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28 dicembre 2009

L’Egitto blocca i pacifisti in marcia per Gaza, 140 italiani
di Rachele Gonnelli

Niente medicine né giocattoli per i bambini di Gaza. I due convogli umanitari che hanno cercato di forzare il blocco israeliano aggirandolo dall’Egitto sono stati bloccati dalle autorità di Mubarak. Tra loro una folta delegazione di pacifisti italiani, 140 persone arrivate in questi giorni per prendere parte alla «Gaza Freedom March». Ma le autorità egiziane hanno interdetto il viaggio e addirittura sequestrato i pullman locali noleggiati per portare ai bambini della Striscia di Gaza tonnellate di medicinali, materiale scolastico, vestitini e giochi. Vietata anche qualsiasi forma di manifestazione o assembramento di più di 6 persone per i 1400 attivisti dei diritti umani provenienti da 43 Paesi. 

In circa 500 si sono ritrovati ieri mattina al Cairo con le valigie in mano, senza un albergo dove poter alloggiare e impediti dalla polizia anche a prendere un taxi. Hanno quindi improvvisato un sit- in davanti alla sede delle Nazioni Unite, per chiedere al governo egiziano di cambiare idea e permettere loro il transito verso la loro destinazione finale: il valico di Rafah. «Ora è tornata la calma ma c’è stata tensione e una donna americana è stata malmenata da un poliziotto», racconta Francesco Giordano del coordinamento milanese di Forum Palestina. L’ambasciata italiana ha fatto il possibile per mediare con le autorità locali ma alla Farnesina spiegano che la risposta è stata dura, irremovibile. Bloccata ogni manifestazione in solidarietà con Gaza, motivo: la sicurezza nazionale. Si teme, hanno spiegato, la possibilità che agli internazionalisti non violenti si possano legare frange più estremiste con legami locali. «Il che è quantomeno curioso - dice Maurizio Musolino, responsabile esteri del Pdci - perchè avevamo detto chiaramente che non avevamo interesse a manifestare in Egitto. Fino al 20 dicembre ci era stata concessa una finestra di transito il giorno 29 verso Rafah ad entrare e il 2 o 3 gennaio ad uscire, invece improvvisamente due giorni dopo ci hanno detto che ogni manifestazione era illegale. E contemporaneamente ci hanno negato il passaggio». La manifestazione doveva essere a Rafah il 31 dicembre. Ora gli attivisti della «Gaza Freedom March» bloccati al Cairo stanno manifestando ora quotidianamente sotto le rispettive ambasciate contro l’embargo. E Heidy Epstein, 85 anni, sopravvissuta all'Olocausto, ha iniziato ieri uno sciopero della fame contro il divieto egiziano di lasciarli passare.

Blocco anche via mare 
Non va molto meglio al secondo convoglio di aiuti di «Viva Palestina», con alla testa il parlamentare britannico George Galloway. Anche Galloway aveva ricevuto assicurazioni che il 27 dicembre avrebbe potuto imbarcare nel porto di Aqaba in Giordania i pallets di materiali donati anche dai governi di Turchia, Siria e Malesia e trasferirli via Mar Rosso. Invece anche qui è arritavo il semaforo rosso degli egiziani. Dirottati prima in Siria e poi, forse, tramite il Mediterraneo potranno raggiungere il porto di El Arish e di lì il territorio devastato di Gaza. «Ma noi non ci arrendiamo», promette Luisa Morgantini.



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