Scott Galindez Intervista Melanie House

Tratto da La Nonviolenza e’ in Cammino

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59@libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione la seguente intervista di Scott Galindez a Melanie House. Scott Galindez e' direttore esecutivo di "Truth Out". Melanie House, di Simi Valley in California, e' la vedova dell'ufficiale medico John D. House, morto il 26 gennaio 2005 in Iraq nello schianto di un elicottero nei pressi di Ar Rutbah, a 28 anni]

- Scott Galindez: Un aspetto che costringe a pensare, nella storia di Casey Sheehan, e' il modo in cui sua madre Cindy e' capace di trasmetterci la sua figura. Per favore, descrivi John ai nostri lettori.
- Melanie House: John era un marito devoto, un padre orgoglioso, un figlio e fratello affettuoso. Era l'amore della mia vita, il compagno della mia anima, e il mio migliore amico. Ci siamo incontrati undici anni fa, e siamo cresciuti insieme. Siamo stati sposati per cinque anni. John sembrava rude, a guardarlo dal di fuori: i tatuaggi, il fatto che gli piacesse andare in giro sulla sua moto, la Harley, ma era dolce e gentile, una persona che si curava degli altri, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per coloro che amava. Era il piu' grande fan di Johnny Cash al mondo, ma amava molti altri tipi di musica. Aveva un senso dell'umorismo particolare e riusciva sempre a far ridere la gente. Gli piaceva lavorare con le sue mani, che si trattasse di falciare il prato o di lavorare il legno. Desiderava sopra ogni cosa diventare padre, la famiglia era molto importante per lui. Quando scoprimmo che aspettavamo un bambino divento' l'uomo piu' felice del mondo, lo diceva a chiunque conoscesse. Portava in giro le foto dell'ecografia per mostrarle a tutti. Era molto rispettato dalle persone con cui lavorava, i marinai e i Marine, faceva sempre del suo meglio perche' stessero bene e in salute. Cio' che lo manteneva integro mentre si trovava in Iraq era il sapere che avrebbe incontrato il proprio figlio appena nato quando fosse tornato a casa. John era contrario alla guerra, ma fece il suo lavoro meglio che poteva. Salvo' delle vite, dei corpi e degli spiriti. Ma non riusci' ad incontrare suo figlio, perche' James aveva quattro settimane quando lui fu ucciso. Sognavamo di viaggiare, di avere altri bambini, e di invecchiare insieme. La
mia vita non sara' mai piu' la stessa senza di lui, e non smettero' mai di piangere la perdita del compagno della mia anima.
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- Scott Galindez: Proprio oggi, il numero ufficiale di militari statunitensi caduti in Iraq tocca quota 2000. Cosa diresti ai mariti ed alle mogli degli altri 1999?
- Melanie House: Onestamente, non saprei, anche perche' sto ancora tentando di dare un senso a questa cosa, ogni giorno. E' mio figlio che mi mantiene in vita, e so che lui e' il piu' grande dono che mio marito potesse farmi. Ci sono cosi' tante mattine in cui non vorrei piu' alzarmi, e vorrei solo
dormire per sempre, perche' fa cosi' male, e' una lotta cosi' dura accettare questa perdita. Ci sono altri giorni in cui piango di gratitudine, quando penso agli anni che mio marito ed io abbiamo passato insieme.
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- Scott Galindez: Che consigli daresti alle famiglie che hanno dei loro cari che vogliono entrare nell'esercito?
- Melanie House: Personalmente, non vorrei che lo facesse mio figlio. Anche se e' onorevole, e anche se sono orgogliosa di mio marito e sostengo le nostre truppe. Tuttavia il presidente Bush ha mentito loro sulla nostra missione in Iraq, e principalmente sul motivo per cui siamo in Iraq. Ai
nostri soldati non sono stati dati ne' gli equipaggiamenti adatti, ne' preparazione, ne' la verita' sul motivo per cui siamo in guerra.
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- Scott Galindez: Cosa pensava John della guerra?
- Melanie House: Subito dopo l'11 settembre, era favorevole. Ma man mano che gli americani apprendevano di piu' sull'11 settembre, e sulle ragioni per andare in guerra, divenne contrario. Dopo aver appreso che non esistevano armi di distruzione di massa, e che non c'erano legami fra il crollo delle Torri e l'Iraq, voleva sapere perche' eravamo in guerra. Quando gli arrivo' l'ordine di partire, lotto' tremendamente con questa cosa, perche' voleva "prendersi cura dei suoi Marine" e pero' non riusciva a capire qual era il motivo per cui la gente moriva in Iraq ogni giorno: gli americani, i nostri alleati e gli iracheni. Quando si trovo' la', fu pienamente convinto che l'America non avrebbe dovuto esserci. Mi disse che aveva visto troppe cose terribili, cose che non poteva dirmi al telefono, che mi avrebbe raccontato
quando fosse tornato. Io ero incinta, all'epoca, e lui disse che non sapeva come avrebbe spiegato a nostro figlio il fatto di non esserci mentre lui nasceva, e neppure come gli avrebbe spiegato perche' era andato in guerra. Cio' che riusci' a dirmi dell'Iraq fu che quando c'era freddo, i soldati non avevano di che coprirsi; quando avevano bisogno di medicine, non ce n'erano; quando andavano di pattuglia, erano male equipaggiati. John mi disse che non erano preparati a cio' che incontravano. E mi disse che aveva parlato
tramite gli interpreti con molti iracheni, e che questi ultimi non si sentivano affatto piu' sicuri, ne' credevamo che il loro paese fosse migliore, da quando gli Usa erano li'. Mi disse anche che al suo ritorno voleva partecipare a "Operation Truth" (Operazione Verita'), cosi' avrebbe potuto raccontare cio' che aveva visto e cio' che aveva passato. In ogni lettera che mi ha mandato, scriveva di star pregando per la pace, e che temeva che molti dei suoi amici non sarebbero piu' tornati a casa. Per tragica ironia della sorte, neppure lui e' tornato.
- Scott Galindez: Grazie per aver condiviso la storia di John con noi.

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