Forse dovremo trascurare gli stipendi, in modo che ogni dinaro venga dato per il fronte. Bisogna dire al popolo la verità, che é dolorosa. Se decidiamo di difendere il nostro stato e la nostra libertà, malgrado l'opposizione di tutto il mondo, allora sarà molto più difficile di adesso.
Nonostante gli errori, il sistema imperfetto e le istituzioni statali non ancora sviluppate, noi abbiamo portato avanti in questi due anni e mezzo la guerra serba più protetta della storia. Il popolo in genere non ha subito sofferenze, lo abbiamo protetto con la creazione del confine e della linea di fronte sui bordi dei nostri territori etnici. Non c'é stata la fame, ne le epidemie, gli ospedali hanno funzionato bene e la percentuale dei feriti salvati supera tutte le statistiche precedenti, così che la si può considerare un miracolo di Dio, in presenza dello Spirito Santo insieme a noi. Se respingiamo il piano, dovremo fare la guerra fino alla nostra sconfitta e al nostro esilio, oppure fino alla sconfitta del nostro nemico, lasciando la pietà per dopo la vittoria. Churcill aveva previsto per gli inglesi, sangue, sudore e lacrime, ma poté far questo contando su di un consolidato e potente impero, oltre alla maggior parte del mondo che era dalla sua parte. Il nostro sangue, il nostro sudore e le nostre lacrime, sarebbero ben più terribili e privi della compassione o della simpatia, così come della pietà della maggior parte del mondo. Saremo soli, sperando solo in Dio che fino ad oggi é stato con noi. Se respingiamo questo piano, allora questa decisione ci obbliga ai sacrifici e alla resistenza, uguali a quelli che migliaia di nostri uomini hanno già affrontato, dando le loro vite per il nostro stato e per il popolo serbo.
Cosa succederebbe invece se accettassimo il piano? In cambio delle città e dei territori che dovremmo concedere, ci viene offerta la pace, ma chi ci garantisce che i nostri nemici non si precipiteranno su di noi per finirci? Se ci ritiriamo sulle linee proposte, mettiamo i nostri nemici nella posizione strategica e tattica più favorevole, dalla quale potrebbero vincere la guerra contro di noi. Chi ci garantisce che non sarà proprio così? La comunità internazionale non ci può garantire niente e non le crediamo. Perché hanno introdotto le sanzioni, se pensano di abolirle così presto e facilmente? Hanno forse rinunciato ai dichiarati obiettivi vaticani di ridurre la Serbia ai confini del 1912? I nostri nemici rinuncerebbero così facilmente ai loro piani, da così lungo tempo preparati e stabiliti? Se noi rinunciamo al nostro stato, saremo in grado di impedire l'arrivo delle truppe NATO, dietro invito del governo di Sarajevo? Potrebbe la Serbia stare in piedi se sulla Drina, invece di noi, ci fossero decine di migliaia di soldati della NATO. No, saremmo costretti a inginocchiarci e accettare la minorazione, se non anche la distruzione. Rinuncerebbero i nostri nemici ad accendere il conflitto in Kosovo? Chi sarebbe responsabile di un tale sviluppo degli eventi? Saremmo, in quel caso, in grado di impedire la realizzazione dello scenario della distruzione dei serbi? O ci sarebbe più facile difenderci adesso, che ci troviamo in una posizione più favorevole? Quali garanzie abbiamo che dopo la nostra neutralizzazione e smilitarizzazione, la Croazia non attaccherà la Krajna serba? E se l'attaccherà come la difenderemo? Possiamo permetterci la smilitarizzazione e il disarmo, prima che si smilitarizzino la Germania, la Turchia e i loro alleati? E perché immergere il nostro stato e la nostra sovranità in uno stato comune con i nostri nemici di sangue?
Stimati deputati, cari ospiti, viviamo in un tempo impudente, in cui i grandi e i potenti non hanno paura di Dio, ne vergogna degli uomini. Se accettiamo non ci perdoneranno niente, ci faranno tutto quello che possono e che vogliono. Ma anche se respingiamo il piano proposto, oltre a Dio, non ci sarà nessun altro su cui contare. Dobbiamo scegliere, o accettiamo l'ultimatum e ci inseriamo negli interessi delle forze a noi contrarie, esposti alla loro pietà, senza nessuna certezza sul futuro. Oppure resistiamo con la certezza di combattere per la libertà e la giustizia. La sostanza di ogni tragedia é la connessione tragica delle circostanze. Non dobbiamo vantare eroismi davanti al popolo. Ognuno ha il diritto assoluto di scegliere personalmente il suo destino, ma nessuno, oltre al popolo e ai suoi rappresentanti, ha il diritto di scegliere il destino della Nazione. Solo il popolo può decidere e scegliere la strada del martirio e della sofferenza, perché solo allora troverà in se stesso l'enorme forza che lo porterà sulla strada del martirio e della resurrezione. Voglio dire che quando decideremo, non voteremo per il nostro destino, ma per quello del nostro popolo. Se decidiamo di accettare questo piano, dobbiamo sapere se il popolo é d'accordo e se seguirà questa decisione, se sarà in grado di sopportarne le conseguenze e se riuscirà ad orientarsi tra le difficoltà. Se respingiamo il piano, dobbiamo sapere se anche il popolo lo respinge, pronto al sacrificio e alla battaglia impari, non solo contro il nostro nemico ma anche contro forze imparagonabili. Benché non tengano conto del diritto internazionale, queste forze hanno bisogno della nostra firma, perché? Per la pace o per qualcos'altro? Tutto il mondo ci chiede la firma. Sono forse nostri amici, alla cui richiesta dobbiamo rispondere assecondandoli? Una cosa é certa, sia nel caso che accettiamo, sia in quello che rifiutiamo, dovremo essere pronti a controllare e a canalizzare le conseguenze che deriveranno dalla nostra decisione-
(Tradotto dal testo originale in cirillico)
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