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3 Agosto 2010

Freedom Flottilla: Inchiesta Onu Imparziale?

Dopo una ferma opposizione durata mesi, il Primo Ministro Netanyahu ha dichiarato lunedi che Israele partecipera’ all’indagine ONU sulla morte dei nove civili della Freedom Flottiglia. Possiamo davvero parlare di un’inchiesta imparziale e credibile?

Gerusalemme 3 Agosto 2010 red Nena News 

E’ arrivata lunedi la notizia: Israele ha accettato di partecipare all’inchiesta ONU per fare chiarezza sulle vicende dello scorso 31 maggio, l’assalto alla Freedom Flottilla, in cui 9 attivisti della Mavi Marmara, parte del convoglio umanitario diretto a Gaza, hanno perso la vita, uccisi dai commando israeliani. Dopo mesi in cui le autorita’ israeliane hanno premuto con forza per accantonare l’inchiesta internazionale votata a giugno dalle Nazioni Unite.

La notizia del si di Israele e’ stata accolta con immediate reazioni positive del Segretario Generale ONU Ban Ki-moon, che ha espresso fiducia per la formazione di una giuria, che  assicuri un’indagine “imparziale e trasparente”. La decisione del Primo Ministro Netanyahu dopo  mesi in cui, non solo Israele si e’ sempre rifiutato di presentare le scuse del suo governo ad Ankara, escludendo qualsiasi risarcimento per le famiglie delle vittime,  ma si e’ anche detto sempre fermamente contrario ad un’inchiesta internazionale, ha lasciato tutti sorpresi; anche il leader dell’opposizione Tzipi Livni, che ha attaccato violentemente martedi mattina Netanyahu, accusandolo di consentire in questo modo “che l’esercito israeliano sia sottoposto allo scrutinio e al giudizio da parte della comunita’ internazionale”.

La giuria internazionale iniziera’ l’indagine il 10 di agosto e i primi risultati saranno resi pubblici in un report che apparira’ a meta’ settembre.

E’ davvero un panel internazionale?

Gia’ nella definizione dei membri della giuria, si intravede pero’ il rischio che questo ennesimo tentativo delle Nazioni Unite di chiarire le colpe di Israele davanti alla comunita’ internazionale, sia piu’ un mezzo per pacificare le relazioni diplomatiche tra Turchia e Israele che un atto volto a individuare e punire i veri responsabili dell’uccisione di nove civili.  

Saranno quattro infatti i membri che comporranno la giuria di esperti, presediuta da Sir Geoffrey Palmer, ex Primo Ministro della Nuova Zelanda, oltre all’uscente Presidente colombiano Alvaro Uribe, come co-presidente e due rappresentanti, uno turco, l’altro israeliano, ancora da definire. Quale credibilita’e quale imparzialita’, ci chiediamo,  puo’ assicurare una tale partecipazione per la riuscita di un’indagine che si voglia definire internazionale?

Prima di tutto il panel stesso non e’ internazionalmente rappresentativo e non assicura una presenza ampia di esperti, tale da consentire di rispondere all’appello del primo giugno del Consiglio di Sicurezza a compiere  “un’indagine rapida, imparziale, credibile e trasparente, conforme agli standard del diritto internazionale”. La giuria individuata riflette infatti l’influenza politica di Israele sugli Stati Uniti e di conseguenza sul corpo delle Nazioni Unite, avvertono gli analisti politici: oltre a Sir Geoffrey Palmer, a presiedere l’inchiesta sara’ l’uscente presidente colombiano Uribe, alleato di Washington e che e’ stato a capo di un paese , la Colombia, che e’ uno degli stati piu’ dipendenti – in tutto il Sud America – dalla politica USA e dalle decisioni della Casa Bianca.

Inoltre e’ proprio Israele il partner militare piu’ vicino alla Colombia: e non solo perche’ e’ stato il ministro degli Affari Esteri del governo Uribe  in visita in Israele pochi mesi fa a dichiarare la necessita’ e il desiderio di rafforzare le relazioni militari e commerciali tra Israele e Colombia. Ma anche perche’ le armi usate dal governo colombiano per reprimere i movimenti di guerriglia e le forze ribelli come le FARC, inclusi droni e armi dotate di “sistemi intelligenti”, sono proprio di provenienza israeliana.

Quale credibilita’ puo’ avere questa indagine – si chiede in un’analisi politica apparsa martedi su Huffington Post, Phyllis Bennis, (Institute for Policy Studies) se nel team scelto, su quattro membri, uno e’ l’inviato di Israele, due rappresentanti (Palmer e Uribe) se non proprio scelti da Israele, hanno pero’ la sua approvazione; rimanendo fuori dalla sfera di influenza, solo il rappersentante turco. Si puo’ davvero parlare di un’inchiesta internazionale?

Quale modus operandi per l’inchiesta?

Fino ad adesso sono ancora sconosciute le modalita’operative con cui l’inchiesta sara’ condotta; sara’ la giuria stessa a definire il modus operandi: comunque di certo non ci sara’ alcun tribunale, ne’ la possibilita’ che gli ufficiali o i soldati dell’ esercito israeliano coinvolti nell’assalto alla Mavi Marmara, siano chiamati a testimoniare. Il panel inoltre non ha di fatto nessun potere per condurre un’inchiesta indipendente: si atterra’ alle prove fornite da Israele e Turchia, anche se potra’ richiedere ulteriori dati.  In questo senso l’indagine  si appiattisce su una mera analisi dei dati gia’ raccolti ed esaminati da Turchia e Israele per verificare se tali dati e le relative indagini finora condotte,  abbiano una qualche credibilita’. Da parte israeliana, possiamo parlare di risultati credibili?

Come nel caso dell’inchiesta svolta dall’esercito israeliano sull’offensiva Piombo Fuso a Gaza (dicembre 2008-gennaio 2009), anche in questo caso Israele si e’ gia’ autoassolto da ogni colpa per l’uccisione di 9 civili: nel documento pubblicato giorni fa, non c’e’ alcun riferimento ai possibili provvedimenti contro i vertici militari o i singoli ufficiali e anzi si legge la conferma della tesi sempre portata avanti dalle autorita’ israeliane – a tutti i livelli – della “legittima difesa” di fronte alla “resistenza violenta”.

I precedenti di Israele nelle indagini ONU

Potremmo fermarci gia’ all’analisi di solo questi due elementi per avanzare solidi dubbi in merito alla riuscita della mossa diplomatica delle Nazioni Unite. Ma abbiamo deciso di aggiungere un non trascurabile ulteriore elemento di analisi, fondato sulle precedenti macchinazioni attuate  da Israele per sottrarsi al diritto internazionale.

E’ sempre l’acuta Phyllis Bennis a ricordare una lunga serie di escamotage e tentativi di Israele volti a beffare la comunita’ internazionale: non solo Israele non ha mai ne’ accolto ne’ rispettato una lunga serie di risoluzioni ONU, ma in alcuni casi si e’ violentemente opposta ai risultati documentati dalle inchieste e dai rapporti delle commissioni internazionali, prima fra tutte basta ricordare la ferocia con cui le autorita’ israeliane si sono accanite per discreditare il giudice Richard Goldstone, per il rapporto elaborato in seguito alla missione ONU a Gaza. E la lista continua: nel 2008, sempre Israele ha impedito al Rapporteur ONU per i diritti umani nei Territori palestinesi, Richard Falk, di compiere una missione nei Territori, per portare avanti i compiti richiesti dal suo mandato internazionale (ricordiamo che Falk fu fermato dalle autorita’ israeliane all’aeroporto Ben Gurtion di Tel Aviv e rispedito indietro il giorno dopo). E anche quando invece Israele ha deciso di collaborare con indagini richieste dalle Nazioni Unite, come nel 2002, quando si intendeva far luce sulle uccisioni di centinaia di civili nel campo profughi di Jenin,  Israele prima accetto’ il team proposto dall’ONU, con lo scopo di negoziare maggiori concessioni sulle modalita’ operative dell’indagine, per poi alla fine rifiutare in toto l’inchiesta all’ultimo momento.

La decisione di Israele di partecipare all’inchiesta proposta e sostenuta dalle Nazioni Unite, elimina inoltre qualsiasi possibilita’ in futuro (“la stessa necessita’”, nelle parole dell’inviato USA alle Nazioni Unite Susan Rice), di qualsiasi altra indagine approfondita a livello internazionale, su quanto avvenuto sulla Navi Marmara. Ancora una volta e’ Israele a condurre il gioco.  

Non mancano infine gli analisti politici che dietro a questa manovra diplomatica del Segretario ONU Ban Ki-moon leggono, piu’ che lo sforzo internazionale di ricucire le relazioni diplomatiche tra Turchia e Israele e riacquistare legittimita’ a livello internazionale come entita’ Nazioni Unite, anche un suo disperato tentativo di riabiliatare la propria reputazione. Per riacquisire un prestigio offuscato non tanto dalle mancate qualita’ di leader che molti gli addossano, ma dalle accuse dei mesi recenti sollevate dal memorandum presentato da una ex -controller ONU, Inga Britt-Ahlenius, diplomatico svedese, che vedrebbero Ban Ki-moon complice di aver sabotato i tentativi della Britt di eliminare la corruzione dal quartier generale di New York. (Nena News)


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