Il Segretario delle Nazioni Unite a Israele: che cessino i “provvedimenti provocatori” a Gerusalemme Est
di Nir Hasson
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Venerdì 20 Novembre 2009 12:17


Haaretz.com, 4.11.2009

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, martedì ha insistito perché Israele ponga fine a quelli che lui ha chiamato interventi ⤜provocatori� a Gerusalemme Est, dopo che un⤙altra famiglia palestinese era stata scacciata dalla propria casa.
In una dichiarazione trasmessa dal suo portavoce, Ban ha affermato: ⤜Queste iniziative alimentano le tensioni, sono causa di sofferenze e mettono ulteriormente a repentaglio la fiducia.�
Ban si è appellato a Israele perché ⤜abbiano termine interventi così provocatori�, e metta in atto i suoi impegni relativi al piano di pace previsto dalla Road Map di congelare tutte le attività di sviluppo delle colonie, compresa la loro crescita naturale; la dismissione degli avamposti; e la riapertura delle istituzioni palestinesi a Gerusalemme Est.
Martedì, coloni tumultuanti, facendo uso della forza, hanno buttato una famiglia palestinese fuori dalla propria casa situata nel quartiere di Sheick Jarrah a Gerusalemme Est, dopo che la corte distrettuale aveva respinto il ricorso in appello degli abitanti per poter conservare le condizioni iniziali.
Poco dopo l⤙emissione del verdetto, dozzine di coloni hanno preso d⤙assalto la casa con guardie di sicurezza prezzolate pretendendo che la famiglia la lasciasse libera all⤙istante.

Tra i coloni e i residenti palestinesi del quartiere è esplosa una rissa violenta, tanto che è stata chiamata la polizia per disperdere coloro che stavano protestando.
Da circa 30 anni infuria una battaglia legale sulla proprietà legale di 28 case di questo quartiere.
Questa casa in particolare, costruita 10 anni fa dalla famiglia al-Kurd, era rimasta per otto anni vuota e chiusa in attesa di una decisione del tribunale sulla vertenza riguardante la proprietà del suolo avanzata dalla colonia.
La polizia ha trattenuto i componenti della famiglia, mentre una dozzina di uomini israeliani asportavano i mobili.
⤜Loro possono andare in Siria, in Iraq, in Giordania. Noi siamo sei milioni, mentre loro sono miliardi,� è intervenuto Yehya Gureish, un ebreo nato nello Yemen , che, esprimendosi in arabo, ha sostenuto essere quella terra proprietà della sua famiglia come lo attesta la documentazione in suo possesso, rilasciata dall⤙Impero Ottomano.
⤜Questa terra è Israele. Noi siamo in Israele. Dio ha donato questa terra agli ebrei. La Torah ce lo conferma. Vuoi la guerra? Dichiara guerra a Dio, non a noi,� ha continuato.
La presa di possesso della casa è stata filmata da un attivista filo-palestinese di International Solidarity Movement nel cui video appaiono alcuni che imprecano e una breve colluttazione, ma nessuna violenza.
⤜Io sono una Gerosolimitana, una palestinese. Non sono arrivata partendo da tutte le parti del mondo,� ha affermato Rifqa al-Kurd, la cui casa era stata costruita 10 anni fa dalla sua figlia maritata.
I palestinesi che risiedono nell⤙area attualmente, vi erano stati alloggiati come profughi dalle Nazioni Unite dopo la loro fuga da Gerusalemme Ovest a seguito della Guerra di Indipendenza del 1948.
Durante gli anni 1970, un comitato di ebrei sefarditi aveva rivendicato la proprietà sulla terra, in base a documenti che provavano che essi l⤙avevano acquistata dai turchi prima della guerra.
Il comitato si era dato da fare tra la comunità degli ebrei di Gerusalemme per diverse centinaia di anni nel rivendicare il diritto di proprietà su quell⤙area.
Dopo una lunga discussione, il tribunale aveva deciso che la richiesta di proprietà avanzata dal comitato dei sefarditi era legittima, ma che ai residenti palestinesi era pure riservato uno status che attribuiva loro una residenza protetta che obbligava gli ebrei a continuare a tenerli come affittuari.
Sin da allora il comitato ha presentato parecchie petizioni che sostenevano che i palestinesi avevano violato il contratto d⤙affitto con i loro nuovi proprietari, e ha avanzato la richiesta che essi fossero estromessi dai locali.
A causa di questi continui reclami, diverse famiglie palestinesi erano state sloggiate dalle loro case e rimpiazzate da famiglie di coloni.
Gli abitanti palestinesi di Sheikh Jarrah hanno affermato di temere che i coloni stiano aumentando le sollecitazioni allo scopo di scacciarli tutti dalla città .
Due famiglie palestinesi che erano state costrette ad abbandonare le loro case lo scorso agosto, stanno vivendo all⤙aperto sotto una tenda sui marciapiedi della città per protesta, nonostante che la municipalità abbia fatto pressione perché le tende vengano rimosse.
Testo inglese in http://www.haaretz.com/hasen/spages/1125577.html - tradotto da Mariano Mingarell



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