Noi Musulmani Impegnati Contro Ogni Terrorismo, per la Pace, la Giustizia, la Sicurezza in Europa e nel Mondo
di Hamza Roberto Piccardo

Tratto da La Nonviolenza e’ in Cammino

[Attraverso Franco Borghi (per contatti: franco.borghi@fbitc.it) riceviamo e diffondiamo questo intervento. Hamza Roberto Piccardo (per contatti: hamza.p@uno.it), gia' segretario nazionale dell'Ucoii (Unione delle comunita' e organizzazioni islamiche in Italia), e' portavoce dell'European muslim network; ha curato per la casa editrice Newton Compton una delle piu' diffuse versioni italiane del Corano]


Cari firmatari e care firmatarie della lettera di solidarieta' ai musulmani e alle musulmane d'Italia, quando e' giunta la notizia di quel che era avvenuto a Londra, molti di noi sono andati mentalmente ad un versetto della sura Al Maida che recita: "Gareggiano nel seminare disordine sulla terra, ma Allah non ama i corruttori". Ci e' parso subito evidente che questo crimine si collocasse con assoluta consequenzialita' in un contesto di allargamento di un conflitto voluto e programmato per annientare un antagonista ritenuto troppo ricco rispetto alla sua debolezza politico-militare e quindi facilmente depredabile. Che nelle more di questo progetto ci fosse la vita di centinaia di migliaia d'innocenti non deve essere sembrato qualcosa che suggerisse un ripensamento, un cambio di strategia. Stanno gareggiando in terrore, gli aggressori e quelli che vogliono apparire come il braccio armato degli aggrediti, che' i loro governi son complici dell'aggressione o del tutto asserviti, corrotti, inetti.

Cari e care,
in fondo la guerra non e' altro che una gara a chi semina piu' disordine e distruzione, piu' terrore e piu' morte. E alla fine non vince nessuno di quelli che ne sono stati attori, ma bisogna pur cessarla e ricostruire quello che puo' essere distrutto un'altra volta e rimpiazzare i caduti, e confortare i superstiti e dire mai piu'... e poi ricominciare... Ci siamo tutti in mezzo a questa guerra, noi e voi, e quanto mi pesa questa divisione, che' quasi tutti noi ci sentiamo di questo paese come voi. Sono nostri morti quelli di Madrid, Londra, New York , Beslan, come sappiamo che sentite essere vostri quelli di Falluja, Grozny, della Palestina e dell'Afghanistan. Ci provammo anni orsono a fermare questo scempio: allora i balconi d'Italia fiorirono dei colori della pace e decine di milioni di persone in Europa e in tutto l'Occidente marciarono per dire no alla guerra. Avvenne in quel contesto qualcosa di grande, per la prima volta una comunita' di immigrati che si era tenuta per lo piu' al margine dei grandi fenomeni politici, si era finalmente sentita parte della maggioranza. Di quella maggioranza ampia ed eterogenea che oggi le vostre firme riproducono, di quegli uomini e donne di buona volonta' che dicevano no alla guerra e al terrore, nettamente senza distinguo. Da Giovanni Paolo II ai Disobbedienti, tutti insieme appassionatamente... tutti insieme sconfitti. Poi il riflusso e l'arretramento del movimento di massa ha lasciato il campo libero agli equilibrismi politici di chi ha paura del marchio d'irriducibilita', che mette fuori dal gioco, che emargina, che esclude dall'alternanza. Ora, dopo anni di guerra atroce e sporchissima, anni in cui Falluja e Guantanamo sono diventati i nuovi simboli della vergogna dell'Occidente e gli attentati di Madrid e di Londra hanno chiarito definitivamente che il riscatto del mondo islamico non puo' passare per l'emulazione della ferocia, siamo tutti un po' meno liberi e un po' meno sicuri. Mentre il mostro mai sopito del razzismo e dell'intolleranza religiosa riprende fiato, e ad altissimi livelli si dice che gli attentati di Londra sono un attacco contro la cristianita', dobbiamo prepararci a fronteggiare il peggio e a lavorare per il meglio. Nonostante la stanca estiva siamo gia' in una campagna elettorale che qualcuno pensa non potersi permettere di perdere e che altri cominciano a dubitare di poter vincere. Non e' certo questo il clima migliore per un rasserenamento politico e un'azione di prevenzione e di repressione del terrorismo in Italia. Quando il referente non e' solo la legge, ma diventa sempre di piu' un'opinione pubblica irresponsabilmente aizzata dai media, si lascia ampio spazio a derive neoautoritarie poliziesche e giustizialiste nel corso delle quali perderemo un altro po' di liberta' e difficilmente diventeremo piu' sicuri. Nel documento che ho scritto in qualita' di portavoce dell'European muslim network (Emn) dicevo che:
"E' necessario interrompere una spirale di violenza cieca e sanguinaria con un'azione coesa e coerente di tutti coloro i quali hanno a cuore la pace e il benessere dell'umanita', a Londra come a Baghdad, a Madrid come a Kabul, a Roma come a Gaza, a Mosca come a Grozny. Gli uomini e le donne di questa Europa che stenta a ritrovare nelle sue istituzioni e nelle sue forze politiche l'espressione della sua grande cultura, della sua grande umanita', devono fare oggi uno sforzo immane e irrinunciabile, devono attivare in tutto il continente azioni di pace e di responsabilizzazione mediante forme di mobilitazione permanente e di strenua vigilanza, affinche' fallisca il progetto di chi prospera sull'odio e sulla guerra, affinche' venga respinta e ripudiata sul nascere ogni volonta' di assurda vendetta, di nuova reiterata aggressione. Una particolare responsabilita' incombe a noi musulmani e musulmane d'Europa (e d'Occidente), quella di sfuggire all'appiattimento, alla paura, all'isolamento. E' necessario invece assumersi in pieno il ruolo di testimoni della nostra religione portatrice di pace e di giustizia, con coerenza, e con una coesione infracomunitaria che dara' la misura del nostro
impegno e della nostra sincerita'". Per quanto ci riguarda questa e' la nostra priorita' assoluta, consultiamoci e decidiamo insieme forme e momenti di lotta e di testimonianza per la pace e la sicurezza in Europa e nel mondo.

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