Corriere della Sera

4 gennaio 1998

Simone Weil, La rivoluzione solitaria
di Alfonso Berardinelli

Ne' con la Chiesa ne' con Marx: un genio messo al bando Le sue opere sono oggetto di un culto un po' bigotto che ha finito per nuocerle Nei suoi saggi tutto e' autobiografico ma niente e' personale o solo privato. La sua breve vita: operaia alla Renault, partigiana e mistica

Novecento Accusata di tradimento dalla sinistra, fraintesa dalla destra, dimenticata dai manuali di filosofia. Eppure e' uno dei maggiori pensatori del secolo Simone Weil La rivoluzione solitaria Ne' con la Chiesa ne' con Marx: un genio messo al bando Le sue opere sono oggetto di un culto un po' bigotto che ha finito per nuocerle Nei suoi saggi tutto e' autobiografico ma niente e' personale o solo privato Nella cultura del '900 non si riesce mai a trovare un posto per Simone Weil. Non tra i filosofi e gli scrittori. E neppure fra i pensatori politici e i teologi. Non le ha giovato essersi occupata di troppe cose: teoria marxista e cultura greca, scienza moderna e pensiero indiano, nazismo e matematica, condizione operaia ed esperienza mistica. E chissa' che l'aver condannato sia il monoteismo "nazionale" ebraico che l'imperialismo romano non impedisca tuttora di prendere in seria considerazione molte delle sue idee: cosi' spesso in apparenza "inattuali" e in realta' profetiche. Oggetto di un culto quasi esoterico e spesso un po' bigotto, che ha finito per nuocerle e consegnare le sue opere a conventicole spiritualiste o cristiano - sociali, Simone Weil e' oggi il piu' grande pensatore misconosciuto del XX secolo. Nata a Parigi nel 1909 in una famiglia della buona borghesia ebraica, Simone ricevette un'educazione del tutto laica. Il fratello maggiore Andre' era un genio precoce della matematica. La sua intelligenza impressiono' cosi' profondamente Simone da spingerla alla disperazione. A tredici anni si convinse che date le proprie scarse doti intellettuali per lei non ci sarebbe stata speranza. Penso' al suicidio. Ma dal buio di questo sconforto usci' con una convinzione che illuminera' tutta la sua vita. Capi' per una sorta di fede nell'ordine del mondo, che la verita' non puo' essere accessibile soltanto alle menti geniali. E che "qualsiasi essere umano, anche se le sue facolta' naturali sono pressoche' nulle" e' in grado di capire tutto cio' che conta "se solo desidera la verita' e fa continuamente uno sforzo di attenzione per affermarla". L'esercizio dell'attenzione senza altro desiderio che quello della verita': e' stata questa la chiave di volta nella vita e nel pensiero di Simone Weil. L'attenzione che vede "le cose come sono" e non come vorremmo che fossero era per lei la forma razionale e laica della preghiera. E' l'attenzione la facolta' che distingue cio' che e' reale da cio' che non lo e', ma e' solo un fantasma mentale prodotto da un "io" o da un "noi" che si sovrappongono al mondo per dominarlo e manipolarlo. Cosi', per evitare ogni genere di asservimento collettivo, Simone Weil fu rivoluzionaria senza partito. E negli ultimi anni della sua breve vita si senti' cristiana rifiutando pero' il battesimo. Nella sua Lettera a un religioso (recentemente pubblicata da Adelphi a cura di Giancarlo Gaeta) scrisse che la sua vocazione era di "essere cristiana fuori dalla Chiesa". Da bambina, a dieci anni, scandalizzava i familiari dichiarandosi bolscevica e indignandosi per le umilianti condizioni imposte dalla Francia alla Germania col trattato di Versailles: un trattato di pace pesantemente punitivo che avrebbe favorito per reazione la nascita del futuro nazionalsocialismo. Ventenne, insegnante in un liceo di provincia nella regione della Loira, divenne militante nella tradizione del sindacalismo rivoluzionario e collaboratrice della rivista "Revolution prole' - tarienne". Nel 1934 riesce a farsi assumere come operaia alla Renault. Scopre allora che cosa vuol dire che la produzione industriale e' distruzione dell'umanita' del lavoratore e del rapporto fra mente e corpo. Due anni dopo, nell'agosto del '36, durante la guerra civile spagnola, entra nella colonna di combattente capeggiata dal leggendario leader anarchico Buenaventura Durruti. Le sue convinzioni vengono confermate da questa breve esperienza: la violenza e la guerra sono mezzi che distruggono qualsiasi fine positivo si voglia raggiungere. Ma come si puo' usare la forza disprezzando la forza? Per Simone Weil il solo grande eroe moderno che abbia incarnato questo ideale inarrivabile e contraddittorio e' stato Lawrence d'Arabia. Sembrerebbe, con alcune punte di eccentricita' autolesionistica, l'itinerario tipico di molti giovani intellettuali di sinistra degli anni Trenta. Ma e' solo superficiale apparenza. Intanto perche' Simone Weil rifiuta qualsiasi protezione dovuta al suo essere donna. Ma soprattutto, impegnandosi, Simone inventa, elabora lei stessa i termini intellettuali, morali, pratici del suo impegno. Non solo studia intensamente Marx. Ma sottopone le sue teorie ad una critica politica e filosofica che resta tuttora esemplare, svelandone le ingenuita' "dialettiche", l'ottimismo progressista e arrivando a dichiarare il carattere illusorio della rivoluzione. Scrivera' in uno dei suoi quaderni: "Il socialismo consiste nel collocare il bene nei vinti, il razzismo nel collocarlo nei vincitori. Ma l'ala rivoluzionaria del socialismo si serve di quelli che, benche' nati "in basso", sono per natura vincitori: e cosi' approda alla stessa etica" (Adelphi, Quaderni III, p. 266). Questi appunti Simone Weil li scrisse nel 1942. L'anno dopo mori' senza essere riuscita a raggiungere di nuovo la Francia occupata dai nazisti e dare il suo contributo alla resistenza. Ma intorno a quelle annotazioni politiche ne troviamo altre: su Cristo, sulla Bhagavad G - ita, su Platone, sulla matematica, su Giobbe, sulla mitologia greca, sulla natura della sua bellezza. Cio' che sempre in Simone Weil ha attratto gli snob culturali e' la geniale acutezza erudita della sua riflessione. Ma la Weil non volle essere ne' geniale ne' erudita. Il suo solo scopo fu di capire l'essenziale, con tutti i mezzi che aveva, per non cadere nella confusione ne' farsi complice della violenza e della menzogna. Una rivoluzionaria cristiana? Anche una simile etichetta, come molte altre, e' inadeguata. Cartesio, Kant, il pensiero greco e indiano contano per Simone Weil non meno del marxismo e del cristianesimo. Una delle falsificazioni piu' diffuse a proposito della Weil e' l'idea secondo cui sarebbe passata dalla politica alla religione, dall'attivismo di sinistra alla contemplazione mistica. Si tratta di un travisamento che ha fatto comodo sia a destra che a sinistra, per ragioni opposte e complementari. La sinistra infatti non e' mai riuscita ad accettare il pensiero della Weil come pensiero politico. Non ha saputo accettare la sua critica della politica, del potere e dello straordinario prestigio che godono nella storia dell'Occidente. La destra a sua volta ha voluto farne una transfuga della sinistra che finalmente ha abbandonato la superbia del libero pensiero e s'e' messa a rivalutare le tradizioni religiose. Il grande merito di Giancarlo Gaeta, curatore per Adelphi e altri editori di diverse opere della Weil, e' stata la discrezione direi ascetica (un vero esercizio di attenzione) con cui ci ha riproposto quest'autore senza mescolarvi interpretazioni di parte ne' arrivare a conclusioni frettolose. E tuttavia si verifica il paradosso che nell'epoca dell'industria culturale piu' onnivora, Simone Weil resta un continente in gran parte inesplorato e quasi inavvicinabile. E' proprio nel confronto con autori come Adorno, Wittgenstein, Heidegger, Popper, Lukacs, Bloch, Bataille e Benjamin che emerge la grandezza della Weil: la spregiudicatezza intellettuale del suo pensiero religioso, il coraggio e la concretezza del suo pensiero politico, la lucidita' e tempestivita' con cui ha saputo vedere in tutte le loro piu' remote implicazioni fenomeni come la nascita del nazismo, la sconfitta del movimento operaio e insieme il trionfo delle ideologie progressiste. Ma anche dal punto di vista letterario Simone Weil puo' essere considerata uno dei maggiori saggisti del secolo. Solo forse per Karl Kraus la forma saggistica sembra essere stata, come per lei, una forma di espressione primaria, allo stato puro, indipendentemente da applicazioni particolari come la critica letteraria, le scienze umane, la teologia. In lei tutto e' autobiografico, eppure non personale. Dev'essere questa singolarita' che ha svantaggiato ulteriormente la conoscenza dell'opera di Simone Weil. Nei manuali di filosofia il suo nome e' assente. Ed anche in una recente Storia della letteratura francese, curata da Giovanni Macchia e dalla sua scuola, della Weil non si parla. Come se nella letteratura del Seicento non ci fosse traccia di Pascal. O nella filosofia dell'Ottocento fosse fatto sparire Kierkegaard. Basterebbero gli ultimi Ecrits de Londres ed il grande saggio La prima radice, composto poco prima della morte, a fare della Weil un classico del pensiero novecentesco. In quelle pagine si dice tra l'altro che Hitler non sara' mai davvero sconfitto ne' superato finche' continueremo ad avere la sua stessa idea di "grandezza storica": una grandezza raggiungibile con la guerra e la sottomissione di altri popoli e che, dall'antica Roma fino a Luigi XIV e Napoleone, ha ipnotizzato l'Europa.

La sua breve vita: operaia alla Renault, partigiana e mistica Simone Weil nacque a Parigi nel 1909 e mori' a Ashford, in Inghilterra, nel 1943. Si laureo' in filosofia, ma lascio' l'insegnamento per condividere la condizione della classe operaia lavorando alla Renault. Nel '36 partecipo' alla guerra civile spagnola nelle Brigate internazionali. Intanto ando' sempre piu' avvicinandosi al cristianesimo. Nel '42 si trasferi' a Londra per unirsi ai gruppi di France Libre. Malata di tubercolosi, mori' un anno dopo in un sanatorio. Le sue opere furono pubblicate postume. Ne ricordiamo alcune: "L'ombra e la grazia" (1947), "Attesa di Dio" (1950), "Lettera a un religioso" (1951), "La condizione operaia" (1951), "Quaderni" (1951 - 56), "Scritti storici e politici" (1960). In Italia i suoi libri sono stati pubblicati per lo piu' dall'editore Adelphi. La Bollati Boringhieri ha pubblicato recentemente una sua ampia biografia culturale e spirituale, ricostruita dallo studioso statunitense Thomas R. Nevin e intitolata "Simone Weil. Ritratto di un'ebrea che si volle esiliare". *

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