Una Lettera al Presidente della Repubblica Italiana
di Enrico Peyretti

Signor Presidente della Repubblica,
La ringrazio vivamente per il Suo discorso di oggi nel LX della Fao. Ogni tanto Le scrivo, nel mio dovere di cittadino attivo, per segnalare qualche esigenza o carenza, a mio modo di vedere, nella vita politica. Oggi sono lieto di dirle la mia soddisfazione per questo Suo stimolo alle politiche di giustizia vitale minima per tutti i popoli umani, perche' il diritto alla vita e alla dignita' di tutte le persone e' uguale, senza alcuna discriminazione, neppure di capacita' economica e di intraprendenza. Il diritto alla vita e' pieno e inviolabile anche negli incapaci, a cui i capaci devono provvedere. La legge della vita non e' la competizione, ma la
cooperazione. E' una falsa e micidiale ideologia quella oggi dominante, per cui deve avanzare chi sa prendere in abbondanza, e restare escluso, o campare delle briciole che cadono dalla tavola di noi ricchi, chi non ha la forza di procurarsi neppure il necessario. Secondo l'ideologia oggi dominante, che pretende di apparire una legge di natura, l'umanita' di oggi e' divisa, selezionata in "sommersi e salvati", come nei peggiori momenti di violenza del Novecento. La fame ha cause politiche, come ha detto nella stessa occasione il presidente brasiliano Lula. Lei denuncia gli enormi investimenti di risorse in armi, nell'idea stolta che i conflitti umani si possano risolvere con la potenza omicida, invce che coi mezzi della politica umana. Le armi producono doppia immensa ingiustizia, prima sottraendo risorse vitali ai popoli, poi assegnando alla morte la soluzione dei problemi della vita. Questa logica e' criminale, secondo ogni coscienza umana, e secondo la legge internazionale di pace, vigente e obbligatoria, stabilita nella Carta delle Nazioni Unite, di cui Lei nel Suo discorso ricorda il valore. Se i governi piu' potenti, cha vantano valori democratici, non traducono in economia di giustizia e non di profitto egoistico e di parte, i principi umanitari che proclamano, la loro democrazia e' falsa, come ha scritto uno dei massimi maestri di vita politica che l'umanita' abbia avuto: "La mia concezione della democrazia e' che sotto di essa il piu' debole deve avere le stesse possibilita' del piu' forte. Questo puo' avvenire soltanto attraverso la nonviolenza". Altrimenti, la democrazia dichiarata, se non e'
anche giusta, "e' una forma diluita di nazismo o di fascismo" (Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino 1996, p. 140, scritto del 18 maggio 1940). Il Suo discorso di oggi manifesta questa consapevolezza, che e' l'onore di un uomo politico. Io spero che questo Suo insegnamento caratterizzi la futura politica del nostro Paese, che oggi non va nella giusta direzione umana.
Con viva cordialita' e gratitudine
Enrico Peyretti

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