Gabriella Gallozzi: Shirin Neshat, Arte e Cinema per la Liberta'

[Dal quotidiano "L'Unita'" del 10 settembre 2009 col titolo "Shirin Neshat:
arte e cinema per non arrenderci mai" e il sommario "Il film-denuncia
dell'artista contro l'integralismo religioso e sulla drammatica condizione
femminile nel mondo islamico. Dal '53 a oggi il popolo iraniano continua a
combattere per la democrazia"]


Le sue donne velate, tatuate, coi fucili in primo piano hanno fatto il giro
del mondo. Con la loro carica di denuncia contro gli integralismi religiosi
e la drammatica condizione femminile nel mondo islamico. Ora quelle stesse
donne sono diventate protagoniste di uno dei film piu' "tosti" e visionari
del concorso: Women Without Men, ispirato all'omonimo romanzo dell'iraniana
Shahrnush Parsipur, scrittrice censurata ed esiliata a causa di questo suo
testo-denuncia in cui racconta una pagina cruciale della storia dell'Iran:
il golpe della Cia del '53, che porto' alla destituzione del premier
Mohammad Mossadegh "colpevole" di aver nazionalizzato il petrolio iraniano e
al ritorno dello Shah Palevi.
Una storia dimenticata che Shirin Neshat, fotografa ed artista visiva, ha
scelto di portare al cinema proprio per questo. Continuando, cosi', il suo
percorso artistico "militante" anche sul grande schermo. E lo fa nel suo
stile, qui dai colori saturi e dallo sguardo onirico, attraverso la storia
di quattro donne che vivono ognuna a suo modo quei drammatici giorni di
rivolta e repressione nella Teheran del '53.
Munis, una ragazza con una sua coscienza politica, ma che deve fare i conti
con l'isolamento a cui la costringe un fratello tradizionalista e
integralista. Zarin, una giovane prostituta che non sopporta piu' la
violenza degli uomini. Faezeh, la piu' semplice, che assiste indifferente
agli eventi e sogna il matrimonio col dispotico fratello di Munis. E infine
Fakhri, la piu' anziana delle quattro, a sua volta intrappolata in un
opprimente matrimonio. "Ognuna di loro, racconta Shirin Neshat, ha qualcosa
della mia storia. Ma soprattutto hanno in loro il desiderio di liberta'
delle donne". Che, ieri come oggi, va ancora conquistata, non solo in Iran.
Corrono le immagini sullo schermo. Le vite delle quattro protagoniste si
intrecciano alla Storia. Corrono i manifestanti sotto i colpi dei militari.
Siamo nel '53, ma potrebbe essere oggi. Le immagini riportano in un attimo
alle manifestazioni di questa estate. All'Iran infuocato dalla protesta
contro il regime di Ahmadinejad. Lo conferma la stessa Neshat, infatti,
"sembra una coincidenza, spiega l'artista, eppure e' la conferma di come il
popolo iraniano, ancora oggi, continui a combattere per la liberta' e la
democrazia che nella nostra societa' ancora non esistono". Il suo stesso
percorso artistico, sottolinea, e' in questa direzione: "la lotta per la
liberta' sia delle donne che subiscono ancora violenza che per l'Iran" in
cerca di democrazia. "Nel tempo sono cambiati i costumi, aggiunge, le
persone, i contesti, ma la lotta del popolo iraniano continua".
"Per questo, spiega Shirin, ho fatto questo film. E' rivolto alla nostra
gente, ma anche al mondo. Perche' si sappia che il nostro Paese viene da una
storia dolorosa, difficile, ma noi non smetteremo mai di lottare e
riusciremo a vincere. Perche' non bisogna mai perdere la speranza e questo
e' il messaggio importante da trasmettere: non ci arrenderemo mai". E giu'
uno scroscio di applausi dalla platea di giornalisti per questa donna
minuta, esile che ha la forza di un Leone. Quello della Biennale Arte, del
resto, gia' l'ha portato a casa anni fa coi suoi video (Turbolent e
Rapture).
E chissa' se questa volta ne strappera' un altro col suo primo film. Per lei
quello che conta, del resto, e' il valore di denuncia del suo lavoro. E per
questo ha scelto la strada del cinema che ritiene "piu' democratico
dell'arte. Il pubblico compra il biglietto e vede il film senza istruzione,
senza la necessita' di chissa' quale cultura. In questo modo la storia puo'
arrivare ad un pubblico piu' vasto. Puo' andare oltre. E questa e' la mia
sfida con me stessa".
*
Postilla. Tra Teheran e New York con il video nel cuore
Shirin Neshat (nata il 26 marzo 1957 a Qazvin, Iran) e' un'artista di arte
visiva contemporanea, conosciuta soprattutto per il suo lavoro nei video e
nella fotografia. Vive attualmente tra il suo paese di origine e New York.
Tra i suoi video piu' noti, Anchorage (1996), proiettato su due pareti
opposte, Turbulent (1998), Rapture e Soliloquy (1999).

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