Le Donne Salveranno il Mondo?
di Franca D'agostini

Tratto da La Nonviolenza e’ in Cammino

[Dal quotidiano "La stampa" del 9 settembre 2000. Franca D'Agostini e' nata a Torino, insegna filosofia contemporanea al Politecnico di Torino, collabora a "La stampa", "il manifesto", e a varie riviste italiane e straniere; si e' occupata dei rapporti tra filosofia anglo-americana ed europea (con specifico riferimento alle problematiche storiografiche concernenti la storia e la definizione della filosofia analitica), e di scetticismo e nichilismo sotto il profilo logico, epistemologico, ontologico; autrice di fondamentali ricognizioni sulla riflessione filosofica contemporanea europea ed americana, ha particolarmente tematizzato la differenza di approccio tra "continentali" (area europea) ed "analitici" (area angloamericana). Tra le opere di Franca D'Agostini: Analitici e continentali. Guida alla filosofia degli ultimi trent'anni, Cortina, Milano 1997; Filosofia analitica, Paravia, Torino, 1997; Breve storia della filosofia nel Novecento, Einaudi, Torino, 1999; Logica del nichilismo, Laterza, Bari-Roma, 2000; Disavventure della verita', Einaudi, Torino 2002; con Nicla Vassallo (a cura di), Storia della filosofia analitica, Einaudi, Torino 2002; Le ali al pensiero. Corso di logica elementare, Paravia, Torino, 2003; Nel chiuso di una stanza con la testa in vacanza, Carocci, Roma 2005. Maria Zambrano, insigne pensatrice spagnola (1904-1991), allieva di Ortega y Gasset, antifranchista, visse a lungo in esilio. Tra le sue opere tradotte in italiano cfr. almeno: Spagna: pensiero, poesia e una citta', Vallecchi, Firenze 1964; I sogni e il tempo, De Luca, Roma 1964; Chiari del bosco, Feltrinelli, Milano 1991; I beati, Feltrinelli, Milano 1992; La tomba di Antigone. Diotima di Mantinea, La Tartaruga, Milano 1995; Verso un sapere dell'anima, Cortina, Milano 1996; La confessione come genere letterario, Bruno Mondadori, Milano 1997; All'ombra del dio sconosciuto. Antigone, Eloisa, Diotima, Nuova Pratiche Editrice, Milano 1997; Seneca, Bruno Mondadori, Milano 1998; Filosofia e poesia, Pendragon, Bologna 1998. L'agonia dell'Europa, Marsilio, Venezia 1999. Dell'aurora, Marietti, Genova 2000; Delirio e destino, Raffaello Cortina Editore, Milano 2000; Persona e democrazia. La storia sacrificale, Bruno Mondadori, Milano 2000; L' uomo e il divino, Edizioni Lavoro, Roma 2001; Le parole del ritorno, Citta' Aperta, Troina 2003. Opere su Maria Zambrano: un buon punto di partenza e' il volume monografico Maria Zambrano, pensatrice in esilio, "Aut aut" n. 279, maggio-giugno 1997, e il recente libro di Annarosa Buttarelli, Una filosofa innamorata. Maria Zambrano e i suoi insegnamenti, Bruno Mondadori, Milano 2004; ci permettiamo di segnalare anche, nel nostro stesso notiziario, i testi di Elena Laurenzi e di Donatella Di Cesare riprodotti nei nn. 752, 754 e 805 de "La nonviolenza e' in cammino", e il fascicolo n. 11 di "Nonviolenza. Femminile plurale"]

Ci viene detto (lo dice il papa, e lo ha ripetuto recentemente Amartya Sen) che le donne salveranno il mondo. Bene. Naturalmente, l'importante e' che qualcuno lo faccia, donna o uomo che sia, ma chi avesse dei dubbi sul fatto che siano proprio le donne a doversi e a potersi occupare di questa operazione che si suppone lunga e laboriosa dovrebbe leggere Maria Zambrano e anche pensatrici viventi e piu' recenti, come Christine Battersby (The Phenomenal Woman, Polity Press). Perche' Zambrano e Battersby stanno salvando - salveranno - il mondo? La risposta e' abbastanza semplice: perche' nelle loro parole e nel loro stile di pensiero c'e' quel famoso "sogno di una cosa" che tanto ossessiono' e commosse il pensiero rivoluzionario di questi ultimi due secoli, ossia il venire in chiaro di cio' che e' gia' allo scoperto; la voce di cio' che, non visto, e' in evidenza; se si vuole: la "ferita che salva", il "lampeggiare dell'evento" nel mondo della scienza e della tecnica. E' un fatto di stile di pensiero, naturalmente: forse e' l'entusiasmo del neofita, come disse un po' paternalisticamente Habermas commentando il femminismo americano contemporaneo; ma forse e' anche qualcosa di piu'.
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"Non si puo' certo dire - scriveva Marx a Ruge - che io abbia in stima l'epoca presente. Ma se non dispero di essa e' per la sua condizione disperata, che mi riempie di speranza". Non ogni disperazione e' pero' in grado di trovare in se' le ragioni della speranza, molto dipende da come e quanto si riesce a considerare disperata la propria situazione. Ora nel pensiero femminile (e Battersby precisa molto bene che cosa debba intendersi con questa ambigua espressione: non si tratta propriamente di pensiero "delle donne") c'e' davvero il dopo-la-disperazione, il nuovo inizio, precisamente perche' cio' di cui si tratta non e' affatto nuovo ne' propriamente iniziale, coincidendo con qualcosa che di fatto da sempre ci accade: il semplice nascere. Battersby e Zambrano sono dunque pensatrici "al femminile" non perche' disprezzano e smentiscono le strutture della teoria maschile, ne' perche' traducono in sintassi l'emozione e pensano un pensiero vivente, con una prosa scalpitante: ma perche' hanno una precisa cognizione e teoria della natalita'. L'essere per la morte e' certamente un buon fondamento per un rigoroso pensiero vivente: se non altro perche' la morte e' "'a livella", come ricordava Toto', ed e' quindi il miglior modo per fornirsi di un piano comune di discorso, per dare alla fragile variabilita' del pensare una destinazione comune. Ma piu' inevitabilmente nostro, e antropologicamente fondato, e' l'essere per la vita, ossia il pensiero della nascita, cio' che secondo Zambrano si traduce filosoficamente nel "disnascere" (desnacer).
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Battersby trova nell'esperienza della maternita' (anche nella esperienza della possibilita' di maternita') i preliminari di una antropologia fondata sull'essere (avere) in se' anche un altro. La relazione se'-altri, dice Battersby, deve essere ripensata nella prospettiva della natalita', ossia in considerazione del fatto che i se' sono generati. Ma che cosa significa ripensare questa relazione (o altre) nella prospettiva della nascita? Si tratta soltanto di un privilegio antropologico del femminile, di un certo primato filosofico delle donne, in quanto capaci, come ha suggerito Luisa Muraro, di "mettere al mondo il mondo"? Non e' forse vero che anche gli uomini "mettono al mondo il mondo", per esempio in quanto artisti, pensatori, poeti? Buonissime risposte si trovano nei due libri di Zambrano recentemente tradotti. Anzitutto, Delirio e destino: una autobiografia politico-filosofica in cui le vicende della Spagna si intrecciano alla storia dell'autrice, straordinario personaggio di un'Europa politicamente disfatta ma intellettualmente ancora gloriosa. A soli dieci anni, Zambrano pubblica il suo primo articolo nella rivista della scuola. "Non ci sono bambini prodigio, in questa casa" l'avverte il padre Blas Jose', pedagogista e socialista: e il senso di una fanciullesca minorita', l'impressione di essere una non-autorizzata e non-prodigiosa bambina prodigio, percorrono le pagine di questo libro, e creano come un'impronta di stile e di scrittura in tutta l'opera di Zambrano, decidendone l'intensita' e insieme la leggerezza. La sua posizione filosofica e' estremamente chiara e coerente, e si puo' riassumere in due tesi che rispettivamente ne costituiscono il fondamento e il progetto: una e' appunto l'idea del desnacer, l'altra e' la speranza o il programma di una storia non sacrificale. Disnascere e' da certi punti di vista una esperienza elementarmente filosofica, e' l'inizio della fenomenologia e delle filosofie esistenziali: ma il riferimento alla nascita da' al tema un accento fanciullesco che era estraneo alla pedanteria di Husserl e forse anche alla profondita' di Heidegger. Nell'introduzione a Delirio e destino Rosella Prezzo fa un esempio molto illuminante: e' il momento in cui un bambino, che ha fino a quel punto giocato con totale partecipazione, all'improvviso si ferma, e resta "incantato", immobile. A che cosa pensa? In realta' non pensa propriamente, o se mai pensa a un secondo e piu' profondo livello di pensiero: in quel momento di concentrazione serissima e di incanto il bambino ri-nasce, ri-fa' la propria nascita, distrugge e ricostruisce il proprio essere al mondo.
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A questo punto si notera' che il discrimine tra il pensiero femminile (che salvera' il mondo) e il pensiero maschile si fa sottile: a tutti noi occorre rifare la nostra nascita, tutti noi stiamo qui a rimettere al mondo il mondo che noi stessi siamo (e questo e' desnacer). Tutti, non soltanto le donne (o gli artisti, i pensatori, i poeti), volendo, mettono al mondo il mondo. Resta pero' un'ultima decisiva domanda: perche' dobbiamo fare questo? Perche' dobbiamo, vogliamo, e dobbiamo volere, disnascere? Forse solo per un perfezionamento della nostra identita' personale, per un piu' compiutamente "umano" che dovra' esprimersi nel ri-metterci al mondo? La risposta e' data da Zambrano in Persona e democrazia. La storia sacrificale, un libro del 1958. In realta' c'e' un forte sospetto che tra poco, se qualcosa non cambia, non ci sara' piu' mondo in cui mettersi o ri-mettersi al mondo. Non si tratta dunque di edificare se stessi, ma di lanciare un diverso modo di costruire e pensare la storia. La storia e' sacrificale, e' sempre stata sacrificale, nel mondo maschile come in quello femminile: la stessa famiglia e' sempre stata luogo di vittime e di idoli, struttura eretta sul sacrificio dell'uno all'altare dell'altro. Ma non dovra' piu' essere cosi', puo' non piu' essere cosi': ed e' qui in questo punto che il tema della dis-nascita diventa vitale. Senza rielaborazione-ripetizione della nascita non c'e' salvezza dal negativo della storia: la storia e' dei vincitori, ma i vincitori saranno vinti, e con essi forse il mondo stesso, perche' il loro intero operare e' stato fondato sulla negazione e il sacrificio. Non si tratta allora di dare voce ai vinti, ma di sperare che i vinti riescano a salvare i vincitori.

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