L'Europa Sostenga Concretamente
l'Impegno Nonviolento di Aung San Suu Kyi
di Luisa Morgantini


Il premio annuale "Olof Palme", intitolato al premier socialdemocratico
svedese assassinato venti anni fa, e' stato quest'anno assegnato, lo scorso
28 febbraio, alla dissidente storica del Myanmar (l'ex Birmania) Aung San
Suu Kyi, in assenza della premiata, agli arresti nel suo Paese.
Aung San Suu Kyi e' stata premiata "per il suo lavoro notevole e continuo in
favore dell'instaurazione della democrazia in Myanmar".
Considero un fatto estremamente positivo che la dissidente birmana, gia'
insignita del Premio Nobel per la pace, sia considerata "un esempio di
opposizione pacifica all'oppressione per tutti i popoli del mondo". Cio' non
toglie che l'Unione Europea continui a mostrare la sua discontinuita' e
lentezza.
Mi riferisco all'analogia con la situazione curda. Anche Leyla Zana ha
ricevuto il premio Sacharov e dopo cinque anni dal premio, il figlio, in un
incontro al Parlamento Europeo, si era chiesto se quel riconoscimento
servisse veramente a smuovere qualcosa per la sua causa, visto che Leyla
Zana si trovava in quel momento in un carcere insieme ad altri parlamentari
curdi, a causa della loro attivita' politica. Oggi Leyla Zana e' libera,
anche se ancora sotto minaccia di processo.
Ora, credo sia doveroso porsi delle domande.
Quali prospettive concrete si offrono per Aung San Suu Kyi? Quali pressioni
l'Europa sta facendo concretamente sul governo del Myanmar?
L'Unione Europea e i governi che ne fanno parte non possono limitarsi al
riconoscimento formale di simili esempi di impegno nonviolento per la
democrazia, senza agire nella stessa direzione con pressioni e politiche di
persuasione a livello istituzionale e di governo...


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