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09 ottobre 2010

Flotilla; Famiglie Vittime: Processate Israele

E’ stata consegnata una richiesta formale di incriminazione alla Corte Penale Internazionale per l’uccisione di 9 passeggeri della Mavi Marmara compiuta il 31 maggio da commando israeliani. Intanto prosegue il braccio di ferro tra il convoglio «Viva Palestina 5» e l’Egitto

Roma, 09 ottobre 2010, Nena News – Le famiglie dei nove turchi uccisi  lo scorso 31 maggio da un commando israeliano a bordo della Mavi Marmara, una delle sei navi della Freedom Flotilla diretta a Gaza con aiuti umanitari, hanno presentato una richiesta formale alla Corte Penale Internazionale (Cpi) affinché venga processato lo Stato di Israele.

I legali delle famiglie (anche dei feriti) hanno scritto al procuratore  internazionale Luis Moreno Ocampo sostenendo che esistono prove ed elementi «ampiamente sufficienti» per avviare una indagine da parte della Cpi e processare Israele. «L’attacco internazionale è avvenuto in acque internazionali in violazione di numerose leggi internazionali», ha scritto l’avvocato Ramazan Ariturk della “Elmadag Law Office”, lo studio legale turco che rappresenta le vittime del raid israeliano e la Ong IHH, principale organizzatrice della spedizione umanitaria volta a violare il blocco navale israeliano davanti alla costa di Gaza. «I crimini commessi (dalle forze armate israeliane) devono essere giudicati (penalmente) e la Cpi è la sola autorità in grado di farlo», ha affermato Ariturk.

Le pressioni su Israele sono aumentate dopo la presentazione il mese scorso del rapporto conclusivo della commissione d’inchiesta istituita dal Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu che accusa apertamente lo Stato ebraico di «brutalità» e di «violazione dei diritti umani e delle leggi umanitarie internazionali». Israele ha respinto seccamente le conclusioni di rapporto.

Intanto il convoglio internazionale «Viva Palestina 5» di solidarietà con la popolazione di Gaza è impegnato a negoziare con il governo egiziano le modalità del suo ingresso nella Striscia. Come era stato previsto prima della partenza – avvenuta dalla Gran Bretagna – le autorità del Cairo hanno posto diverse condizioni al transito del convoglio formato da centinaia di autoveicoli e fermo attualmente al porto di Latakya (Siria) in attesa di potersi imbarcare per el Arish (Sinai). L’Egitto si oppone all’ingresso dell’ex deputato britannico George Galloway (storico sostenitore dei palestinesi di Gaza sotto embargo israeliano), giunto ieri in Siria, che lo scorso gennaio venne espulso dal paese in seguito ai gravi incidenti al porto di el Arish provocati dalla polizia egiziana intervenuta con forza contro il precedente convoglio, «Viva Palestina 4».

Nel frattempo una consistente delegazione algerina si è unita ai mezzi partiti da ogni parte di Europa e sono giunti in Siria anche diversi reduci della «Mavi Marmara». Si è svolto inoltre un incontro tra tutti i partecipanti in cui Galloway ha fatto il punto della situazione. L’ex deputato ha evidenziato la presenza di delegazioni di tutta l’area che va dal Bahrein fino alla Turchia e messo in luce le potenzialità di paesi arabi che, ha detto, «se solo volessero, con le risorse economiche di cui dispongono, potrebbero piegare la politica di occupazione e di violenza dello Stato di Israele».

A Galloway sarà però impedito di entrare a Gaza. E’ il prezzo che le autorità egiziane chiedono per consentire il transito attraverso il valico di Rafah a «Viva Palestina 5».(red) Nena News

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