NOTA DI CAVAGNA – GRANDI - BONINI
PROPOSTE per il PROGRAMMA ANNUALE
del
COMITATO PER LA DIFESA CIVILE, NON ARMATA E NONVIOLENTA

Premessa
Indichiamo qui in premessa alcuni punti qualificanti in ordine al dibattito attuale sulla difesa civile, non armata e nonviolenta:
- con la costituzione del Comitato, viene offerta l’occasione se non unica, certamente rara, di pensare alla difesa non armata o nonviolenta in termini istituzionali, quando invece finora tutti gli episodi storici di Difesa Popolare Nonviolenta (compresi quelli del 1989) sono avvenuti, per lo più spontaneamente, per iniziativa della società civile;
- esiste quindi la condizione culturale affinché in Italia possa avviarsi un processo (definito da un noto studioso della materia J.Galtung, di ‘transarmo’), in cui coesistono due tipi di difesa, quella armata e quella non armata; contesto culturale rafforzato:
o dal vincolo costituzionale dell’art. 11 (ripudio della guerra e cessione di sovranità ad organismi internazionali per mantenere o rispristinare la pace) e dell’art. 52 (sacro dovere di difesa per tutti i cittadini, maschi e femmine e di tutte le età) e dell’art. 2 (dovere di solidarietà sociale);
o dalle sentenze della Corte Costituzionale, in particolare quella del 1985 sulla L.772/72 che equipara servizio civile e militare in ordine al dovere di difesa;
o dall’art. 1 della L.64/01 che istituendo il Servizio Civile Nazionale, indica fra le finalità la realizzazione di forme di difesa non armata.
- allo stesso tempo, la consapevolezza che certe spinte culturali di questi ultimi anni hanno riportato la difesa ad una concezione monopolistica che esclude alternative ad interventi armati ed addirittura si spinge a giustificare il carattere preventivo dell’impiego delle forze armate a prescindere da qualsiasi confine o vincolo giuridico;
Nel definire i termini del confronto, evidenziamo anche alcuni nodi critici ovvero punti dirimenti:
- il primato o meno che viene attribuito al diritto ed alle istituzioni internazionali, sicuramente non da prendere così come sono, ma da riformare verso una maggiore democraticità e nel caso della materia oggetto del Comitato:
o la fonte di legittimazione ad intervenire fuori dei ‘confini’ ed il concetto di ‘interesse nazionale’;
o il modo di intendere i diritti umani, sull’orizzonte della globalizzazione;
o il ruolo di una forza di polizia internazionale ovvero delle forze armate, nel prevenire, mantenere o ripristinare la pace;
- la funzione delle reti informatiche e il loro uso a scopi strategici ovvero come la cultura, prima che gli strumenti, informatica può favorire il monitoraggio, l’allerta e gli interventi per prevenire, mantenere o ripristinare la pace;
- il ruolo dell’Europa in questa fase costituente e di allargamento ed in particolare il dibattito sulla costituzione di un esercito europeo e/o di un corpo civile di pace ugualmente a dimensione europea;
- venendo alla dimensione italiana, la dialettica fra stato centrale – regioni, alla luce delle riforme istituzionali, in ordine alla attribuzione delle competenze, in senso largo, relative alla difesa (servizio civile, protezione civile, sicurezza ecc…);
- il ruolo del servizio civile nazionale nella costruzione della difesa civile nonviolenta in italia e in europa;
- il ruolo e lo status dei giovani in servizio civile in aree di conflitto e nella cooperazione fra i popoli;
Se questa rappresenta una possibile agenda del confronto, il quadro completo di indagine, ricerca e sperimentazione, dovrebbe svolgersi sui seguenti livelli e relative materie/iniziative:
Rapporti istituzionali
- istituzioni deputate dello Stato italiano e con le Istituzioni Internazionali (Comunità Europea, Ocse, Nato, UN-Ufficio Peace-keeping ecc…);
- iniziative istituzionali simili in Europa (Germania, Austria, Francia, Svezia, ecc.) e non solo;
- istituti di ricerca, quali università, fondazioni o altri istituti specializzati nella materia.
Possibili attività di rilevanza interna al Comitato
- ricognizione sulla legislazione (nazionale, regionale e internazionale) in materia di difesa;
- elaborazione di pareri su progetti di legge attinenti, direttamente o meno, la difesa;
- acquisizione di pareri da esperti italiani e non sulla materia;
- costituzione di un elenco di ricercatori/enti italiani sulla DPN, difesa civile e difesa non armata;
- sostegno alla pubblicazione di testi o articoli sulla materia e creazione di una collana editoriale specifica;
- abbonamento a riviste online sulla materia, rese accessibili agli esperti DPN e ai corsi di laurea con insegnamenti sulla DPN o sul peace-keeping;
- realizzazione di un sito in internet del Comitato.
Possibili attività di rilevanza esterna al Comitato
- attività divulgativa e dibattito pubblico:
o convegno internazionale sulla DPN (es. invitando Ebert G, Galtung Nor, Ghali E, Kumpfmueller Aut, Martin Aus, Muller F, Narayan In, Oberg Sve, Sharp USA, Tutu SA);
o partecipazione a convegni internazionali sulla tematica;
o convegno su difesa non armata (in particolare delle donne) nella Resistenza italiana;
o convegno su Protezione civile, DPN e difesa armata nazionale;
o convegno annuale dei ricercatori DPN;
o seminario per i responsabili dei corsi di laurea su Cooperazione per lo Sviluppo e la Pace;
o seminario su DPN con i rappresentanti delle religioni presenti in Italia
- attività relative al servizio civile:
o monitoraggio su formazione nel Servizio Civile e DPN e realizzazione di strumenti idonei;
o inserimento della DPN nella formazione dei responsabili degli Enti di SC;
- collaborazioni e collegamenti con i diversi livelli istituzionali e non:
o collaborazione con la Protezione Civile sulla sperimentazione di forme di difesa non armata;
o collegamenti con gli EE.LL. e le Regioni sulla DPN;
o collegamento con il Ministero della Difesa per lo studio di un piano nazionale di DPN;
o collegamento con i corpi difensivi professionali (VV.UU., VV. FF., Stradale, ecc.);
o coordinamento con le iniziative di lotta alle mafie e alle forme di illegalità diffuse;
- collaborazioni e collegamenti sui livelli internazionali:
o monitoraggio partecipazione dell'Italia (istituzionale e non) al Peace-keeping dell'ONU;
o monitoraggio attività di interposizione nonviolenta internazionale, compiute da enti privati dal 1989;
o collegamento tra le ONG sulla difesa non armata in zone di tensione internazionale;
- collaborazioni nel campo della ricerca:
o monitoraggio sui corsi di peace-keeping esistenti in Italia, in vista di una loro regolamentazione nazionale e internazionale;
o proporre all’UNSC il sostegno di progetti specifici di Ricerca sulla DPN presentati da enti privati e pubblici;
o proporre l’istituzione di un settore specifico sulla tematica, presso l'Archivio CNR di Roma;
o proporre l’istituzione di un Centro Studi Strategici sulla DPN (o come settore del CeMiSS; oppure presso il CNR, o presso un Corso di laurea sulla Pace)
Date le caratteristiche del Comitato ed in vincoli che lo caratterizzano, per evitare il rischio di un eccessivo allargamento del campo di indagine, si propone., di focalizzare l’attenzione sul servizio civile, proprio perché questo organismo trae origine, prima che da un articolo di legge, dall’esperienza specifica ed originale del servizio civile degli obiettori di coscienza in Italia e, per questo aspetto, viene recepita e riconfermata nel nuovo servizio civile volontario.
Si propone pertanto che il Comitato per i prossimi 12 mesi lavori su tre aree di interesse:

Area legislativa: ricognizione (legislazione nazionale, regionale, europea, diritto internazionale) sul riconoscimento istituzionale di forme non armate e nonviolente di difesa con l’obiettivo di:
- offrire al legislatore italiano (v. decreti applicativi della L.64/01) ed al legislatore regionale elementi affinché il principio/finalità dell’istituto del ‘servizio civile nazionale’ (art. 1 L.64/01 - riconoscimento difesa non armata e nonviolenta) venga riaffermato ed attuato.
- a questo fine possono risultare utili diverse attività: seminario nazionale, spazi web con materiale dedicato, elaborazione documenti da proporre ai referenti istituzionali interessati.

Area progettuale: approfondimento, elaborazione, realizzazione di:
- strumenti didattici utili alla formazione dei “servitori civili della pace”, offrendo quindi un contributo alla costruzione della identità dei giovani che prestano servizio civile volontario; definendo nel patto formativo attualmente in uso quale spazio attribuire alla difesa civile nonviolenta e quali contenuti innovativi si possono introdurre;
- catalogo dei progetti di servizio civile volontario, facendo emergere quelli con caratteristiche attinenti alla difesa non armata e nonviolenta (es. Caschi Bianchi, mediazione sociale o in generale mediazione dei conflitti o educazione alla pace ….); dal catalogo si potrebbe elaborare un modello (apposita griglia con note esplicative per la compilazione di progetti in materia di difesa civile nonviolenta) di progetto di servizio civile per la difesa nonviolenta, utile all’UNSC per definire priorità nei bandi per i futuri progetti (esempio di elementi da considerare:
o crediti formativi, nel nostro caso il riconoscimento del progetto da parte di Istituti universitari con corsi attinenti alla pace, diritto internazionale, peacekeeping ecc….
o formazione e quindi, la preparazione ad affrontare situazioni di conflitto, gestione dei gruppi, il monitoraggio, pratiche di mediazione ecc….
o indicatori e quindi la valutazione delle ricadute nei contesti di realizzazione del progetto, in termini di benefici o viceversa di fallimenti
o i primi terreni su cui sperimentare il modello di progetto di servizio civile nella difesa nonviolenta potrebbero essere:
ß la protezione civile (pensiamo ad es. a cosa si potrebbe fare coniugando simulazioni in caso di calamità e formazione alla difesa civile e nonviolenta)
ß servizio civile all’estero ed al rapporto con le Forze Armate Italiane e/o il Corpo dei Carabinieri nei teatri di conflitto
- si potrebbe infine offrire all’UNSC gli elementi per proporre un bando straordinario e sperimentale (Italia e estero) che metta in evidenza alcune caratteristiche necessarie alla costruzione della difesa civile non armata e nonviolenta (progetti consortili, partenariato, formazione specifica all’azione nonviolenta e alla risoluzione nonviolenta dei conflitti, analisi del contesto e del conflitto nel quale si attiva il progetto, sicurezza, grado di coinvolgimento attraverso il progetto della popolazione locale, ecc.) il bando dovrebbe finanziare oltre alle normali spese per i progetti anche gli operatori locali necessari alla conduzione dell’intervento di difesa civile e la progettazione, cosi come è stato fatto per il bando straordinario in Europa. Gli operatori locali di progetto potrebbero impegnarsi grazie ad una aspettativa lavorativa, predisposta appositamente con decreto del governo, nel caso fossero gia impegnati in altra attività o assunti ex novo dagli enti con contratti a tempo determinato finanziati dall’UNSC. Questo per aiutare gli enti ad innovare il servizio civile in chiave di difesa civile nonviolenta.

Area informazione: il tema della comunicazione pare determinante perché il lavoro del Comitato abbia un qualche riscontro. Il Comitato, per tramite dell’UNSC, potrebbe offrire elementi o proporre almeno una iniziativa pubblica, veicolando così occasioni di confronto sui canali di comunicazione di massa.
Infine viene offerto al Comitato, quale strumento di confronto ed informazione reciproca la seguente griglia finalizzata alla definizione del sistema italiano di difesa.

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