Una Lettera al Professor Rodolfo Venditti sul Servizio Civile e la Difesa Civile Non Armata e Nonviolenta
di Pierluigi Consorti

[Attraverso Carlo Schenone (per contatti: schenone@email.it), che ringraziamo di cuore, riceviamo questa lettera aperta del professor Pierluigi Consorti (per contatti: pconsorti@libero.it) che sviluppa alcune riflessioni contenute in un intervento del professor Rodolfo Venditti che abbiamo gia' pubblicato nel n. 919 di questo foglio.
Pierluigi Consorti, gia' obieettore di coscienza, docente universitario, insegna presso il dipartimento di Diritto pubblico ed e' docente "garante" del corso di laurea in Scienze per la pace dell'Universita' di Pisa, dove inoltre dirige lo sportello per i diritti umani. La sua attivita' di ricerca e' principalmente orientata allo studio dei rapporti tra diritto e religione, fra legge e norme di coscienza. E' presidente del Comitato consultivo nazionale per la Difesa civile non armata e nonviolenta. Tra le opere recenti di Pierluigi Consorti: L'avventura senza ritorno. Intervento e ingerenza umanitaria nell'ordinamento giuridico e nel magistero pontificio, Edizioni Plus, Pisa 2002; Senza armi per la pace, Edizioni Plus, Pisa 2003. Rodolfo Venditti, nato a Ivrea nel 1925, docente universitario e magistrato, ha pubblicato vari libri in cui ha analizzato in chiave critica la legislazione penale militare alla luce dei principi costituzionali e in cui ha dedicato ampio spazio allo studio dell'obiezione di coscienza al servizio militare. Opere di Rodolfo Venditti: L'obiezione di coscienza al servizio militare, Giuffre', Milano 1981 (nuova ed. 1994; terza edizione 1998, dopo la nuova legge di quell'anno); Le ragioni dell'obiezione di coscienza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986; Giustizia come servizio all'uomo. Riflessioni di un magistrato sul lavoro del giudice, Elle Di Ci, Leumann-Torino 1995; La difesa popolare nonviolenta: storia, teoria, esempi concreti. Aperture dell'ordinamento giuridico italiano, Eirene, Studi per la pace, Bergamo 1996; Legge e liberta'. I giovani, la legalita', la giustizia, Fondazione Italiana per il Volontariato, 1998; segnaliamo anche la sua aggraziata e felice Piccola guida alla grande musica, Sonda, Torino 1990, in piu' volumetti]

tratto da la nonviolenza e' in cammino


Carissimo Professore,
ho avuto occasione di leggere una Sua nota su "Servizio civile e 'difesa civile non armata e nonviolenta'", diffusa via internet. Posso serenamente confermarLe che la pensiamo proprio allo stesso modo. Le conclusioni cui giunge sono del tutto condivisibili. Resto pero' sorpreso dal fatto che vi giunge sottoponendo a critica due specifiche affermazioni che sarebbero tratte da due miei distinti lavori.
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Immagino che non abbia avuto occasione di conoscere direttamente i testi cui fa riferimento. Non ho infatti mai scritto, ne' pensato, che "l'attuale servizio civile volontario non puo' essere considerato un modo di adempiere il dovere di difesa della Patria". Penso, infatti, esattamente l'opposto. Non nutro alcun dubbio sul fatto che il servizio civile rappresenti una modalita' di difesa e di costruzione della pace; non avrei altrimenti intitolato "Senza armi per la pace" (Edizioni Plus, Universita' di Pisa, 2003) la raccolta di scritti che ho curato sui profili e le prospettive della transizione dal "vecchio" servizio civile (quello degli obiettori) al "nuovo" servizio civile (quello volontario). In quel testo ho anche pubblicato uno dei due lavori ai quali fa espresso riferimento. Analizzando alcuni profili storici e giuridici, concludo argomentando che il servizio civile e' una forma di difesa solo se si interpreta il "sacro dovere di difesa della Patri"ª sancito nell'art. 52 della Costituzione in senso evolutivo rispetto all'impostazione tradizionale, che attribuisce tale funzione (difesa della Patria) esclusivamente alle Forze armate. E' ovvio che se, al contrario, si sottolinea l'evoluzione subita dal principio - ed in modo particolare il ruolo che assume nella sua interpretazione combinata con l'art. 11 della Costituzione - si puo' giungere ad ammettere che non solo il servizio civile alternativo a quello militare, ma anche quello volontario, costituiscono forme di difesa dello Stato. Sotto il profilo normativo si tratta peraltro di un dato assodato, in quanto tale funzionalizzazione, gia' espressa nella legge 230 del 1998, e' ribadita nel primo articolo della legge 64 del 2001. Non mi dilungo su un tema di cui Ella e' un Maestro, e che a mia volta ho sviluppato in alcuni saggi di qualche anno fa (ad esempio: Il diritto alla pace nella Costituzione italiana, in "Archivio giuridico F. Serafini", 1997, pp. 109 ss.; Il nuovo servizio civile nella prospettiva della pace e della nonviolenza, in "Vita sociale", 1997, pp. 234 ss.; Dal 'ripudio della guerra' al diritto alla pace'. Per una lettura attuale dell'art. 11 della Costituzione italiana, in "Rivista di teologia morale", 1998, pp. 393 ss.; Servizio civile, obiezione di coscienza, pace e nonviolenza, in "Rivista di teologia morale", 1999, pp. 215 ss.). Sono peraltro convinto che questa funzione non si concretizza unicamente
nelle forme di servizio civile all'estero, ma anche in quelle presenti nel nostro Paese. Su entrambi i versanti (estero ed interno) c'e' infatti spazio per sperimentare e concretizzare forme di difesa non armata e nonviolenta. Penso poi che il servizio civile non assorba tutte le possibili forme di difesa civile, ma certamente concretizza un aspetto particolarmente significativo di quelle nonviolente.
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Venendo al secondo dei punti criticati, mi sembra innegabile che il "nuovo" servizio civile (quello volontario) abbia operato uno spostamento dell'asse di centralita' rispetto al "vecchio". Non solo e non tanto perche' caduto (rectius: sospeso) l'obbligo della leva cessa l'ipotesi della convertibilita', ma anche perche' esso prevede l'assegnazione dei giovani servitori a progetti di servizio civile anziche' ad enti di servizio civile - come avveniva nel passato. Per intenderci, se prima poteva capitare che un obiettore svolgesse di fatto qualsiasi tipo di attivita' purche' presso un ente convenzionato, oggi un servitore civile deve essere impegnato in un progetto specifico che potrebbe anche essere presentato da piu' enti in rete fra loro. A differenza del passato, il progetto e' sottoposto ad una preventiva approvazione dell'Ufficio nazionale per il servizio civile ed e' poi soggetto a diversi indici di monitoraggio e di valutazione ex post centrati sulla capacita' del progetto stesso di formare i servitori e rispondere agli obiettivi pubblicamente prefissati. Questo costringe anche gli enti accreditati a mettersi al servizio dei giovani e dei bisogni pubblici, predisponendo progetti congrui e formativi. Insomma, se in precedenza poteva capitare che un obiettore finisse a "fare le fotocopie", ora sarebbe impossibile immaginare un servizio civile strumentale all'ente e non alla collettivita'. Mi sembra innegabile che questa circostanza abbia modificato la qualita' del servizio. Tale cambiamento di qualita' e' fortemente connesso con la progressiva consapevolezza che si va consolidando dei caratteri nuovi che il servizio civile presenta. Una forma di impegno civile, nonviolento, di condivisione dei problemi sociali; pertanto un servizio eticamente significativo. Ne deriva (e questo e' l'argomento che tratto nel libro Legislazione del Terzo settore che Ella ha citato in nota, sebbene segnalando un luogo di riferimento in cui non tratto questi aspetti; del resto non si tratta di un libro sul servizio civile, che e' toccato in modo assai limitato ed in via incidentale) una rinnovata centralita' del progetto formativo rivolto ai giovani, espressivo, tra l'altro, del principio di solidarieta' (insieme ovviamente ad altri principi di cui mi occupo nella parte introduttiva del libro, ma non intendo qui annoiarla). Anch'Ella del resto conviene che proprio il principio di solidarieta' e' alla base di tutti i doveri costituzionali, fra i quali deve essere annoverato anche quello di difesa, espresso singulatim e - sotto questo profilo, per consequentiam - nell'art. 52. Il riferimento al principio di solidarieta' e' del resto richiamato
espressamente dalla Corte costituzionale (da ultimo nella sent. 228 del 2004), che per la verita' si mette semplicemente sulla scia di una dottrina consolidata ed autorevolissima - che annovera fra gli altri Maestri come Temistocle Martines e Alessandro Pizzorusso - e a mia conoscenza senza essere mai stata revocata in dubbio. Una novita' della giurisprudenza costituzionale si ravvisa semmai nella presa in carico, oltre che del principio di solidarieta', anche di quello laburistico espresso nell'art. 4 della Costituzione. Ne consegue, a mio modesto avviso, una rinnovata carica etica del servizio civile: modalita' di difesa della Patria, strumento di costruzione della pace, concretizzazione dei doveri di solidarieta' e di impegno nel "fare qualcosa per gli altri". Complessivamente, una nuova istituzione repubblicana. Questo e' almeno il mio convincimento; ed e' in questa direzione che cerco di muovermi insieme al Comitato che ho l'onore di presiedere.
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Da questo punto di vista istituzionale ho piacere di informarLa che l'Ufficio nazionale per il servizio civile ha da poco approvato la proposta del Comitato di sostenere ed incentivare alcuni progetti di difesa civile non armata e nonviolenta all'estero. Si tratta proprio delle forme che Ella auspica nel Suo articolo, e che presto potranno essere proposte - per la prima volta - in modo istituzionale in un campo finora riservato alle sole Forze armate. Mi auguro che questa opportunita' possa consentire di superare alcune difficolta' finora connesse al valore altamente testimoniale, ma di cui talvolta si conosce poco l'efficacia, delle tradizionali forme di difesa popolare nonviolenta. Il Comitato ha poi ottenuto che nella formazione generale al servizio civile (i contenuti e le forme della quale sono attualmente allo studio dell'Ufficio nazionale), sia adeguatamente considerata la funzione di difesa civile non armata e nonviolenta che senza dubbio concerne il servizio civile stesso; il Comitato partecipa con una sua rappresentanza al lavoro del gruppo che sta in questi mesi definendo criteri e modalita' formative, che saranno presto oggetto di un "patto" che tutti i soggetti coinvolti nel sistema del servizio civile (privati e pubblici) dovranno sottoscrivere per partecipare al sistema stesso. In questa fase il Comitato e' inoltre impegnato ad approfondire il tema anche sotto il profilo culturale ed educativo. Auspico che questa rinnovata riflessione sulle esperienze di servizio civile/difesa civile non armata e nonviolenta possa aiutare a chiarire in che modo si possa arrivare a strutturare forme di difesa civile disarmata e nonviolenta di fronte ad un attacco armato e violento, soprattutto di fronte ad un'aggressione condotta con le tecniche e le modalita' attuali, che sembrano talvolta lasciare poco spazio di azione alle risposte che le teorie classiche della difesa popolare nonviolenta hanno fino ad oggi elaborato. Si tratta indubbiamente di affrontare una sfida culturale ed operativa al tempo stesso, che personalmente accolgo volentieri - insieme al Comitato - e per rispondere alla quale spero di poter contare sul sostegno di quanti finora hanno avuto a cuore questa tensione e questa tematica.
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Spero cosi' di aver chiarito la differenza che c'e' tra quanto penso, scrivo e faccio, e quanto talvolta mi si attribuisce di pensare, scrivere e fare. In questo senso immagino di farLe cosa gradita allegandoLe un mio piu' recente scritto in corso di pubblicazione sulla rivista "Le Regioni" (Il Mulino, 2005, n. 4) in cui affronto ex professo lo stesso tema, e che credo possa contribuire a chiarire ancor meglio l'articolazione delle mie (vere) opinioni, e attendo con piacere di conoscere il Suo parere in proposito. La ringrazio quindi per l'attenzione riservatami e confido che non fara' mancare ne' a me ne' al Comitato, il conforto della Sua critica. Sono convinto infine che non avra' nulla in contrario se mi permetto di non mantenere riservata questa lettera a Lei indirizzata, autorizzandone la diffusione fra gli interessati a seguire il dibattito in corso.
Con sensi di sincera stima

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