Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

http://it.wikipedia.org/wiki/-Tribunale_permanente_dei_Popoli#Tribunale_di_opinione_internazionale


Tribunale permanente dei Popoli

Il Tribunale permanente dei Popoli è un tribunale di opinione internazionale fondato a Bologna il 24 giugno 1979 su iniziativa del senatore Lelio Basso.[1]

È un tribunale internazionale indipendente dai pareri delle autorità dello Stato. Esamina e fornisce sentenze su violazioni dei diritti umani e dei diritti dei popoli. Il Tribunale è stata fondato da esperti di diritto, scrittori e altri intellettuali. Succedette il Tribunale penale internazionale (o "Russell Tribunal"), che, nel 1967, esaminò i crimini di guerra commessi contro il popolo vietnamita. Fu creato a partire dalla Fondazione Internazionale Lelio Basso per i Diritti e la Liberazione dei Popoli (FILB), fondata nel 1976 e ispirata dalla Dichiarazione universale dei diritti dei popoli ad Algeri (detta anche la dichiarazione di Algeri). Il Tribunale Permanente dei Popoli può usare leggi internazionali sui diritti umani, o la Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni adottata dalle Nazioni Unite [2]

Il tribunale ha esaminato, tra gli altri, i casi di: Tibet, Sahara Occidentale, Argentina, Eritrea, Filippine, El Salvador, Afghanistan, Timor Est, Zaire, Guatemala, il Genocidio Armeno, l'intervento degli Stati Uniti nel Nicaragua, Amazzonia brasiliana. In alcuni casi (America centrale, Afghanistan, Pakistan ...), le commissioni di inchiesta hanno condotto indagini sul posto.

Membri

Giuliano Pontara, filosofo della politica e uno dei massimi studiosi della nonviolenza a livello internazionale, e in tale qualità è stato membro della giuria nelle sessioni del Tribunale sulla violazione dei diritti in Tibet (Strasburgo 1992), sul diritto di asilo in Europa (Berlino 1994), e sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia (sessioni di Berna 1995, come presidente della giuria, e sessione di Barcellona 1996).

Raniero La Valle, un giornalista politico ed intellettuale italiano, è stato giudice al Tribunale permanente dei Popoli.

Giulio Girardi, già docente universitario, un presbitero, teologo e filosofo italiano.

Raimon Panikkar, un filosofo e teologo spagnolo.

TOP


Il Tribunale Permanente dei Popoli accusa multinazionali e Unione Europea
di Raffaella Ruffo


Tribunale Permanente dei Popoli (1979-2006)
Farsi voce dei diritti negati
di Gianni Tognoni


http://it.peacereporter.net
20/05/2010

È possibile vedere la sessione del Tribunale Permanente dei Popoli sul canale : http://enlazandotv.wordpress.com


Il Tribunale Permanente dei Popoli accusa multinazionali e Unione Europea
di Raffaella Ruffo

Conclusioni ufficiali su 27 casi di violazione dei diritti umani in America Latina

Ventisette sentenze - Sono pubbliche le ventisette sentenze emesse dal Tribunale Permanente dei Popoli, riunitosi a Madrid dal 14 al 18 maggio, su casi di violazione dei diritti umani in America Latina. La sessione di Madrid è stata organizzata da oltre 300 associazioni che hanno svolto indagini per cinque anni, testimoniando che alcune multinazionali sono responsabili di abusi ambientali, appropriazione indebita di acqua pubblica, omicidi di sindacalisti e lavoratori, infrazione delle norme contrattuali e danni alla salute della popolazione latinoamericana. "La situazione di impunità deve essere trasformata in ammissione di responsabilità", ha dichiarato Andrés Ibañez, il magistrato spagnolo che presiede il Tribunale. Le sentenze del Tribunale hanno dimostrato che l'Unione Europea favorisce l'operato delle multinazionali attraverso strumenti finanziari, legislativi, e l'appoggio mediatico e diplomatico. Il Tribunale si è riunito in concomitanza con il vertice tra Unione Europea, America Latina e Caraibi, che si è svolto a Madrid, per segnalare che esistono politiche alternative al progetto capitalista e neo-liberale. "Il capitalismo europeo basato sulle politiche sociali è stato sostituito dalla eccessiva liberalizzazione e deregolamentazione", ha denunciato il professor Carlos Taibo, un membro della giuria.

Il Tribunale Permanente dei Popoli - E' un organo indipendente e non governativo che difende i diritti dei popoli ed è stato costituito nel 1979, a Bologna, dalla Fondazione Elio Basso. E' basato sul modello del Tribunale Russell, creato per valutare i crimini commessi dagli Stati Uniti durante la guerra in Vietnam. La giuria è formata da 130 esperti di diritto internazionale, politici e intellettuali. Costituisce un progetto innovativo di diritto internazionale ed è fondato sul presupposto che i diritti delle popolazioni non sono sufficientemente tutelati dalla Corte Penale Internazionale, attiva solo dal 2002. Dalla sua creazione, il Tribunale Permanente si è riunito in più di 30 sessioni, producendo giudizi su casi internazionali come il genocidio del popolo armeno in Turchia, la privazione dei diritti dei Sahrawi nel Sahara Occidentale, l'operato dei dittatori sudamericani e la deforestazione dell'Amazzonia da parte delle multinazionali statunitensi. Le sentenze sono inviate alle principali organizzazioni internazionali e sono state utilizzate anche dalla Commissione per i Diritti Umani dell'ONU.

Le sentenze - Al termine della sessione, il Tribunale Permanente ha richiesto alle Nazioni Unite di adottare "misure cautelari" per regolare i casi internazionali che ha segnalato. La giuria ha indicato che le multinazionali coinvolte dovrebbero adottare un quadro normativo più etico. Tra i casi discussi, segnaliamo alcuni dei più significativi per il loro impatto sociale, culturale ed economico. La multinazionale Agrenco è stata accusata della distruzione del territorio indigeno nel Mato Grosso brasiliano e l'azienda Aguas de Barcelona di aver sfruttato eccessivamente le riserve acquifere di Saltillo, in Messico, impedendo il rifornimento idrico per le famiglie più povere. La compagnia Teléfonica è stata giudicata per aver violato la libertà sindacale dei dipendenti. Le indagini del Tribunale Permanente indicano che la British Petroleum è implicata in 2600 casi di sparizione e 9000 omicidi di persone contrarie agli investimenti petroliferi nel dipartimento del Casanare, in Colombia. Anche la multinazionale italiana Impregilo è accusata di essere coinvolta nell'uccisione di sindacalisti colombiani.

Inutile farsi illusioni. Gli stati europei e le multinazionali non ascolteranno le conclusioni del Tribunale Permanente dei Popoli, anche se le accuse contro di loro sono molto gravi. Tuttavia, è importante che le azioni del Tribunale proseguano perché colmano un vuoto legislativo e contribuiscono a informare la società civile. "Le sentenze che abbiamo emesso", ha spiegato Ibañez "sono fondamentali perché possono influenzare l'opinione pubblica."

TOP


Tribunale Permanente Dei Popoli (1979-2006)
Farsi voce dei diritti negati
di Gianni Tognoni

Forse la cosa più semplice e utile da dire sul Tribunale Permanente dei Popoli è quella di invitare a guardare la lista delle sue Sessioni e, ancor di più, andare a riprendere i testi delle sue sentenze, ormai tutte disponibili in italiano, grazie al lavoro di edizione svolto lungo i 25 e più anni di attività dei TPP dall'Archivio della Memoria.

Il Tribunale Permanente dei Popoli viene infatti definito (al di là dei suoi Statuti e della sua caratteristica formale di essere un tribunale di opinione, emanazione diretta della Fondazione Internazionale Lelio Basso, costituito da un gruppo esteso di "personalità" indipendenti che accettano di essere giudici nelle diverse sessioni e che per questo danno gratuitamente tempo, competenze, lavoro) da questa sua presenza "permanente", da quando è stato stabilito nel 1979, agli incroci critici della storia di liberazione (e più spesso di repressione) dei Popoli.

Il Tribunale Permanente dei Popoli è nato di fatto dalla richiesta (formulata al termine della terza sessione dei Tribunale Russell 2 sull'America Latina) di essere una tribuna dove i Popoli potessero da una parte prendere la parola, dall'altra incontrare una capacità di ascoltare, interpretare, "dire" il loro diritto.

Le priorità, i contenuti, la dottrina dei Tribunale Permanente dei Popoli non nascono dunque da un programma prestabilito, ma da questo incrocio con la eterogeneità delle situazioni che non trovano spazio nelle agende ufficiali degli Stati, o lo trovano con ritardi incredibili, o in contesti che obbligano spesso le domande di fondo dei Popoli a travestirsi-adattarsi per essere ascoltate.

E' capitato così molto spesso al Tribunale Permanente dei Popoli di anticipare denunce e giudizi che solo dopo anni sono stati riconosciuti: basta citare la lotta di liberazione dell'Eritrea, la condanna della dittatura di Marcos nelle Filippine, la documentazione sui desaparecidos dell'Argentina e sulla infinita repressione degli Indios del Guatemala (Rigoberta Menchù, premio Nobel per la Pace nel 1993, testimoniò per la prima volta la sua storia al Tribunale Permanente dei Popoli a Madrid nel 1983), la denuncia e il giudizio su quanto capitava a Timor Est ed in Tibet (capitoli ancora aperti, dolorosamente).

La specificità dei Tribunale Permanente dei Popoli è quella, ogni volta, di andare alle radici dei fatti, di articolare le Sentenze non solo sulle responsabilità di individui o di gruppi, ma sulle cause strutturali, a livello dei singoli paesi e sempre più spesso della Comunità Internazionale.

Vanno in questa direzione di contributo conoscitiva e dottrinale, che analizza e condanna ciò che ora succede in vista di un diritto da costruire e da affermare, i lavori (anche in questo senso spesso anticipatori) sulle responsabilità del FMI (Fondo Monetario Internazionale) e della BM (Banca Mondiale) rispetto ai nuovi genocidi, economici e culturali, di intere aree dei mondo; sulla democrazia di facciata che copre l'impunità nei paesi dell'America Latina; sulla violazione del "Popolo dei bambini"; sulla svolta di chiusura al Diritto di asilo in Europa.

La sessione sull'Amazzonia, il lungo lavoro su Bhopal e sui rischi industriali che coinvolgono le popolazioni civili e non solo i lavoratori, e la Sessione su Chernobyl, hanno fortemente sottolineato le esigenze, ed insieme i grandi ritardi, di un diritto capace di includere efficacemente gli umani tra i beni da proteggere di fronte all'aggressione anonima, ambigua, difficilmente quantificabile, non perseguibile, drammatica, di quel rischio che si chiama l'interesse economico, più o meno coniugato con lobbies militari o con ideologie di "progresso".

Le due sessioni sulla ex Jugoslavia, lanciate prima della istituzione del Tribunale Internazionale delle Nazioni Unite hanno da una parte ripreso lo stile dei contenuti "tradizionali" (l'essere tribuna, luogo, tempo, possibilità, auspicio, contributo per almeno ricordare-dire il diritto dei Popoli), e dall'altra hanno riaperto esplicitamente capitoli caldi e fondamentali di diritto internazionale, l'autodeterminazione, l'imputabilità - responsabilità quotidiana della politica internazionale e della sua diplomazia, l'impotenza e la marginalizzazione crescente del diritto nel tempo che chiude ed apre il millennio.

È nello stesso tempo drammatico e simbolico che il Tribunale Permanente dei Popoli si ritrovi, proprio dopo l'istituzione della Corte Penale Internazionale, che ne doveva in un certo senso sancire la superfluità, a dover riprendere-rinnovare il suo cammino: da una parte per riproporre con forza l'analisi e la qualificazione, dei crimini delle multinazionali (rispetto a cui il Tribunale internazionale si dichiara incompetente) che già erano protagoniste del Tribunale Russell sull'America Latina (v. le sessioni sull'Elf-Aquitaine, a Parigi; quella di Warwick, quella in corso in Colombia); dall'altra per affrontare il cambiamento di paradigma di diritto "forzato" sulla scena mondiale dalle "guerre".

La "permanenza" di un bisogno di diritto che nasce da dentro la storia dei Popoli non poteva per altro essere più esemplarmente e tragicamente rappresentato dalla sessione sull'Algeria; il paese dove 30 anni fa era stata adottata la Dichiarazione Universale che è la Magna Charta del Tribunale Permanente dei Popoli.

Il lavoro è stato tanto. Sembra perfino incredibile visto ora, sapendo che ogni volta si è ripartiti senza un soldo in tasca, letteralmente, e, spesso, nella generale indifferenza o nella curiosità di chi dice: vediamo.

Si è rimasti, come si voleva, indipendenti e credibili, come metodo e come contenuti: non è mai successo, anche nelle sessioni più controverse e difficili, che qualcuno da qualche parte, abbia potuto sollevare-sostenere obiezioni o critiche serie.

Abbiamo segni e tracce che qualcosa di ciò che si è fatto è "passato" nella storia, nella vita, nella speranza, nella liberazione dei Popoli che abbiamo incrociato.

Anche se non ha senso porsi domande di efficacia "specifica" del Tribunale: facciamo parte di quel più grande progetto di "ricerca ad alto rischio" la cui domanda di fondo e generale è quella di sempre: "val la pena dire la verità, cercarne-proteggerne la memoria, difenderne-prepararne le strade, perché di volta in volta i popoli che in quel tempo e in quel luogo più soffrono per la sua assenza possano alzarsi e camminare?". 

Gianni Tognoni
Segretario generale del Tribunale Permanente dei Popoli

TOP

 


SESSIONI DEL TRIBUNALE PERMANENTE DEI POPOLI


1. Sahara Occidentale (Bruxelles, 1979)

2. Argentina (Ginevra, 1980)

3. Eritrea (Milano, 1980)

4. Filippine e Popolo Bangsa Moro (Anversa, 1980)

5. El Salvador (Messico, 1981)

6. Afghanistan I (Stoccolma, 1981)

7. Afghanistan Il (Parigi, 1982)

8. Timor Orientale (Lisbona, 1981)

9. Zaire (Rotterdam, 1982)

10. Guatemala (Madrid, 1983)

11. Genocidio degli Armeni (Parigi, 1984)

12. Gli interventi degli Stati Uniti in Nicaragua (Bruxelles, 1984)

13. Le Politiche del FMI e della BM I (Berlino, 1988)

14. Le Politiche dei FMI e della BM Il (Madrid,1994)

15. Porto-Rico (Barcellona,1989)

16. Amazzonia Brasiliana (Parigi 1990)

17. L'Impunità per i crimini di lesa umanità in America Latina (Bogotà, 1991)

18. La conquista dell'America e il diritto internazionale (Padova-Venezia, 1992)

19. Tibet (Strasburgo, 1992)

20. Rischi industriali e diritti umani I (Bhopal)

21. Rischi industriali e diritti umani II (Londra,1994)

22. Diritto d'asilo in Europa (Berlino, 1995)

23. Sui crimini contro l'umanità in ex Jugoslavia I (Berna,1995)

24. Sui crimini contro l'umanità in ex Jugoslavia II (Barcellona, 1995)

25. La violazione dei diritti fondamentali dell'infanzia, e dei minori (Trento-Macerata-Napoli 1995)

26. Chernobyl: ambiente, salute e diritti umani (Vienna,1996)

27. I diritti dei lavoratori e dei consumatori neu'industria dell'abbigliamento (Bruxelles, 1998)

28. Violazione dei diritti fondamentali dei bambino e dell'adolescente in Brasile (San Paolo -Brasile 1999)

29. Elf-Aquitaine non deve fare legge in Africa (Parigi 1999)

30. Multinazionali globali e "Dis-Torti umani" (Warwick 2000)

31. Il Diritto internazionale e le nuove guerre (Roma 2002)

32. Violazione dei diritti umani in Algeria (1992-2004) (Parigi 2004)

33. Violazione dei Diritti umani in Colombia (Bogotà aprile 2006).

TOP