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12/07/2010

Tribewanted
di Camilla Mastellari

In parte iniziativa imprenditoriale, in parte social network alla My Space, ha l'obiettivo di individuare luoghi dimenticati nel mondo dove installare modelli di sviluppo sostenibile

John Obey Beach è un minuscolo insediamento di pescatori situato a 20 miglia a sud di Freetown, capitale della Sierra Leone. Trecentosettantadue anime all'anagrafe e un nome coloniale - quello del suo fondatore, commerciante di schiavi redento approdato qui da New York nel 18° secolo- John Obey tende a passare inosservato sulle cartine geografiche. Almeno fino ad oggi.

Il villaggio è stato infatti scelto dall'imprenditore Ben Keene come meta di un interessante esperimento sociale: sostenere lo sviluppo della piccola comunità africana per un anno, costruendo case e servizi igienici, stimolando l'economia locale e rendendo il centro una destinazione di turismo responsabile. 

Keene è il giovane creatore di Tribewanted, una comunità virtuale nata sul web nel 2006. In parte iniziativa imprenditoriale, in parte social network alla My Space, la tribù di Ben ha l'obiettivo di individuare luoghi accidentati e dimenticati nel mondo dove installare modelli di sviluppo sostenibile in grado di generare ricadute positive sul territorio e sulle comunità locali. Per riuscirci si serve dell'aiuto di persone comuni, che prendono parte attivamente alla realizzazione del progetto. On line e off line.

Su internet i membri della tribù partecipano democraticamente ai processi decisionali, votando quanti pannelli solari e turbine a vento istallare in loco o quali materiali usare per costruire le nuove abitazioni; nella realtà si sporcano le mani recandosi personalmente sul posto e dando un contributo concreto.

Dal prossimo ottobre, 30 componenti della famiglia di Tribewanted alla volta raggiungeranno John Obey Beach a proprie spese (con 450 dollari si coprono i costi di vita di una settimana) per passare un periodo più o meno lungo a contatto con la comunità locale e presidiarne la crescita del villaggio. Costruendo case, piantando alberi, dando da mangiare al bestiame, insegnando sport ai bambini delle scuole elementari.

Ad affiancarli nell'ambizioso percorso ci saranno, accanto al ministero del Turismo, alcuni importanti partner, come l'organizzazione non profit Shine on Sierra Leone attiva da diversi anni nel Paese, che ha sponsorizzato la realizzazione di scuole e centri di informazione e avviato programmi di microcredito per più di 5.700 donne.

Cal-Earth, istituto californiano di architettura e arte della terra, fornirà invece l'innovazione necessaria a edificare i nuovi alloggi di John Obey. Grazie a una tecnica di costruzione chiamata Superadobe - impiegata dalla Nasa per creare habitat sulla Luna e su Marte - gli abitanti potranno fabbricarsi facilmente e in breve tempo nuclei abitativi utilizzando camere d'aria ripiene di terra e assemblate con filo spinato.
Tutti i proventi generati dal progetto africano saranno reinvestiti in piani di educazione a favore dell'infanzia e nella promozione di programmi di finanza etica.

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