Oggetto: vittoria del comitato di Bil'in
Haaretz.com, 2 settembre 2007



Violazione della legge, speculazione edilizia e bancarotta fraudolenta di un imprenditore israeliano. Una vicenda che dà ragione al Comitato popolare per la resistenza non violenta al muro, di Bil’in.



Il Presidente del Consiglio di amministrazione di una azienda israeliana, la Heftisba, di proprietà della famiglia di Mordechai Yona, fondata nel 1968, è stato arrestato giovedì notte in Italia, dove si era rifugiato nel paese di Castelnuovo del Garda. Boaz Yona è accusato di bancarotta fraudolenta. La sua impresa di costruzioni ha truffato centinaia di famiglie che avevano già pagato per appartamenti all’interno di un insediamento, come tutti gli altri illegale, in questo caso doppiamente, in quanto anche al di fuori della autorizzazione concessa, costruito in Cisgiordania, vicino a Bil’in.

I giornali israeliani stessi illustrano la natura criminale della attività di questa impresa di costruzioni, raccontando che già oltre un anno fa era stato denunciato questo carattere illegale riguardo alla attività nella colonia di Modi’in Illit, situata vicino al villaggio palestinese di Bil’in.

In questo villaggio da oltre due anni si è costituito un comitato popolare di resistenza al muro che ha presentato alla Corte suprema di Israele un ricorso contro la costruzione del muro in quell’area, ben al di là della Green line del 1967, e di conseguenza contro l’insediamento in costruzione. Il giudizio verrà emesso dalla Corte domani mattina.

Ma già in seguito all’invio di una petizione da parte dei residenti di Bil’in e di Peace Now, la Corte di giustizia ha accettato un reclamo, emettendo una ingiunzione contro la continuazione dei lavori e il popolamento delle case già costruite.

Sempre organi di informazione israeliani dichiarano che nessuna impresa di costruzioni, compresa la Heftsiba, avrebbe mai osato adottare simili metodi costruendo migliaia di appartamenti, se questo fosse avvenuto in Israele. Ma dato che si parla di Cisgiordania, dove il diritto viene continuamente violato e manca quasi completamente la sua attuazione, non appare difficile avvantaggiarsi della debolezza dei palestinesi per rubar loro terra. “Nel caso di questo quartiere, Matityahu East, non parliamo di occupazione ideologica o guerra morale per il diritto alla terra del popolo di Israele, in questo caso si parla di occupazione commerciale con l’obiettivo di sfruttare l’attuale situazione per fare profitti alle spalle dei palestinesi e in violazione della legge. Infatti, come parte di una visione generale secondo la quale la legge non si applica al di là della Green Line, nel 2004 Heftsiba con altre compagnie immobiliari cominciò a costruire il quartiere in questione.” Inoltre, non solo l’intero processo per l’approvazione del nuovo quartiere è stato messo in moto nascostamente per evitare obiezioni e ricerche approfondite sulla proprietà della terra, ma l’approvazione del piano per centinaia di abitazioni, garantita dal consiglio supremo per il piano, ha deviato rispetto alla giurisdizione regionale ed è stata concessa in violazione della legge, senza alcuna autorità. Tali violazioni sono state commesse per dare modo a Heftsiba ed altre imprese di costruzione di espandere il progetto e costruire 3000 unità abitative, anziché 1500. L’avvocato Gilad Rogel, consigliere legale del consiglio locale, ha espresso chiaramente la situazione scrivendo al capo ingegnere del consiglio: “In questi giorni colossali violazioni edilizie vengono commesse alla luce del giorno.”

Ma questa impresa non è l’unica colpevole: autorità, ministri, amministrazione civile portano la responsabilità di questo fallimento e dovranno risarcire chi ha già pagato. (da Yarev Oppenheimer, Israel Opinion, 28.8.2007)



Boaz Yona è stato arrestato dalla polizia israeliana e italiana. Era partito da Israele dopo che la sua azienda era andata in bancarotta, lasciando centinaia di persone che avevano pagato per un appartamento, a mani vuote. Un mandato internazionale era già stato emesso due settimane fa, di fronte alle prove della frode. Un controllo finanziario indipendente ha trovato che 70 milioni di shekel erano stati trasferiti ad altre aziende private del gruppo fin dal mese di marzo e potrebbero essere stati girati su conti esteri.

Il processo di estradizione per il fuggiasco adesso in prigione a Verona comincerà questa settimana, quando Israele avrà inoltrato la richiesta formale all’Italia.

Secondo gli accordi di estradizione con l’unione europea, Israele può chiedere l’estradizione di un sospettato solo se esistono prove sufficienti per accusarlo. Il tribunale italiano dovrà esaminare l’atto di imputazione preparato contro Yona e decidere se corrisponde ai requisiti richiesti. L’avvocato dell’accusato ha dichiarato che non ritiene che Yona si opporrà alla estradizione




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