Appello alle forze politiche, alle istituzioni ed alla società civile:
I Corpi Civili Di Pace Europei: Un’Utopia Oggi Realizzabile
Padova, 8 maggio 2005

I sottoscritti partecipanti al seminario sui Corpi Civili di Pace Europei, tenutosi a Padova oggi 8 maggio 2005,

CONSIDERATE:

1. la raccomandazione del 1998 al Governo del Parlamento Italiano, approvata alla Camera ed al Senato, che chiedeva la “creazione e formazione operativa di un contingente italiano di caschi bianchi”, raccomandazione rimasta fino ad oggi lettera morta.

2. la legge 230/1998 che la predisposizione “di forme di ricerca e di sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta” non ha trovato ad oggi attuazione nonostante la nomina dal parte del governo di un Comitato consultivo “di saggi” per la Difesa Civile Non armata e Nonviolenta presso l’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile.

3. la proposta di legge per la creazione dell'Istituto internazionale di ricerca per la pace e la risoluzione dei conflitti, organismo che diversi governi sia nazionali che locali hanno già da alcuni decenni creato e finanziato pubblicamente. L’attività di tali Istituti si riconduce a ricerche di base sulle problematiche della guerra e della pace come di quelle relative ai conflitti interpersonali e fra gruppi umani e a ricerche finalizzate alla individuazione precoce e alla risoluzione nonviolenta dei conflitti.

4. le risoluzioni del Parlamento europeo:

- n. R4-0047/1999 del 10.02.1999 in cui si "raccomanda al Consiglio di elaborare uno studio di fattibilità sulla possibilità di istituire un Corpo di Pace Civile Europeo nell’ambito di una Politica estera e di Sicurezza Comune più forte ed efficace […] di vagliare la possibilità di concreti provvedimenti generatori di pace finalizzati alla mediazione ed alla promozione della fiducia fra i belligeranti, all’assistenza umanitaria, alla reintegrazione (specie tramite il disarmo e la smobilitazione), alla riabilitazione nonché alla ricostruzione unitamente al controllo ed al miglioramento della situazione dei diritti umani";

- N. A5-0394/2001 del 28 gennaio 1999, che prevede la creazione di "unità di reazione rapida non militare" e la realizzazione di un Corpo Civile di Pace Europeo, i cui possibili compiti sarebbero: "il coordinamento a livello europeo della formazione e dispiegamento degli specialisti civili per la realizzazione di misure concrete di peace-making come l’arbitrato, la mediazione, la disseminazione di informazioni imparziali, la de-traumatizzazione, e la costruzione della fiducia fra le parti in conflitto, l’aiuto umanitario, la reintegrazione, la riabilitazione, la ricostruzione, l’educazione e il monitoraggio e il miglioramento della situazione dei diritti umani, incluse le misure di accompagnamento dei diritti umani […] utilizzando pienamente le risorse della società civile";

5. la Costituzione Europea agli articoli:

- I-41 comma 1: "La politica di sicurezza e di difesa comune costituisce parte integrante della politica estera e di sicurezza comune. Essa assicura che l’Unione disponga di una capacità operativa ricorrendo a mezzi civili e militari. L’Unione può avvalersi di tali mezzi in missioni al suo esterno per garantire il mantenimento della pace, la prevenzione dei conflitti e il rafforzamento della sicurezza internazionale, conformemente ai principi della Carta delle Nazioni [..]"
- III-309 comma 1: "Le missioni […] nelle quali l’Unione può ricorrere a mezzi civili e militari, comprendono le azioni congiunte in materia di disarmo, le missioni umanitarie e di soccorso, le missioni di consulenza e assistenza in materia militare, le missioni di prevenzione dei conflitti e di mantenimento della pace e le missioni di unità di combattimento per la gestione delle crisi, comprese le missioni tese al ristabilimento della pace e le operazioni di stabilizzazione al termine dei conflitti"

6. gli studi di fattibilità:

- del Parlamento Europeo sull’istituzione degli European Civil Peace Corp del gennaio 2004;
- della Provincia e del Comune di Ferrara sulla realizzabilità di una missione di Caschi Bianchi da parte di Enti Locali del 2004 e la recente approvazione da parte dell’UNSC di un progetto relativo.

7. le esperienze di altri Stati europei in materia, fra i quali:

- Germania: creazione dei Servizi civili pace e adozione di un Piano d’azione civile per la Prevenzione delle crisi, la risoluzione dei conflitti e la ricostruzione della pace nel post-conflitto;
- Svezia: adozione di un Piano d’azione per la prevenzione dei conflitti violenti;
- Svizzera: adozione di una Politica specifica di Promozione civile della pace e di gestione civile dei conflitti e creazione nel Ministero degli Affari Esteri di una specifica Divisione per la Sicurezza Umana;

8. le numerose iniziative autonome delle organizzazioni della società civile italiana di intervento civile di facilitazione della riconciliazione, mediazione, risoluzione e trasformazione nonviolenta dei conflitti e consolidamento della pace in tutto il mondo;

PREOCCUPATI

che la comunità internazionale, e l’Italia in particolare, non abbiano saputo rispondere con strumenti di prevenzione della violenza capaci di evitare l’escalation, alle diverse situazioni internazionali di crisi e conflitto che sempre più spesso rischiano di sfociare in guerre civili;

PRENDONO ATTO CHE

a differenza di altri paesi europei, L’Italia, non ha realizzato alcun progetto concreto per dar vita ai Corpi Civili di Pace, né ha destinato alcuna risorsa alla realizzazione di politiche e strumenti civili specifici di prevenzione dei conflitti violenti e gestione delle crisi né istituzionali, né delle Organizzazioni di società civile.

Perciò,
DENUNCIANO

ß l’indifferenza delle istituzioni nazionali per gli strumenti e le politiche di prevenzione della violenza che le organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite hanno promosso e le organizzazioni di società civile hanno spesso saputo realizzare autonomamente;

ß la debolezza dell’azione di prevenzione, mediazione e risoluzione dei conflitti dell’Unione Europea;

ß l’eccessivo orientamento militare della Politica di Sicurezza e di Difesa dell’Unione Europea;

ß il rischio di una militarizzazione crescente degli strumenti di gestione delle crisi e prevenzione dei conflitti, nonché dell’azione umanitaria.

CHIEDONO QUINDI CON FORZA:

Al Parlamento ed al Governo Italiani:

1. di impegnarsi per la realizzazione dei suddetti obiettivi, e specificatamente per dar vita ad un proprio progetto di Corpi civili di pace che tenga nella massima considerazione l’azione e l’esperienza delle organizzazioni di società civile che operano per la prevenzione, gestione e trasformazione nonviolenta dei conflitti e la costruzione della pace;
2. di dar vita a politiche e strumenti specifici di prevenzione dei conflitti;
3. di impegnarsi in sede europea ed internazionale a sostegno delle diverse iniziative di risoluzione nonviolenta dei conflitti.

Ai Rappresentanti Italiani nelle Istituzioni europee (Parlamento e Consiglio):

di prendere ogni iniziativa utile alla realizzazione dei Corpi Civili di Pace Europei ed al potenziamento delle componenti civili di intervento nei conflitti e nelle crisi in fase di realizzazione, tenendo conto dell’esperienza che le organizzazioni di società civile e delle Ong in particolare possono apportare.

Alle forze politiche di tutti gli schieramenti politici:

di impegnarsi ad inserire nei loro programmi gli obiettivi di cui sopra.

Le organizzazioni promotrici del seminario ed i partecipanti.
Il seminario è stato organizzato dal MIR (Movimento Internazionale di Riconciliazione) dall’interno del "Comitato Italiano per il Decennio 2001-2010 per una cultura di nonviolenza e di pace per i bambini del mondo" [oltre al MIR, Associazione per la Pace, Banca Popolare Etica, Beati i Costruttori di Pace, Gruppo Autonomo di Volontariato Civile in Italia (GAVCI), Movimento Nonviolento), in collaborazione con il Centro Studi di Difesa Civile (CSDC), Donne In Nero e Rete Lilliput.

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