Consiglio Direttivo dell’Associazione

IPRI (Italian Peace Resarch Institute) – Rete Corpi Civili di Pace

Bologna, Sala Ferrovieri, 23 Maggio 2010

Il Consiglio Direttivo della IPRI -  Rete CCP convocato il 23 Maggio a Bologna si tiene alla presenza di Alberto L’Abate (Presidente), Gianni D’Elia (Segretario), Maria Carla Biavati (Berretti Bianchi), Gianmarco Pisa (Operatori di Pace – Campania), Alessandro Capuzzo (Comitato Pace e Solidarietà “Danilo Dolci”, Tavola per la Pace del Friuli Venezia Giulia), Renato Fiorelli (Movimento Nonviolento) e Vittorio Pallotti (CDMPI), nonché Giorgio Gatta (ALON GAN) per la prima parte della discussione.

Il Consiglio esamina i seguenti punti all’Ordine del Giorno:

1.  proposta di Fondo Unico per la Pace, sulla base della relazione proposta da Alberto L’Abate,

2. valutazione sugli esiti operativi ed amministrativi del progetto ICP, sulla base della relazione illustrata da Maria Carla Biavati,

3. ipotesi di finanziamenti per la sperimentazione dedicata ai CCP in Kosovo, sulla base del formulario predisposto, nella sua formulazione definitiva, da Gianmarco Pisa,

4. relazione sulla V Conferenza Internazionale di Bil’in (Palestina), facilitata dalle osservazioni di Maria Carla Biavati e, non ultimo per importanza,

5. definizione degli ambiti entro cui fare valere il criterio della decisione a maggioranza ovvero per consenso, sulla base delle osservazioni fatte circolare sulla mailing list in ordine alle ultime campagne tematiche, tra cui in particolare la questione dell’ingresso di Israele nell’OSCE e la campagna BDS (Boicottaggio Disinvestimento Sanzioni).

La proposta del Fondo Unico per la Pace dovrebbe garantire una quota di capitale con cui finanziare iniziative, interventi e progetti dedicati alla prevenzione della violenza in ogni sua forma, come ambito proprio e generale del peace-keeping civile non armato e nonviolento. Tale fondo si dovrebbe comporre di una serie di azioni: a) l’ipotesi - per ogni associazione componente la rete ovvero per ogni associazione che liberamente decidesse in tal senso - di devolvere una parte (20%) della propria dotazione del 5‰ alla cassa del fondo; b) l’ipotesi di unificare tutti i finanziamenti contro la guerra e per la pace delle diverse campagne attive all’interno di questo fondo quale effettivo Fondo Unico per la Pace, con particolare riferimento alle quote di finanziamento del 5‰, alla Campagna di Obiezione di Coscienza alle Spese Militari per la Difesa Popolare Nonviolenta e all’ipotesi di contribuzione libera individuale (Tassa per la Pace o Peace Tax). La proposta del Fondo Unico per la Pace corrisponderebbe all’esigenza di contribuire concretamente alla realizzazione di Corpi Civili di Pace ed Interventi Civili di Pace in Italia e all’estero e conseguirebbe l’obiettivo di dare forza ad una campagna di promozione sociale sul tema dell’intervento civile non armato e nonviolento per la prevenzione della violenza e la trasformazione dei conflitti, sulla base del fatto, di particolare evidenza, per cui il rapporto tra la spesa militare e la spesa per la prevenzione, gestione e trasformazione dei conflitti è pari a 1000 a 1.

Il dibattito che segue vede una articolazione di posizioni, tra cui quelle di Alessandro Capuzzo che ritiene che si debba partire comunque, nel tempo più rapido possibile, al lancio della campagna e alla promozione del Fondo Unico per la Pace, in quanto ciò offrirebbe la possibilità di attivare delle energie all’interno della rete e di cominciare a parlare subito all’esterno dei temi inerenti i CCP, e di Gianmarco Pisa che ritiene si debba procedere orientativamente secondo la cadenza fissata al’incontro di Genova del Tavolo degli Interventi Civili di Pace dell’ 08-09 Aprile u.s., occasione nella quale ci si è soffermati sulle problematicità contenute nella proposta, tra cui quella di farla vivere in parallelo con un’azione di ampio spettro di sensibilizzazione e promozione, di indicare un obiettivo specifico in forza del quale attivare la contribuzione, sia di carattere associativo sia di carattere individuale, e di predisporre una struttura di monitoraggio, di controllo e di gestione che possa garantire la legittimità, l’affidabilità e la trasparenza nella gestione del Fondo, obiettivi che richiedono di dotarsi di una visione strategica e quindi anche di una tempistica non affrettata. Viene invece scartata l’opzione di iscrivere l’APS IPRI Rete CCP all’albo dei soggetti titolati ad accedere al 5 ‰ come da decisione già presa in un precedente Consiglio Direttivo.

Va segnalata la posizione del Movimento Nonviolento che si dichiara non d’accordo con l’ipotesi della contribuzione associativa pari al 20 % del fondo del  5 ‰  sia per ragioni di natura organizzativa sia per il fatto che, in linea di principio, IPRI Rete CCP stessa sarebbe, in vigenza delle condizioni amministrative e finanziarie stabilite dall’Agenzia del Tesoro, titolata ad accedere al fondo del 5 ‰ il che aprirebbe anche al Movimento Nonviolento uno spazio di supporto diverso al lavoro di IPRI Rete CCP, per esempio attraverso la promozione della rete e delle sue  campagne, iniziative e progetti sul mensile del Movimento, “Azione Nonviolenta”. A questa si affiancano due proposte concrete che il Consiglio fa proprie: a) ri-lanciare l’IPRI Rete CCP come soggetto politico assumendo in tal senso una iniziativa per la unificazione dei testi di legge sin qui prodotti e giungere alla definizione di una proposta di legge di iniziativa popolare per l’introduzione in Italia dei Corpi Civili di Pace, sulla base dell’elaborazione di cui al disegno di legge 269 (XV Legislatura) su iniziativa dei senatori Valpiana, Cossutta, Donati, Mele, Russo Spena, Caprili, Alfonzi, Grassi, Nardini, Tibaldi, Scalera e Silvestri recante “Disposizioni per il riconoscimento dei congedi per la partecipazione a missioni organizzate nell’ambito dei Corpi Civili di Pace”; b) lanciare una campagna di promozione sociale a proiezione di massa per promuovere gli ICP in generale e i CCP in particolare sia nel senso della costruzione di ipotesi di attivazione per Corpi Civili di Pace nell’ambito della prevenzione della violenza, della gestione dei conflitti e della inibizione delle escalazioni (mitigazione del conflitto) e per l’intervento nel conflitto interno e per l’intervento di pace nel conflitto internazionale, sia nel senso del sostegno popolare ad un progetto di Corpi Civili di Pace ad hoc, allo scopo di targetizzare l’attenzione, l’interesse e l’eventuale contribuzione sociale.

Sulla base di questa discussione, il Consiglio decide di tenere un incontro di lancio, entro la prima metà di settembre del direttivo medesimo di IPRI Rete CCP con tutti i soggetti sociali interessati al varo di una campagna popolare per i Corpi Civili di Pace contenente anche l’ipotesi dell’attivazione di una campagna di fund-raising per sostenere la promozione dei CCP e il varo di un progetto specifico per CCP.

Si passa, di conseguenza, ad analizzare i risultati e lo svolgimento complessivo del progetto ICP (Interventi Civili di Pace). Com’è noto il progetto è nato ad esito del dialogo socio-istituzionale  tra il Ministero degli Affari Esteri (Vice-Ministro con delega alla Cooperazione Internazionale Patrizia Sentinelli) e Organizzazioni del Terzo Settore di Pace, le quali, da oltre un anno, attraverso il Tavolo "Interventi Civili in zone di conflitto" anche detto, in sintesi, CCP/MAE, chiedono riconoscimento istituzionale e valorizzazione dell’operato. Obiettivo del progetto è stato ed è  quello di fornire all'Italia uno strumento civile di intervento nei luoghi di conflitto che aggiunga una dimensione di peace-building agli interventi di cooperazione, e costituisca un'alternativa realistica e professionale agli strumenti di intervento militare. Per quanto, dal punto di vista dei contenuti, il progetto sia stato senza dubbio un successo, come indicato anche dall’assemblea nazionale ICP di Genova, sia nel senso dei contenuti metodologici messi a disposizione, sia nel senso della numerosità della platea di beneficiari che ne è stata coinvolta, attraverso lo sviluppo di quattro moduli formativi nelle scuole, numerose giornate di formazione regionale e quattro settimane di formazione residenziale, esso, dal punto di vista amministrativo, ha registrato numerose criticità. Questo soprattutto in relazione a tre aree: a) la mancata comunicazione al soggetto interessato del trasferimento della quota di competenza amministrativa di IPRI Rete CCP in capo all’Operazione Colomba, b) l’incompletezza dell’informazione e della comunicazione in ordine allo stato di avanzamento del progetto e dell’amministrazione, c) lo scarso coinvolgimento di tutti i soggetti capofila di progetto in quanto sottoscrittori di protocollo di intesa iniziale: Servizio Civile Internazionale, Associazione per la Pace, IPRI-Rete CCP, ReOrient, Operazione Colomba, Istituto di Ricerche Internazionali – Archivio Disarmo, Un ponte per... .

Su indicazione unanime di tutti i Consiglieri, il Consiglio, dato mandato a Maria Carla Biavati, in quanto referente di rete presso il Tavolo di Progetto ICP, di relazionare, in via riservata ed informale, in ordine all’andamento e alle problematicità dell’implementazione e della gestione del progetto ICP, decide di non tornare su questioni già risolte o in corso di chiarimento, bensì di concentrarsi sulle lessons learned, soprattutto in vista di ulteriori future implementazioni da costruire in rete sulla base dell’agenda predisposta in occasione dell’ultima assemblea di Genova del Tavolo ICP, in particolare:

1.  importanza di una corretta redazione sia del formulario di progetto sia della relazione di bilancio,

2. tutela del partenariato e dei luoghi formali della decisione progettuale,

3. unità e continuità del gruppo di gestione progettuale,

4. messa per iscritto di tutte le decisioni, le deliberazioni e le comunicazioni di rilevanza contrattuale,

5. effettiva partecipazione e corresponsabilizzazione di tutti i soggetti partner per applicazioni future.

Per quanto attiene ai contenuti dell’agenda ICP per il corso di implementazione 2010-11, si fa riferimento in particolare ai seguenti cinque ambiti:

1. ri-lancio di percorsi formativi sul peace-keeping civile non armato e nonviolento nelle scuole sulla base delle attivazioni e dei finanziamenti locali,

2. sperimentazione di due azioni di Intervento Civile di Pace di cui una in Italia (Campi di Pace nel Mezzogiorno d’Italia sulla base dell’esperienza pilota di “Operatori di Pace – Campania” con il Progetto di Servizio Civile di Pace a Castelvolturno) e una all’estero (progetto di formazione e auto-formazione per la verifica di fattibilità e l’ipotesi di costituzione di un CCP in Kosovo, sulla base della proposta avanzata dalla IPRI Rete CCP in quanto tale e, in particolare, al suo interno, Tavola per la Pace Friuli Venezia Giulia ed “Operatori di Pace – Campania”),

3. azioni di protesta tipo parade, piazza tematica o flash-mob in occasione della Festa della Repubblica (2 Giugno) contro la parata militare,

4. costruzione di un database dei formatori e dei formati del percorso ICP 2009-2010 e

5. ridefinizione degli strumenti di comunicazione interna ed esterna, in particolare mailing list, social network e sito internet: www.interventicivilidipace.org.

Questione di grande rilievo strategico per l’IPRI Rete CCP è la proposta del progetto sperimentale per CCP in Kosovo sulla base della redazione definitiva di progetto “Prendere in Mano il Proprio Futuro, Superare il Conflitto Lavorando sui Problemi Comuni”, nella sua doppia formulazione, quella complessiva da 100 mila euro che richiede un’ulteriore verifica sia in ordine alla sostenibilità amministrativa e finanziaria sia in relazione ai bandi europei ed internazionali disponibili, e quella ridotta da 16 mila euro che si svilupperebbe nella forma di  una verifica di fattibilità, di un percorso di formazione e auto-formazione per operatori locali e operatori espatriati ed uno scambio inter-nazionale tra realtà di pace italiane e kosovare etnicamente miste per la durata di due mesi e in corso di applicazione in particolare presso la Provincia di Trieste, la Regione Toscana e la Regione Campania, nell’ambito dei bandi disponibili, da parte dei soggetti attivi presso questi territori. Viceversa, valutate altre ipotesi di finanziamento, si decide di non fare ricorso in ogni caso a finanziamenti di natura bancaria o di fondazioni bancarie ove colluse con la produzione e la commercializzazioni di armi o con il finanziamento del complesso militare – industriale. A riguardo, si fa riferimento alle indicazioni sulle Banche Armate fornite da Vittorio Pallotti, di cui al sito: www.unimondo.org/Guide/Economia/ Finanza-e-armi/%28desc%29/show

Quanto infine allo svolgimento del metodo decisionale, il Consiglio decide di effettuare una valutazione in ordine alle istanze cui dare la propria adesione come rete “caso per caso”, sulla base delle valutazioni emerse dal Consiglio Direttivo medesimo ed ivi maturate per consenso. Questo sia al fine di superare l’empasse provocata dai ritardi nelle convocazioni e nelle risposte che potrebbero inibire il processo operativo e decisionale, sia per non creare le lacerazioni tipiche del criterio Maggiore/minore che potrebbero portare a scelte non condivise all’interno della rete con il rischio concreto di divisione.

Napoli 25 Maggio 2010

L’estensore

Gianmarco Pisa

Operatori di Pace – Campania ONLUS

top