Convoglio VivaPalestina5: Un primo commento a caldo

Lunedì 25 ottobre la delegazione italiana è rientrata in Italia.

Spencer Barone, Luca Debenedittis e Paolo Papapietro sono arrivati a Fiumicino per proseguire rispettivamente verso Pisa, Brindisi e Matera.

Il resto della delegazione, Alfredo Tradardi (ISM-Italia, Torino, leader della delegazione italiana), Luca Barbich (Pavia), Stefano Contrini (Rovereto), Arianna Corradi (Milano), Francesco Gerevini (Cremona), Dana Lauriola (Torino), Simone Masera (ISM-Italia, Torino), Vincenzo Tradardi (ISM-Italia, Parma), Gionata Valsania (Torino), Lotfi Zgarni (Parma), sono atterrati alla Malpensa accolti calorosamente da compagne e compagni di Torino, Milano e Verona.

Avevano tutti/e passato la notte all'interno dell'aeroporto del Cairo, sequestrati dalla polizia egiziana, l'ultima infamia di Hosni Mubarak.

Una accoglienza che, con tutta onestà e con tutta sincerità, la delegazione italiana ha meritato per aver superato con determinazione i momenti più duri  e incerti di questo lungo viaggio.

I molti sensi di un convoglio

1. Un pellegrinaggio laico per alcuni, religioso per altri

Dopo le tappe di avvicinamento in Francia, Italia e Grecia il convoglio, entrando in Turchia, si è trasformato in un pellegrinaggio laico, per altri religioso, prima sulle tombe di alcune delle vittime della Mavi Marmara, poi in un altro luogo di sofferenza e di dolore, il campo profughi palestinese di Lattakia, per finire poi a Gaza in mezzo alle distruzioni più inumane e feroci, in mezzo a un popolo che con indomita fierezza continua a resistere sotto un assedio del quale sono complici tutti i paesi occidentali e non solo.

A Kayseri, l'antica Cesarea, siamo stati al cimitero dove è sepolto Furkan Dogan, un giovane di 19 anni, nato negli Stati Uniti e cittadino turco. Abbiamo poi incontrato i suoi parenti in un centro culturale a lui dedicato.

Ralph G. Loeffler, un attivista dell'International Action Center di New York, ne scrive in modo toccante in Remembering Furkan Dogan (vedi allegato 1).

E immediato è il rinvio al nome di Rachel Corrie, schiacciata da un bulldozer israeliano il 16 marzo 2003, mentre partecipava alla campagna dell'ISM contro la demolizione delle case a Rafah nella Striscia di Gaza.

2. Rachel Corrie and Furkan Doğan as symbols of Viva Palestina

March 16th 2003 Rachel Corrie,  a 23-year-old U.S. peace activist of Palestinian International Solidarity Movement, was crushed to death by a bulldozer as she tried to prevent the Israeli army destroying homes in the Gaza Strip. In a remarkable series of emails to her family, she explained why she was risking her life. You could read these emails on the website of Rachel Corrie Foundation, http://rachelcorriefoundation.org/.

 

Only two short points from her emails:

February 20 2003 (To her mother)

“A move to reoccupy Gaza would generate a much larger outcry than Sharon's assassination-during-peace-negotiations/land grab strategy, which is working very well now to create settlements all over, slowly but surely eliminating any meaningful possibility for Palestinian self-determination. 

Rachel”

February 27 2003 (To her mother)

“So I think when all means of survival is cut off in Gaza which people can't get out of, I think that qualifies as genocide. Even if they could get out, I think it would still qualify as genocide. Maybe you could look up the definition of genocide according to international law. 

Anyway, I'm rambling. Just want to write to my Mom and tell her that I'm witnessing this chronic, insidious genocide and I'm really scared, and questioning my fundamental belief in the goodness of human nature.

This has to stop.

I think it is a good idea for us all to drop everything and devote our lives to making this stop”. 

The Rachel Corrie's tragedy has the dimension of a Greek drama. Her father had been a bulldozer driver in Vietnam war. Her boyfriend committed suicide a year later.

So, the proposal of International Solidarity Movement Italy to Viva Palestina is to assume Rachel Corrie and Furkan Doğan as two symbols of the struggle for justice and humanity, and, at the same time, as two symbols of the inhuman and criminal project of Zionism.

Una giovane di 23 anni ha saputo cogliere rapidamente, con una lucidità singolare, la realtà della situazione palestinese. Sorprendente a confronto la cecità di tanti/e guru del falso solidarismo nostrano.

3. La dimensione internazionale del convoglio

Siamo arrivati a Lattakia il 3 ottobre verso le 3 del mattino dopo una intera giornata di viaggio. Nel corso della giornata sono arrivati gli altri due convogli, quello dal Marocco e quello dal Qatar, 12 delegazioni di paesi arabi, dal Qatar al Bahrein, all'Arabia Saudita, alla Giordania, alla Tunisia, all'Algeria, alla Mauritania. L'Algeria e la Giordania, ognuna con più di 35 veicoli.

Tra i veicoli arabi alcuni guidati da sole donne, il segno di un nuovo e significativo protagonismo femminile.

La dimensione internazionale del convoglio ha assunto un carattere senza precedenti, segnando per Viva Palestina un turning point.

Una dimensione alla quale si deve molto, se la situazione, che sembrava prossima allo scacco matto, si è alla fine sbloccata e siamo riusciti a entrare nella Striscia di Gaza.

4. Come si costruisce una comunità umana

Le varie delegazioni, anche quelle in arrivo dall'Europa, non avevano avuto nè tempo nè modo di fraternizzare, ma i 19 giorni, passati insieme nel campo, hanno trasformato un insieme di persone con storie, fedi religiose e culture così diverse e lontane, in una comunità caratterizzata da un spirito fortissimo di umanità e di condivisione. Il mangiare insieme, l'assolvere insieme a vari compiti, lo scambio di esperienze, le interazioni con i profughi palestinesi del campo, le assemblee, le conferenze stampa, gli incontri serali di intrattenimento, il maledire insieme gli egiziani per averci costretto a scaricare tutti gli scatoloni per poi ricaricarli su pallet dei quali avevano anche fissato le dimensioni, hanno trasformato tutti e tutte in un archetipo di una società futura, senza barriere, senza pregiudizi, senza presunzioni di superiorità.

E ogni palestinese incontrato iniziava il suo dire con “I am from Tantura”, “I am from Haifa” e così via. Moltissimi con la chiave della loro casa in Palestina al collo. Il diritto al ritorno non come una formula vuota, ma come un fatto esistenziale.

Qualche episodio tra i tanti.

Una sera abbiamo cantato Bella ciao, molto applauditi. Il giorno dopo Mohammed Ali, giordano, che lavora ad Amman per l'università islamica di Gaza, si è avvicinato e mi ha detto: ho trovato la traduzione di Bella ciao in inglese e in arabo, la prossima volta iniziamo con la lettura delle traduzioni e poi voi cantate. Così è stato. E l'applauso è stato ancora più convinto e più caloroso.

In una assemblea è intervenuto lo sceicco Hassan Sari, docente di religione islamica, e ha detto: “We have nothing against Jews as Jews.” Qualche giorno dopo sono andato a ringraziarlo per queste parole, con l'aiuto di uno dei nostri, Lotfi, di origini tunisine che ora abita vicino Parma, che ha guidato con perizia l'ambulanza, e lo sceicco mi ha risposto con queste semplici parole: “This is our religion”.

La delegazione italiana ha ricevuto molti apprezzamenti dalla leadership del convoglio.

Dal 13 al 20 novembre si terranno in Italia incontri e seminari per presentare il saggio di Ghada Karmi “Sposata a un altro uomo – Per uno Stato laico e democratico nella Palestina storica”, DeriveApprodi 2010, saggio tradotto a cura di ISM-Italia.

Nei seminari e negli incontri del 18 a Napoli, del 19 a Roma e del 20 novembre a Pisa sarà presente anche Kevin Ovenden, il leader del convoglio Viva Palestina 5.

ISM-Italia partecipando al convoglio come Viva Palestina Italia, ha fatto una scelta politica, quella di unirsi a chi ha realizzato la prima risposta all'attacco contro la Mavi Marmara facendo della dimensione internazionale un obiettivo fondamentale.

ISM-Italia non organizzerà assemblee per “raccontare” il convoglio con l'aiuto di foto e di video. Lo farà negli incontri con Ghada Karmi, a novembre, senza proiettare foto o video .

Un aspetto negativo della maggior parte degli attivisti è l'uso ossessivo e aggressivo di macchine fotografiche e di videocamere, una forma acutissima di giapponesizzazione. Il rifiuto di usare il proprio cervello e la propria memoria, una delega agli oggetti che qualcuno ha definito come proiezioni esterne del sé, un rifiuto a concedersi un tempo, anche minimo, per la riflessione e per lo studio. 

ISM-Italia lancerà a novembre una campagna di boicottaggio del turismo egiziano. L'Egitto deve pagare un prezzo per la sua complicità totale con Israele e con gli Stati Uniti.

Alfredo Tradardi

ISM-Italia

Viva Palestina Italia

info@ism-italia.org

www.ism-italia.org

Torino, 29 ottobre 2010

p.s.

I partecipanti al convoglio hanno firmato un codice di condotta.

Alcuni, anche della delegazione italiana, hanno violato questo codice.

Come leader della delegazione italiana ho dovuto prendere decisioni, sgradevoli e sgradite, delle quali risponderò in ogni sede e in ogni circostanza in cui mi verrà richiesto.

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