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07 giugno 2010

Catherine Ashton, martire europea
di Gabriele Crescente

Dopo l'attacco alla Mavi Marmara la diplomazia europea sta dando prova di grande attivismo e creatività. Francia e Gran Bretagna hanno proposto che l'Unione europea si incarichi di monitorare gli aiuti umanitari via nave a Gaza per tranquillizzare Israele sul rischio del contrabbando di armi destinate ad Hamas. "Possiamo farlo, vogliamo farlo, saremmo felici di farlo", è lo slogan coniato dal ministro degli esteri francese Bernard Kouchner. Poco prima il suo presidente Nicolas Sarkozy aveva telefonato al collega israeliano Benjamin Netanyahu per convincerlo ad accettare un'inchiesta internazionale sull'accaduto. Il ministro degli esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos ha annunciato che nei prossimi giorni l'Unione presenterà una sua proposta per la fine dell'embargo a Gaza. L'ungherese Lajos Bokros sta addirittura organizzando una flottiglia di europarlamentari per sfidare il blocco navale.

Nessuna di queste iniziative ha la minima speranza di riuscire (Netanyahu ha già rifiutato i consigli di Sarkozy e l'inchiesta sulla strage), ma sono un confortante segnale di buona volontà. Ci stiamo scordando qualcuno? Ah: Catherine Ashton, capo della diplomazia europea. Evidentemente anche Kouchner e colleghi se ne sono dimenticati, dato che a esporre tante belle ideee avrebbe dovuto essere lei, scelta dopo mesi di ambasce proprio per dare un solo volto e una sola voce alla politica estera dell'Unione. Grazie a Leigh Phillips di EUobserver per avercelo ricordato.

Quando si è accorto che Ashton non era stata né consultata né avvisata da nessuno, Moratinos ha cercato di fare ammenda annunciando un'altra proposta, stavolta "per evitare che situazioni come questa si ripetano". Con tanta legittimazione alle spalle, non stupisce che Ashton si sia finora limitata ad asettiche dichiarazioni di rito sul rifiuto della violenza. Ora che nella sua Gran Bretagna la responsabilità degli esteri è passata all'ultra-euroscettico William Hague, del resto, le cose non potranno che peggiorare.

Povera Catherine. Ormai anche i sassi sanno che questa figlia di minatori ordinata baronessa da Tony Blair, con due anni scarsi da commissaria europea al commercio alle spalle come unica esperienza internazionale, è stata scelta proprio per il suo basso profilo (a scapito di candidati illustri come lo stesso Moratinos) perché non interferisse troppo con gli interessi esteri dei maggiori membri Ue. Ma neanche i più cinici manovratori avrebbero potuto aspettarsi tanto: Ashton passa da una figuraccia all'altra, senza che nessuno muova un dito per aiutarla o spenda una parola per rafforzare la sua posizione. Alla luce di questi sviluppi diventa davvero difficile capire perché nei mesi scorsi siano state spese tante energie per arrivare a un accordo sulla carica di Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune – forse una parte del problema è che la designazione ufficiale è troppo lunga per Twitter. In occasione della magra figura al vertice Ue-Russia avevamo ottimisticamente titolato che "la diplomazia europea è in rodaggio". Adesso cominciamo a sperare che a Bruxelles abbiano ancora la garanzia.


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