ANSA 20 Giugno10 07:49

Yediot Ahronot riferisce che ieri, in un'intervista all'emittente Hezbollah al-Manar, Kashlak ha lanciato un messaggio agli israeliani: «Salite sulle navi che vi inviamo e tornate alle vostre terre di origine». Il quotidiano Haaretz precisa che Israele ha intanto esercitato pressioni sul Vaticano affinchè impedisca a decine di suore di salire sulle imbarcazioni dirette a Gaza.


Libano: Ok A Navi Per Gaza, Ma Dove Sono?

Ministro trasporti Aridi ora nega esistenza della "Mariam", l'imbarcazione con a bordo soltanto donne.

 

Beirut, 21 giugno 2010, Nena News – Il ministro dei trasporti libanese Ghazi Aridi ha concesso l’autorizzazione alle navi che intendono rompere il blocco navale che Israele attua lungo le coste di Gaza e consegnare aiuti alla popolazione palestinese. Ha pero’ precisato che dovranno ufficialmente fare rotta prima su Cipro poiche’ la legge libanese non consente la partenza di imbarcazioni dirette verso porti israeliani o controllati dallo Stato ebraico, come quello di Gaza city. A quest’annuncio, accolto con entusiasmo da tutti gli attivisti che si battono contro l’assedio di Gaza, si e’ tuttavia aggiunto un mistero che sfiora il paradosso. 

       Secondo Aridi non esisterebbe alcuna nave “Mariam”, l’imbarcazione con aiuti umanitari per Gaza che aveva fatto notizia nei giorni scorsi perche’  a bordo dovrebbero esserci  tra 50 e 70 donne, in buona parte libanesi, tra le quali una ventina di suore maronite.  Per Aridi sino ad oggi avrebbe presentato richiesta di autorizzazione per lasciare il porto di Tripoli solo una nave, la “Julia” (di cui non si era mai parlato in precedenza), mentre sarebbe  in fase di organizzazione un’altra missione umanitaria, quella della ”Naji al Ali”, una imbarcazione che avra’ a bordo personalita’ politiche, europarlamentari, attivisti e giornalisti. La “Mariam”, sostiene il ministro dei trasporti,  sarebbe stata solo una iniziativa “mediatica” messa in piedi da un gruppo di donne ma senza alcun sviluppo concreto.

      Le parole di Aridi hanno creato parecchio sconcerto di fronte al forte interesse suscitato dalla “nave delle donne”. «Siamo soltanto un gruppo di donne indipendenti che intendono rompere il blocco di Gaza», ha spiegato piu’ volte Samar Hajj, organizzatrice della «Mariam» assieme ad uomo d’affari palestinese con cittadinanza siriana. «La nostra iniziativa non è collegata con Hezbollah, anche se per noi è un onore appoggiare la resistenza», ha aggiunto per smentire le notizie provenienti da Israele della “Mariam” come progetto del movimento sciita libanese. Sta di fatto che, all’improvviso, Samar Hajj e’ diventata irrangiungibile e sino a questo momento le organizzatrici della “Mariam” non hanno risposto alle affermazioni di Aridi. Indiscrezioni raccolte da Nena News a Beirut dicono che il governo libanese avrebbe deciso, con l’accordo di tutte le principali forze politiche, di far “sparire” la ”Mariam” a causa di pressioni provenienti da diversi paesi europei e dagli Stati Uniti per porre fine ad una iniziativa che avrebbe potuto scatenare una crisi regionale di ampie proporzioni in conseguenza di un atto di forza di Israele verso una nave con a bordo solo donne.

      Comunque sia, in questi ultimi giorni sono aumentate le pressioni sul governo Hariri affinché fermi i viaggi  delle navi dirette a Gaza. Si e’ parlato addirittura di un intervento “preventivo” di unita’ da guerra dell’Unifil, la forza Onu stanziata in Libano, con il pretesto che l’iniziative marittime per Gaza violano la risoluzione Onu 1701, che ha posto fine all’offensiva israeliana in Libano nel 2006. Da parte sua  l’ambasciatrice israeliana alle Nazioni Unite, Gabriella Shalev, ha inviato una lettera al Segretario generale Ban Ki-moon per avvertirlo che Israele userà tutti i mezzi possibili per impedire che «venga violato il blocco navale» di Gaza. Un riferimento fin troppo esplicito all’arrembaggio lanciato il 31 maggio dai commando israeliani alla nave turca «Mavi Marmara», della «Freedom Flotilla», e terminato con l’uccisione di nove civili turchi.

Israele già nei giorni scorsi aveva comunicato che riterrà un atto «ostile» l’arrivo di navi libanesi e iraniane a Gaza, perché «appartenenti a paesi nemici». Queste imbarcazioni «arrivano da Stati nemici e ciò significa che il loro trattamento sarà differente», aveva avvertito il portavoce del ministero degli esteri Yigal Palmor. Hezbollah ha più volte chiarito di non essere coinvolto nell’organizzazione delle navi dirette a Gaza – «per non fornire pretesti a Israele per attaccare il Libano» – ma il governo israeliano continua a puntare l’indice contro il movimento sciita.

      Procede intanto la navigazione dalle due navi organizzate dalla Mezza Luna Rossa iraniana cariche di aiuti umanitari per la popolazione di Gaza. Anche in questo caso Israele ha minacciato di intervenire con forza contro imbarcazioni appartenenti ad uno «Stato nemico. La scorsa settimana la Ong turca IHH ha annunciato di aver cominciato a preparare l’invio a Gaza, alla fine di luglio, di una nuova flotilla. (red) Nena News


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