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30.12.2009

Ultime notizie dalla Gaza Freedom March

Resta bloccata la situazione in Egitto dove i 1400 attivisti internazionali giunti nel paese per dar vita alla Gaza Freedom March sono ancora bloccati al Cairo dalle forze di sicurezza di Mubarak che ieri hanno anche malmenato alcuni manifestanti che cercavano di manifestare davanti all’ambasciata degli Stati Uniti. 
Ieri decine di manifestazioni e proteste si sono svolte sotto diverse ambasciate straniere al Cairo mentre all’ora di pranzo un corteo di internazionalisti e di attivisti arabi è sfilato dal museo egizio fino alla sede del sindacato dei giornalisti nella cui sede era in corso lo sciopero della fame di Hedy Epstein, l’85enne scampata ai campi di concentramento nazisti e che ora protesta contro il divieto di raggiungere Gaza e consegnare aiuti umanitari, sanitari e fondi alla popolazione della striscia stremata da più di tre anni di assedio israeliano ed egiziano. Nel pomeriggio e nella serata di ieri si sono tenute ulteriori proteste contro la visita del premier israeliano Netanyahu accolto a braccia aperte dal regime egiziano.
Nella serata di ieri si è saputo che una parte della delegazione statunitense aveva trattato separatamente con la moglie di Mubarak (!) per far passare stamattina solo 100 attivisti sui 1400 totali. Si è creato scompiglio e malumore, e stamattina dei 100 che dovevano partire sul pullman sono saliti solo 40 tra americani e coreani, tutte le altre delegazioni si sono rifiutate di accettare il compromesso non solo perché lascia fuori la maggior parte delle delegazioni ma anche perchè non è frutto di un accordo politico alla luce del sole che inchioda il governo egiziano alle sue responsabilità ma di una sorta di trattativa privata tra una rappresentante dei Code Pink USA e la moglie del dittatore egiziano. Questa mattina alcune delegazioni, tra cui quelle italiane, hanno spiegato il loro punto di vista tramite un apposito comunicato in cui si afferma: “pur apprezzando l’autorizzazione all’ingresso della ristretta delegazione per ragioni umanitarie, e per consegnare materiali alla popolazione non possiamo tuttavia considerarla come un risultato finale o come un’alternativa alla Gaza Freedom March. L’obiettivo con cui è nata l'iniziativa era e resta quello di rompere il feroce assedio imposto alla popolazione palestinese di Gaza, così duramente martoriata dall’attacco israeliano “Piombo Fuso” dell’inverno 2008. Chiediamo con ancor più forza che il governo egiziano autorizzi l’ingresso delle delegazioni e di tutti/e i/le 1.400 manifestanti nella Striscia di Gaza, per non rendersi complice di un vergognoso assedio che continua da anni, e che provoca immani sofferenze alla popolazione palestinese.” Significativa anche la presa di posizione di una delegata sudafricana che criticando la decisione di Code Pink ha affermato: "se nella lotta contro il regime di segregazione razziale nel nostro paese avessimo adottato la via del compromesso e delle vittorie simboliche il regime dell’apartheid nel nostro paese sarebbe ancora intatto.”
L’accordo raggiunto, ha dichiarato il canadese Bassem Omar "dà solo al governo egiziano la possibilità di dire di averci concesso di passare".

Nel nostro paese si moltiplicano le proteste contro il regime egiziano: ieri il sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli ha inviato un telegramma al ministero degli Esteri italiano affinché gli attivisti pesaresi bloccati dalle autorità egiziane insieme agli altri militanti italiani e stranieri siano lasciati liberi di proseguire e dar vita alla 'Freedom March' nella striscia di Gaza. Ceriscioli ha raccolto l'appello degli attivisti della Campagna per la Palestina di Pesaro (città gemellata con Rafah), e indirizzato il messaggio anche all'Ambasciata d'Egitto in Italia e a quella italiana al Cairo. "Numerosi cittadini di Pesaro, assieme ad altri pacifisti per i diritti umani - si legge nel telegramma - sono bloccati dalle autorità egiziane alla frontiera di Rafah. Pesaro è città gemellata con Rafah e i nostri cittadini intendono portare pacificamente la solidarietà ai gemelli palestinesi. Chiedo pertanto di intervenire affinché sia permesso loro l'ingresso a Rafah".

Si moltiplicano intanto in Italia le iniziative di protesta contro il regime collaborazionista di Mubarak. Informa un comunicato del coordinamento Free Palestine che “lo scorso 28 dicembre a Torino si è tenuta un’azione di boicottaggio dell'Egitto e della sua politica di corresponsabilità con Israele nell'opprimere ed affamare il popolo di Gaza -vedi l’annunciata costruzione della barriera per impedire il passaggio di viveri e materiali verso Gaza e vedi le gravi forme di ostruzionismo del Governo Egiziano contro i convogli della Freedom March. Tutto questo non può essere tollerato. Abbiamo contattato due agenzie di viaggi, fra cui la ETLI della CGIL, ed abbiamo consegnato loro un volantino di protesta contro l'attegiamento inqualificabile dell'Egitto. Abbiamo poi volantinato davanti alle agenzie, con cartelli e bandiere,invitando le persone a scegliere viaggi alternativi all' Egitto. Andremo avanti nei prossimi giorni con altre agenzie ed il Museo Egizio di Torino.”

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