati migliori. Solo in questo modo possiamo sperare di uscire dal ciclo in cui l’uomo è immerso e dal quale non trova via di fuga ripetendo puntualmente gli stessi errori seppure in realtà diverse con mezzi diversi. Un incontro con Peppe dal quale siamo usciti “cresciuti”, nel quale abbiamo ricordato, in cui ci siamo confrontati da strade diverse in una strada comune chiamata comunità. Uno dei messaggi di quell’incontro è stato chiaro: non dimenticare chi siamo, cioè il risultato del vivere dei nostri predecessori, delle loro testimonianze, dei loro errori, senza perdere di vista il futuro di chi ci sostituirà nel grande ciclo chiamato vita.

Simone
Qualcosa di prezioso
Prezioso. E’ l’aggettivo che mi viene in mente ripensando al tempo che abbiamo condiviso quella mattina. E vorrei ricordarlo il più a lungo possibile.
Vorrei ricordarlo, quando qualcuno mi passa davanti, mentre sto facendo la fila per il caffè; quando un uomo insulta un altro uomo per strada, per una sciocchezza; quando sulla metro una ragazza chiede l’elemosina e tutti la guardano con diffidenza o peggio, disprezzo; quando un senzatetto viene fatto scendere dall’autobus in malo modo perché emana cattivo odore; quando leggo il giornale alla disperata ricerca di una buona notizia e…niente.
Quando mi sembra che tutto sia costruito solo sulla violenza, grande o piccola, palese o occulta, vorrei ricordare quella mattinata.
Per sentire ad un tratto più forte la mia voglia di cambiare le cose. Così forte da sovrastare il rumore della violenza. Ecco perché è prezioso il ricordo delle nostre parole, i nostri gesti, le espressioni sui nostri volti, la meraviglia, l’emozione, le idee condivise, i pensieri che si incontrano e si mescolano, i brividi a scoprirci così profondamente coinvolti l’uno con l’altro.

Georgia
Una chiacchierata fra Compagni
Forse avrei potuto dire fra amici, ma penso che quando uno si ricordi l’etimologia della parola “compagno”, (cum panem) non possa non usarla per descrivere quella giornata e tutte le altre giornate in cui ci siamo ritrovati in cerchio a parlare.
Forse il modo migliore di condividere il “pane” e trascorrere del tempo con altre persone è condividere se stessi…
Ma di sicuro penso che, se tentassi di immaginarmi una comunità, non potrei auspicare nulla di diverso.
Il condividere insieme le proprie opinioni per dare corpo a un poliedro di interpretazioni della stessa frase, questo è stato il nostro modo di iniziare quella giornata.
Da un inizio così, non ci si poteva non aspettare una sospensione degna, sì preferisco chiamarla sospensione piuttosto che conclusione, poiché ogni volta è un continuare a rielaborare, e Primo Levi è stato un ottimo modo di salutarci.
Ed è questo quello che è stato fatto quel giorno da Peppe, Simone, Sara, Andrea, Ilaria, Andrea, Daniele, Amaniele e Georgia.
Nulla di più di questo, ma soprattutto nulla di meno, è stata una discussione nata da tutti quanti come risposta ad uno stimolo.
Con questo non voglio sminuire né esaltare quel che si è detto, ma penso che, come è stato detto, sia molto importante; penso che questo sia lo “Stimolo” cui abbiamo risposto, ovvero, rimanendo in tema di comunicazione verbale, è stata la cassa armonica che ne ha amplificato l’intensità.
Perché la comunicazione verbale e non, è il nostro mezzo prediletto, e non ci si deve dimenticare che il mezzo è importante quanto fine, o come diceva Capitini; “Si dice: i mezzi in fin dei conti sono mezzi. Io dico: i mezzi in fin dei conti sono tutto”.
Amaniele
Esperimenti di coraggio
Quando sono solo, perso nei miei pensieri, la sera, magari davanti ad un bicchiere di tè, rifletto. Rifletto sul fatto che io questo mondo ho veramente l’intenzione di cambiarlo, di lasciarlo un po’ migliore di come l’ho trovato.
Ma quando vivo la mia vita, leggo i giornali, vedo i volti e ascolto le parole dei miei amici e assisto all’indifferenza delle persone, il coraggio di cambiare questo mondo, a volte, mi manca.
Ma quando discuto con le persone, o partecipo ad incontri belli e profondi come quello che abbiamo fatto insieme, io il coraggio lo ritrovo, ritrovo gli occhi critici per giudicare quello che vedo e ritrovo il piacere nell’informarmi e la passione nel cambiare nel mettere sempre in discussione le mie convinzioni. Incontri così mi aiutano a riflettere moltissimo, ma in queste chiacchierate io ritrovo il mio coraggio.
Andrea. U
Una mattinata troppo breve…
L’unica cosa che mi rammarica, quando penso al momento di confronto passato con Peppe Sini, è solo che è finito troppo presto! E’ stata una “chiacchierata” meravigliosa, riguardante una miriade di argomenti. Ciò che mi ha fatto vivere con entusiasmo quei momenti, è la straordinaria capacità di Peppe di porsi in una posizione parallela nei confronti dell’interlocutore, facendolo sentire a proprio agio e quindi parte integrante della discussione, mostrando interesse nel pensiero altrui, e soprattutto, essendo sempre pronto a mettere in discussione le proprie idee. Quella mattinata passata assieme a Peppe per me non si è dimostrata un semplice momento di riflessione, ma un ricchissimo punto di confronto tra idee diverse che mi ha regalato numerosissimi spunti di riflessione e di crescita personale.





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