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Boris Vian (1920-1959), laureato in ingegneria, scrisse romanzi, poesie, libretti, drammi e canzoni. Fu anche attore, ballerino, musicista, critico musicale, giornalista, soggettista cinematografico. Un artista che non si é risparmiato e che non ha avuto il meritato successo e la meritata popolarità.


Boris Vian

Nasce nel 1920 a Ville d’Avray, e nasce piuttosto con la camicia.
La sua è una famiglia decisamente benestante. Il babbo, Paul, formalmente sarebbe rappresentante di medicinali omeopatici, ma di fatto vive di rendita. Diciamo che fino al 1933 le cose vanno benissimo.
Boris ha due fratelli e una sorella, impara presto a suonare la chitarra, legge già a cinque anni, a otto ha già fatto fuori mezza biblioteca della letteratura francese.
A dieci anni mette su una prima orchestrina, per gioco, con i due fratelli, Lelio e Alain.
E’ il primo segnale di una folgorante carriera di musicista e di organizzatore di manifestazioni, bande, happening notturni. A tredici anni inizia a suonare la tromba, e non molto tempo dopo scopre la musica che diventerà la sua preferita: il jazz.

A scuola va benino, ma neppure benissimo. Prende il diploma superiore con una votazione media, ma decide di iscriversi all’esame della scuola superiore per le arti e i mestieri, che in realtà equivale alla nostra facoltà di ingegneria meccanica.

Ed è così che si reca, poco più che diciottenne, a Parigi.

Ed è qui che esplodono nel giro di poco tempo tutti i suoi vari talenti.

Tutti sbocciano contemporaneamente, in tutte le cose a cui si applica, Vian si tuffa con tutto se stesso.

Raymond Queneau, che incontrerà di lì a non molto, ce ne fornisce un ritratto divertente.

Dopo il diploma di ingegnere, Vian si impiega presso L’istituto Francese di Normalizzazione, e successivamente presso l’ufficio per la promozione della carta e cartoni.

Ma questa, appunto, non è che una parte della sua vita, forse poco più di un terzo.

Boris è rimasto legato al fratello Alain, che suona in una banda di jazz piuttosto importante, ed è assieme a lui che si occupa della programmazione musicale del Tabou.

Il Tabou è un locale notturno dove si suona, ovviamente musica jazz, ma dove Vian inventa spettacoli di cabaret, serate a tema, e ben presto diventa un punto di incontro di alcuni esponenti dell’esistenzialismo francese.

Vian conosce Sartre, la De Beauvoir, e pur diventandone amico si prende beffe dei loro atteggiamenti nella Schiuma dei giorni, il romanzo che viene ancora oggi considerato il suo più importante.

Vian lo scrive tra il 1944 e il 1945; il dattiloscritto finisce nelle mani, appunto di Queneau.

Questi lo candida alla pubblicazione presso Gallimard, che però rifiuta.

Che razza di libro è, la Schiuma dei giorni? Rifacendoci a Queneau, è una straziante storia d’amore.

Dotata però di una carica di surrealismo, piena di gioia di vivere, e di musica.

Lo si vede fin dalla breve premessa, in cui Vian enuncia una specie di canone estetico ed esistenziale.


Contestatore Atipico

Personaggio, di culto per la generazione protestataria e non solo. In lieve ma fondamentale anticipo su tutto, il geniale, versatilissimo autore francese; il che gli ha impedito di varcare, almeno da vivo, le soglie del successo, ovvero del giusto apprezzamento da parte dei più (i pochi, queneau, paulhan, lo stesso da lui bistrattato sartre, il jean-sol partre della schiuma dei giorni, non avevano dubbi sul suo valore). Del resto anche la morte è giunta presto, nel 1959, prima dei quarant'anni: morte annunciata per il malato di cuore; che così ha vissuto con il piede fisso sull'acceleratore, come su quelle belle macchine che gli piacevano tanto.
scrittore di romanzi e di teatro,  autore di canzoni, cantante e attore, trombettista jazz e critico in testate le più varie, da les temps modernes di sartre a jazz hot (da lui ribattezzata jazote),  dove scrive pezzi audaci e trascinanti.

Il 23 giugno 1959 boris vian moriva al cinema. Sì proprio in una sala cinematografica si concludeva l’esistenza frenetica e creativa di uno dei miti della metà del secolo scorso, mentre assisteva alla versione cinematografica di uno dei suoi capolavori, sputerò sulle vostre tombe.
vian fu una meteora, come tanti suoi contemporanei celebri, che lasciò il segno in una generazione, quella del secondo dopoguerra divisa tra antimilitaristi e colonialisti, tra contestatori e tradizionalisti.
la francia, durante lo scorso anno lo ha ricordato in molti modi: un doppio album con chansonniers d’eccezione, una nuova edizione delle sue opere, spettacoli, concerti.


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Boris Vian
di L. Masetti

Ho scoperto l'esistenza di Boris Vian grazie ad una canzone cantata da Ivano Fossati, Il Disertore. Una di quelle canzoni che riesce a farti venire i brividi ogni volta che la ascolti, un capolavoro che con la semplicità di una storia esemplare riesce a raccontare l'orrore della guerra e a dimostrare la razionalità di un pacifista contro l'irrazionalità della guerra. Una canzone molto vicina, soprattutto per quella frase "Ma io non sono qui, egregio presidente, per ammazzar la gente più o meno come me" a La Guerra di Piero di De André (e mentre marciavi con l'anima in spalle/ vedesti un uomo in fondo alla valle/ che aveva il tuo stesso identico umore/ ma la divisa di un altro colore)

Solo dopo ho scoperto che la canzone non è di Fossati ma è una cover di... Boris Vian. La domanda "e chi cavolo è Boris Van?!?" sorge spontanea... per fortuna siamo nel 2001 c'è internet che almeno per queste cose è sempre utile! Scrivendo "Boris Vian" in qualche motore di ricerca sono riuscito a trovare la canzone originale e a sapere qualcosa di questo personaggio.

Boris Vian è nato nel 1920 e non era solo un cantante, anzi si può dire che il ruolo di cantante era abbastanza marginale nella sua vita. Appassionato fin da giovanissimo di letteratura, scrisse romanzi, poesie e canzoni. Un artista "multimediale" diremmo oggi, era laureato in ingegneria e appassionato di jazz, suonava la tromba. Amico di Duke Ellington e di Miles Davis, scriveva canzoni rivoluzionarie per la Francia di quegli anni, che furono portate poi al successo dalle grandi voci della canzone francese come Juliette Greco.
Malato di cuore fin dalla nascita, visse tutta la vita con la consapevolezza che la morte poteva arrivare da un momento all'altro, morì ad appena 39 anni.

Le déserteur è la sua canzone più famosa. Scritta durante la guerra francese in Algeria fu ovviamente censurata e gli provocò non pochi problemi. La forza delle parole ricorda Georges Brassens, ma l'arrangiamento è quello delle canzoni francesi tradizionali, mentre Brassens cantava accompagnadosi solo con la chitarra.
Quindi, se l'arrangiamento suona oggi inevitabilmente datato, il testo è quanto mai attuale. La versione di Fossati, voce e chitarra, restituisce alla canzone tutta la sua forza.

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