UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI FIRENZE
Dipartimento di Studi Sociali
Facoltà di Scienze della Formazione
Corso di Laurea in “ Operatori per la Pace”
Relazione Dettagliata del Progetto
“Rete di Università per la pace, la democrazia e lo sviluppo dei Balcani”
di Alberto L’Abate

L’Università di Firenze già da anni ha accordi con Università dei Balcani per una cooperazione interuniversitaria. Il referente di questo progetto ha in particolare seguito per interessi personali prima sulle lotte nonviolente degli albanesi del Kossovo, poi, per incarico del precedente Rettore dell’Università di Firenze Paolo Blasi, come membro della “Academic Task Force Kossovo” della CRE (Commissione dei Rettori Europei) la parte riguardante specificamente il Kossovo. Nel 1994 è stata firmata una prima lettera di intenti di collaborazione tra l’Università di Firenze e quella di Pristina, che è stata in seguito suggellata dalla firma di un accordo vero e proprio (nel 1998). La lettera e l’accordo prevedevano attività di collaborazione reciproca. In seguito a questi ci sono state alcune visite reciproche, del Rettore e di vari docenti dell’Università di Pristina a Firenze e del sottoscritto a Pristina. In particolare il Prof. Kadri Metaj, studioso dei processi di democratizzazione nei paesi ex comunisti, docente della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pristina, è stato invitato a fare conferenze a Firenze da parte della Regione Toscana, o a partecipare ad incontri di studio del Dipartimento di Studi Sociali (per la presentazione del numero speciale sul Kossovo di “Religioni e Società”), della Facoltà di Scienze Politiche (Proff. Gori e Bozzo, per la presentazione del libro di quest’ultimo sui Balcani) e del “Forum per i problemi della guerra e della Pace” di Firenze. Nel quadro di questa collaborazione il sottoscritto ha chiesto un anno di congedo accademico, rinnovato poi di un altro anno, per studiare in loco i problemi dei rapporti Serbo-Albanesi e le possibili iniziative che avrebbero potuto evitare lo scoppio di un conflitto armato. Nel periodo del congedo il sottoscritto ha passato a Pristina, con lunghi soggiorni anche a Belgrado, in vari periodi , circa un anno. In questo periodo egli ha incontrato ed intervistato studiosi, politici e molte persone comuni di tutte le parti coinvolte nel conflitto. Molto del materiale raccolto in queste ricerche è stato pubblicato in riviste (Futuribili, Federalismo e Libertà, Filosofia e Teologia, Testimonianze, Quaderni del Forum di Firenze, Confronti, Mosaico di Pace, Azione Nonviolenta, Quale Vita, ecc.), in un capitolo di un libro ( in “Per un sapere trasversale: scritti in memoria di Antonio Carbonaro”, Angeli, Milano), in un libro (“Kossovo: una guerra annunciata”, La Meridiana Ed., Molfetta, (Ba), II ediz., 1999); e nel numero speciale della rivista “Religioni e Società”, da lui curato (“Kossovo: conflitto e riconciliazione in un crocevia balcanico”, n. 29, sett.- dic, 1997). Altro materiale è in via di pubblicazione in un CD in preparazione con accluso anche molto del materiale fotografico raccolto. Una buona parte di questi documenti sono stati tradotti e pubblicati anche in lingua albanese, serba ed inglese. Nel periodo della ricerca il sottoscritto è stato ripetutamente invitato al Parlamento Europeo (in particolare dalla nascente rete per la prevenzione dei conflitti armati promossa da tale organismo) per illustrare i problemi di quella regione e le possibili soluzioni non armate, ed a vari incontri (Vienna, Ulcin-Montenegro) cui partecipavano anche le varie parti in causa, finalizzati al superamento del conflitto. Ed ha collaborato anche con la Comunità di Sant’Egidio per la ricerca di un primo accordo tra le due parti.
Nel novembre 1998, con la collaborazione del sottoscritto, è stato anche organizzato dall’Università di Lecce un convegno (si vedano gli atti “Il Kossovo tra guerra e soluzioni politiche del conflitto” Ediz. Sensibili alle foglie, 2000). Questo incontro, finanziato dal MURST (Ministero per la Ricerca Scientifica e Tecnologica) ha cercato di approfondire le cause del conflitto e le possibili soluzioni pacifiche dello stesso. Anche in questa occasione sono intervenuti importanti studiosi e politici serbi, albanesi del Kossovo, macedoni, italiani, francesi, inglesi e statunitensi.
Ma malgrado questi tentativi per evitarla la guerra c’è stata ed è cominciato il dopoguerra con i problemi del rientro dei profughi, e della ricostruzione materiale, economica e sociale del paese. L’Academic Task Force per il Kossovo della CRE, su accennata, (cui ho partecipato personalmente per incarico dell’allora rettore Prof. Blasi) si è impegnata in questo settore e sta aiutando l’Università di Pristina a migliorare le proprie attrezzature, in parte rovinate nel periodo di occupazione della zona da parte della Serbia, o a causa della guerra stessa. Tale aiuto si concretizza anche con il sostegno per il raggiungimento dello standard qualitativo europeo delle sue prestazioni.
In particolare i colleghi universitari di Pristina con i quali avevamo collaborato nella fase pre- guerra ci hanno chiesto un aiuto per attivare il processo di democratizzazione del paese, per la riattivazione della società civile, e per la ricostruzione dei rapporti sociali tra le etnie diverse che abitano in quella zona. Da questa richiesta è nato il “Progetto di appoggio alle ONG del Kossovo per capacitarle al dialogo, alla riconciliazione interetnica, ed alla promozione e protezione dei diritti umani” cui hanno collaborato, oltre alle due Università di Pristina e di Firenze, anche il Dipartimento Democratizzazione dell’OSCE- Missione in Kossovo, la Regione Toscana, con un contributo del fondo “per una cultura di pace”, e varie organizzazioni nongovernative italiane riunite in un coordinamento denominato “Campagna per la Nonviolenza e la Riconciliazione in Kossovo”. Il progetto si è concentrato nella formazione di formatori al dialogo interetnico ed alla riconciliazione. L’equipe di formatori, coordinata dal referente di questo progetto ( che ha diretto per anni una scuola estiva a San Gimignano per la formazione alla nonviolenza cui hanno partecipato, come risorse, i migliori esperti in questo campo di vari paesi del mondo, e che ha coordinato, per conto del Dipartimento di Studi Sociali, il “Corso di perfezionamento in ‘Scienze Sociali e Relazioni Interculturali’”) era internazionale, formata da persone con una lunga esperienza di formazione alla nonviolenza ed alla riconciliazione: Hildegard Goss-Mair, di Vienna, dell’International Felloship of Reconciliation, che ha formato alla nonviolenza i movimenti nonviolenti delle Filippine e del Sud America, Pat Patfoort, direttrice del Centro per la risoluzione dei conflitti di Bruges, nel Belgio, che ha lavorato moltissimo nella formazione di formatori in questo settore, e che collabora a varie attività dell’Università per la Pace di Lovanio (Belgio), e Kajsa Svensson, dell’Università di Stoccolma, Svezia, specializzata nell’uso pedagogico del teatro dell’oppresso. Il progetto ha portato allo svolgimento di tre trainings intensivi per membri di organizzazioni nongovernative del Kossovo e della Serbia che già in passato avevano lavorato nel settore del dialogo interetnico, molti dei quali erano studenti universitari, o per operatori dell’OSCE già laureati, incaricati del sostegno alle ONG locali: 1) il primo, in lingua inglese ed albanese, per Albanesi e Turchi del Kossovo, svolto nella sede dell’Università di Pristina e dell’OSCE; nel maggio-giugno 2000; 2) il secondo, in lingua inglese e serba, per tutte le minoranze che abitano nel Kossovo (Serbi, Rom, Gorani, Mussulmani Slavi, Bosniaci, ecc.) oltre che per alcuni Serbi di Belgrado e della Vojvodina, che si è svolto in una zona sud della Macedonia nel settembre 2000; 3) iI training comune tra tutti i partecipanti alle due iniziative precedenti, in lingua inglese-serba-albanese, si è svolto a Firenze dal 2 all’10 Febbraio 2001, presso la “Casa per la Pace” di Pax Christi, all’Impruneta (Fi). Questo ha avuto il compito di elaborare una strategia per andare verso una convivenza interetnica e la riconciliazione che parta dalla base e che veda la formazione di formatori alla nonviolenza, al dialogo interetnico ed alla riconciliazione, come strumento fondamentale di questo percorso. Il Training si è concluso il 10 aprile 2001, con un convegno pubblico, nella Sala dei 200 del Comune di Firenze, cui hanno portato il loro contributo, oltre ai partecipanti al seminario suddetto che hanno presentato il metodo e le conclusioni dei loro lavori, anche rappresentanti dell’Università di Firenze, della Regione Toscana, del Comune di Firenze, dell’OSCE-Missione in Kossovo, e della Campagna Kossovo. Al Convegno hanno partecipato anche molti studenti di scuole medie superiori fiorentine interessate al tema dell’incontro ed a conoscere il nuovo corso di laurea triennale per “operatori per la pace” che, si spera, dovrà formare persone capaci di portare avanti attività tipo quella presentata al convegno. Dal seminario di Firenze, cui, come accennato, hanno partecipato svariati studenti dell’Università di Pristina e di Belgrado, e vari laureati delle rispettive Università, è nato il “Florence Training Group” (come è stato chiamato dagli stessi partecipanti) che sta portando avanti o programmando attività di formazione in questo settore sia in Serbia che nel Kossovo, aiutandosi reciprocamente per questo scopo.
Ma il lavoro non può considerarsi concluso, per avere persone preparate definitivamente in questo settore saranno necessari vari altri incontri di valutazione delle attività svolte in questo ultimo periodo e vari momenti di ulteriore formazione. Questo lavoro necessita di un quadro più stabile di collaborazione tra queste varie Università, che venga svolto anche nello spirito e con il sostegno del progetto, messo a punto dal Ministero degli Esteri Italiano, con la collaborazione della nostra e di altre Università del nostro paese, che impegna il nostro paese, come obiettivo principale a “rinforzare le Università dei Balcani nel loro sforzo per formare le nuove generazioni di laureati in accordo ai principi della pace, della democrazia, del rispetto dei diritti umani e della prosperità economica, che sarà di aiuto a promuovere la stabilità e l’integrazione di tutta le regione”. Ma tutto questo richiede anche delle risorse economiche che l’Università di Firenze non ha. Infatti l’apertura dei nuovi corsi di laurea previsti dalla riforma in atto, trai quali si inserisce anche quello su citato per “operatori per la pace”, sarà fatta, secondo le indicazioni del Senato Accademico, senza spese aggiuntive per l’Università. Ma un corso serio in questo settore, data anche la completa novità dell’inserimento degli studi per la pace all’interno dell’accademia italiana, presuppone un rinforzo delle attività di ricerca, di formazione, di collaborazione tra università diverse, e soprattutto per l’individuazione di attività valide sul territorio, in Italia o all’estero, nei quali gli studenti del terzo anno del nuovo corso possano svolgere un proficuo tirocinio che permetta loro di vedere i collegamenti stretti tra la teoria e la pratica, ed imparino ad applicare concretamente quanto appreso a livello teorico. Ma questo richiede anche finanziamenti aggiuntivi, rispetto a quelli molto modesti attuali. Per questo, se si vuole contribuire in modo valido alle attività di stabilizzazione, in questi settori, di quest’area dei Balcani, è necessario che anche il MURST, oppure altri Enti, come il Ministero degli Esteri o la Regione Toscana, contribuiscano anche finanziariamente all’attivazione del nuovo corso in “operatori per la pace” attraverso un progetto di questo tipo che darebbe a questo uno stimolo a migliorare le proprie attività in questo campo, e renderebbe l’Università di Firenze capace di rispondere più adeguatamente alle richieste che la firma di questo accordo tra Università dei Balcani e la nostra ci impone.
Gli scopi, le attività previste, e le varie fasi del lavoro sono già indicate nel testo dell’articolato e non staremo qui a ripeterle. Quello che manca ancora è una previsione di spesa che possa permettere l’attivazione del progetto. Prevedendo e sperando che una risposta positiva si abbia da parte dei tre organismi su citati: MURST, Ministero degli Esteri, e Regione Toscana, pensiamo che possa essere valida la richiesta di dividere la cifra per tre, chiedendo a ciascuno dei suddetti organismi un terzo della spesa totale. Un tentativo verrà comunque fatto anche per ottenere fondi previsti in questo campo alla Comunità Europea, in modo da avere da questa una parte dei finanziamenti o almeno di integrarli con altri fondi da questa concessi.
La maggior parte del lavoro sarà svolto attraverso la formula definita dell’apprendimento a distanza. Questo significa che le varie università, o centri di ricerca specializzati (pensiamo in Italia, ad esempio, all’Osservatorio sui Balcani, attivato dalla Regione Trentino-Alto Adige e collocato presso l’Università per la Pace di Rovereto) saranno collegate via computer per inviare e ricevere il rispettivo materiale prodotto e per fare una parte del lavoro attraverso questo strumento dando inizio a discussioni interne sulle tematiche da sviluppare. Ma il materiale ricevuto andrà classificato, analizzato, sistematizzato. Le attrezzature necessarie a questo tipo di attività sono già in possesso dell’Università. Ma lo svolgimento del lavoro non può essere fatto in aggiunta alle normali attività accademiche dei docenti già impegnati che avranno sicuramente un sovraccarico di lavoro per l’avvio dei vari corsi di laurea previsti. Per questo è indispensabile almeno un ricercatore, con buona conoscenza della lingua inglese e possibilmente anche di un’altra ( francese o tedesco) come assegnista di ricerca, che porti avanti una buona parte del lavoro previsto.
Per l’attuazione del progetto qui indicato sarebbe perciò necessaria l’apertura di un contratto triennale per un “assegno di ricerca” che permetta di avere almeno una persona che possa svolgere le attività previste di collegamento tra le Università del network. Questo, in termini economici, richiede 25 milioni l’anno che nell’arco dei tre anni diventano 75. Altri finanziamenti sono necessari per permettere agli studiosi dell’Università di Firenze interessati alla collaborazione con le Università su accennate, di recarsi nei paesi dei Balcani coinvolti nel progetto.. E’ difficile preventivare i costi di questa attività, ma prevedendo 60 giornate di presenza in loco dei nostri esperti, oltre alle spese di viaggio, per ogni anno del progetto, è prevedibile una spesa di 12 milioni per ogni anno del progetto e perciò di 36 milioni nel triennio. Altri finanziamenti saranno necessari per organizzare i convegni ed incontri di studio previsti dal progetto. Anche qui prevedendo almeno un incontro annuale, ma tenendo conto che molti degli studiosi che parteciperanno agli incontri, che provengano da Università Europee, o eventualmente anche extraeuropee, viaggeranno a spese delle rispettive Università, ma che lo stesso non si possa dire per le Università di quest’area dei Balcani dato lo stato di estrema limitatezza delle loro finanze, saranno necessari almeno 30 milioni per ogni incontro. Prevedendo almeno un incontro annuale il costo complessivo verrebbe ad essere 90 milioni.. Ma se si vuole aiutare lo svolgimento dei tirocini previsti dal nuovo corso di laurea prevedendo almeno 7 studenti che svolgano un tirocinio nell’area dei Balcani di almeno 300 ore nell’arco di circa due mesi, prevedendo per ciascuno di questi una borsa di studio di almeno 2 milioni (tra spese di viaggio e di soggiorno in loco), questo porterebbe la spesa per questa voce per il triennio a 30 milioni.
Altre spese saranno necessarie per materiale di segreteria, spese telefoniche, fotocopie, e stampa di eventuali pubblicazioni. Anche queste spese sono difficilmente preventivabili. Ma conviene comunque prevedere almeno una spesa di circa 9 milioni l’anno, e perciò di 27 milioni per il totale dei tre anni.. Questo porta la spesa totale prevista per il triennio dell’attivazione del progetto, in milioni di lire a: 1) assegno di ricerca 75; 2) attività di studio, insegnamento e consulenza in loco 36; 3) organizzazione convegni ed incontri di studio 90; 4) borse di studio 42; 5) spese di stampa e di segreteria 27; totale generale di spesa per il triennio perciò 270 milioni di lire.
Comunque anche finanziamenti più ridotti, eventualmente anche indirizzati specificamente ad una o più delle voci di spesa su previste, potrebbero permettere di cominciare a lavorare nel senso su indicato ponendo le basi di una migliore collaborazione tra le Università dei Balcani stesse e le varie Università Europee che hanno già lavorato in questa zona, coordinamento di cui si sente un estremo bisogno data l’attuale caoticità e scollegamento delle varie iniziative.


Il referente del progetto
Alberto L’Abate

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