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Maurizio Cucci nasce a Bologna nel settembre del 1954.
Inizia a fotografare professionalmente nel 1989, quando Berlino è una tappa obbligata. Dopo alcuni anni alla ricerca di una deriva stabile e continuativa la fotografia diviene un percorso di approfondimento intorno all'esistenza, una ricerca continua della possibilità di esprimere la propria visione del mondo.
Così com'è, con molta strada da percorrere, scarpe da consumare e pellicola da scattare.


Prendere parte all’evento offrendo il proprio impegno civile come valore aggiunto a quello professionale, permette di penetrare più profondamente la realtà consentendone una rappresentazione più autentica.

Breve storia

Nel gennaio 2006 segue un seminario sulla nonviolenza, tenutosi ad Amman in Giordania, riservato ad attori della societa' civile irakena e, a margine, registra le testimonianze dei convenuti che verranno raccolte in una piccola pubblicazione "Il nostro Irak" finanziata dal Comune di Firenze.
Nello stesso anno raccoglie il materiale sull'assedio di Sarajevo in un CDrom "Sarajevo, l'assedio".
L'impegno per la rete Corpi Civili di Pace continua con la pubblicazione di un CDrom che raccoglie parte dei file che sono on line sul sito della rete.

Nel gennaio 2003, documenta il muro della West Bank, nella sua parte settentrionale, da Jenin a Qalqilia e Tulkarem. Nell'estate inizia una ricerca di approfondimento sui Corpi Civili di Pace, partecipa alla fondazione della Rete CCP, per la rete contribuisce alla creazione della lista di discussione, del sito www.reteccp.org e del dossier che raccoglie una selezione di testi sull'argomento.

Nell'estate del 2002 partecipa ad una missione nella striscia di Gaza, in Palestina, insieme ai Corpi Civili di Pace, sostenuta e promossa da Berretti Bianchi e Operazione Colomba. Ne nasce una pubblicazione comune, "Gaza beach, un'estate con i Corpi Civili di Pace", sull'esperienza di condivisione della vita quotidiana dei palestinesi assediati nella striscia di Gaza.

Tra febbraio e marzo 2001, marcia in Congo, insieme agli amici dell'utopia pacifista di sempre. Ne nasce una mostra fotografica in bianco e nero di ritratti di madri con bambino e una proiezione di diapositive, itineranti all'interno del mondo del volontariato.

A febbraio 2000 inizia una ricerca sui portoni del centro storico bolognese e sui picchiotti che ancora vi sono appesi. Il percorso sfocia in un volume che raccoglie coppie di immagini contestualizzate da schegge interrotte di Storia Patria.
Il libro, dal titolo " Bologna: portoni, picchiotti, bocchette. Arti minori dell'arredo urbano nella storia dell'antica civitas", è in corso di pubblicazione.

Nel 1998, a Bologna, collabora con l’artista bolognese Gianni Castagnoli alla preparazione del volume “Imperium Europae Anno Zero” e del relativo percorso espositivo; manifesti, inviti, striscione, cartellone sponsors, copertina volume e una xerigrafia a tiratura limitata, fanno riferimento alla stessa immagine.

Nel 1999, partecipa al coordinamento della "Carovana intercontinentale per la Solidarietà e la Resistenza" che conduce, attraverso tutta l’Europa, centinaia di agricoltori dall’India e dai paesi dell’America Latina in una lunga marcia di resistenza alla globalizzazione, contro la guerra, la privatizzazione delle risorse pianetarie e l’uso di Sementi Geneticamente Modificate.
Ne nasce la collaborazione per testo e immagini ad un progetto di matrice inglese, un'antologia pubblicata nella primavera del 2001: "Restructuring and Resistance - Diverse Voices of Struggle in Western Europe" che raccoglie le testimonianze di lotta e di resistenza del movimento antagonista.

Nell'autunno del 1996 parte per il Mexico e il Chiapas dove partecipa al primo "Congresso Nazionale Indigeno". Poi, fino alla primavera del 1997, é in Chiapas, nella Selva Lacandona. Dove trova una camera oscura allestita in precedenza da una compagna spagnola. Durante la "Fiesta de los indigenas" produce una serie di ritratti di famiglia agli indigeni convenuti dai monti vicini, li sviluppa, li stampa e li distribuisce.
Rientrato in Italia, insieme alla Sinistra Giovanile dell'Emilia Romagna, produce un piccolo volume con testo e immagini: "Chiapas, la questione indigena" pubblicato nell'estate del 1997 in Salerno per i tipi della Multimedia Edizioni.

Nell'estate del 1993, partire per Sarajevo non é solo un impulso professionale, ma anche e soprattutto un’esigenza di confronto con i valori comuni a tutti gli europei. Si unisce ai Beati i Costruttori di Pace, impegnati a favorire il traffico postale, ufficialmente vietato. Pubblica sui settimanali "Famiglia Cristiana" e "Avvenimenti". Poi, incaricato dal Comitato Bolognese, installa un ponte radio con la Protezione Civile di Scandiano (RE) per mettere in contatto gli assediati con gli sfollati in Italia, sono centinaia i contatti utili fino alla fine del 1995. Nell'estate del 1994 nasce un libro di interviste ai fuoriusciti dai lager serbo-bosniaci: "Bosnia, le vittime senza nome" edito in Milano nell'inverno dello stesso anno per i tipi di Mursia. Nell’inverno del 1995, sempre a Sarajevo, collabora come guida e interprete per il TG1 e il TG3 della RAI. Nel 1996, lavora tutto l’anno ad un libro sulla storia dell’assedio "Sarajevo, quattro anni di assedio" basato su testimonianze dirette.

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