GAN: Gruppi di appoggio ai Corpi Civili di Pace all’estero?

di Lisa Clark, Coordinatrice Beati i Costruttori di Pace

discorso tenuto al Seminario Nazionale
"Verso la costruzione dei Gruppi di Azione Nonviolenta"
Roma 27-29 settembre 2001

Il gruppo ha cominciato cercando di fare chiarezza al suo interno su cosa si intendesse per "Corpi Civili di Pace", visto che c'erano chiaramente percezioni diverse. Cosa sono i Corpi Civili di Pace?
Un insieme di persone che, in modo organizzato, con la nonviolenza, agiscono prima, durante e dopo un conflitto armato per prevenire, ridurre gli effetti e la durata del conflitto stesso e per favorire la riconciliazione. Esiste la nozione ed il progetto per un Corpo Civile di Pace istituzionalizzato, proposto tra gli altri da Alex Langer ed approvato in risoluzioni del Parlamento Europeo. Molto lavoro è stato fatto verso la creazione di Corpi Civili di Pace inquadrati nelle istituzioni, ma ad oggi c'è poco di concreto. Nel quadro di questo processo, nel gruppo di lavoro si è espresso il timore che i CCP possano presentare il rischio di una eccessiva professionalizzazione, perdendo uno degli elementi caratterizzanti l'intervento dei civili nei conflitti, e cioè la vicinanza con la popolazione civile. Inoltre, è necessario che qualsiasi ipotizzata forma di CCP "ufficiali" possano godere di totale autonomia decisionale ed operativa rispetto alle tradizionali forme di intervento statuale nei conflitti armati (cioè Forze Armate, Forze di Polizia), pur mantenendo rapporti di collaborazione con queste.

Una misura che potrebbe essere introdotta, nel frattempo, per favorire l'azione di CCP organizzati da realtà di società civile è di offrire sostegno istituzionale ad associazioni e gruppi di volontari (es: concessione di aspettativa dal posto di lavoro, ecc.). Ma, se il progetto per i CCP istituzionali fatica ancora a concretizzarsi, esistono molte esperienze, passate e in corso, di corpi civili di pace dal basso (che chiameremo i "ccp" minuscolo). Sulla base di questi, abbiamo cercato sinteticamente di tracciare le caratteristiche che un intervento di "ccp" deve avere.
Intervento di "ccp" formati da internazionali, cioè persone esterne al conflitto:
- devono essere "chiamati" ad intervenire da una o più delle parti coinvolte; non possono imporsi dall'esterno senza che l'intervento sia in qualche modo richiesto; anche se sono "chiamati" solo da una parte, devono rapportarsi con tutte le parti, anche semplicemente informando del proprio lavoro, senza cioè richiedere specifiche autorizzazioni, ma mai lavorando in modo "nascosto" o clandestino;
- l'intervento dovrà essere caratterizzato dai principi della nonviolenza;
- condivisione dello stile di vita della popolazione locale;
- le azioni che i "ccp" possono compiere sono molte e varie: accompagnamento di popolazioni, interposizione tra forze contrapposte, intercessione (dare voce ad una parte debole nel rapporto con una parte forte), protezione di luoghi anche simbolici, vigilanza di confini o aree di demarcazione, aiuto al dialogo tra le parti, monitorare il rispetto di diritti umani e di accordi, informazione verso l'esterno, azioni di lobbying nei confronti di istituzioni locali, nazionali, internazionali;
- il rapporto con le parti in conflitto dovrà essere il più possibile al di sopra delle parti e nell'interesse superiore della risoluzione del conflitto in corso, senza per questo ritrarsi dalla denuncia di situazioni di oppressione da una parte o dall'altra; la posizione dei "ccp" si può descrivere come "non-partigianeria";
- i "ccp" possono essere composti da poche persone per operazioni di formazione di persone del luogo, per aiuto al dialogo, per intercessione, riconciliazione, ecc.;
- i "ccp" possono anche essere formati da grandi numeri per realizzare delle iniziative simboliche, azioni nonviolente, ecc.
Sono state citate ed esaminate molte esperienze, tra cui: presenze ed azioni di Operazione Colomba, Beati i costruttori di pace, Balkan Peace Team, Gulf Team, Mennoniti, Christian Peacemaker Teams, PBI, Voices in the Wilderness, Ambasciata di Pace, Donne in Nero, Un ponte per ... Action for Peace, Berretti Bianchi e le grandi manifestazioni come Sarajevo 1, Mir Sada, Anch'io a Bukavu, Kosovo "I Care!" 1998. Esistono anche gli interventi di "ccp" composti da elementi delle società civili interne al conflitto in corso, gruppi che si fanno promotori di pace, famiglie delle vittime, ecc.

Emerge da questo quadro l'importanza del collegamento tra esterno ed interno, con il ruolo cruciale che possono svolgere i gruppi di appoggio all'esterno per fungere da catalizzatori, mediatori, ponti ecc. L'efficacia di ogni forma di "ccp" dipende molto dall'attività dei gruppi di appoggio locali. Si ribadisce che per qualsiasi intervento di "ccp" è importante avere dei momenti di formazione ad hoc.

Nella seconda sessione, il gruppo di lavoro ha cercato di sintetizzare quali debbano essere i compiti dei gruppi di appoggio locali (in Italia, cioè) ai "ccp" operanti all'estero. Il coordinamento del lavoro all'estero dei "ccp", cioè la preparazione dei volontari, la raccolta fondi, lo sviluppo delle linee guida e degli obiettivi politici, viene portato avanti a livello contralizzato dal raggruppamento di associazioni o movimenti che promuovono l'intervento, ma c'è un importante ruolo anche per gruppi locali d'appoggio:
- fare informazione sul progetto e tessere contatti con i media;
- sostegno morale (comunicazione con i volontari, ma anche diffondere le comunicazioni dei volontari);
- sostegno finanziario (raccolte fondi locali),
- reclutamento di volontari e formazione di base (quella ad hoc dovrà essere gestita dal coordinamento promotore);
- azioni dirette nonviolente per fare informazione;
- manifestazioni fatte con creatività, forme nuove di fare informazione;
- sensibilizzazione della società civile (tutta);
- azioni di lobbying nei confronti delle autorità locali;
- contribuire alle azioni di lobbying lanciate dal coordinamento promotore (fax, e-mail, lettere alle istituzioni nazionali ed internazionali).
Dal lavoro del gruppo emergono le seguenti raccomandazioni:
1. Necessità di un coordinamento a livello nazionale per le diverse aree di intervento.
2. Importanza di proporre all'Assemblea Nazionale della Rete di Lilliput la partecipazione al coordinamento "Verso i Corpi Civili di Pace".
3. Cercare di trovare spazi validi per le tematiche della nonviolenza nel prossimo ESF di Firenze senza disperdersi.

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