ISM-Italia
Lattakya, giovedì 14 ottobre 2010

Convoglio VivaPalestina: verso El Arish

Dopo 13 giorni di quarantena a Lattakya (Siria), il convoglio VivaPalestina5 sta

per riprendere il suo viaggio verso Gaza. Una lunga estenuante attesa, una

logorante trattativa, molte notizie contraddittorie sulle intenzioni del governo

egiziano; poi nella serata di mercoledì attraverso messaggi rimbalzati

dall’Italia, prima ancora che da conferme dirette, la certezza che finalmente

è arrivata l’autorizzazione e può riprendere la marcia del convoglio verso

la striscia di Gaza assediata.

Questo lungo braccio di ferro con le autorità  egiziane la dice lunga su come

L’assedio di Gaza sia totale e asfissiante. Le dichiarazioni e assicurazioni

ripetutamente rilanciate, dopo il massacro della Mavi Marmara, secondo le quali

il valico di Rafah era aperto al passaggio di aiuti umanitari si rivela per

quello che è una sistematica e grossolana menzogna. Del resto una delle

condizioni imposte al convoglio, il divieto di ingresso ai tir carichi di

cemento conferma la ferocia dell’embargo a cui la popolazione di Gaza è

sottoposta: i bombardamenti, cumuli di macerie, case, interi quartieri, gli

edifici pubblici distrutti e poi il divieto di ricostruire, di dare un tetto ai

moltissimi che ne sono privi. Un boicottaggio selvaggio organizzato da Israele e

avallato da tutti i governi occidentali, Italia in testa, quegli stessi governi

che non esitano ad alzare scandalizzati lamenti davanti alla richiesta della

società  civile palestinese di applicare nei confronti dello Stato di Israele,

la campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS). Il doppio

standard che dimostra la cecità  e l’opportunismo del campo “imperiale”

quello delle guerre di civiltà , della lotta al Terrorismo, della

“democrazia” esportata con la forza delle armi, una strategia geopolitica

che ha contagiato anche il nostro paese, infrangendo alcuni punti fondamentali

della nostra Costituzione.

Oggi, a mezzogiorno, Kevin Owen, il coordinatore del convoglio ha confermato

ufficialmente l’autorizzazione all’ingresso e ha dettagliato meglio i

problemi da affrontare nell’immediato. Il desiderio sarebbe quello di

imbarcare tutta la carovana su un unico traghetto, ma il piccolo porto di El

Arish verso cui siamo diretti non permette l’attracco a navi oltre un certo

pescaggio. Per questo potrebbe essere necessario utilizzare due vettori o

addirittura, ipotesi estrema, trasferire gran parte degli attivisti per via

aerea. Problemi tecnici che richiederanno ancora qualche tempo per essere

sciolti. Intanto bisogna ripulire il campo profughi che ci ha ospitato per 13

giorni e restituirlo alla comunità  palestinese in condizioni decenti.

Fa caldo, fa ancora molto caldo a Lattakya, ma l’afa sembra oggi molto più

sopportabile. Sabato o forse domenica saremo a El Arish, 30 km dal valico di

Rafah. Non mancheranno altri ostacoli e tentativi di allungare i tempi da parte

egiziana.

Insieme alle delegazioni di 30 paesi, insieme agli altri 400 attivisti, e 35 di

loro erano sulla Mavi Marmara, stiamo compiendo un pellegrinaggio laico. Per

altre delegazioni è un pellegrinaggio religioso. Dalle tombe dei caduti in

Turchia, al campo profughi di Lattakia, un luogo simbolo della sofferenza e

della speranza, che non può morire, di rientrare nelle proprie case.

Poi la Striscia di Gaza ove si sta commettendo una delle barbarie più disumane

dei nostri tempi.

Free Palestina! Boycott Israel!

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