Tratto da La Nonviolenza in Cammino
Francesca Donner Intervista Roya Hakakian

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59@libero.it) per
averci messo a disposizione la seguente intervista nella sua traduzione]


Roya Hakakian, giornalista nata a Teheran, e' l'autrice di numerose raccolte
di poesie e del romanzo autobiografico Viaggio dalla Terra del No. Poiche'
ha lasciato l'Iran nel 1984 all'eta' di 18 anni non le e' mai stato permesso
di tornare nel proprio paese.
*
- Francesca Donner: Qual e' stata la tua prima reazione nel vedere donne fra
i dimostranti nelle strade dell'Iran?
- Roya Hakakian: La presenza delle donne non e' affatto una sorpresa per me.
Sono decenni che l'Iran ha un vigoroso movimento femminista. Negli ultimi
anni '90 la nuova generazione si e' fatta avanti, e nei primi anni del 2000
le donne si sono organizzate ed unite in modi che non avevano piu'
sperimentato sin dalla rivoluzione del 1979. La cosa e' cominciata con il
movimento raccoltosi attorno alla petizione per porre fine alle condanne a
morte delle donne per lapidazione, e si e' espansa sino a divenire la
campagna "Un milione di firme". Percio', quel che ho visto e' esattamente
quel che mi aspettavo.
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- Francesca Donner: Che rischi stanno correndo i dimostranti?
- Roya Hakakian: Enormi. Solo guardando le fotografie e i video ti accorgi
che il regime sta usando delle tattiche particolari: agenti travestiti
armati di lame circolano tra la folla e aggrediscono i dimostranti
dall'interno mentre questi si sentono relativamente al sicuro, convinti di
essere circondati da persone che la pensano come loro. Non e' lontanamente
paragonabile alla situazione del 1978-1979, quando lo Scia' venne
rovesciato. Sebbene io fossi molto giovane, ero conscia della nettezza del
confronto: la gente sapeva chi stava fronteggiando, c'era una chiara
contrapposizione tra le guardie ed i soldati dello Scia' e il resto del
popolo. I confini erano chiari, allora, ma il presente regime non agisce
cosi'. Alcuni giornalisti hanno notato l'uso di polizia che non parla
persiano. Poiche' il regime teme che la lealta' dei poliziotti possa andare
altrove, ha importato truppe per il controllo della folla da altri paesi
arabi, di modo che i dimostranti non possano comunicare con loro. Gli
iraniani parlano persiano, gli arabi parlano arabo, e cio' rende difficile
comunicare e far passare la polizia dall'altra parte. Credo che a questo
punto al regime non importi piu' chi ha di fronte, se donne o uomini,
giovani o vecchi. L'unica misura che puo' garantire un certo grado di
sicurezza e' il numero delle persone che scendono in strada. Negli scorsi 15
anni, non abbiamo mai avuto manifestazioni da un milione di persone. Negli
ultimi giorni piu' di un milione di persone hanno marciato per le strade di
Teheran. La gente dev'essere talmente disgustata da essere pronta a pagare
il prezzo che la protesta richiede.
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- Francesca Donner: E' un momento di cambiamento per le donne?
- Roya Hakakian: Si'. Il movimento femminista, che non e' mai scomparso in
Iran, si e' unito ad altri movimenti contrari al regime. Cio' era accaduto
in Iran anche alla fine degli anni '70, ma purtroppo ebbe un effetto
terribile sul movimento delle donne. Le donne in qualche modo si convinsero
che le restrizioni alla loro liberta' non erano poi cosi' importanti, che
dovevano fare sacrifici per il bene comune, cosi' lo Scia' se ne ando', e
arrivarono i veli. Questa generazione di femministe e' molto piu' avvisata
al proposito. E i movimenti sociali sono molto piu' favorevoli alle cause
delle donne di quanto lo fossero negli anni '70. Trent'anni piu' tardi, gli
uomini iraniani hanno compreso che il loro destino e' legato a quello delle
donne iraniane: se le donne stanno meglio, gli uomini staranno meglio anche
loro.
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- Francesca Donner: La moglie di Mousavi, Zahra Rahnavard, rappresenta in
qualche modo il volto nuovo delle donne in Iran?
- Roya Hakakian: La sua presenza sulla scena politica e' una manifestazione
della forza del movimento femminista. E' stata una strategia intelligente
che lei fosse visibile. Mousavi voleva appellarsi alle donne, che
costituiscono un grosso blocco elettorale, sono tenaci e sanno come
organizzarsi. Cosi' Mousavi, piu' che a chiunque altro, ha parlato al
movimento femminista.
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- Francesca Donner: Che ruolo giocano internet e la moderna tecnologia
nell'aiutare le iraniane a portare il loro messaggio all'esterno?
- Roya Hakakian: Penso un ruolo enorme. Io ho una pagina su Facebook dove
centinaia di persone sono diventate mie amiche dall'Iran. E' gente che non
ho mai visto o conosciuto. Postano fotografie, videoclips, notizie. Non ho
avuto bisogno di guardare nessun telegiornale, guardo il telegiornale solo
per misurare la differenza di tempo fra la velocita' dei network sociali e
la lentezza delle televisioni nel riportare le notizie.
*
- Francesca Donner: Cos'hai saputo negli ultimi anni della situazione delle
donne in Iran? Le loro vite sono cambiate o no?
- Roya Hakakian: Le situazioni variano. La vita puo' essere molto differente
per una donna che abiti in una grande citta' o in un remoto villaggio. C'e'
stata pero' una grande metamorfosi dal 1979, quando il regime comincio' ad
erodere e cancellare i diritti delle donne che sotto lo Scia' il movimento
femminista era persino riuscito ad estendere. Il regime teocratico ha
adottato un approccio molto "macho", e ha visto come una priorita' assoluta
lo spingere indietro le donne. Ha istituito i codici di abbigliamento ed ha
chiuso importanti campi accademici alle donne, come la legge e l'ingegneria.
Non aveva messo in conto l'enorme contrattacco che ne sarebbe scaturito, e
non solo da donne che avevano goduto delle loro liberta'. Le sfide sono
venute al regime anche dall'interno, dalle "loro" donne, che hanno detto:
"Siamo musulmane, abbiamo il velo in testa e vogliamo partecipare.
Continuate a ripeterci che siamo fratelli e sorelle, percio', fintanto che
siamo devote, dovete garantirci pari opportunita'". Il regime aveva promosso
e incoraggiato le donne "devote", e spesso erano donne che non avevano mai
pensato a se stesse fuori dalla cucina, percio' esse si sono sentite
legittimate a protestare. E' stato un risvolto a cui gli uomini non avevano
pensato. Queste donne hanno contribuito a coltivare un'intera generazione
che in precedenza non era politicamente attiva.
*
- Francesca Donner: A questo punto, qual e' la tua piu' grande speranza per
le donne iraniane?
- Roya Hakakian: Che ottengano una piu' vasta solidarieta' e che si
dedichino con forza alla causa femminista. Molto di quel che vediamo in
questo stesso momento, quello che percepiamo come un grande movimento
sociale contro i brogli elettorali, viene in realta' dall'enorme ammontare
di attivita' svolte nel corso degli anni dal movimento femminista. Le donne
sono quelle che hanno messo insieme le infrastrutture, che hanno pianificato
ed organizzato le manifestazioni, e sanno come farlo bene. Il movimento
odierno deve moltissimo della sua esistenza a quello delle donne, ed alle
infrastrutture che le donne hanno costruito.
*
- Francesca Donner: Cosa possono fare le persone che in tutto il mondo
vorrebbero mostrare il loro sostegno all'eguaglianza delle donne in Iran?
- Roya Hakakian: Si potrebbe cominciare una campagna portando nastri o
distintivi. Ma soprattutto dobbiamo tenere in mente questo: siamo tutti
molto piu' connessi, come esseri umani, di quanto lo siamo mai stati. I
nostri destini sono legati insieme, interdipendenti.



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