Alla Baronessa Catherine Ashton,
Alto rappresentante per la politica estera dell'UE.

Gentile Baronessa Ashton,

Siamo cittadini europei che si sono recati al Cairo alla fine del mese di dicembre da molti Stati membri dell'Unione europea. Il nostro obbiettivo era di entrare a Gaza, dove avremmo partecipato ad una protesta nonviolenta, la Gaza Freedom March, contro l'assedio disumano della striscia di Gaza, che per più di tre anni ha violato tutti i principi del diritto internazionale umanitario. Siamo anziani e giovani, studenti, docenti universitari, casalinghe, medici e pensionati. Siamo musulmani, ebrei, cristiani e non credenti. 1400 persone sono venute da tutti e cinque i continenti della terra.

Oggi Gaza è un ghetto, una prigione per più di 1,5 milioni di persone che sono privati dei loro più elementari diritti umani. Essi non sono autorizzati a lasciare Gaza e, come abbiamo visto, non sono autorizzati a ricevere chiunque li visiti. Essi non solo sono tagliati fuori dal mondo esterno, ma molti di loro sono separati dai genitori, figli, fratelli, sorelle e amici. Sono lasciati soli, a far fronte alle conseguenze della guerra di Israele che ha ucciso 1.400 persone, ne ha ferito oltre 5.000 e ha lasciato 20.000 senza casa. La gente di Gaza ha bisogno di tutto: acqua potabile, medicine, cibo e materiale scolastico. La maggior parte dei terreni agricoli sono stati distrutti. Non possono entrare i materiali da costruzione, di cui c'è un disperato bisogno. A causa della mancanza di materie prime, le attività economiche si sono fermate. Anche se la popolazione di Gaza vorrebbe lavorare, essa è stata costretta a  dipendere dagli aiuti della comunità internazionale. Questo  vuol dire violare profondamente la loro dignità, aggravando le ferite della guerra . La gente di Gaza è diventata ostaggio degli interessi del potere politico  regionale e internazionale - tra cui quello europeo.

La nostra coscienza  non ci permette di stare a guardare. Con la Gaza Freedom March, avevamo intenzione di attirare l'attenzione del mondo e allo stesso tempo di mostrare alla popolazione di Gaza che non li abbiamo dimenticati . Purtroppo le autorità egiziane ci hanno impedito di recarci a Gaza. Non ci è stato permesso di lasciare il Cairo. Manifestazioni pacifiche sono state criminalizzate. Sebbene le autorità egiziane non lo intendessero espressamente, questa è stata un'altra prova della brutalità del blocco di Gaza: se noi, come europei, statunitensi e cittadini di altri Stati siamo stati così fortemente impediti di muoverci liberamente che cosa si deve dire  della gente della Striscia di Gaza? Quelle decisioni adottate contro di noi dimostrano anche che ci sono gruppi che vogliono impedire che la comunità internazionale  venga informata della situazione e del destino dei palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza.

La spiegazione ufficiale del divieto di recarsi a Gaza è stata che ci sono tensioni al confine tra l'Egitto e la Striscia. In realtà il governo egiziano ha voluto distogliere l'attenzione dalla costruzione di un muro di acciaio tra l'Egitto e la Striscia per impedire il contrabbando attraverso il sistema di gallerie. Ma la costa di Gaza è completamente sigillata da parte della marina israeliana. L'aeroporto di Gaza, che era stata costruito con fondi comunitari, è stato distrutto dall'aviazione israeliana. E le frontiere di Gaza con Israele e l'Egitto sono chiuse- l'anno scorso solo 40 camion con i materiali da costruzione sono stati autorizzati a entrare  a Gaza. Pertanto, le gallerie sono di vitale importanza per la gente del posto. Quest'unica via verrà eliminata dal muro di acciaio, al fine di completare l'isolamento dei palestinesi di Gaza. Però non è solo il governo egiziano responsabile di questo muro. Gli Stati Uniti e alcuni governi europei hanno esercitato una forte pressione  sull'Egitto per impedire il contrabbando a Gaza senza offrire alcuna alternativa di un regolamentato e libero scambio di merci .

Nella Carta europea dei diritti dell'uomo, gli stati membri della UE sono tenuti alla democrazia, alla libera circolazione delle persone, e ai diritti umani. Questi obblighi sono stati ribaditi nel trattato di Lisbona. Noi crediamo che questi principii valgono non solo all'interno dell'Unione europea. Essi rappresentano un obbligo per le nazioni europee a lavorare per questi diritti su scala globale, invece di tollerare la loro violazione o addirittura comprometterli come nel caso della Striscia di Gaza.

È scandaloso che i governi europei, a causa di calcoli politici, abbiano chiuso gli occhi di fronte al destino della popolazione di Gaza. In questo modo, l'Europa non solo mina la sua credibilità, ma si trasforma in complice. Nella Dichiarazione di Barcellona del 1995 gli stati membri dell'UE insieme con gli stati del Mediterraneo hanno preso l'impegno di trasformare il Mediterraneo in una zona di pace. Al contrario, le politiche europee e statunitensi nei confronti di Gaza - e  del popolo palestinese nel suo complesso – causeranno solo  una maggiore disperazione e nuovo odio nella regione e  metteranno a repentaglio la base per qualsiasi prospettiva di pace in Medio Oriente. A lungo termine, Israele non ha altra scelta che  coesistere su  base paritaria  con gli altri popoli della regione e  riconoscere i legittimi diritti  del popolo palestinese.

Quindi chiediamo con urgenza:

Primo: che Lei  utilizzi  tutte le misure possibili per l'immediata e totale cessazione del blocco della Striscia di Gaza, per garantire la libera circolazione di merci e persone da e per Gaza. I diritti umani fondamentali devono avere la priorità su qualsiasi tipo di accordo sulle frontiere o di trattato.

Secondo: La base per una pace giusta in Medio Oriente è stata posta per decenni sotto forma di decine di risoluzioni dell'ONU che richiedono la fine dell'occupazione di Israele e uno Stato palestinese nei confini del 1967 con Gerusalemme Est  capitale. L'UE non deve perdere tempo negoziando e rinegoziando volta dopo volta la base di questa pace. Invece deve agire al fine di attuare le risoluzioni esistenti. Le sanzioni non devono essere applicate nei confronti delle vittime, ma contro coloro che attraverso gli insediamenti nei territori occupati, attraverso la distruzione delle case e l'appropriazione della terra stanno minando quotidianamente la base per la pace.

Terzo: di sostenere l'inchiesta sui crimini di guerra commessi durante l'ultima guerra nella Striscia di Gaza, sulla base della relazione Goldstone.

Noi crediamo, dopo l'entrata in vigore  del trattato di Lisbona che ha dato maggiori  responsabilità all'Alto rappresentante della politica estera e di sicurezza comune,che l'UE dovrebbe aprire un nuovo capitolo, con una responsabile e indipendente politica estera  in Medio Oriente, fondata soprattutto sulla realizzazione dei valori che sono scritti nella Carta europea dei diritti dell'uomo e nella Convenzione internazionale dei diritti dell'uomo.

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