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14 aprile 2010

La Cisgiordania resiste, mentre Gaza affonda

Il 12 e il 13 aprile le delegazioni dei paesi donatori per la Palestina si sono riunite a Madrid, tracciando un bilancio della situazione economica in Cisgiordania tutto sommato positivo.

Secondo un rapporto del Fondo monetario internazionale, nel 2009 il governo del primo ministro Salam Fayyad ha raggiunto una crescita economica dell’8,5 per cento e la disoccupazione è passata dal 20 al 18 per cento.

Situazione molto diversa da quella della Striscia di Gaza, ricorda Le Monde, dove la disoccupazione è al 39 per cento e la crescita appena all’1 per cento.

Nel bilancio dell’Autorità Nazionale Palestinese la voce più rilevante è quella degli aiuti della comunità internazionale, anche se la crisi internazionale ha rallentato notevolmente l’invio di denaro, anche da parte dei paesi arabi. Su 1,24 miliardi di dollari promessi, ne sono arrivati solo 174 milioni.

E a Gaza la situazione è ancora peggiore. Secondo Hamas le sue enormi difficoltà sono da attribuire soprattutto al blocco imposto alla Striscia da Israele e dall’Egitto. E anche alle pressioni pressioni di Stati Uniti e Unione europea su alcune banche, che impediscono l’arrivo dei finanziamenti.

Il bilancio annuale della Striscia è di 377 milioni di euro, ma solo una minima parte si ricava dalle imposte locali, spiega L’Orient le Jour. I soldi arrivano con ogni probabilità, in nero, da paesi islamici come la Siria, il Qatar o l’Iran.

Per evitare la bancarotta, per la prima volta Hamas ha dovuto ricominciare ad applicare tasse impopolari come quelle sui piccoli

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