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CRONOLOGIA
PREMESSA Questa cronologia nasce dalla sintesi di diversi lavori, di studiosi serbi, studiosi francesi, studiosi kossovari, dal lavoro apparso nel libro francese “La question du Kosovo”, e da una cronologia pubblicata nell’appendice al libro di Stefano Bianchini, “La questione Jugoslava". Ci è sembrato utile il confronto tra quanto avvenuto nel Kossovo, e sul Kossovo, e quanto invece avvenuto a livello di tutta la Yugoslavia, il tutto integrato con le diverse visioni di serbi, kossovari e francesi, per permettere al lettore un approccio il piu’ completo possibile. Infine sono state aggiunte alcune sintesi degli avvenimenti occorsi negli anni novanta, a cura del Centro di Documentazione di Alba.
INTRODUZIONE Il Kosovo (Kosova per l'etnia albanese) é situato nel sud della Repubblica di Serbia e confina con Montenegro, Albania e Macedonia. Ha una superficie di 11.000 kmq. (simile all'Abruzzo) e una popolazione di circa 2.100.000 abitanti di cui circa il 90% di etnia albanese (di religione mussulmana con piccola minoranza cattolica), l'8% di etnia serba (di religione cristiano ortodossa), il 2% é costituito da turchi, macedoni, rom.
La capitale é Pristina (200.000 abitanti).
Le risorse principali sono le miniere di metalli di Trapcia.
Il tasso di natalità e mortalità infantile sono i più elevati in Europa: più del 50% della popolazione ha meno di 20 anni e l'età media è di 24 anni.

Gli Albanesi chiamano la loro terra Shqiperia (terra delle aquile) e chiamano se stessi Shqipetari (popolo della terra delle aquile). Il termine "Albanese" proviene dalla tribu Illira, Albanoi, di cui il geografo Ptolemy (II secolo dopo Cristo) ha parlato.

L’antico nome dei Balcani era “Illiria”: gli Illiri abitavano anticamente dalle Alpi all’Epiro. La grande Illiria era la vicina di Roma. Abbiamo perduto delle battaglie ma Roma ha fatto grandi progressi nell’Illiria. A quell’epoca il Kossovo si chiamava Dardania (il paese delle pere), era una grande provincia, un regno illirico. Poi è diventata una provincia romana. Era ricca di risorse naturali. I romani hanno utilizzato le miniere di Trepça, vicino a Mitrovica. Era un grande complesso, dalle Alpi fino all’Epiro, quasi tutta la Yugoslavia era Illiria. Ora è diventato questo piccolo Kossovo. La Dardania arrivava a Nis ed a Skopje. Era un bel paese, molto ricco.
Sulla presenza degli albanesi in questa zona, molto prima che arrivassero dall’esterno gli slavi, non ci sono dubbi. La toponomastica e l’archeologia sono due fonti che permettono di sostenere questo senza incertezze. Secondo il nostro interlocutore e questo lo sanno anche i serbi che continuano, per ideologia e per propaganda, a sostenere il contrario. Ed il fatto che gli illiri fossero abitanti di queste zone e i rapporti ed i collegamenti tra gli illiri e gli albanesi sono lampanti. Ad esempio Alessandro Magno era di origine illirica ed era nato da queste parti, in un paese qui vicino. E Pristina, prima di chiamarsi tale, era chiamata la città di Costantino, perchè aveva dato i natali a questo imperatore.
Dal XII fino al XIV secolo il popolo slavo dei serbi occupò progressivamente queste regioni. Anche nel 1389, quando la Serbia perse la battaglia del Kosovo Polje (Piana dei Merli) contro gli Ottomani, vicino all'odierna capitale, Pristins, c'erano unità albanesi al loro fianco.
Durante i cinque secoli di impero ottomano il Kossovo era una delle quattro unità amministrative albanesi. Nella metà del 1400 iniziano le prime grandi migrazioni albanesi verso il Sud Italia. Per chi rimane inizia il processo di islamizzazione che durerà fino al XVIII secolo.

1774
Trattato di Kutchuk Kainardji: firma del trattato di pace tra Russia e Turchia, particolarmente oneroso per quest’ultima, che viene generalmente considerato come l’atto d’avvio della lunga ed inarrestabile decadenza dell’impero ottomano, diventato l’epicentro degli interessi delle grandi potente europee e presso sottoposto anche alla pressione dei nazionalismi balcanici.
1804-1813
Prima insurrezione serba:la cavalleria del sultano ed i giannizzeri (corpo speciale di fanteria) cerca di alterare la struttura fondiaria a proprio vantaggio ed a danno dei contadini che si ribellano. Un conflitto legato alla spartizione delle terre si trasforma in un movimento indipendentista che nel 1813 fu represso, per risorgere qualche anno più tardi.
1805-1812
Provincie illiriche: Con tale nome Napoleone dà vita ad uno primo nucleo unitario dei popoli slavo-balcanici che pur durando pochi anni accese gli animi e le speranze nei decenni seguenti.
1815-1817
Seconda insurrezione serba contro il sultano: il movimento indipendentista riesce, nel 1817, ad affermare l’autonomia di un principato serbo a sud del Danubio. Il nuovo stato avrà una vita travagliata segnata da continue crisi istituzionali.
1844
Il ministro degli esteri della Serbia, Garasanin, stende un programma politico, denominato Nacertanije, in cui sviluppa inedite prospettive di espansione dello stato verso l’Adriatico e l’Egeo, ed incoraggia le spinte serbe verso la liberazione dei popoli “fratelli slavi” soggetti all’Impero Austro-Ungarico. In questo progetto, che aspirava a divenire il programma nazionale serbo, una politica egemonica che riguardava la Bosnia, l’Erzegovina, il Montenegro, l’Albania, la Bulgaria, la Slavonia, la Croazia, la Dalmazia, lo Srem, il Banat, e la Backa. Questo programma fu più tardi considerato, dagli opposti nazionalismi serbo e croato, come il fondamento della politica della ”grande serbia”.
1848-1849
Rivoluzione ungherese: il governo di Budapest rifiuta l’autonomia linguistica ed amministrativa agli altri popoli della “corona di Santo Stefano”. Questi appoggeranno l’Austria nella repressione anti-ungherese. Prende piede l’idea di un’alleanza dei popoli slavi. Sloveni, Croati e Serbi partecipano al grande moto europeo della “primavera dei popoli”. Maturano progetti federalistici in tutta l’Europa orientale e balcanica.
1850
I rivoluzionari balcanici iniziano a sostenere prospettive di integrazione federale cercando di minare alternativamente la stabilità asburgica e quella ottomana.
1860
Lo “jugoslavismo” si diffonde come progetto politico. A Zagabria inizia le sue pubblicazini il quotidiano “Prozor” che nel primo numero, come proprio programma, pubblica un articolo con questo titolo.
1868
Il vescovo Akovo Josip Juraj Strossmayer fonda, sulla base di un progetto politico basato sullo “jugoslaviamo”, l’Accademia jugoslava delle scienze e delle arti.
Serbia e Gracia danno vita, per la prima volta, ad un’alleanza balcanica.
1870
Viene pubblicato il “programma di Lubiana” che porta avanti, in Slovenia, l’idea dello jugoslavismo.
1875
Insurrezione della Bosnia
1878
Lega di Prizren: emerge la questione albanese nella scena diplomatica interna-zionale in occasione della firma dei trattati di Santo Stefano e di Berlino. Viene convocata a Prizren una assemblea degli albanesi di tutte le zone. Essa fa appello alla riunificazione di tutti i territori albanesi in un’unica contea dell’impero ottomano. A Serbia e Montenegro viene riconosciuta ufficialmente l’indipendenza. Il regime e l’esercito serbo espellono verso la Turchia, ed in parte verso il Kossovo circa 700 insediamenti di albanesi residenti in zone del nord dell’attuale Kossovo, e in Toplica e Kosanica, a sud ovest di Nish.
1880
luglio: la Lega riunitasi a Gjirokaster rivendica uno stato autonomo

dicembre: la Lega si autoproclama governo provvisorio dell’Albania e controlla il Kossovo e la Macedonia Occidentale
1881
Unione tra Croazia e Vojna Krajina.
Riconquista ottomana.
1887
Accordo tra Croazia ed Ungheria.
1903
Regicidio a Belgrado e ritorno su l trono della dinastia dei Karadordevic. Insurrezione di Ilinden in Macedonia.
1908
Scoppia a Salonicco una rivolta militare, che sarà nota come l’insurrezione dei “Giovani Turchi”. Il suo obbiettivo era quello di riformare l’impero ottomano ma nella realtà l’indebolì notevolmente. La crisi del governo di Istambul fu sfruttata dall’ Austria che annetté la Bosnia-Erzegovina. La Bulgaria dichiara l’indipendenza.
1909-1912
Rivolte a catena delle popolazioni albanesi, represse dall’Impero Ottomano
1912
28 novembre: il Movimento Nazionale Albanese riesce a controllare tutto il Kossovo, poi ad impadronirsi di Skopie. Proclamazione dell’indipendenza a Vlora.
1912-1913
Le due guerre balcaniche si concludono con la sconfitta della Turchia e con la spartizione della Macedonia tra Grecia e Bulgaria. Il movimento nazionale albanese riesce a controllare il Kossovo ed impadronirsi di Skopie in Macedonia. Viene proclamato, a Vlora, uno stato albanese indipendente. La pace di Bucarest, oltre a dividere la Macedonia, riconosce l’esistenza di uno stato autonomo albanese, che però non comprende la regione del Kossovo che viene assegnata alla Serbia. Ma né gli albanesi né i macedoni riconoscono l’occupazione serba e continuano nella loro resistenza. L’eccidio della popolazione albanese da parte dei serbi assume le proporzioni di un genocidio.
1914
L’Austria-Ungheria si divide il Kossovo con la Bulgaria.

28 giugno: l’Arciduca Francesco Ferdinando di Austria e sua moglie vengono uccisi.

28 luglio: l’impero austro-ungarico dichiara guerra alla Serbia accusandola di essere la mandante dell’omicidio. il conflitto dilaga in tutta Europa ed anche in altre regioni del globo. E’ la prima guerra mondiale. I popoli slavi si trovano divisi con Croati, Sloveni, Cechi e Bulgari schierati a combattere contro Serbi e Russi.
1915
26 aprile: viene stipulato il Patto di Londra tra l’Italia e le potenze dell’Intesa (Francia e Gran Bretagna). In base ad esso vasti territori abitati da Sloveni e Croati, in Istria e Dalmazia, vengono promessi all’Italia.

autunno: l’Austria ed i suoi alleati sconfiggono i Serbi costringendoli ad un’epica ritirata attraverso le impervie ed innevate montagne d’Albania. Le loro forze, decimate, furono tratte in salvo lungo la costa dalle navi alleate, tra cui quelle italiane, e condotte sull’isola di Corfù.
1917
20 luglio: Firma della “Dichiarazione di Corfù” che pone le prime basi per la costruzione della Jugoslavia. I Serbi, i Croati e gli Sloveni avrebbero dato luogo, al termine del conflitto, ad un nuovo stato democratico e parlamentare, sotto la dinastia dei Karadordevic. Le pecularietà nazionali dei singoli popoli sarebbero state assicurate con il riconoscimento della parità dei due alfabeti (latino e cirillico), dei nomi e delle bandiere dei tre popoli, nonchè delle tre religioni. L’assetto istituzionale era demandato ad una futura assemblea costituente.
1918
29 agosto: capitolazione della Bulgaria. la Serbia riprende possesso del Kossovo

10 settembre: Trattato di Saint Germaine che delimita il territorio del futuro regno dei serbi, dei croati e degli sloveni (comprendente il Kossovo).

1 dicembre: il principe reggente Alessandro proclama la costituzione del “Regno dei Serbi, Croati e Sloveni”. I governi dell’Intesa non riconoscono il nuovo stato.

Nel periodo monarchico non è riconosciuto il diritto all'uso della lingua e della cultura albanese. Tutti i ruoli dirigenti sono occupati da serbi e montenegrini che all'epoca costituivano circa il 20% della popolazione.
1921
Ratificazione della Costituzione “Vidovdan”
(senza autonomia per le minoranze)
1928
Scoppia una crisi tra Belgrado e Zagabria. In giugno viene ferito a morte, in Parlamento, Stefano Radic, leader del Partito Contadino Croato. In agosto creazione di una assemblea separatista croata ad Agram.
1929
6 gennaio: Dittatura monarchica proclamata dal Re Alessandro (la Costituzione viene sospesa, i partiti politici proibiti, il Parlamento disciolto). Creazione del Regno di Jugoslavia.

29 ottobre: Riforma amministrativa che sostituisce i 33 dipartimenti preesistenti con nove distretti (banovine o governatorati ) con l’intento di superare i nazionalismi e le divisioni etniche. Ma i Serbi prevalevano, sul piano demografico, in 6 dei 9 distretti, e questo crea molto scontento tra i Croati.
1931
Fine della dittatura. Viene adottato un sistema bicamerale.

giugno: la legge sulla colonizzazione dà inizio ad una politica di popolamento slavo del Kossovo che resterà in funzione tra le due guerre mondiali.
1934
9 ottobre: assassinio del Re Alessandro a Marsiglia. Il Reggente Paolo regnerà fino al 1941.
1937
7 marzo: L’Accademico Serbo Vasa Cubrolovic presenta la sua memoria (Iseljavanje Arnauta-l’espulsione degli albanesi) che pianifica appunto il trasferimento degli albanesi in Turchia e la “riconquista” del Kossovo, propone al governo serbo i metodi del terrorismo e della violenza di stato contro gli albanesi per costringerli a trasferirsi in Turchia o in Albania.
1938
11 luglio: Un accordo firmato da funzionari yugoslavi e turchi prevede la deportazione di oltre 400.000 albanesi, nel corso degli otto anni successivi. In questo stesso periodo l’ex- Primo Ministro Serbo Nikola Pasic, incoraggia questa compagna con lo slogan : “ Per gli albanesi eminenti usate il revolver, per i contadini (mitragliatrici) e cannoni”. A causa di una situazione così insostenibile una gran parte della popolazione albanese è costretta a fuggire ed emigrare in Anatolia, pur non avendo niente in comune con i turchi.
1939
26 agosto: il capo del governo Cvetkovic, dopo trattative segrete con il capo del Partito Contadino Croato, firma un accordo secondo il quale veniva istituita una banovina autonoma di Croazia con la fusione di due provincie ed alcuni significativi mutamenti di confine a favore dei Croati: in cambio affari esteri, difesa, commercio, trasporti, e pubblica sicurezza, sarbbero rimasti prerogativa del governo centrale. A Belgrado si costituisce un esecutivo unitario Cvetkovic-Macek. Un famoso scrittore serbo Ivo Andric, vincitore del premio Nobel, in un suo progetto invita la Serbia a dichiarare pubblicamente le sue pretese di occupazione dell’Albania ed altri territori etnicamente albanesi.
1940
Il Kossovo ed una zona della Macedonia Occidentale vengono a far parte dello Stato Albanese del tempo sotto il protettorato dell’Italia. Vengono aperte scuole albanesi.
1941
25 marzo: La Jugoslavia aderisce al Patto tripartito alleandosi così all'Italia fascista ed alla Germania nazista.

27 marzo: colpo di stato antinazista a Belgrado.

6 aprile: le truppe dell’Asse invadono l ‘Jugoslavia. Spartizione della Jugoslavia tra l’Italia, la Germania, l’ Ungheria e la Bulgaria.
1941-1945
Occupazione, resistenza e guerra civile in Jugoslavia
1942
aprile: istituzione di un Comando Supremo per il Kossovo nell’Armata di Liberazione Nazionale.

27 novembre: Nasce a Bihac il Consiglio Antifascista di Liberazione Nazionale (AVNOJ).
1943
28 novembre: Conferenza dell’ANOJ (Consiglio Antifascista di Liberazione della Yugoslavia), nel quale si è dato vita alla Nuova Yugoslavia. Poiché il Kossovo non fa parte della Serbia non partecipa affatto a questa conferenza.

31 dicembre 1943-2 gennaio 1944: dichiarazione di Bujan. Conferenza di fondazione del Consiglio di Liberazione per il Kossovo a Bujan, che garantisce “al popolo albanese, che desidera oggi, come sempre, unirsi all’Albania....... il diritto all’autodeterminazione fino alla secessione”.
1943-1947
Tito ed il bulgaro Dimitrov tentano di costituire una federazione balcanica.
1944-1949
Guerra civile in Grecia.
1944
1 gennaio: la Conferenza di Bujan approva la risoluzione in cui si decide che, dopo la guerra, il Kossovo si unisca all’Albania se il suo popolo lo desidera. Garanti della realizzazione di questa risoluzione sono le grandi Potenze: l’Unione Sovietica, la Gran Bretagna, e gli Stati Uniti d’America.
Viene tenuta una grande Assemblea Costituente della Serbia nella quale la Serbia si costituisce come unità federale, mentre il Kossovo non ne fa parte.

novembre: Vasa Cubrolovic esce con un nuovo progetto, questa volta presentato all’emergente regime comunista di Tito, intitolato : “Il problema della minoranza nella Nuova Yugoslavia”. In esso Vasa Cubrolovic prevede lo sradicamento delle minoranze nella Nuova Yugoslavia attraverso i metodi già utilizzati dal regime del Terzo Reich di Hitler, e dalla Unione Sovietica Comunista.

settembre: L’Alto Comando del Kossovo è trasformato in un comando operativo che viene a far parte dell’Alto Comando della Serbia. A questa decisione seguono altre disposizioni miranti ad annullare la dichiarazione

dicembre: Firma tra il Re Pietro di Serbia e Tito dell’accordo che prevede l’istituzione sia di uno stato democratico e federale, che di una assemblea costituente che decida se mantenere o abolire la monarchia.

dicembre 1944-febbraio 1945:
insurrezione nazionale guidata da Shaban Polluzha, repressa nel sangue dall’Armata di Liberazione Nazionale (di cui fanno parte anche i partigiani Albanesi), in particolare in occasione della battaglia i Drenica.
1945
Molti albanesi vengono arruolati contro la loro volontà ed inviati al fronte Srem. Altri 6000 vengono arruolati senza ricevere armi per essere massacrati dai partigiani yugoslavi a Tivar (Bar - Montenegro). La rivolta di Drenica fu repressa nel sangue (quasi 50.000 albanesi furono uccisi), mentre avvennero eccidi di massa a Ferirai e Gjilan. Benchè Tito avesse promesso l’unificazione degli albanesi, il Kossovo fu tenuto in Yugoslavia con le armi.

7 febbraio: nel Kossovo si instaura una amministrazione militare; accompagnata dallo stabilimento di tribunali militari e da esecuzioni sommarie.

7 marzo: Formazione di un Governo di coalizione con i politici tornati dall’esilio. Patto di reciproca assistenza con la Russia. Alle elezioni per l’Assemblea Nazionale il Fronte di Liberazione Nazionale prende il 90% dei voti.

giugno: costituzione del Territorio libero di Trieste.

luglio: pochi giorni dopo la fine della legge marziale, si tenne a Prizren un incontro del Consiglio Nazionale Popolare della Provincia del Kossovo Dukagjini, generalmente considerato manipolato. Vi si adotta la decisione che il Kossovo come provincia autonoma debba entrare a far parte della Serbia Federale. Come vien detto in quell’incontro il Kossovo sarebbe entrato nella Serbia solo attraverso la decisione della popolazione in base al diritto all’autodeterminazione. Sulla base dello stesso diritto la popolazione del Kossovo aveva il diritto a cercare il modo di rendersi indipendente dalla Serbia. La lingua albanese viene riconosciuta come una delle lingue nazionali della Jugoslavia.

8-10 luglio: sotto la minaccia Serba, il consiglio di Prizren dichiara che il Kossovo fa parte della Repubblica della Serbia dal punto di vista amministrativo.

4 novembre: Poiché l’opposizione invita a boicottare le elezioni il 90,48% dei voti va al Fronte Popolare.

29 novembre: Viene proclamata a Jaice (Bosnia) ? la Repubblica Popolare Federale della Jugoslavia; Tito primo ministro.
1946
30 gennaio: costituzione della Repubblica Popolare Federale della Jugoslavia formata da sei Repubbliche e da due Regioni autonome..

giugno:
il Generale Mihailovic, capo dei Cetnici, che aveva combattuto contro i tedeschi, viene condannato a morte per alto tradimento e giustiziato.
1947
10 febbraio: la Pace di Parigi attribuisce all’Jugoslavia l’Istria e Zadar (Zara) (poi, nel 1954, l’entroterra di Trieste.

luglio:
“sovietizzazione” (la polizia politica ed i servizi segreti liquidano gli oppositori politici), nazionalizzazioni e collettivizzazioni.

5 ottobre:
creazione a Belgrado di un ufficio di informazione dei 9 paesi comunisti europei “il Kominform”. Serbi e montenegrini costituiscono ancora la maggioranza dell'elite politico-economica e delle forze di polizia. Il servizio di sicurezza jugoslavo, sotto la guida del serbo Rankovic, si mostra particolarmente duro nei confronti degli albanese del K.: schedature, perquisizioni, arresti. Tale pesante atmosfera spinge molti albanesi a lasciare il paese, spesso dirigendosi in Turchia.
1948
28 giugno: il Kominform riunitosi a Praga condanna l’Jugoslavia; rottura con Stalin e persecuzione dei membri del Kominform.
1949
Accordi commerciali con i paesi Occidentali

12 agosto:
l’URSS dichiara di considerare l’Jugoslavia come un paese nemico.
1950
26 giugno: si dà inizio all’autogestione attraverso una legge sui consigli operai.
1953
13 gennaio: nuova Costituzione . Tito Presidente della Repubblica.
Si raggiunge un accordo tra Tito e la Turchia riguardo al trasferimento degli albanesi in Turchia, come conclusione di trattati anteguerra. Il già piccolo gruppo di intellettuali viene perseguitato; altri, comprese le personalità più conosciute, vengono deportate. L’Istituto di Studi Albanesi, l’unico istituto scientifico albanese, viene chiuso. Iniziano la note perquisizioni per ricercare armi, e l’oppressione di massa del popolo albanese, che causano l’intensificarsi della fuoriuscita della popolazione albanese verso la Turchia, attraverso Skopie (Macedonia), dove veniva mandata la documentazione relativa. I sistemi polizieschi di Rancovic assunsero un carattere ed una funzione diversa, togliendo gli albanesi da quasiasi prospettiva di sviluppo ed appromendoli mentre veniva aperta un passaggio a senso unico verso la Turchia allo scopo di de-albanizzare il Kossovo.
1953-1957
Patto balcanico tra Jugoslavia, Grecia e Turchia.
1954
Scoppia la dissidenza di Milovan _ilas: Memoramdum di Londra: il Territorio libero di Trieste é diviso tra l’Italia e l’Jugoslavia.
1955
Visita di Krusciov a Belgrado.
1955-1956
Inverno: Ondata di terrore antialbanese mirante ad accelerare le partenze verso la Turchia.
1956
Incontro a Brioni tra Tito, Nehru e Nasser. Si dà vita al movimento dei paesi non allineati.
1957
29 aprile: abbandono della collettivizzazione delle terre.
1961
1-6 settembre: a Belgrado prima Conferenza dei paesi non allineati, presieduta da Tito.
1966
gennaio: riforma monetaria e liberalizzazione economica.

13 luglio:
Epurazioni nei Servizi di Sicurezza dello Stato. Allontanato Rankovic, si verifica una nuova apertura politica e culturale che porta, per esempio, all'istituzione dell'Università di Pristina. La Lega dei Comunisti Jugoslavi e lo stesso Tito, riconoscono la necessità di una politica di eguali opportunità per evitare il proliferare del nazionalismo albanese.
1967
Vengono ripristinati l’Istituto di Studi Albanesi ed altre attività culturali.
1968
27 novembre: Rivolta studemtesca e dimostrazioni di massa con il motto “Per uno status di Repubblica del Kossovo all’interno della Federazione Yugoslava con gli stessi diritti delle altre Repubbliche Yugoslave”. In seguito alle dimostrazioni, represse dalla polizia e dall’esercito, ci furono incidenti, morti e feriti, molti imprigionamenti e persecuzioni in grande scala. Vengono approvati degli emendamenti alla Costituzione che migliorano sensibilmente la posizione del Kossovo all’interno della Federazione.
Il quotidiano in lingua albanese Rilindja (Rinascimento) diventa di gran lunga il più venduto nella regione.

dicembre: modificazioni costituzionali riguardati il principio di autoamminis-trazione delle diverse parti della federazione.
1970
Viene fondata l’Università di Pristina.
1970-72
Apparizione e repressione di diversi movimenti riformisti a tendenza, nazionalista, in tutta la federazione. Interventi repressivi di Tito: epurazioni in Slovenia, in Croazia (contro Nika Tripalo) ed in Serbia (contro Miko Nikesic).
1972
Tito allontana i liberali dal governoin Serbia
1974
Riforma costituzionale a fortissimo decetramento. Questa riconosce al Kossovo ed alla Voivodina i diritti di unità federali. Secondo la Costituzione della Repubblica Federale Socialista della Yugoslavia (SFRY), il Kossovo, pur essendo una provincia autonoma ed in qualche misura all’interno della Serbia, viene definito come una unità cofondante della Federazione. Tutte le istituzioni del Kossovo, il Parlamento, il Governo, i Tribunali, le Istituzioni Educative, gli Uffici di Pianificazione del Territorio, ed altri centri, sono indipendenti dalla Serbia e direttamente collegati con la Federazione. In questo periodo il Kossovo gode praticamente dello status di una Repubblica con il diritto di veto nel Parlamento Federale; lo statuto, il terirtorio. Le relazioni gerarchiche del Kossovo a livello Federale sono regolate dalla Costituzione Federale e dalla Costituzione del Kossovo che può essere cambiata solo dal Parlamento del Kossovo. Il Parlamento, i corpi esecutivi del Governo del Kossovo non sono in una posizione subordinata alla Serbia. Il Kossovo ha avuto un membro nella presidenza collettiva della Federazione, che ha presieduto per due volte.
La percentuale di albanesi presenti nel partito e nei ruoli dirigenti comincia a crescere e, in parallelo, cresce il disagio della componente serba della popolazione che in buon numero lascia la regione, spinta anche dalle cattive condizioni economiche.
Il Kossovo, costituendo il 9% della popolazione dell'intera federazione, produceva il 2% del reddito nazionale lordo e a partire dagli anni 50 ha usufruito di una fetta sempre crescente del fondo federale per le regioni meno sviluppate.
1975
Trattato di Osimo tra Italia ed Jugoslavia.
Lo scrittore e giornalista di “Rilindja” Adem Demaçi, fu arrestato con altri 50 albanesi ; vengono condannati per attività politiche tese alla riunificazione dei territori etnicamente albanesi con la madre patria Albania.
Gli albanesi del Kossovo creano un Partito Com
1980
A partire dall’Università di Pristina, vengono formate in tutto il Kossovo delle cellule cospirative illegali. I loro membri, seguaci ideologici di Enver Hoxha, sventolano la bandiera albanese nella lotta per l’unificazione del popolo albanese.

11 marzo:
all’Università di Pristina iniziano le proteste degli studenti a favore della richiesta, apparentemente a-politica, di cibo migliore nelle mense studentesche.

26 marzo: gli studenti vanno nelle piazze gridando: “Trepca lavora per altri”, “Unificazione delle regioni albanesi”, “Siamo albanesi non yugoslavi”, “Repubblica del Kossovo” e “Costituzione repubblicana”. Con sassi, bastoni e accette, i dimostranti attaccano la polizia che cerca di disperderli. Al termine della giornata si sono uditi degli spari.

aprile: all’inizio del mese le dimostrazioni a Pristina raggiungono il loro culmine e si espandono in altre zone della provincia. Nove persone restano uccise e più di 260 ferite. Il governo federale parla delle agitazioni come opera di nemici interni ed esterni, mentre il Ministero degli Interni limita per legge gli spostamenti. E’ introdotto il coprifuoco e vengono proibiti gli incontri pubblici. Nella sua diciottesima sessione, il Comitato Centrale della Lega dei Comunisti di Yugoslavia (LCY) approva l’introduzione dello stato d’emergenza, il primo nella storia della RFSY. Il capo dell’organizzazione del partito in Kossovo, Mahmut Bakalli, si dimette in seguito alle pesanti critiche secondo cui la leadership del partito in Kossovo aveva cercato di nascondere delle notizie e di minimizzare la gravità delle dimostrazioni. In seguito alle agitazioni vengono scoperti 33 gruppi illegali con nomi quali “Fronte Popolare Rosso” e “Movimento per la Liberazione Nazionale”, ma il Partito Comunista Marxista Leninista rivendica l’organizzazione delle manifestazioni.

4 maggio: morte di Josip Broz Tito. viene instaurata una presidenza collegiale a rotazione.

7 maggio: la Presidenza del LCY afferma che le dimostrazioni erano un attacco diretto all’ordine costituzionale, all’autogestione socialista e alla politica di non-allineamento della RFSY, promosso da “elementi ostili che hanno legami con forze reazionarie all’estero”. Conclude che i comunisti albanesi devono compiere uno sforzo politico essenziale per contrastare la contro-rivoluzione.

luglio: Si chiude lo stato d’emergenza, ma restano in vigore il bando sulle riunioni e altre misure eccezionali. Negli anni seguenti gli albanesi ricordano l’anniversario delle dimostrazioni con manifestazioni di massa, proteste e azioni terroristiche, compreso l’uso di bombe e il lancio di bottiglie molotov contro edifici pubblici.
1981
Dopo la morte di Tito una gravissima crisi economica comincia a dilaniare la Jugoslavia.
Le più diffuse e decise manifestazioni di protesta degli albanesi contro il regime serbo. La principale richiesta dei manifestanti è quella che il Kossovo passasse dallo statuto di provincia autonomia a quello di Repubblica, alla pari con le altre Repubbliche della Yugoslavia di allora. Il regime soffoca le manifestazioni nel sangue. Gli scontri sono violenti: una decina i morti, centinaia i feriti, migliaia gli arresti; per la prima volta nella storia jugoslava intervengono i carri armati.
2è marzo - 3 aprile: Manifestazioni di studenti e operai di Pristina in favore dell'instaurazione di una Repubblica del Kossovo in seno alla Federazione Jugoslava, denunciata da Belgrado come "Controrivoluzionaria", sono sfociate nel sangue. 6.000 albanesi sono condannati a delle pene che vanno fino ai venti anni di prigione, 2.200 a duri internamenti amministrativi che vanno dai 30 ai 60 giorni di prigione.
Nei cinque anni che seguono sono 1.298 gli albanesi condannati a scontare dai 10 ai 15 anni di prigione per propaganda ostine, incitamento all'odioe appartenenza ad organizzazioni illegali o altri delitti politici.
Molti indicano quel momento come il vero inizio delle successive guerre nella post Jugoslavia. Negli anni seguenti migliaia sono le persone arrestate e accusate di cospirazione. In diversi casi Amnesty International denuncia violenze e torture ai danni della componente albanese del popolo kosovaro.
1982
Durante tutto l’anno si svolgono i processi ai nazionalisti albanesi. La maggior parte di quelli che si ritrovano sui banchi dei tribunali di Pristina, Gnjilane e Pec sono studenti, insegnanti ed intellettuali. L’impressione generale è che tra loro non si trovino i principali leader e ideologi delle dimostrazioni. Gli studenti di Lubiana, Zagabria e Belgrado firmano una petizione per chiedere cambiamenti nella pratica giudiziaria in Kossovo. Molti funzionari del partito in Kossovo vengono puniti o espulsi dal partito stesso. Si è calcolato che nel periodo tra il 1912 ed il 1995 gli Albanesi sono stati condannati al carcere per un totale di 500 secoli. Nel periodo tra il 1981 ed il 1990 più del 90% dei prigionieri politici delle carceri dell’ex-Yugoslavia erano albanesi, In questo periodo ci sono stati diversi processi a minorenni.
1983
Continuano i processi ai partecipanti alle dimostrazioni del 1981. L’Albania accusa la RFSY di “terrorizzare selvaggiamente” gli albanesi. Più di 600 albanesi sono condannati alla prigione da uno a quindici anni, e altri 1.600 per periodi fino a 60 giorni. I tifosi della squadra di calcio di Pristina gridano regolarmente “Eho, Eho”, che viene interpretato come un’abbreviazione di Enver Hoxha. Mahmut Bakalli viene escluso dalla Lega dei Comunisti per “errate politiche nazionali e di partito”.

giugno:
la Presidenza della RFSY pone fine alle misure d’emergenza introdotte dopo le dimostrazioni del 1981. La stampa serba inizia a dedicare un’attenzione crescente ad incidenti quali la profanazione di tombe serbe, l’incendio di bandiere yugoslave e gli attacchi diretti di albanesi a serbi o a loro proprietà.

1984
Il corso principale di Pristina diventa un barometro politico. Gli albanesi passeggiano da un lato e i serbi dall’altro. Lo slogan principale del movimento nazionalista albanese è “Repubblica del Kossovo!”. Le sue tattiche sono dettate dal “Movimento per una Repubblica Socialista del Kossovo in Yugoslavia”, che si forma dall’unione di quanti sono rimasti dai gruppi illegali dispersi. Nei primi sei mesi dell’anno, 1.800 serbi e montenegrini abbandonano la provincia. La presidenza del partito kossovaro adotta una risoluzione per fermare la loro partenza.

12 gennaio: la polizia segreta yugoslava uccide due militanti albanesi.
1985
Per la propaganda serba, il caso di Djordje Martinovic diventa un simbolo della situazione in Kossovo. Secondo il suo racconto, mentre lavorava in un campo vicino a Gnjilane, era stato attaccato da due uomini che lo avevano torturato e gli avevano infilato una bottiglia rotta nell’ano. Affermava che ciò era stato fatto da albanesi che volevano spaventarlo per fargli vendere la sua terra. La branca dell’Alleanza Socialista di Gnjilane conclude che l’incidente è un attacco deliberato all’autogestione socialista, alla fratellanza e all’unità. La corte distrettuale di Gnjilane stabilisce che le ferite sono state prodotte dal Martinovic stesso. Il caso è andato a Belgrado e i procedimenti sono continuati fino al 1990. I circoli nazionalisti serbi cominciano una campagna stampa sull’insicurezza dei serbi in Kossovo, sulle attitudini anti-serbe delle istituzioni kossovare e sull’inefficacia, sulla debolezza e sul tradimento nazionale della leadership serba. Il malcontento e i timori dei serbi che abitano in Kossovo vengono strumentalizzati dai nazionalisti e gli intellettuali giocano un notevole ruolo in questa rinascita dell'identità serba. Basta ricordare il Memorandum di alcuni membri dell'Accademia delle Scienze e delle Arti di Belgrado del 1986 (...là dove c'è un serbo là c'è la Serbia) ) e i due appelli del 1986, sottoscritti da numerosi intellettuali di varie tendenze (...il genocidio a cui sono sottoposti i serbi in Kosovo...)
1986
Viene introdotta una legge che proibisce ai serbi di vendere le proprietà nella provincia, nel tentativo di fermare la loro partenza dal Kossovo.

25-26 settembre: i membri dell’Accademia Serba delle Scienze e delle Arti (SANU) scrivono un Memorandum semi-officiale che costituirà la base della politica nazionalista e guerriera della Serbia.
Slobodan Milosevic, Segretario della Lega dei Comunisti di Serbia, poi Partito Socialista Serbo, fa di tali ragionamenti e sentimenti il punto di forza della sua ascesa. Manifestazioni di massa, cui partecipano dalle decine alle centinaia di migliaia di persone, avvengono in tutta la Serbia
1987
Inizio di una compagna di manifestazioni per il “sostegno” ai Serbi del Kossovo, nel corso della quale si riconferma il proposito di modificare la Costituzione del 1974.

febbraio: Slobodan Milosevic, segretario generale del comitato della Lega dei Comunisti di Serbia (LCS) ne diviene Presidente.

aprile: Slobodan Milosevic, presidente della Lega dei Comunisti della Serbia (LCS), va in Kossovo con il leader del partito kossovaro Azem Vllasi e con Kole Shiroka, membro della Presidenza statale yugoslava, per un incontro con i comunisti locali a Kosovo Polje. Mentre nella sala della cultura il partito discute ufficialmente, davanti all’edificio si raccoglie una folla di 15.000 serbi arrabbiati. I dimostranti si scontrano con la polizia e sette poliziotti vengono feriti dal lancio di pietre. Uscendo dal palazzo, Milosevic pronuncia le parole che in seguito diventano una leggenda: “Nessuno può picchiarvi. Nessuno potrà picchiarvi mai più.” In seguito a questi fatti, il nazionalista “Notizie Letterarie” pubblica un’ode a Milosevic.

maggio: Milanko Renovica, leader del LCY, riceve 50 intellettuali serbi e montenegrini del Kossovo e, dopo una discussione di sedici ore sulla “situazione insopportabile nel Kossovo”, accoglie le loro richieste.

9 luglio: il Comitato Centrale del LCY decide nella sua nona sessione di “muovere una battaglia decisiva per cambiare la situazione della provincia”, per fermare la migrazione di serbi e montenegrini e per rimuovere i funzionari di partito che esitano a mettere in pratica queste decisioni. Mentre nell’edificio del Parlamento federale prosegue la riunione, varie migliaia di serbi e montenegrini del Kossovo si radunano all’esterno nel Parco dei Pionieri per chiedere che il partito li protegga dalla persecuzione. Un certo numero di politici da fuori la Serbia giudica questa una “pressione anti-democratica” e sono convinti che le dimostrazioni erano state organizzate dalla leadership serba.

agosto: In seguito ad un attacco ad uno scolaro serbo nel villaggio di Gornja Dubrava e all’incendio di un cimitero serbo vicino a Kosovo Polje, 5.000 serbi si riuniscono a Kosovo Polje. Il segretario della LCS, Zoran Sokolovic, dice loro: “Infliggeremo un colpo decisivo ai separatisti”.

settembre: Serbi e montenegrini organizzano manifestazioni di protesta in tutta la provincia.

23-24 settembre: a Belgrado il Comitato Centrale del LCS tiene la sua ottava sessione, nella quale prende definitivamente pieno potere la fazione guidata da Slobodan Milosevic. Questa fazione sostiene una politica nazionale in Kossovo più dura di quella seguita dal Presidente serbo Ivan Stambolic e dai suoi seguaci. Slobodan Milosevic elimina i propri avversari dalla Lega dei Comunisti di Serbia. Crescono il nazionalismo serbo e la conflittualità serbo-slovena.

ottobre: Il plenum del Comitato Provinciale della Lega dei comunisti del Kossovo richiede sanzioni politiche e ideologiche contro alcuni degli alti funzionari locali del partito - Mahmut Bakalli, Havid Nimani, Dusan Ristic, Imer Pule, Hevdet Hamze, Ismail Bajre, Sefedin Batalli e Mustafa Pljakic.
1988
gennaio: a Pristina ed in altre città del Kossovo iniziano i lavori per la costruzione di un centinaio di appartamenti per “serbi e e montenegrini che tornino nel Kossovo”. Ci sono molte manifestazioni dei serbi in varie parti del Kossovo con gli slogans : “Via gli Albanesi dal Kossovo”, “Dateci armi per uccidere gli albanesi”....

14 maggio: voto di sfiducia al Parlamento Federale presentato dalle delegazioni slovena e croata.

giugno: Miroslav Solevic e Miograd Samardzic formano a Kosovo Polje un comitato per organizzare la partecipazione dei serbi kossovari agli incontri e alle manifestazioni di protesta fuori dalla provincia, in particolare a Belgrado durante la sedicesima sessione del Comitato Centrale del LCY. Più di 20.000 serbi si preparano per questa uscita, ma vengono convinti a restare a casa dalla presidenza del LCS. Il comitato di Kosovo Polje incontra un gruppo di lavoro del Comitato Centrale del LCS, cosa che viene interpretata come un riconoscimento del comitato da parte delle autorità serbe. Più tardi il comitato si trasforma in movimento politico che opera in alternativa alle istituzioni statali in Kossovo.

luglio: Il Comitato Centrale del LCY, nella sua sedicesima sessione organizzata il 29 e 30 luglio, discute del Kossovo e decide di prendere provvedimenti contro tutte le persone che ostacolano gli sforzi del partito in Kossovo, inclusa la rimozione dei funzionari e la loro espulsione dal partito.
Per protestare contro gli sviluppi in Kossovo si organizzano manifestazioni in tutta a Serbia e in altre parti della Yugoslavia. Questi “incontri di solidarietà” durano fino alla fine dell’anno. Circa 100.000 persone partecipano agli incontri a Novi Sad, Kraljevo, Krusevac, Titovo, Uzice, Zajecar, Sabac, Titograd, Kragujevac, e Valjevo. La manifestazione più grande di tutte è stata organizzata a Belgrado con l’intervento di Slobodan Milosevic. Tra gli slogan uditi agli incontri di solidarietà c’erano “Uccidiamo gli albanesi”, “Uccidiamo Kole”, “Uccidiamo Vllasi”, “Dateci le armi” e “Via gli albanesi”. Treni e bus speciali portano gratis i serbi e i montenegrini del Kossovo a questi incontri.

agosto: Guardie serbe organizzano una ronda notturna a Prekale, dove tutti i serbi e i montenegrini vendono le loro case e cercano di partire.

5-6 ottobre: incidenti a Novi-Sad (Voivodina).

17 ottobre: si tiene il diciassettesimo plenum del Comitato Centrale del LCY. Quattro membri della Presidenza, Kole Shiroka, Fran Setinc, Milanko Renovica e Bosko Krunic, si dimettono per le loro responsabilità nella situazione del Kossovo.
novembre: In tutto il Kossovo cominciano indagini giudiziarie sulla vendita di proprietà tra serbi ed albanesi. Nel “caso Decani”, il Parlamentare Federale Iljaz Kurteshi viene accusato di essere coinvolto nella vendita di proprietà serbe ed è privato dell’immunità parlamentare.
I minatori di Trepça marciano per 40 kilometri da Stanterg (vicino a Mitroviça) fino a Pristina. I minatori iniziano uno sciopero di protesta per le dichiarazioni della leadership sindacale serba secondo cui in Kossovo la classe lavoratrice contiene molti separatisti e nazionalisti. Marciano fino a Pristina e dimostrano davanti all’edificio dove il Comitato Provinciale della Lega dei Comunisti del Kossovo sta discutendo, nella sua diciannovesima sessione, le dimissioni di Kacusha Jashari e di Azem Vllasi. Quasi 10.000 dimostranti gridano per le strade di Pristina “No alle dimissioni”, “Vogliamo Azem”, “Non abbandoneremo i nostri leader” e “Lunga vita alla Costituzione del 1974”. La mattina seguente giungono a Pristina circa 200 minatori da Kisnica e Novo Brdo, e per tutta la giornata arrivano albanesi da tutto il Kossovo. Alla sera ci sono circa 100.000 dimostranti. Si sforzano di avvertire l’opinione pubblica internazionale e yugoslava afficnchè facciano attenzione al fatto che la Serbia è decisa a distruggere l’autonomia del Kossovo. I cittadini di Pristina e gli altri lavoratori del Kossovo si uniscono ai minatori. Viene valutato che più di 500.000 persone sono confluiti a Pristina quel giorno per preservare la sovranità del Kossovo. Nei successivi tre giorni la tensione resta alta. I bambini delle scuole si uniscono alle dimostrazioni davanti all’edificio del Comitato Provinciale. La Presidenza della RFSY chiede la fine delle manifestazioni. Ci sono disordini per le strade di Gnjilane, Decani, Urosevac e Prizren.
Attraverso il dibattito costituzionale più del 90% degli abitanti del Kossovo si sono espressi a favore del mantenimento dello status del Kossovo. I corpi autonomi del Kossovo, la Lega dei Lavoratori ed il Comitato della Lega Socialista approvano dei documenti che appoggiano la decisione della stragrande maggioranza della popolazione. Rrahman Morina, politico serbo, nel Parlamento Federale fa presente che dal 1981 al 1988 circa 600.000 albanesi sono stati inquisiti dalla polizia per motivi politici.

19 novembre: un milione di Serbi manifestano a Belgrado la loro solidarietà alla minoranza Serba del Kossovo.
dicembre: 200 famiglie serbe e montenegrine di Istok, Djurakovac, Prekale, Tucep, Dragojlevac e Dobrusa minacciano di lasciare insieme il Kossovo.

1989
febbraio: entrano in sciopero i minatori albanesi della galleria tredici delle miniere Stari Trg a Trepca. In molte altre fabbriche kossovare i lavoratori albanesi scioperano per solidarietà, nella speranza di salvare lo stato di autonomia del Kossovo. Lavoratori e studenti albanesi scioperano in solidarietà con loro in molte altre fabbriche del Kossovo e negli edifici Universitari.
Lo sciopero della fame dura 8 giorni.
Viene arrestato Azem Vllasi, membro della Presidenza Comunista del Kossovo, con il Direttore di Trepça Aziz Abrashi, e 14 scioperanti.

21 febbraio:
appello firmato da 215 intellettuali albanesi che richiede all’Assemblea della Serbia ed all’opinione pubblica della Yugoslavia di “non sopprimere l’autonomia del Kossovo e di non distruggere le fondamenta dell’unità nazionale”.

22 febbraio: 900 minatori della Stari Trg cominciano uno sciopero della fame, e un’ondata di scioperi si diffonde in quasi tutti i comuni del Kossovo. La protesta è diretta contro i cambi di personale in Kossovo e contro le proposte di modificare la Costituzione serba togliendo al Kossovo gli attributi di stato e trasferendone i poteri al Governo centrale.
La Presidenza della RFSY introduce misure d’emergenza.

26 febbraio: unità antisommossa sono inviate nel Kossovo .

27 febbraio: nella Cancar Hall a Lubiana viene organizzato un incontro per protestare contro questa decisione e per dare un supporto ai minatori albanesi. In risposta a questo incontro, il giorno seguente secondo le stime ufficiali circa un milione di studenti, lavoratori e normali cittadini ha dimostrato in favore della Presidenza Federale chiedendo un intervento contro gli organizzatori delle dimostrazioni albanesi. Condannano il supporto sloveno e croato ai minatori, applaudono Slobodan Milosevic e gridano: “Arrestate Vllasi”, cosa cui Milosevic risponde dicendo che tutti i responsabili della crisi saranno arrestati. Otto giorni dopo i minatori accettano di lasciare il sottosuolo.

28 febbraio: gli scioperanti escono dalle miniere. La Presidenza Yugoslava decreta lo “stato di emergenza” in Kossovo ed arresta 44 dirigenti e centinaia di scioperanti.

1 marzo: viene instaurato il coprifuoco in Kossovo.
marzo: Vengono arrestati Azem Vllasi, membro del Comitato Provinciale del Kossovo, Aziz Abrasi, presidente del comitato dei minatori di Trepca e Burhan Kavaj, direttore della miniera Stari Trg. Circa 200 tra politici, intellettuali e altri personaggi pubblici albanesi sono soggetti a “isolamento”, una modalità speciale di prigionia precedentemente sconosciuta nella teoria e nella pratica legali.

10 marzo: comincia uno sciopero nelle miniere di Goles. L’ingresso è bloccato e i minatori rifiutano di far passare chiunque. Questo è l’inizio delle manifestazioni in Kossovo contro gli emendamenti proposti alla Costituzione serba.

12 marzo:
250 minatori albanesi occupano a Stari Trg la mensa. Anche a Kinica, Novo Brdo e Ajvalija i minatori scioperano. La polizia arresta sette responsabili delle miniere di Trepca con accuse criminali. Il 23 marzo a Pristina diverse migliaia di albanesi marciano dalla mensa studentesca al centro della città per dimostrare contro le modifiche alla Costituzione del 1974. Due giorni dopo circa 4.000 albanesi a Urosevac lanciano sassi contro un autoblindo della polizia. Le dimostrazioni scoppiano a Pristina dopo la partita di calcio tra le squadre di Pristina e Borac. I manifestanti gridano: “Non abbandoneremo il Kossovo” e “Liberate Vllasi”. A Podujevo dimostranti sparano verso la polizia e uccidono il comandante. Le proteste si diffondono in tutte le città del Kossovo e culminano il 28 marzo, giorno in cui vengono adottati gli emendamenti alla Costituzione, in scontri violenti con la polizia nei quali muoiono 24 persone. La situazione si calma dopo che la Presidenza della RFSY invia l’esercito federale coi carri armati.

23 marzo: il Parlamento del Kossovo cambia la Costituzione; l’edificio che lo ospita è circondato da carri armati e sorvolato da aerei militari. Malgrado l’espressa volontà dei cittadini del Kossovo, e sotto la minaccia delle mitragliatrici e dei carri armati, in violazione della Costituzione vigente, il Kossovo viene privato della sua autonomia e delle sue caratteristiche statuali. Anche persone non autorizzate, come Mehmet Ajeti, autista ed ex leader dei comunisti di Mitroviça partecipano al voto.
Manifestazioni di massa nel Kossovo. Le forze di polizia agiscono con molta brutalità: molti morti e feriti.
La lingua albanese non viene più riconosciuta per gli atti ufficuali e vengono varate leggi per favorire l'immigrazione di cittadini serbi nella regione.
Il nuovo premier Ante Marcovic vara con successo un pacchetto di radicali riforme economiche. Crolla il comunismo in Europa Orientale.

26-30 marzo: esplodono scontri violenti.

28 giugno: gli organizzatori della commemorazione del seicentesimo anniversario della battaglia del Kossovo radunano a Gazimestan due milioni di persone. Milosevic dice con trionfo alla folla: “L’unità ritrovata ha ridato alla Serbia la sua dignità”.

settembre: alla riapertura delle scuole viene instaurato un sistema di separazione delle classi a seconda della nazionalità.
Nasce a Pristina il Consiglio per la Difesa dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà.

27 ottobre: ripetendo le proteste di Stari Trg sessanta albanesi cominciano un nuovo sciopero sotto terra. La polizia e le squadre della sicurezza lo interrompono tre giorni dopo. Comincia il processo ad Azem Vllasi e a tre responsabili di Trepca, e a Lubiana e Zagabria gli albanesi protestano.

2 novembre: iniziano a Pristina tre giorni di dimostrazioni durante i quali vengono uccisi tre albanesi.

20 novembre: Slobodan Milosevic viene eletto a suffragio universale Presidente della Repubblica della Serbia.

1 dicembre: a Lubiana serbi e montenegrini del Kossovo cercano di organizzare il “meeting della verità”. L’incontro è visto come un tentativo di rovesciare la leadership slovena e viene impedito. La Slovenia introduce misure di sicurezza speciali dalla fine di novembre al 3 dicembre.
15 dicembre: 500 manifestanti gridano “Repubblica del Kossovo” per le strade di Pristina. Viene fondata la Lega Democratica del Kossovo, e presto diventa il partito più grande e di maggior influenza degli albanesi kossovari. Alla fine del 1990 e all’inizio del 1991 si formano molti altri partiti ed organizzazioni quali l’Unione dei Giornalisti Indipendenti del Kossovo e l’Unione dei Sindacati Indipendenti. Diventano noti come “l’alternativa albanese”. Le autorità serbe non riconoscono queste organizzazioni e l’Alleanza Socialista chiede che siano chiuse.

23 dicembre: un gruppo di intellettuali albanesi fonda il primo partito legale degli albanesi del Kossovo: la Lega Democratica del Kossovo (LDK) nel quadro dell’introduzione del multipartitismo nella Federazione Yugoslava. A fine gennaio ne faranno parte 200.000 persone; più tardi 800.000.
Il Dr. Ibrahim Rugova viene eletto Presidente della Lega.
1990-1995 E’ il periodo delle prime elezioni “libere e multipartitiche”, nelle quali emergono e vincono in ogni Repubblica i partiti più nazionalisti.
E’ il triste periodo delle varie secessioni e delle guerre in Slovenia, Croazia e soprattutto della tragedia della Bosnia, dove si scatena la pulizia etnica dei Serbi, ma anche dei Croati e quando è possibile anche dei Bosniaci musulmani. Il conflitto si conclude, o meglio viene congelato, con gli accordi di Dayton nel novembre del 1995.

In Kossovo, di cui la cosiddetta “comunità internazionale” non ha tempo di occuparsi, la revoca dell’autonomia e l’introduzione di una serie di leggi speciali provoca la reazione dei kossovari albanesi che iniziano una resistenza senza armi, disertando le scuole dei serbi, istituendo una propria organizzazione scolastica e sanitaria, e giungendo fino ad eleggere (naturalmente con elezioni non riconosciute) un governo parallelo guidato da Ibrahim Rugova.
La repressione del governo serbo, si fa sentire, ma non esprime tutta la sua forza dato l’impegno richiesto dalla guerra in Bosnia e il peso dell’embargo internazionale.

La “comunità internazionale”, si è detto, si disinteressa quasi completamente del conflitto in Kossovo, anche se molti ricordano che la dissoluzione della Jugoslavia qui affonda le sue radici e prevedono che qui avrà il suo compimento. Più attenta a ciò che avviene in quella regione è una minoranza della società civile internazionale: in modo particolare gruppi e associazioni che si rifanno alla nonviolenza, avvertendo il pericolo del trasferimento della guerra dalla Bosnia al Kossovo, seguono e sostengono la lotta senza armi dei kossovari albanesi, prendono contatti anche con la minoranza serba, si rendono presenti nel territorio per aprire canali di comunicazione fra le parti in conflitto e cercano di sensibilizzare i propri parlamenti e governi. Gli stati però continuano a “non vedere e non sentire”, abituati come sono ad intervenire solo quando i conflitti esplodono con la violenza delle armi.
1990
gennaio: Separatisti albanesi attaccano molti treni e autobus, e lanciano sassi sulle macchine. manifestazioni nelle città e nei villaggi. Bilancio : 120 morti.

24 gennaio: 40.000 albanesi dimostrano davanti all’edificio del Comitato Provinciale, chiedendo la fine delle misure d’emergenza, la liberazione dei prigionieri politici, l’interruzione di tutti i processi politici e un referendum sulle elezioni libere. Minacciano uno sciopero generale qualora le loro richieste non siano accolte. La polizia usa getti d’acqua per disperdere i dimostranti, mentre il Comitato Provinciale condanna le dimostrazioni come un atto di ostilità. La Presidenza del Comitato Centrale sloveno chiede alle autorità federali di terminare lo stato d’emergenza, di assicurare il rispetto dei diritti umani e di permettere elezioni libere multipartitiche. Il giorno seguente gli albanesi dimostrano a Podujevo, Urosevac, Titova Mitrovica, Vucitrn e Pec. Dure forze di polizia prendono il controllo delle principali strade di Pristina. A Vranjevac, sobborgo di Pristina, i manifestanti lanciano loro sassi.
L’Associazione di Kosovo Polje per il Ritorno dei serbi e dei montenegrini chiede un’azione più decisa contro il terrorismo e misure disciplinari del partito contro i funzionari kossovari. A Belgrado, l’Associazione per un’Iniziativa Democratica Yugoslava (UJDI), il Comitato per i Diritti Umani e l’Associazione dei Filosofi e dei Sociologi chiedono la fine delle misure d’emergenza e di tutti i processi politici in Kossovo. La Presidenza della RFSY in una sessione d’emergenza decide di usare tutti i mezzi a sua disposizione per difendere l’integrità territoriale della federazione. La Presidenza del LCS conclude che la situazione in Kossovo è rapidamente peggiorata a causa dell’incoraggiamento delle leadership slovena e croata alla secessione del Kossovo, e afferma che queste due repubbliche stanno usando il Kossovo “per promuovere i propri interessi anti-serbi e anti-yugoslavi alla separazione”.
La Slovenia ritira la sua polizia dal Kossovo.

30 gennaio: comincia in Kossovo uno sciopero generale. Circa 50.000 albanesi si radunano per il funerale di un dimostrante ucciso a Urosevac. I serbi e i montenegrini organizzano incontri di protesta e chiedono protezione, minacciando di imbracciare loro stessi le armi.
Nel villaggio kossovaro di Malisevo i membri di un’unità federale di polizia colpiscono e uccidono tre albanesi, ne feriscono undici e ne picchiano altri quattro senza ragione. A Belgrado diverse migliaia di studenti dimostrano davanti al Parlamento Federale chiedendo l’intervento dello stato per assicurare la pace e la sicurezza dei serbi e dei montenegrini del Kossovo minacciati. Invocano le dimissioni degli alti funzionari yugoslavi e gridano: “Daremo le nostre vite. Non cederemo il Kossovo”, e “Dateci le armi. Andremo in Kossovo”. A Spalato 300 albanesi dimostrano sollevando striscioni con “Intelligentia croata, aiutaci!”.
L’ultimo giorno di gennaio 10.000 albanesi scendono in piazza a Podujevo. Nella piazza della Repubblica a Belgrado si sentono canzoni cetniche al meeting di protesta “Per salvare il Kossovo-Metohija”. A Titograd circa 100.000 persone dimostrano davanti all’edificio della Presidenza montenegrina.

1 febbraio: viene inviato in Kossovo l’Esercito Federale.

febbraio: Nei primi due giorni continuano le dimostrazioni albanesi ma con un’intensità calante. I carri armati dell’JNA si posizionano nelle strade delle città dove si sono verificate le manifestazioni e su Pristina passano a bassa quota gli aerei da combattimento. Ovunque ci sono pattuglie dell’esercito.

4 febbraio: La Lega dei Comunisti della Jugoslavia si scioglie.
Il Ministro dell’Interno serbo si assume la piena responsabilità per l’ordine pubblico in Kossovo. Viene annunciato un nuovo progetto di colonizzazione del Kossovo. Slobodan Milosevic afferma che l’obiettivo della leadership serba è il ritorno di 100.000 serbi e montenegrini.
In seguito alla notizia che Adem Demaqi, un simbolo della rivolta albanese, era stato rilasciato, 30.000 albanesi si radunano nel suo villaggio natale.
Il movimento per un’alternativa del Kossovo pubblica un “Atto per la Democrazia e contro la Violenza”, che viene firmato da 300.000 cittadini kossovari. L’Alternativa Democratica Albanese Unita invia una lettera aperta al Governo Federale chiedendo un dialogo aperto sul Kossovo.

marzo: Vengono arrestati degli attivisti del Parlamento Giovanile del Kossovo.
Diverse migliaia di serbi organizzano proteste a Lipljan, Djakovica e Urosevac, con la richiesta di normalizzazione della situazione in Kossovo e che le persone cacciate via tornino nelle loro case e nelle loro terre.

18-23 marzo: Dopo l’avvelenamento di 7.000 studenti albanesi scoppiano in Kossovo dimostrazioni di piazza. Le autorità mediche della repubblica e federali diramano un comunicato negando che i ragazzi siano stati avvelenati, e il Governo Federale descrive l’epidemia come un trucco (???).

30 marzo:
approvazione a Belgrado del “Programma per la realizzazione della pace e della prosperità in Kossovo”
aprile: L’UJDI cerca invano di mettere insieme per una tavola rotonda l’Alternativa Democratica Albanese Unita e i rappresentanti dei serbi e dei montenegrini del Kossovo. Il dialogo viene rifiutato dal Comitato Serbo per la Verità sul Kossovo e dal Partito Radicale Serbo.
La corte distrettuale di Titova Mitrovica libera Azem Vllasi e quattordici ex-responsabili delle miniere di Trepca perché non ci sono prove che abbiano commesso atti criminali. In seguito si tenterà di mettere in scena un processo d’appello.

22-23 aprile: elezioni libere in Slovenia ed in Croazia.

maggio: disarmo delle difese territoriali della Slovenia e della Croazia.
elezioni libere in Macedonia (11 novembre), Bosnia Erzegovina (18 novembre), in Serbia ed in Montenegro (9 dicembre).

giugno: Il Parlamento del Kossovo è diviso lungo linee nazionali. I delegati albanesi, che sono la maggioranza, bloccano il lavoro della Commissione Costituzionale e la discussione delle proposte della Presidenza Federale per i cambiamenti nella Costituzione della RFSY. In Parlamento ci sono scontri.

26 giugno: approvazione a Belgrado della legge su “l’attività degli organi della Repubblica in circostanze eccezionali”, che prevede la presa di “misure temporanee” applicate a partire dall’agosto (tra queste il licenziamento dei direttori e quadri albanesi delle imprese, istituzioni culturali ed amministrative, e della maggior parte delle scuole, compresa l’Università).

luglio:
Dopo che era stato impedito loro l’accesso all’edificio, i delegati albanesi si radunano davanti al Parlamento kossovaro.

2 luglio: adottano formalmente una Dichiarazione Costituzionale che rende il Kossovo una Repubblica paritaria e del tutto indipendente nella federazione yugoslava. La dichiarazione afferma che gli albanesi sono una nazione costituente della Yugoslavia e non una nazionalità. Tutto ciò in accordo con la Costituzione della RFSY.
Tre giorni dopo il Parlamento serbo scioglie il Parlamento e il Governo Provinciali e annuncia misure speciali. Vengono chiusi i mezzi d’informazione albanesi più importanti, compreso il quotidiano Rilindija, e con l’aiuto della polizia un’unità di Belgrado prende il controllo della televisione di Pristina. Le grandi imprese sono messe sotto il diretto controllo statale. Nel periodo che segue vengono prese misure d’emergenza in quasi 250 compagnie ed istituzioni.

9 luglio: dimissioni dei due membri albanesi della Presidenza collegiale della Federazione e del Presidente del Kossovo.

2l luglio: Più del 60% dei membri del Parlamento del Kossovo si autoconvoca e proclama unilateralmente la costituzione della Repubblica del Kosovo come parte della Federazione Jugoslava. Le autorità di Belgrado sciolgono il Parlamento e il Governo della Provincia.

7 agosto:
il quotidiano in lingua albanese Rilindja (Rinascimento) viene fatto chiudere.

agosto: La polizia disperde brutalmente gli albanesi che si radunano per dare il benvenuto ad una delegazione di senatori americani con a capo Robert Dole. I serbi e i montenegrini si rifiutano di parlare con i senatori. Il movimento alternativo lancia un piano per organizzare in case private la scuola per i ragazzi albanesi. Gli insegnanti albanesi che si rifiutano di seguire il programma preparato dal Consiglio Serbo dell’Educazione vengono arrestati dalla polizia.

1 settembre: inizio della campagna di chiusura delle scuole in lingua albanese che andrà amplificandosi per un anno.

7 settembre: i rappresentanti albanesi nel disciolto Parlamento organizzano una riunione illegale a Kacanik per adottare la Costituzione della Repubblica del Kossovo ed estendere il mandato del Parlamento e del Governo sciolti fino a nuove elezioni. La Presidenza della RFSY, il Governo Federale e il Governo serbo dichiarano quest’assemblea “un atto contro lo stato e contro l’unità della Yugoslavia e della Serbia”.
Parecchi giorni dopo l’adozione della Costituzione di Kacanik, si dimettono dalle forze di polizia 3.000 albanesi in risposta ad un appello di Jusuf Karakushi, Ministro degli Interni nel Governo disciolto. Le autorità serbe coprono i posti vacanti con membri delle forze regolari di polizia e della riserva. Vengono concentrate in Kossovo le forze di polizia serbe più forti e numerose.
Dopo una giornata di sciopero generale organizzata dall’Unione dei Sindacati Indipendenti, vengono licenziati 15.000 albanesi. Questo è l’inizio di un’ondata di licenziamenti di massa in cui perdono il loro lavoro più di 100.000 persone. Alcuni liberi professionisti che hanno scioperato vengono arrestati, e i negozi privati albanesi sono chiusi da tre mesi a un anno. Hajrulah Gorani, leader dell’Unione, viene giudicato davanti al Tribunale (???) di Pristina per aver indetto lo sciopero. Quasi tutti i giudici albanesi o vengono cacciati o si dimettono volontariamente, rifiutandosi di applicare le leggi serbe.
Presso il Segretariato Generale per la Giustizia viene registrata la Lega Democratica del Kossovo. E’ il primo partito del Kossovo registrato. I suoi obiettivi principali comprendono le elezioni in Kossovo con una legge elettorale speciale.

ottobre: A Pristina, il Segretariato per gli Affari Interni accusa Ibrahim Rugova, Presidente del LDK, di incitamento alla resistenza e al rifiuto della legge dopo che questi esprime pubblicamente la sua adesione alla Costituzione di Kacanik.

dicembre: In Kossovo gli albanesi boicottano le prime elezioni multipartitiche della Serbia e completano la costruzione di istituzioni parallele.

26 dicembre: proclamazione dell’indipendenza della Slovenia.
1991
gennaio: I serbi e i montenegrini cominciano a formare unità di volontari nel Kossovo. Queste formazioni paramilitari ben armate preparano delle azioni contro gli albanesi, affermando che lo stato non li protegge adeguatamente, ma si preparano anche per la guerra in Croazia ed hanno la loro prima prova del fuoco a Knin.

febbraio: Il Parlamento Europeo approva una risoluzione sul Kossovo e chiede che le autorità serbe interrompano immediatamente la loro politica repressiva nella provincia.
Viene avviato l’insegnamento secondario parallelo.

aprile: Il Parlamento della Repubblica del Kossovo elegge una Presidenza di sette membri con a capo Ibrahim Rugova ed un governo presieduto da Jusuf Zejnalahu, ultimo primo ministro della provincia. La polizia serba emette i mandati di cattura per i fondatori della Repubblica del Kossovo - Jusuf Zejnalahy, Jusuf Karakushi, Agim Maljo e Bujar Huryhalo, che abbandonano il paese e formano un governo in esilio. Le autorità serbe lasciano cadere le accuse contro Ibrahim Rugova, che resta in patria.
Viene sospeso lo stipendio a tutti gli insegnanti albanesi

giugno: L’Unione dei Sindacati Indipendenti annuncia il ritorno in massa degli albanesi nelle imprese dalle quali erano stati licenziati. Il Governo serbo minaccia “di usare tutti i mezzi legali per difendere l’ordine costituzionale”.

27 giugno - 7 luglio: guerra in Slovenia.

18 luglio: primi scontri con morti in Croazia.

1 settembre: gli insegnati e studenti albanesi dell’Università di Pristina si vedono rifiutato l’accesso agli edifici dell’Università.

settembre: In Kossovo diventano più frequenti gli attacchi armati a poliziotti serbi. Gli albanesi si rifiutano di mandare i loro figli nelle scuole serbe. La sola istituzione serba ancora riconosciuta dagli albanesi è l’ufficio passaporti. Quasi il 100% vota in un referendum a favore di una Repubblica del Kossovo sovrana e indipendente. A Pristina, il deputato serbo e primo ministro Budimir Kosutic avvia delle discussioni con i rappresentanti dei partiti e delle associazioni albanesi sulla loro partecipazione alle prossime elezioni della repubblica. Nella maggior parte delle scuole secondarie cessa l’insegnamento in lingua albanese. In tutte le Facoltà dell’Università di Pristina vengono insediati Presidi serbi. Vengono chiuse importanti istituzioni nazionali, incluse l’Accademia kossovara delle Arti e delle Scienze, l’Istituto di Albanologia e l’Istituto per la Pubblicazione e la Stampa di Libri di Testo in lingua albanese. La polizia serba picchia i partecipanti ad una manifestazione organizzata davanti alla Facoltà di Lingue di Pristina per protestare contro la soppressione dell’insegnamento di lingua albanese.

7 settembre:
apertura della Conferenza dell’Aia sulla pace nella Ex-Jugoslavia. La delegazione del Kossovo è ricevuta come spettatrice nella “sala muta”.

17 settembre: i combattimenti in Croazia, che continuano ad estendersi, raggiungono Zagabria.

22 settembre: il Parlamento del Kossovo - poiché quattro repubbliche della Yugoslavia hanno già proclamato la loro indipendenza - proclama la Repubblica del Kossovo.

26-30 settembre:
nel Kossovo viene organizzato un referendum che approva la dichiarazione di una Repubblica del Kossovo sovrana ed indipendente.
1 ottobre: le forze Federali accerchiano Dubrovnik ed impongono un blocco agli altri porti croati.

5 ottobre: viene soppressa l’Accademia delle Scienze del Kossovo.

ottobre: L’Albania riconosce l’indipendenza della Repubblica Yugoslava del Kossovo. Bujar Bukoshi è nominato nuovo primo ministro del governo in esilio.
Più di un migliaio di intellettuali albanesi del Kossovo firmano un Memorandum per la Repubblica del Kossovo, chiedendo la partecipazione degli albanesi alla Conferenza Internazionale sulla ex-Yugoslavia come una parte negoziale alla pari. Oltre alle proteste silenziose, gli albanesi del Kossovo cercano di realizzare i loro obiettivi internazionalizzando la questione kossovara.

19 ottobre:
nomina del governo della Repubblica del Kossovo (capo del governo: Bujar Bukoshi).

novembre: Dopo la riapertura del famoso “processo di Prizren” ad eminenti albanesi, viene ucciso a Pec un avvocato albanese molto noto. Si dice che la polizia lo abbia fermato per la strada, picchiato e lasciato morire. Molte migliaia di persone, principalmente albanesi, partecipano al funerale.

19 novembre: caduta di Vukovar, simbolo della resistenza croata. Secondo una fonte croata la guerra ha causato 10.000 morti e provocato l’esodo di 500.000 persone.

dicembre: Una delegazione della Federazione Internazionale per i Diritti Umani di Helsinki accusa le autorità serbe di discriminazioni nell’insegnamento in lingua albanese in Kossovo.
Il patrimonio statale della Repubblica del Kossovo è stabilito in Svizzera, e il governo in esilio stabilisce il divieto di pagare le tasse alla Serbia.
Durante questo anno ed il seguente, il Parlamento serbo adotta una serie di leggi discriminatorie sugli albanesi del Kossovo. In tutte le posizioni ufficiali difficilmente resta un solo albanese, dai responsabili delle fabbriche e delle squadre di calcio ai servizi sociali, alle scuole, alle forze di polizia e all’amministrazione statale. I poteri sono nelle mani dei serbi, mentre gli albanesi sono epurati etnicamente. La Lega Democratica del Kossovo riporta che agli albanesi sono state inflitte negli ultimi cinque anni pene per un totale di 22.840 anni.

23 dicembre: la Germania riconosce la Croazia e la Slovenia.
1992
1 gennaio: accordo tra Zagabria e Belgrado per un cessate il fuoco e l’invio di caschi blu nelle tre regioni della Croazia.

gennaio: Dopo molti duri scontri tra di loro, tutti i partiti politici albanesi si riuniscono nell’Assemblea per la Riconciliazione Nazionale e l’Unità di tutti gli Albanesi.
La comunità internazionale riconosce ufficialmente Slovenia e Croazia. Dilaga la guerra in Bosnia.

febbraio: viene avviato l’insegnamento superiore parallelo

8 aprile: il centro di Sarajevo è bombardato con dei mortai. la presidenza bosniaca decreta lo stato d’emergenza su tutto il territorio della repubblica.

27 aprile: proclamazione della Repubblica Federale della Serbia e del Montenegro.

30 aprile: approvazione da parte del Senato Americano della risoluzione 290 che denuncia la “repressione sistematica e brutale degli albanesi da parte del potere serbo”.

24 maggio: Nella semi-clandestinità gli albanesi del Kossovo organizzano le elezioni parlamentari e presidenziali. Ibrahim Rugova è eletto Presidente da una schiacciante maggioranza, e la Lega Democratica del Kossovo vince largamente le elezioni parlamentari. La regione viene completamente militarizzata.

27-30 maggio: La Jugoslavia è sottomessa ad un embargo progressivo da parte dei 12 paesi e poi del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che lo rinforzerà per due volte, nel novembre e poi nell’aprile 1993.

giugno: ripresa dei processi politici nel Kossovo.

24 giugno: il Parlamento del Kossovo tenta di riunirsi; la sessione viene interrotta violentemente dalla polizia.

29 giugno-6 luglio: manifestazioni di massa ( circa 100.000 persone) ogni giorno chiedono le dimissioni di Milosevic.


26-28 agosto: Conferenza di Londra sulla Ex-Jugoslavia, sotto la presidenza di John Major, primo ministro britannico, e Boutros Boutros Ghali, segretario generale dell’ONU.

3 settembre: prima riunione a Ginevra della Conferenza permanente sulla ex-Jugoslavia presieduta da Lord Owen (CEE) e Cirus Vance (ONU).
ottobre: Il primo ministro federale Milan Panic va a Pristina per colloqui con Ibrahim Rugova, nello sforzo di aprire un dialogo tra le autorità federali e repubblicane e i rappresentanti degli albanesi del Kossovo. Arrivando in Kossovo, alla vigilia della campagna elettorale ma solo un mese prima che il Parlamento Federale gli desse un voto di sfiducia, Panic afferma: “Voglio che votiate per me”. Panic e Rugova concordano di risolvere il problema del Kossovo con metodi pacifici, di formare gruppi di lavoro misti sulla legislazione, sul sistema giudiziario, sulla scuola, sulla sanità e sull’informazione, di abbreviare tutte le misure temporanee, di riportare gradualmente al lavoro 100.000 albanesi licenziati e di riaprire l’Università di Pristina. Panic offre a Rugova tre posti nel governo. Questi colloqui hanno un impatto negativo in Serbia e danno il pretesto per nuovi attacchi al primo ministro da parte dei media controllati dallo stato. Come in tutte le occasioni recedenti, gli albanesi boicottano le elezioni che si tengono alla fine dell’anno.
A metà mese, gli albanesi organizzano due giorni di proteste pacifiche davanti alle scuole e alle facoltà. Per disperderli la polizia usa gas lacrimogeni e pallottole di gomma. Molti insegnanti, studenti e scolari sono arrestati e malmenati.
Il governo della Repubblica del Kossovo invia a Lord Carrington e ai capi di stato dei paesi europei una richiesta di riconoscimento dell’indipendenza della Repubblica del Kossovo. L’Unione Europea si rifiuta di considerare la richiesta.

ottobre 1992- febbraio 1993: la timida apertura simboleggiata da questa visita sarà seppellita nel corso della progressiva estromissione di Milan Panic, orchestrata da Slobodan Milosevic.

20 dicembre: elezioni legislative e presidenziali in Serbia, accusate di irregolarità e boicottate dagli albanesi : Slobodan Milosevic è rieletto presidente, il parlamento è dominato dai socialisti (ex-comunisti) e dagli ultra-nazionalisti.
1993
Scade il mandato della missione degli osservatori OSCE in Kossovo, Sangiaccato e Voivodina, e Belgrado rifiuta di estenderla per rappresaglia alla sospensione della sua partecipazione all’OSCE.
Circa 120.000 albanesi su 170.000 occupati in Kossovo, vengono licenziati perdendo così il diritto all'assistenza sanitaria pubblica e a volte anche all'alloggio fornito dal datore di lavoro. Nelle scuole pubbliche e nell'Università sono condotti nuovi programmi di insegnamento basati sulla lingua e la cultura serbe, che non vengono accettati dagli albanesi. In alternativa vengono aperti in case private corsi di scuola superiore e universitari, spesso interrotti dalla polizia. Solo i corsi di istruzione elementare sono ancora svolti negli edifici pubblici, ma gli insegnanti, che si rifiutano di accettare il programma di studi governativo, non sono pagati dallo Stato. I soldi per consentire la vita a insegnanti, medici e sostentare i disoccupati provengono da vere e proprie tasse parallele raccolte tra coloro che lavorano (soprattutto commercianti al dettaglio e agricoltori) e tra gli emigrati all'estero.

10 gennaio: Arkan invita, durante un programma della televisione di Pristina, alla purificazione etnica del Kossovo.

18 aprile: si intensificano i combattimenti tra croati e mussulmani intorno a Vitez, nella Bosnia centrale.

15-16 maggio: il piano di pace Vance-Owen che prevede la divisione della Bosnia in 10 provincie e la demilitarizzazione di Sarajevo è respinto dai serbi della Bosnia.

24 maggio:
Adem Demaci intraprende uno sciopero della fame.

31 maggio: deposizione precipitosa di Dobrica Cosic, presidente della federazione, interpretata come un rafforzamento degli ultra-nazionalisti guidati da Vojislav Seseli.

1 giugno: a Belgrado manifestazione violenta contro il regime di Milosevic.

10 giugno: gli Stati Uniti annunciano l’invio in Macedonia di 300 soldati.

2 luglio: il mandato degli osservatori dell’OCSE nel Kossovo, nel Sangiaccato e nella Vojvodina non viene rinnovato. Dopo la loro partenza nuova ondata di arresti e di violenze nel Kossovo.

agosto:
Viene negato l'ingresso in tutta la Serbia alle delegazioni di Amnesty International

23 novembre:
Il primo ministro della Macedonia è ricevuto da Slobodan Milosevic. Nelle settimane seguenti scoppia a Skopie uno scandalo che si basa sulla scoperta di una “rete di difesa albanese e di un presunto traffico d’armi”. Sono arrestate otto persone, tra cui due collaboratori diretti dei ministri albanesi del Governo di coalizione.

novembre-dicembre: Viaggio di Ibrahim Rugova in Albania, Austria, Inghilterra e Francia.

dicembre: elezioni legislative in Serbia, boicottate dagli albanesi.
1994
3 febbraio: incontro di Ibrahim Rugova con Bill Clinton, presidente degli Stati Uniti.

20 febbraio: termine dell’ultimatum delle NU che esige il ritiro delle armi pesanti dalla periferia di Sarajevo.
Gli Stati Uniti impongono la nascita della Federazione Croato-Musulmana in Bosnia. La Grecia decreta il blocco economico nei confronti della Macedonia.
maggio: Viene fondata la Croce Rossa del Kossovo, un’altra delle organizzazioni parallele create dagli albanesi kossovari. Il professor Jusuf Dedusaj, che è eletto presidente della nuova organizzazione, viene arrestato il giorno successivo.

dicembre: La polizia indaga sulla Camera di Commercio kossovara illegale.
Vengono arrestati più di 130 ex-poliziotti albanesi con l’accusa di appartenere alla forza di polizia della Repubblica del Kossovo. I tribunali condannano quasi tutti a pene detentive da uno a otto anni. Le voci insistenti di contatti tra politici serbi ed albanesi vengono non ufficialmente confermate.
1995-1997
Gli accordi di Dayton non prendono in considerazione il dramma del Kossovo; ciò rappresenta una grande delusione per chi si era impegnato nella resistenza nonviolenta, nel tentativo di evitare un bagno di sangue.
Nel 1996, con la mediazione della Comunità di S.Egidio di Roma, Milosevic firma un accordo con Rugova sulle scuole, che però viene disatteso fino al 1998.
Alcuni gruppi, delusi dalla politica attendista di Rugova, o forse, secondo alcuni analisti, spinti anche da altri interessi (forse il controllo mafioso del traffico della droga, le rivalità fra i clan....etc), passano alla lotta armata: verso la fine del 1996 compare la sigla dell’Uck a firmare i primi attentati.
La repressione dell’esercito e della polizia serba si fa sempre più violenta: come reazione agli attentati, villaggi considerati covi di “terroristi” vengono attaccati e dati alle fiamme, in un crescendo di violenze; inizia il dramma dei profughi.
1995
Non ci sono mutamenti significativi in Kossovo. Tutte le parti attendono la fine della guerra in Bosnia. Gli albanesi chiedono che la questione kossovara sia risolta nel contesto di una soluzione complessiva alla crisi yugoslava e continuano gli sforzi per assicurarsi un sostegno internazionale. Belgrado mostra alcuni segnali di essere pronta ad aprire dei colloqui, ma senza mediatori esterni. I diplomatici internazionali sollevano la questione del Kossovo negli incontri frequenti con Milosevic e comunicano alle parti serba ed albanese il punto di vista della comunità internazionale - il Kossovo dovrebbe restare parte della Serbia, ma riottenendo la sua autonomia precedente con la massima protezione dei diritti umani individuali e collettivi.
La Croazia strappa ai Serbi il controllo della Krajina. Bombardamenti Nato in Bosnia contro i Serbi. Primo accordo greco-macedone sulla bandiera e abolizione dell’embargo.
Tentato assassinio del presidente macedone.

21 novembre: gli Stati Uniti impongono a Serbia, Bosnia e Croazia l’accordo di Dayton.

14 dicembre: ratifica, a Parigi, dell’accordo di Dayton.
1996
1 settembre: Un importante riconoscimento, nei fatti, è stato raggiunto con la firma dell'accordo tra Milosevic e Ibrahim Rugova con la mediazione della Comunità di Sant'Egidio, per il ripristino del diritto all'uso della lingua albanese e allo studio della cultura albanese nelle scuole pubbliche statali e quindi la possibilità per gli studenti albanesi di riutilizzare gli edifici pubblici per lo svolgimento dei corsi.
Questo accordo, scritto sulla carta, deve ora riuscire ad essere attuato.
1998
E' l’anno dell’esplosione del conflitto armato.
All’inizio di marzo l’esercito serbo e la polizia attaccano alcuni villaggi nella regione di Drenica, considerati la roccaforte dell’Uck: è una strage nella quale viene ucciso il presunto capo della lotta armata, Adem Jashari.
La stampa internazionale riporta con evidenza notizie e foto delle vittime (le cifre vanno da 60 a 80 morti). La crisi precipita: l’Uck preannuncia lotta per l’estate.

marzo: è caratterizzato da una serie di manifestazioni nonviolente, alle quali partecipano decine di migliaia di persone.
Anche i Serbi manifestano contro le azioni della guerriglia dell’Uck.
A fine marzo Rugova viene riconfermato presidente del governo parallelo con elezioni che si svolgono alla presenza di osservatori internazionali, ma la sua popolarità è in calo, perché parte della popolazione sta trasferendo il proprio appoggio alla lotta armata; in questo periodo tuttavia non c’è ancora evidente contrapposizione tra l’appoggio a Rugova e quello all’Uck.
Il Gruppo di Contatto (rappresentanti di USA, Francia, Gran Bretagna, Germania, Russia e Italia), che aveva gestito la fase finale della guerra in Bosnia cerca una soluzione diplomatica. Gli Usa fanno pressioni per un accordo tra Rugova e Milosevic, ma senza successo.
Nel frattempo l’Uck (che in questo periodo, per le cancellerie europee è ancora un gruppo di terroristi) intensifica la sua attività militare: la tecnica adottata è quella di provocare i serbi, uccidendo poliziotti e civili, per far sì che la loro reazione si distingua per brutalità e spregio della popolazione civile, sperando che ciò possa provocare un intervento internazionale.
La reazione serba mette in atto una spietata tattica antiguerriglia per fare terra bruciata attorno all’Uck: molti villaggi considerati covi dei “terroristi” sono dati alle fiamme, gli abitanti uccisi o costretti a fuggire. Alla fine dell’estate l’Uck sembra messo fuori gioco.

ottobre: Milosevic firma un accordo con Holbrooke, che prevede il ritiro di parte delle forze serbe e l’invio di “verificatori” dell’Osce: questi iniziano il loro lavoro solo alla fine di dicembre, ma invece dei 2000 previsti, ne arrivano circa 1400.
Il ritiro delle forze serbe permette all’Uck di riprendersi parte dei territori, riaccendendo l’irritazione dei Serbi.
L’opinione pubblica internazionale è colpita dalle immagini di interminabili file di profughi in cerca di rifugio nei boschi, dopo che i loro villaggi sono stati distrutti o resi insicuri. L’inverno ormai alle porte richiama la necessità di interventi urgenti per soccorrere i profughi.

1999
gennaio: una nuova strage di albanesi chiama in causa urgentemente l’indifferenza degli Stati. E’ la strage di Racak che viene proposta dai media all’opinione pubblica internazionale nei suoi aspetti più raccapriccianti.
Interviene il Gruppo di Contatto che impone il negoziato di Rambouillet. A capo della delegazione albanese gli Usa preferiscono il rappresentante dell’Uck Hashim Thaçi al moderato Rugova.
Il negoziato viene dapprima rinviato perché entrambe le parti ne rifiutano le condizioni; alla ripresa, queste vengono modificate in modo da essere gradite all’Uck, ma (a detta di molti) sono condizioni inaccettabili dai Serbi. Il 15 marzo il negoziato, indicato dal Gruppo di contatto come “ultimo tentativo”, fallisce per il rifiuto di Milosevic.

24 marzo: la Nato inizia i bombardamenti.
All’ordine dell’ attacco da parte della NATO seguono alcuni giorni di bombardamenti mirati su “punti nevralgici”. Secondo alcuni, lo scopo immediato è “far cadere Milosevic”, causa prima della pulizia etnica.
Il primo effetto reale è invece un massiccio esodo di profughi kossovari, attraverso le frontiere dell’Albania e della Macedonia: il 26 marzo le stime sono già di 570.000 profughi. Il governo italiano delibera “lo stato di emergenza per fronteggiare un eventuale eccezionale esodo”.

28 marzo: la NATO dichiara di entrare nella prevista “fase 2” della guerra, nella quale si programmano bombardamenti massicci su “caserme, arsenali e concentrazioni di truppe”.

29 marzo: L’Italia, che all’inizio delle ostilità aveva dichiarato di partecipare solo come base di partenza dei bombardieri e con azioni difensive, dà il via all’operazione Arcobaleno per il soccorso dei profughi, ma contemporaneamente comincia a partecipare anche alle operazioni militari con propri piloti.
1°aprile: la NATO dichiara di “allargare gli obiettivi”.
Inizia così un lungo periodo di bombardamenti su tutto il territorio della Serbia, compresa la Voivodina e naturalmente il Kossovo, e anche sul Montenegro.

5 aprile: colpito un quartiere residenziale di Aleksinac: 12 morti
9 aprile: Kofi Annan, a nome dell’ONU, “giustifica” l’intervento e ripropone le stesse condizioni della NATO.
Colpita la fabbrica di automobili Zastava (128 feriti). Colpite case a Pristina.
12 aprile: colpito un treno passeggeri: 55 morti

14 aprile: Si registra la prima missione di aerei italiani contro postazioni serbe. L’inizio delle operazioni militari rende confusa e difficile l’azione diplomatica. In una prima fase è particolarmente attivo il Vaticano.
Eltsin incarica Cernomyrdin di proseguire le trattative.
La Russia si impegna a non intervenire militarmente.
Un piano tedesco di temporanea sospensione dei bombardamenti presentato al vertice straordinario dell’Unione Europea a Bruxelles, non è gradito a Stati Uniti e Gran Bretagna, ma fa da riferimento per le prime mosse di Cerdomyrdin. Cernomyrdin fa la spola tra le capitali europee, Belgrado e Washington.
Colpito un convoglio di profughi kossovari: 70 morti

La Federazione Jugoslava rompe i rapporti diplomatici con Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania. A Belgrado rimane aperta l’ambasciata Italiana. La Grecia pur facendo parte della Nato si dissocia protestando dall’intervento armato. La Russia reagisce molto duramente nei confronti dell’intervento, tanto da minacciare un’entrata in guerra. Manovre navali russe nel Mediterraneo alzano la tensione. Milosevic fa votare al Parlamento una richiesta di adesione della Jugoslavia all’Unione Slava, che comprende la Russia e la Bielorussia, ma la Russia temporeggia.

17 aprile: un ufficiale serbo catturato dall’Uck viene consegnato ai militari Usa.
19 aprile: bombe su fabbriche chimiche: disastro ambientale a Pancevo

23 aprile: missili sulla TV di Belgrado: 10 morti

27 aprile: bombardata una zona residenziale della città di Surdulica: 20 morti

29 aprile: un missile cade su una casa in Bulgaria
In tutto questo periodo nel Kossovo continuano e si inaspriscono gli scontri fra esercito jugoslavo e Uck, con sconfinamenti in territorio albanese.
L’Uck è addestrato da consiglieri occidentali, ha basi d’appoggio in Albania e collabora con l’esercito albanese.
Continua anche la fuga dei profughi. Molti vengono fatti salire su treni ed autobus a Pristina e scaricati al confine con la Macedonia o l’Albania.
I racconti delle persone in fuga rivelano inimmaginabili atrocità commesse dalle milizie serbe ai danni dei civili, parlano di distruzioni di case e villaggi e della eliminazione dei documenti anagrafici della popolazione albanese, quasi a cancellarne l’esistenza. Un video della CNN mostra i corpi di 127 civili uccisi dai Serbi all’inizio dei bombardamenti. La folla di profughi diventa temibile per l’equilibrio interno della Macedonia, che più volte chiude temporaneamente le frontiere.

1 maggio: bombardato un autobus in transito presso Pristina: 47 morti
3 maggio: bomba su un pullman in viaggio verso il Montenegro: 17 morti

6 maggio: con il vertice a Bonn dei G8, viene messo a punto un nuovo piano con la collaborazione della Russia.
L'ONU ritorna al centro e riprende vigore la mediazione russa.
Il bombardamento Nato dell’Ambasciata cinese frena i primi passi di questo nuovo corso diplomatico. Ma l’abilità di Cernomyrdin e della Germania limitano i danni e ottengono un maggior coinvolgimento della Cina.
7 maggio: missili su un ospedale e un mercato a Nis: 20 morti e molti feriti

8 maggio: colpita l’ambasciata cinese a Belgrado: 4 morti. Vicino a Pristina, viene ucciso Femi Agani, vice di Rugova.
10 maggio: I Serbi annunciano l’intenzione di ritirarsi dal Kossovo, ma non ne segue la realizzazione, anche perché continuano bombardamenti a tappeto.
12 maggio: l’ONU lancia un allarme: non ci sono più fondi per i rifugiati.
La condizione disperata ed ingestibile dei profughi (dopo due mesi di guerra sono quasi un milione!) è aggravata anche dalla presenza di gruppi mafiosi, che ne approfittano. Questa situazione, insieme ai sempre più frequenti e intensi scontri militari alle frontiere, fanno avanzare con frequenza in sede NATO l’ipotesi di un “attacco di terra”; ipotesi che si fa via via più precisa, ma non trova l’accordo di tutti gli alleati.

14 maggio: L’azione diplomatica riceve un impulso dalla designazione del finlandese Ahtisaari come rappresentante dell’Ue. Si tratta del futuro presidente di turno dell’UE, leader di un Paese non appartenente alla NATO, che conduce i contatti diplomatici insieme al russo Cernomyrdin e all’americano Talbott.
In Italia ed anche in altri paesi NATO d’Europa si allarga il fronte favorevole ad una sospensione dei bombardamenti, per favorire la ricerca di soluzioni politiche.
Bombe su un villaggio kossovaro vicino a Pristina: tra 50 e 100 morti

19 maggio: il Parlamento italiano vota un ordine del giorno che impegna il governo in questo senso.
20 maggio: due missili su un ospedale a Belgrado: 4 morti

21 e 24 maggio: colpito per due volte il carcere di Istok in Kossovo: circa 100 morti

23 maggio: viene colpita una caserma dell’Uck

25 maggio: inizia lo sgombero del campo profughi di Kukes e si afferma che il contingente NATO è pronto ad entrare in Kossovo. Si studiano i piani per un attacco “entro tre settimane”.

28 maggio: si verifica una forte esplosione vicino alla costa pugliese, per bombe sganciate da un Tornado italiano.
30 maggio: colpita la città di Novi Pazar: 10 morti

31 maggio: colpito un ospizio a Surdulica: 20 morti

Verso la fine di maggio una missione di osservatori ONU in Kossovo descrive una situazione sconvolgente, evidenziando le diverse responsabilità.
Dopo alcune dichiarazioni di disponibilità da parte serba ad accettare i principi dei G8, una decisiva missione a Belgrado di Cernomyrdin e Ahtisaari il 2 giugno, ottiene da Milosevic la firma di un accordo che il giorno dopo è approvato dal Parlamento.
Le prime reazioni sono piuttosto tiepide da tutte le parti, per i molti punti ancora da definire: un punto controverso molto delicato è ancora una volta la composizione e il comando della forza militare che presidierà il Kossovo.

5 giugno: mentre continuano i bombardamenti, i vertici militari di NATO e Jugoslavia iniziano gli incontri per definire le modalità del ritiro serbo dal Kossovo.

6 giugno: si aggiungono i rappresentanti militari russi, che in un primo tempo avevano disertato l’incontro per protestare contro l’eccessivo peso della NATO.

7 giugno: incontri militari interrotti, si intensificano i bombardamenti, poi i contatti tra le parti riprendono, riaccendendo la speranza.

Sintesi dei piani di “pace”


1. Le 5 condizioni richieste da Kofi Annan per la cessazione dei bombardamenti (9.4.99)

* Sospensione immediata della campagna di intimidazione ed espulsione della popolazione civile dal Kossovo.
* Cessazione di tutte le attività delle forze militari e paramilitari in Kossovo e ritiro delle stesse forze.
* Accettazione senza condizioni del rientro di tutti i rifugiati e degli sfollati nelle loro case.
* Consenso al dispiegamento di una forza militare internazionale che crei le condizioni di sicurezza necessarie al rientro dei profughi e alla distribuzione degli aiuti umanitari.
* Via libera per un controllo sul rispetto di queste condizioni da parte della comunità internazionale.
(Fonte: La Repubblica, 10 aprile 1999)


2. I “principi generali sulla soluzione politica della crisi del Kosovo” proposti dai ministri degli esteri dei G8 (6.5.99)

* Ritiro dal Kosovo delle forze militari, di polizia e paramilitari.
* Dispiegamento in Kossovo di presenze internazionali civili e di sicurezza, sostenute e sotto l’egida dell’ONU, in grado di garantire il raggiungimento degli obiettivi comuni.
* Creazione di una amministrazione provvisoria per il Kossovo nella forma decisa dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU per garantire le condizioni di una vita normale e pacifica a tutti gli abitanti del Kossovo.
* Il ritorno in condizioni di sicurezza e libertà di tutti i profughi e gli sfollati e l’accesso in Kossovo senza limite alcuno per le organizzazioni umanitarie.
* Avvio di un processo politico che miri al raggiungimento di un accordo di massima che preveda un sostanziale statuto di autonomia per il Kossovo, che tenga in pieno conto gli accordi di Rambouillet e i principi di sovranità e integrità territoriale della Repubblica Federale di Jugoslavia e degli altri paesi della regione (dei Balcani), e (preveda) la smilitarizzazione dell’UCK.
* Approccio globale allo sviluppo economico e alla stabilizzazione della crisi regionale
( Fonte: Il Manifesto, 7 maggio 1999)


3. Il piano di Cernomyrdin e Athisaari, accettato da Milosevic e dal Parlamento Jugoslavo (3.6.99)

* Cessazione immediata e verificabile della violenza e della repressione.
* Ritiro serbo-jugoslavo dal Kossovo. Deve essere un ritiro verificabile di tutte le forze militari, di polizia e paramilitari secondo un calendario rapido.
* Presenza internazionale civile e militare sotto l’egida dell’ONU, che agisca in base a decisioni adottate dal Consiglio di Sicurezza sulla base dell’ art. 7 dello statuto dell’ONU.
* Una presenza internazionale di sicurezza con una sostanziale partecipazione della Nato, “sotto un comando e controllo unificato”, avrà il compito di garantire un clima di sicurezza per l’insieme della popolazione del Kossovo e facilitare il ritorno dei rifugiati.
* Amministrazione provvisoria a garanzia dell’autonomia: un’amministrazione nel quadro di una presenza civile internazionale concordata in sede di Consiglio di Sicurezza dell’ONU, per garantire al Kossovo una sostanziale autonomia nell’ambito della Federazione Jugoslava.
* Un certo numero di militari Jugoslavi, dopo il ritiro, saranno autorizzati a tornare in Kossovo con i seguenti compiti: collegamento con la missione civile e militare internazionale, individuazione e bonifica dei campi minati, presenza a tutela dei luoghi simbolo del
patrimonio serbo, presenza ai principali valichi di confine. Lo spiegamento avverrà sotto controllo internazionale e sarà di qualche centinaia di unità, non di migliaia.
* Ritorno dei profughi e degli sfollati. Tale rientro dovrà avvenire “in completa sicurezza e libertà”, sotto la supervisione dell’UNHCR; dovrà essere garantito anche libero accesso alle organizzazioni umanitarie.
* Un processo politico dovrà condurre ad un accordo che assicuri una sostanziale autonomia al Kossovo e che tenga conto dei principi dell’intesa di Rambouillet, della sovranità e dell’integrità territoriale della Federazione Jugoslava e degli altri Stati della regione, oltre che della smilitarizzazione dell’UCK.
* Approccio globale allo sviluppo economico e alla stabilizzazione dell’intera regione balcanica.
* La sospensione delle operazioni militari da parte della Nato è condizionata all’accettazione di tutti i principi precedenti e al raggiungimento di un accordo tecnico-militare su un calendario rapido e preciso di ritirata e su una zona di mutua sicurezza di 25 Km; la sospensione delle operazioni avrà luogo dopo l’inizio verificabile del ritiro.
(Sintesi del testo pubblicato integralmente su Le Monde del 5.6.1999)


Fonti utilizzate:

- S. Bianchini, Sarajevo le radici dell’odio, ed.Associate, Roma 1993
- Religioni e Società n.29 del 1997: Kossovo, conflitto e riconciliazione in un crocevia balcanico
- V. Salvoldi L. Gjergji, Resistenza nonviolenta in ex Jugoslavia: dal Kossovo, la testimonianza dei protagonisti, EMI, Bologna 1993
- A. L’Abate, Prevenire la guerra nel Kossovo...attività e proposte della diplomazia non ufficiale, La Meridiana, Molfetta 1997
- Limes n.1-2/93 e n.3/98
- Quaderni speciali di Limes: Kosovo, l’Italia in guerra. 1999
- I quotidiani dal 24 marzo al 7 giugno, in particolare Avvenire, Il Manifesto e La Stampa
- Internazionale , dal n. 277 al 284 del 1999
- Le Monde Diplomatique, edizione italiana, di aprile e maggio 1999
- Le Monde del 5 giugno 1999
- La Civiltà Cattolica del 15 maggio 1999: “La Santa sede e il conflitto nei Balcani” e “I primi quaranta giorni del conflitto nei Balcani”
- Materiale informativo prodotto dalla “Campagna per la risoluzione nonviolenta nel Kossovo”