ISM-Italia

Lattakya giovedì 7 ottobre 2010

Il Convoglio che intanto si è arricchito di altri arrivi, in particolare quello
di una forte delegazione algerina, è fermo, forzatamente fermo, a Lattakya in
attesa di ripartire per El Arish.
Ieri una giornata molto importante. George Gelloway è arrivato al campo in
mattinata accolto da una grande folla che ormai vede in lui non solo il leader
di VivaPalestina, ma un protagonista di primo piano della lotta del popolo
palestinese. Alle ore 11 si sono riuniti tutti i reduci della Mavi Marmara
partecipanti al convoglio. Nel pomeriggio è previsto un meeting con le autorità
locali in cui Galloway farà il punto della situazione sulla base di un incontro
che si è svolto a Damasco mercoledì 6 ottobre fra una delegazione del convoglio
e rappresentanti del governo egiziano per trattare sull’ingresso a Gaza.
E’ in corso una sottile e defatigante trattativa diplomatica con Egitto che,
pur in una situazione di oggettivo isolamento rispetto a tutti gli Stati
confinanti, non vuole cedere alla richiesta di libero transito del convoglio e
quindi di rottura dello stato di assedio e che, comunque, intende porre le sue
condizioni.
Da questa trattativa dipende o meno il successo dell’operazione VivaPalestina.
Galloway si dimostra un personaggio di altissima statura politica, l’unico
capace di confrontarsi con i governi locali, animato da una grande idealità e
passione per la causa palestinese, ma anche capace di gestire con intelligenza
una situazione che deve necessariamente fare i conti con i condizionamenti dei
governi locali.
Il suo intervento al meeting che si svolge alle 18 con una partecipazione grande
di folla è preceduto da quelli di notabili locali e di rappresentanti delle
delegazioni della carovana, in particolare di quelle arabe che si sono aggregate
negli ultimi giorni.
La presenza di numerose delegazioni dei paesi arabi è un segno nuovo, un
risveglio dopo anni di silenzio. E' un indice significativo dei cambiamenti
politici e geopolitici in atto in Medio Oriente.
Tutto si svolge con una certa lentezza a causa della necessità della traduzione.
L’intervento di Galloway è di straordinaria efficacia nella sua essenzialità e
meriterà di essere tradotto e diffuso.
Inizia con un lungo elogio alla Siria di cui sottolinea e ricorda il
comportamento eroico durante l’aggressione israeliana del 67, quella che ha
comportato per la Siria la perdita delle alture del Golan ancora oggi in mano
israeliana.
Ribadisce con grande forza che non ci sarà pace senza giustizia, e fino a che
un solo centimetro di territorio siriano non sarà liberato.
Consapevole di parlare a un uditorio di palestinesi del campo profughi,
ribadisce con forza il diritto al ritorno.
Sottolinea il carattere eccezionale del Convoy 5 Vivapalestina, che rappresenta
la prima risposta alla brutale e tragica aggressione israeliana alla Mavi
Marmara, ed evidenzia come questa volta esso raccoglie delegazioni di tutta
l’area dal Bahrein fino alla Turchia.
Sottolinea e denuncia l’arroganza dello Stato di Israele che non ha esitato a
umiliare pesantemente anche il presidente Obama, senza fare alcuna concessione
alla ripresa di trattative di pace.
Sottolinea le potenzialità straordinarie dei paesi arabi che se solo volessero,
se trovassero un minimo di accordo comune, con le risorse economiche di cui
dispongono, potrebbero piegare la politica di occupazione e di violenza dello
Stato di Israele e il sostegno dato ad essa dai governi occidentali.
Conclude il suo intervento, interrotto da ripetuti applausi, informando
sobriamente sulla trattativa con il governo egiziano.
Il punto di mediazione raggiunto è proprio sulla figura di Galloway che non
potrà entrare a Gaza. Questo il prezzo da pagare. Ma Galloway non ne esce
certamente sconfitto, anzi, da questo meschino accanimento la sua personalità e
il suo ruolo ne esce ulteriormente esaltato.
Si chiude il meeting, la folla si disperde, le emozioni sono forti. Il lavoro da
compiere è ancora molto, L’Egitto continuerà a creare intralci e a provocare
ritardi, ma forse l’obiettivo di rompere l’assedio e di entrare a Gaza è ormai
vicino. E come ci ha ricordato il coordinatore dell’International Campaign to
Break the siege on Gaza, ora occorre soprattutto armarci di pazienza


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