Peace Reporter 03/04/2009
''Se vuoi la pace prepara la guerra''
di Naoki Tomasini



Il nuovo ministro degli Esteri israeliano chiude le porte al processo di pace e esclude la restituzione delle alture del Golan
Appena preso possesso del ministero degli Esteri del nuovo governo di Bennjamin Neranyahu, Avigdor Lieberman, il leader del partito dell'estrema destra isreliana, ha dettato la nuova linea politica. Già mentre si porfilava il suo incarico nel delicatissimo ministero, c'erano molte perplessità su quello che una figura radicale come lui avrebbe potuto fare. Ma giovedì i timori si sono trasformati in realtà. Sono bastate poche frasi nel discorso di isediamento, per spazzare via anni di processo di pace.

Il nuovo governo, ha spiegato Lieberman, "non è vincolato al processo di pace di Annapolis", intavolato da Olmert sotto la presidenza Usa di George W. Bush. Non solo, il nuovo ministro degli Esteri israeliano sostiene di non riconoscere nemmeno la Road Map, il cui risultato finale dovrebbe essere l'istituzione di uno stato palestinese. Infine, l'alfiere della destra israeliana ha disconosciuto anche i colloqui indiretti che da anni proseguono con la Siria per la restituzione delle alture del Golan, occupate dal 1967. "Le parole di Lieberman dimostrano che ho fatto la scelta giusta a non unirmi alla coalizione di governo" ha commentato l'ex ministro degli Esteri Tzipi Livni, che ha invitato il nuovo capo del governo a dissociarsi da quelle affermazioni". Israele considera le alture del Golan occupate, strategicamente importanti sia per la posizione rialzata che per le risorse idriche della zona. Tuttavia, negli ultimi mesi, il governo di Olmert aveva spinto molto per accellerare i colloqui per risolvere quella questione dialogando con Damasco, grazie alla mediazione della Turchia. Il presidente siriano Bashar Assad sostiene che Olmert si era detto disponibile a restituire le alture, condizione che Damasco considera essenziale per una pace con Israele. Alcune settimane fa Assad aveva rimarcato la dispoibilità a un accordo di pace con Israele in cambio del ritorno del Golan, si era detto speranzoso per il contributo che potrà venire dal nuovo inquilino della Casa Bianca ma, aveva avvertito: "non sono preoccupato al pensiero di Netanyahu - aveva dichiarato al quotidiano italiano La Repubblica - ma della svolta a destra della società israeliana, che l'ascesa di Netanyahu rispecchia. Ecco il maggiore ostacolo alla pace". La nuova linea politica israeliana stravolge quello che è stato un caposaldo delle passate trattative di pace: il principio della pace in cambio della restituzione di territori. "Non accetteremo di ritirarci dal Golan" ha dichiarato mercoledì Lieberman, che ha concluso: "ci sarà solo pace in cambio di pace".

"Verrà il giorno in cui libereremo il Golan, con la pace o con la guerra" ha risposto indirettamente Assad, intervistato dal quotidiano Al Sharq. Secondo il presidente siriano "Israele sta agendo in modo contrario ai propri interessi e la popolazione araba sta diventando sempre più ostile nei suoi confronti". "Nell'attuale situazione, la resistenza è l'unica opzione con un nemico che non vuole la pace" ha detto ancora Assad, ricordando a Israele che, mentre in Libano e in Palestina non c'è un esercito regolare che fà resistenza contro israele, in Siria l'esercito esiste, è stato rafforzato nel 1967 ed ha fatto la guerra nel '73". "L'unico modo per arrivare alla pace in medio oriente è il ritiro di Israele dai territori occupati, tra cui le alture del Golan"ha rimarcato anche il ministro degli Esteri siriano Walid Al Muallim. "Lieberman ha dimostrato al mondo che non siamo un partner per la pace" ha commentato venerdì Tzipi Livni alla radio militare israeliana. "Le sue posizioni porteranno la comunità internazionale a percepire Israele come l'ostacolo principale al processo di pace nella regione". Venerdì mattina, il quotidiano israeliano Haaretz scriveva in un editoriale che "Israele pagherà un alto prezzo per gli errori di Lieberman". Secondo Haaretz, che sintetizza la filosofia del nuovo ministro degli Esteri con lo slogan "Se vuoi la pace preparati per la guerra", il nuovo corso spingerà Israele verso l'isolamento internazionale. Netanyahu, conclude l'editorialista, "deve chiarire se è impegnato nel processo di pace o si sta semplicemente preparando per la guerra".



TOP