The New York Times
11 giugno 2010

Sotto pressione per interrompere l’embargo, Israele alla ricerca di una nuova politica
di Ethan Bronner

A tre anni dall’imposizione di un embargo da parte di Israele ed Egitto su questa tormentata striscia Palestinese, chiudendone l’economia, è emerso un consenso sul fallimento del tentativo di indebolire il partito al governo, Hamas, e allontanarlo dal potere.

 Nei giorni da quando un’acquisizione di controllo navale Israeliano su una flottiglia che cercava di rompere l’assedio terminata con delle morti, quel consenso ha portato un aggiunta di urgenza, con le potenze mondiali, Palestinesi anti-Hamas a Gaza e alcuni ufficiali superiori Israeliani ad invocare un cambiamento.

 Nei suoi tre anni al potere, Hamas ha preso il  controllo non solo del sistema di sicurezza, istruzione e giustizia ma anche dell’economia, regolando e tassando un sistema in espansione di tunnel per il contrabbando dall’Egitto. In questo processo, il mondo degli affari per tradizione ampiamente filo-Occidentale è stato messo ai margini.

 Questo puo’ essere qualcosa su cui impostare il cambiamento.

  “Abbiamo bisogno di costruire un settore privato legale a Gaza che sia un forte contrappeso all’estremismo,”, ha detto in un’intervista Tony Blair, che cura i rapporti fra la  comunita’ internazionale con i Palestinesi. I punti di vista di Blair, ex  primo ministro della Gran Bretagna, rispecchiavano quelli dell’amministrazione Obama. “Concludere con una Gaza che dipende dai tunnels e dagli aiuti dall’estero non è una buona idea,” ha detto.

 Gli uomini d’affari di Gaza dicono che chiudendo il commercio legale, Israele ha aiutato Hamas a irrigidire il  suo dominio. E  permettendo l'entrata di cibo per negozi ma non beni necessari all’industria, Israele sta aiutando a mantenere Gaza una societa’ assistenzialista, il genere di luogo in cui puo’ fiorire l’estremismo.

 “Non posso avere cacao in polvere, non posso avere malto, non posso avere grasso per la pasta frolla o sciroppo o materiale da imballaggio o scatole,” ha detto Mohammed Telbani, il capo di Al Awda, una fabbrica di biscotti e gelati nel centro della citta’ di Deir al Balah. “Non mi piace Hamas, né Fatah. Tutto quello che voglio è produrre cibo.”

 Nel giugno 2007, dopo aver vinto le elezioni per il parlamento l’anno prima e aver condiviso non senza difficolta’ il potere con l’Autorita’ Palestinese guidata da Fatah, Hamas ha preso il controllo totale in una guerra civile di quattro giorni, lasciando l’Autorita’ Palestinese chiusa nella Cisgiordania.

 I dirigenti Israeliani dicono che stanno lavorando da mesi ad un cambiamento di politica, ma vogliono guardarsi dall’aiutare Hamas o portarla a rinnovare attacchi con razzi su Israele. Israele ha imposto l’embargo in parte per impedire ad Hamas di ricevere razzi e altri armamenti, in particolare dall’Iran.

 Gli ufficiali Israeliani sono meno convinti dei dirigenti esteri dei vantaggi di una svolta a tutto campo verso il mondo degli affari, ma vedono spazio per un incremento di attivita’.

 “Hamas è forte,”,  ha fatto sapere il Magg. Gen. Eitan Dangot, l’ufficiale del Ministero della Difesa Israeliano delegato alle questioni civili Palestinesi. “ Controlla Gaza, e non sembra che cio’ possa cambiare nei prossimi mesi o forse anni. Ma dobbiamo tutelare la nostra sicurezza mentre aiutiamo gli interessi a Gaza che non sono sotto controllo di Hamas.”

 Per Israele, qualunque cambiamento a Gaza è complicato dal fatto che Hamas sta trattenendo uno dei suoi soldati da quattro anni. Inoltre, Israele non vuole che Hamas o i suoi affiliiati guadagnino fiducia per nuovo sostegno.

 Questo è un problema per Olfat al-Qarawi, bloccata in una tenda di fortuna con suo marito e sei figli 18 mesi adopo che la loro casa è stata distrutta da un’invasione Israeliana. I Qarawis si aspettavano  di ricevere in dono un rimorchio l’anno scorso, ma esso è andato a una famiglia fedele ad Hamas, ha detto.

 Quando un funzionario dell’ assistenza le ha detto che avrebbe ricevuto una delle 200 case prefabbricate in arrivio con la flottiglia degli aiuti, è rimasta inebriata. Quando la Marina Israeliana ha sequestrato il carico nell’incursione in cui sono stati uccisi nove Turchi, è caduta nella disperazione. Il gruppo che le aveva promesso la casa era l’organizzazione di volontariato Islamica Turca conosciuta dalle iniziali I.H.H.,  sponsor della  flottiglia.

 Mehmet Kaya, che dirige l’ ufficio dell’ I.H.H. a Gaza, dice che il suo gruppo sostiene 9,000 orfani, aiuta con un ospedale e tiene corsi di formazione professionale. Egli ha detto che la flottiglia trasportava non soltanto le 200 case prefabbricate ma materiali da costruzione sufficiente per altre 200. E’ stato lui a promettere una casa alla sig.a Qarawi.

  “Noi lavoriamo solamente con Hamas, sebbene non limitiamo il nostro aiuto ai suoi seguaci,” ha detto. “Consideriamo che i terroristi sono Israele e le Nazioni Unite, non Hamas.”

 Il carico dell’ I.H.H. è fermo alla frontiera in Israele, che sta cercando di trovare un partner di maggiore attrattivita’ per distributirlo. Cio’ puo’ rivelarsi difficile. Nel frattempo, le bandiere Turche stanno sventolando per tutta Gaza, le persone stanno dando ai loro bambini nomi Turchi e la sig. Qarawi vive ancora in tenda.

  “Temo che  moriremo qui,” ha detto delle condutture che si stanno arrugginendo e della logoro telo di plastica che utilizza come casa nel villaggio di El Atatra, nella parte nord ovest di Gaza. “Essi non dovranno farci andare lontano,” ha aggiunto con disperata ironia. “Il cimitero è sulla strada.”

 A dire il vero, la maggior parte delle tende del dopoguerra adesso non ci sono piu’, e la vita quotidiana non è poi cosi’ orrenda come tanti all’estero affermano e nemmeno priva di guai come insiste Israele. Al contrario, presenta un’indifferenza paralizzante.

  “A Gaza, nessuno sta morendo,” ha detto Amr Hamad, vice segretario generale della Federazione  delle Industrie Palestinesi. “Ma nessuno sta vivendo.”

 Per Omar Shaban, che gestisce un centro di ricerche che si chiama Pal-Think for Strategic Studies, la chiave per comprendere l’impatto dell’assedio e il governo di Hamas è capire Gaza.

  “Non paragonateci al Sudan o Haiti,” ha detto. “Siamo un popolo istruito con il 2 per cento di analfabetismo. Ma il tentativo di Israele di dire che qui va tutto bene è ridicolo. Non posso viaggiare. Gli studenti sono in trappola.”

 Israele ha imposto l’embargo, autorizzando  merci con generosita’ e lasciando fuori persone con probeli medici urgenti. Ha invaso alla fine del 2008 per fermare un flusso di razzi e distrutto migliaia di edifici. Con quasi nessun materiale da costruzione autorizzato ad entrare, le persone a Gaza hanno cercato nelle macerie per crearlo di propria iniziativa, ma c’è stata solamente una ricostruzione limitata.

 L’Egitto, che prova avversione nei confronti di Hamas per la sua ideologa Islamista e il sostegno Iraniano, ha imposto la stessa chiusura dal sud.

 L’idea era che la Cisgiordania avrebbe prospererato mentre Gaza sarebbe stata corrosa. Questo è successo, ma è stato al di sotto delle aspettative di  cambio alla dinamica di potere e ha causato molta sofferenza.

 Mahmoud Daher dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’ ha detto che sia la malnutrizione cronica che quella acuta sono aumentate, e che gli ospedali attendono da piu’ di un anno dotazioni di vitale importanza come CT scanners, pezzi di ricambio per raggi X e pompe per trasfusioni. Il sig. Hamad ha stimato che gli orientamenti politici a Gaza sono divisi in parti uguali: un terzo per Hamas, uno per l’Autorita’ Palestinese e un altro indipendenti, molti nel settore privato. Gli è stato detto da funzionari esteri che se avesse aiutato a favorire affari, si sarebbe potuto pensare ad una coalizione di maggioranza di partiti opposti ad Hamas.

 In questo stato delle cose, ha detto, il terreno per l’estremismo è rimasto fertile.

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